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Autore: Daisy Pearl    07/10/2012    4 recensioni
Chiudete gli occhi e immaginatevela.
Capelli color cioccolato lunghi e liscissimi, occhi di mare e forme al punto giusto.
Una ragazza dalla bellezza sovrumana. Sovrumana è la parola giusta perchè lei non è come noi. Lei è un robot, una macchina.
Ma è un oggetto che presto inizierà a provare dei sentimenti e dovrà dimostrare al mondo di avere un cuore, seppur di metallo.
Buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Innazitutto ho notato che allo scorso capitolo le visualizzazioni sono diminuite quindi assicuratevi di aver letto il capitolo precedente prima di vedere questo ;) 
Un ringraziamento speciale va a 
federyca e Pyra  che hanno recensito lo scorso capitolo!

Grazie davvero :)
Daisy

 DOSE DI ILLUSIONE E DOSE DI REALTA' 


I capelli di Zack gli ricadevano scomposti sul viso dandogli un’aria sbarazzina. Mi ritrovai a sorridere mentre lo osservavo dormire. La sera prima era stato dolcissimo: si era offerto di dormire con me per mantenere la promessa di non lasciarmi da sola e gliene ero davvero grata!
Era davvero un ragazzo d’oro e Mary era una persona fortunata.
Pian piano sollevò le palpebre rivelando le sue iridi verdi. Nel vedermi sorrise con dolcezza e biascicò un ‘ciao’.
Sbadigliò ponendosi educatamente la mano sulla bocca per poi sorridermi.
“Ma come fai?” mi domandò osservandomi curioso.
“A fare cosa?” domandai.
“A svegliarti la mattina e ad essere già così perfetta! Tutte le persone del mondo la mattina sono dei mostri!” mi sorrise.
“Tu non sei un mostro!”
“Sei gentile a non dirlo!”
“Lo penso davvero!”
“Certo!” mise una mano sul mio capo e con un rapido gesto tentò di spettinarmi i capelli.
“Hei!” protestai.
Sul suo viso apparve un’espressione di finta delusione.
“Non vale! Ti ho appena spettinata eppure i tuoi capelli sono perfetti come prima!”
Azzardai un sorriso. In realtà i miei capelli non erano proprio ‘veri’, quindi era più che normale che non si spettinassero come quelli di chiunque altri.
“Sono molto fortunata ad avere dei capelli resistenti ai tuoi tentativi di spettinamento!” scherzai.
Lo vidi farsi improvvisamente serio. Fece scorrere il dorso della mano sulla mia guancia ed io mi ritrovai a socchiudere gli occhi sperando che quel contatto non finisse mai.
“Sei anche bellissima!” mormorò.
“Sono fortunata anche in quello!” cercai di ribattere, ma stranamente non riuscivo a far funzionare a dovere i miei circuiti. Mi sembrava di funzionare a rilento, di percepire meno tutte le cose che mi stavano attorno. L’unico che riuscivo a focalizzare bene era Zack  che fissava intensamente le mie labbra.
Solo allora mi resi conto che la distanza tra di noi era davvero poca, potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle e questo mi stordiva.
Ancora una volta il mio database quasi assopito venne in mio aiuto suggerendomi il termine giusto per definire la sensazione che provavo: trovavo il suo respiro inebriante.
“Persino il tuo alito è perfetto!” mormorò.
Trattenni il respiro sperando che quella distanza venisse colmata prima che il pensiero di Mary attraversasse la testa di Zack. Fu così che fui io a prendere l’iniziativa e a coprire quei pochi millimetri che ci separavano.
Le sue labbra a contatto con le mie erano calde e morbide. Immediatamente lui ricambiò il bacio stringendomi forte a sè e cercando di approfondirlo socchiudendo leggermente la bocca. Le nostre lingue entrarono in contatto mentre i nostri respiri si accorciavano.
Eccitazione.
“Mmm sai di fragole!” mugugnò con voce roca inebriandomi ancora di più.
Avevo perso ogni sorta di contatto con la realtà, esistevamo solo io e lui, cosa abbastanza insolita per una macchina perfetta e super tecnologica. Eppure Zack aveva reso possibile l’impossibile donandomi quel briciolo di umanità, quindi potevo permettermi di perdere il controllo per pochi minuti.
Improvvisamente si staccò da me contraendo le labbra e serrando le palpebre.
“Dannazione!” disse.
Non capivo perché avesse deciso di interrompere al nostra precedente e fruttuosa attività.
“Che c’è?” gli domandai un po’ timorosa per la risposata che avrei ricevuto.
“Mary!”
Ecco. Un nome una garanzia. Sospirai. Zack si portò entrambe le mani alla testa.
“L’ho tradita!” sospirò “Io che ho sempre rispettato ogni singola donna di questa terra, l’ho tradita!”
“Era solo un bacio!” tentai di rassicurarlo. In realtà non credevo che fosse solo una bacio, ma una prova dell’attrazione che ci legava, gli disse quelle parole perchè non volevo che soffrisse.
“E’ un tradimento e quel che è peggio è che non ne sono pentito!” alzò gli occhi incontrando i miei “Lo farei un altro milione di volte!”
Sentii una piacevole contrazione nel luogo dove ci sarebbe dovuta essere la bocca dello stomaco.
Farfalle, mi informarono i miei data base.
“Mi sento uno schifo!” continuò.
“Forse lei non ti piace come credevi!” azzardai sperando che mi desse ragione.
Sorrise debolmente.
“Tutte impallidiscono di fronte a te Denise!”
Se avessi potuto sarei arrossita. Zack mi stava dicendo che io ero meglio di tutte le altre ragazze umane. Io ero un gradino più in alto di loro e questo mi riempiva il cuore di gioia. Però come avrebbe reagito se avesse saputo che non ero umana e che quindi non potevo essere paragonata a loro? Probabilmente mi avrebbe trattata con sufficienza come faceva suo fratello e ciò non potevo accettarlo. Zack era l’unico che mi faceva sentire umana e a lui non avrei rinunciato per nulla al mondo.
Forse era soprattutto per questo che amavo passare il mio tempo con lui, perché lui mi dava l’illusione di essere ‘normale’.
“Ma non posso far soffrire Mary in questo modo, lei mi ama!” lo vedevo riflettere come se stesse cercando una soluzione che a quanto pare non riusciva a trovare.
“E tu la ami?” azzardai.
“No, ma non posso farle del male!”
“Capisco!” dissi un po’ delusa “Allora questo sarà il nostro piccolo segreto!” cercai di sorridergli per rassicurarlo mentre sentivo una piccola voragine aprirsi in mezzo al mio petto. Se avessi avuto un cuore quello sarebbe stato spazzato via dalle parole di Zack. Lui era la mia dose di ‘illusione’ e non potevo permettere che mi venisse portata via, tolto lui cosa mi rimaneva? La mia dose di ‘realtà’: Josh.
Eppure a quanto pare Zack aveva scelto l’altra al posto mio, tutto perché aveva buon cuore e non voleva farla soffrire. Però chi ci pensava alla mia di sofferenza?
 
Svogliatamente mi appostai di fronte al televisore e lo accesi. Era tutta la mattinata che cercavo di non pensare a quel dannato bacio, ma non ci riuscivo, quindi avevo acceso la tv sperando che i pensieri scivolassero via.
Mi soffermai sul notiziario e socchiusi gli occhi osservando la cronista dai capelli rossi che parlava al microfono.
Aveva gli stessi capelli di Mary. Mary. Perché doveva esserci lei nella mia mente? Forse perché la consideravo un ostacolo. Era per colpa sua che Zack si era fermato, ma avrei voluto davvero che continuasse?
Non ne ero certa. Non provavo sentimenti di amore o di passione nei confronti di Zack, solo una grande gratitudine che mi aveva spinta a baciarlo, unita ad una forte attrazione. Avrei voluto avere al mio fianco Zack perché questo significava vivere l’illusione di essere umana.
Cercai di concentrarmi sullo schermo.
“Questa mattina un professore è stato trovato morto nel suo laboratorio!” la voce della cronista attrasse la mia attenzione “Si tratta del signor Gillian Coter…” mi portai una mano davanti alla bocca esterrefatta “…e non si hanno dubbi sul fatto che è stato assassinato!”
La telecamera inquadrò il luogo dell’omicidio che riconobbi come laboratorio usuale del professor Coter, per fortuna i media non si erano spinti in quello dove io e 19283 eravamo stati creati. Se fosse successo il mondo sarebbe venuto a conoscenza della nostra esistenza e sicuramente saremmo stati rinchiusi da qualche parte per essere studiati.
“Il decesso deve essere avvenuto tra l’una e le due di questa notte, la causa è ancora da precisare. I medici legali hanno già portato via il cadavere per esaminarlo!”
Un pensiero rapido attraversò la mia mente: che ne era stato di 19283?
Continuai ad osservare il servizio cercando una risposta.
La giornalista stava intervistando uno dei collaboratori dell’anziano professore.
“Questo è l’uomo che ha trovato il corpo…” spiegò brevemente prima di rivolgersi direttamente a lui “…ci sa dire cosa è successo esattamente?”
Trovavo così stupido fare una domanda del genere ad un ragazzo che era visibilmente sconvolto, per di più dinnanzi ad una telecamera. Tuttavia egli rispose seppure con un leggero tremolio nella voce.
“Non lo so!” azzardò.
Trattenni il fiato. Chi poteva avere interesse ad uccidere il professor Coter?
Probabilmente l’unica persona che non voleva che il segreto dei robot venisse svelato. Il professore aveva minacciato Josh di rivelare al mondo il suo progetto e, con esso, la mia esistenza e quella di 19283, così Josh poteva aver giocato d’anticipo e ordinato di uccidere il vecchio. Dopotutto gli agenti erano entrati senza problemi per prelevarmi.
Ecco perché Josh aveva subito deciso di parlare con i due agenti che mi avevano riportato alla villa! Voleva assicurarsi che tutto stesse procedendo secondo i suoi piani.
Non potevo crederci, Josh mi era sempre sembrato un tipo superficiale, ma non avrei mai creduto che fosse un assassino e un uomo così spietato.
Eppure tutto tornava.
Ricordai che Clark aveva detto che, se fosse stato necessario, avrebbero preso loro in tutela il robot ed io avevo subito pensato che si riferissero a me mentre invece potevano anche parlare di 19283.
Ecco dov’era finito! Ed ecco perché il corpo del professore era stato trovato nel laboratorio ordinario e non in quello dove io e 19283 eravamo stati creati. Chiunque avesse ucciso quell’uomo voleva che il segreto dell’esistenza di due robot praticamente perfetti rimanesse tale.
Non poteva che trattarsi di Josh.
Automaticamente mi alzai dal divano e mi precipitai al piano superiore, dovevo parlare con lui a tutti i costi, dovevo capire perché aveva fatto un’azione del genere.
Entrai nel suo ufficio senza  nemmeno bussare, ma egli non c’era. Mi diressi così verso la sua camera.
Josh era seduto sul suo letto con un asciugamano intorno ai fianchi e i boxer tra le mani. Era evidente che aveva appena finito di fare la doccia e che era in procinto di vestirsi.
“Denise!” mi salutò con un sorriso appena accennato.
“Il professor Coter è morto!” sbottai.
Josh sbarrò gli occhi e mi guardò come se fossi impazzita.
“Cosa?”
Feci una risata sarcastica.
“Come se tu non lo sapessi!” ironizzai.
“Chi ti ha detto che è morto?”
“Al telegiornale! Credevi davvero che il mondo non l’avrebbe mai saputo?” ero disgustata.
Si portò una mano sulla fronte e si alzò in piedi venendo verso di me.
“Dannazione!” sussurrò ignorandomi.
Afferrò il cellulare e compose velocemente un numero prima di portarsi l’apparecchio all’orecchio.
“Agente 123! Sono Joshua Drake!”
Acuì il mio udito giusto in tempo per sentire la risposta proveniente dall’altro capo del telefono.
“Signore, abbiamo saputo!”
“Quindi è davvero successo!” mi lanciò un’occhiata come se fino ad un attimo prima avesse creduto che la mia era una bugia.
“Purtroppo sì. Sicuramente degli agenti federali si metteranno in contatto con lei per farle delle domande, dopotutto è una delle ultime persone che ha avuto a che fare con il professore!”
“Mi sembra logico!” Josh contrasse la mascella, era ovvio che lo seccava dover sostenere un interrogatorio, ma a mio avviso si meritava questo ed altro.
“Dovrà rispondere con discrezione, cerchi di non far trapelare nulla per quanto riguarda la storia degli automi!”
“Ovviamente!”
“Cercheremo di eliminare le prove della loro esistenza, una squadra speciale si è già messa all’opera!”
“Aspetto ulteriori notizie!” asserì Josh con tono serio.
“C’è dell’altro! Il secondo prototipo è scomparso!”
La mano di Josh si strinse in un pugno.
“Come sarebbe a dire scomparso?”
Dentro di me gioii. 19283 era cosciente di esistere e quindi non aveva accettato la prigionia che quelle persone dovevano avergli imposto, così era fuggito. Ero sicura che presto avrebbe trovato il modo di mettersi in contatto con me.
“Non si trova da nessuna parte!”
“Cercatelo, non possiamo permettere che un robot vaghi per la città come un normale essere umano!”
Strinsi i pugni odiandolo per le parole che diceva. Senza lasciargli finire la chiamata mi avventai su di lui e gli tirai un pugno in faccia facendolo cadere a terra. Dopotutto un mio pugno era molto più forte di quello delle persone normali.
Josh si afflosciò contro il muro mentre l’agente continuava a parlare “Signor Drake, tutto bene?”
Josh mi guardò dritto negli occhi.
“Sì, sto bene! La richiamo appena posso!”
In un attimo fui d’avanti a lui impedendogli così ogni via di fuga. Si trovava tra me e il muro e non poteva muoversi.
Improvvisamente mi guardò come se avesse capito le ragioni per le quali mi comportavo in quel modo.
“Oddio, tu credi che io abbia ideato il suo omicidio?”
“Non lo credo e basta, lo so!”
“Per essere una macchina terribilmente intelligente, in questo momento ti stai rivelando piuttosto stupida!” sbottò socchiudendo gli occhi con fare minaccioso.

Spero che la storia si faccia più interessante ora che è successo questo 'piccolo' problema!
Ve lo aspettavate? Se la risposta è NO allora posso dire che non me lo aspettavo nemmeno io! I personaggi di questa storia hanno vita propria e quindi sono loro che decidono cosa fare e cosa non fare, io sono solo colei che riporta le loro vicende!
Recensite!! Il prossimo capitolo lo posterò giovedì! Se volete avere spoiler uqesta è la mia pagina su fb 
Daisy Pearl - autore su EFP -!
A presto!!
Daisy

   
 
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