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Autore: Harmony394    07/10/2012    6 recensioni
«Perché stai piangendo?» Una voce infantile e femminile alle sue spalle lo fece sussultare e lui, istintivamente, si voltò a fronteggiare chiunque fosse stata l’artefice di quella domanda. Quando si voltò, i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di una bambina di circa dieci anni. Aveva dei folti e ricci capelli rossi che le incorniciavano il viso piccolo e sottile ricoperto di lentiggini e dei grandi occhi color cielo curiosi e vispi che non smettevano di scrutarlo. Non era molto alta, arrivava all’incirca alle sue spalle e inoltre era anche parecchio magrolina.
Non seppe il perché di quello strano pensiero, ma Loki ebbe come l’impressione di avere dinanzi a sé una… sì, una piccola volpe!

[Loki x Nuovo Personaggio]
STORIA CONCLUSA!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Volpe e il Lupo.'
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~The green-eyed monster.
 
 “Successe tutto in breve tempo.
Lasciandomi sola a guardare, piangendo come Juliet.
Ti ricordi la promessa che ci siamo fatti,
nel corso di un avventura che vivemmo da bambini?
“Tutte eccetto me, tutti eccetto te.”
Il sipario di questa storia non può scendere.
Quel lontano ricordo in cui giocavamo insieme sta svanendo.
(…)
"Sono felice per te, congratulazioni!"
"Voi due sembrate così felici insieme"
Ho mentito con false parole e un sorriso.”

-Mirishira Romeo And Cinderella; Vocaloid.


Attenzione!
Durante questa mia assenza, la storia ha subito dei mutamenti.
Adesso, il personaggio di "Sigyn" è stato sostituito da "Eris" -la Dea della Discordia- e quello di Lord Bragi da Zeus, ovvero suo padre nella mitologia greca.
Spero che la storia possa piacervi lo stesso!
<3


 
 
 
 



«No».

Fu Loki a pronunciare queste parole e, nonostante le avesse solo sussurrate, sembrarono rimbombare per tutta la Sala. Improvvisamente, vide i suoi genitori sbiancare come cenci e Lord Zeus e figlia diventare rigidi come delle corde di violino. Sembrò quasi che tutto intorno a loro si fosse fermato, come in un macabro varietà. La tensione, constatò, era così palpabile da potersi quasi tagliare.

Fu Lord Zeus a spezzare il silenzio.

«”No”, principe Loki? Perdonatemi, ma credo proprio di non capire: cosa vorreste intendere con quel “no” ? Vorreste forse dirmi di non avere intenzione di sposare mia figlia?» Domandò, retoricamente.

Durante il suo discorso, Loki notò come a Lord Zeus stessero tremando le mani per la troppa agitazione. Era un uomo dal fisico atletico, parecchi centimetri più basso di lui, con una folta barba scura e dei profondi occhi chiari. Poteva perfino sembrare un dio buono e accondiscendete ma lo sguardo che gli lanciò fu così penetrante e carico d'ira che Loki credette che, se avesse potuto, lo avrebbe incenerito con il solo sguardo. Sorrise mellifluo a quella constatazione: a volte la gente sapeva essere davvero ridicola.

Non rispose subito alla domanda postagli dall’uomo e non incrociò il suo sguardo irato; lanciò invece un’occhiata risentita a suo padre che, adesso, era livido di rabbia.

Per la prima volta, non gli importò.

Non provò quello strano e fastidioso senso di timore e soggezione che sentiva ogniqualvolta che Odino lo guardava con occhi cattivi e astiosi e non percepì neanche il bisogno impellente di rimediare al danno combinato. Sentì invece l’adrenalina scorrergli su per la schiena e percorrergli la pelle mentre un glorioso senso di supremazia e invincibilità lo stringeva a sé. Era proprio come quando architettava una delle sue malefatte: bellissimo, perfido e grandioso.
Non si era mai sentito così bene.

Sapeva di aver recato una grave offesa a Lord Zeus e sapeva anche di aver disobbedito a suo padre, che non aveva fatto altro che usarlo come una pedina da gioco; ma non gli importò. Era colpa loro: l’avevano usato per i loro piani politici e avevano ignorato deliberatamente la sua volontà, decidendo per lui cosa fosse giusto e cosa invece non lo fosse. E, questo, non andava bene.

Lui non riceveva ordini da nessuno.
Lui faceva quello che voleva, nessuno poteva dirgli quello che poteva fare.
Nessuno. Neanche il Padre degli Dèi.

Si aspettavano forse che rispondesse loro un felicissimo e accondiscendente “sì”,  senza fare storie? Be’, non lo conoscevano abbastanza. Non era fatto per essere sottomesso, poiché era lui a sottomettere gli altri al suo volere, non il contrario. Qualcuno poteva accusarlo di essere egoista, meschino e cinico: ma che lo facessero pure. Non avrebbe comunque ceduto le armi e avrebbe combattuto fino all’ultimo respiro per farsi rispettare. Lui era un ingannatore, un mago e un dio. E gli Dèi non erano fatti per essere governati.

Decise quindi di porre fine a quella questione una volta per tutte.

«Esattamente, Lord Zeus» Dichiarò, tranquillamente. «Non ho intenzione di sposare vostra figlia, in quanto il matrimonio non rientra nelle mie priorità, al momento. Ora, vogliate perdonarmi…» Si congedò con disinvoltura dai suddetti, conscio del fatto che di lì a poco si sarebbe scatenato un pandemonio.
Ghignò a quel pensiero: finalmente un po’ di sano caos.

Si avviò quindi fuori dalla reggia con passo deciso e fiero, degno di un principe qual era, e una volta uscito si beò della sensazione che l’aria fresca gli dava.
L’aria di Asgard era pulita, fresca e profumata; odorava di erba bagnata e di terra. Gli piaceva quell’odore, gli ricordava i momenti in cui da bambino giocava nei boschi in compagnia di Emily. Pensandola, si rese conto che prima, dopo che si era voltato per uscire fuori dalla reggia, non l’aveva vista da nessuna parte. Un punto interrogativo gli si formò in testa e, istintivamente, si chiese dove potesse essere andata e perché si fosse allontanata così di colpo.
I suoi dubbi vennero dissipati non appena alle sue orecchie arrivò un suono rotto e basso, simile a quello di un guaito. Subito, scattò sull’attenti; come se fosse stato un cane da guardia che cercava  di scovare la sua preda. Stette in silenzio, pronto a percepire nuovamente uno di quei lamenti, che però non arrivò.

Stanco, si disse che probabilmente se lo era solo immaginato.

Fece per proseguire, ma qualcosa lo fece arrestare. E di nuovo, Loki lo sentì: più forte e disperato di prima.

Un singhiozzo.

Prontamente, si voltò nella direzione da dove era provenuto il lamento e, con passo veloce, quasi sapesse già chi ci fosse dall’altra parte dell’aiuola, si ci recò. Non appena varcò il sentiero che conduceva al giardino interno, scorse la solita fontana in marmo che si vedeva sempre dall’alto delle sue stanze e, più in fondo, qualcuno seduto su di essa. Attraverso il riflesso dell’acqua non riusciuva a intravedere bene chi fosse, ma era quasi del tutto certo che si trattasse di una donna. Fece per avvicinarla con cautela, quasi temesse che scappasse via, e quando con discrezione  si accorse di chi si trattava ebbe come la sensazione di aver appena ricevuto un pugno al centro del petto.

Emily

Fece per andarle incontro con passo veloce, curioso di sapere cosa la turbasse. Quando le arrivò di fianco, scoprì che non si era sbagliato e che Emily stava davvero piangendo. Improvvisamente, la ragazza si voltò con aria sorpresa e Loki s’accorse di come le sue pupille fossero rosse di pianto. Emily non gli parlò, ma lo ammazzò con un’occhiata quasi volesse dirgli: “Tu mi hai ridotta così“.

A quella vista, tutto l’entusiasmo e l’adrenalina che aveva provato poco prima si dissolsero completamente. Ed ora, al loro posto, un fastidiosissimo senso di claustrofobia e ansia si era fatto spazio dentro di lui; scavandogli dentro.

Calò un silenzio assordante tra di loro e Loki notò che nell’aria c'era una strana atmosfera, quasi di pericolo imminente. Era come se, di lì a poco, sarebbe dovuta accadere una delle peggiori catastrofi. Istintivamente, si irrigidì come se fosse stato una statua di cera.
Aprì la bocca, nel tentativo di dire qualcosa, ma, prima che potesse iniziare a parlare, Emily lo precedette.

«Congratulazioni.» Disse spostando lo sguardo altrove. «Siete proprio una bella coppia.» Aggiunse, tirando su col naso.
«Di cosa stai parlando?» Domandò lui, alzando un sopracciglio.

Lei gli lanciò uno sguardo di sbieco e s’alzò in piedi, fronteggiandolo, le braccia conserte e il naso all’insù.

«Del tuo matrimonio, ovviamente. Sono felice per te: sembrate davvero una bella coppia.» Rispose, cercando di sorridere, e lui non poté far altro che constatare che, nonostante fossero passati tutti quegli anni, non fosse cambiata neppure di una virgola. Era ancora la solita bambina di dieci anni incapace di mentire. Era evidente che fosse turbata, glielo si leggeva in faccia. Poteva vederlo dalla sua fronte aggrottata, le labbra dischiuse in un malcelato sorriso di circostanza e le sue gote ancora rigate da alcune striature lasciate dalle lacrime.

Emily non era mai stata brava quanto lui a mentire. Ci aveva provato svariate volte, ma mai c’era davvero riuscita. E a lui andava bene così; non gli piaceva che qualcuno provasse a ingannarlo, specialmente se quel qualcuno era lei.
Decise quindi di toglierle una volta per tutte la maschera che portava.

«Ah, ma davvero?» Domandò quindi,  ironico.
«Ti sembra la faccia di una che scherza?» Rispose acida lei.
«Affatto. Più che altro, mi sembra il viso di qualcuno incapace a mentire».

Emily si irrigidirsi e le sue guance iniziavano a colorarsi di un vermiglio rosso acceso.

«Chi ti dice che io stia mentendo?!» Chiese, irritata.

Lui fece un ghigno e si avvicinò a lei, che arretrò di alcuni passi.

«Non puoi ingannare l’Ingannatore, Emily. Dimmi la verità: perché piangevi? » La sua voce era cauta e bassa, quasi come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato e indurla così a fuggire via. Non voleva che se ne andasse, voleva solo capire.

La vide assottigliare gli occhi e stringere le labbra, infastidita.

«Non sono affari che ti riguardano!» Gli urlò a pieni polmoni. «Lasciami in pace!» Aggiunse poi. Subito dopo, Loki la vide sgusciare via da lui come se fosse stata un qualche tipo di serpente molto veloce e difficile da prendere ma lui, repentinamente, le afferrò il polso. Poi, la tirò verso di sé con una facilità tale che, per un momento, pensò che fosse fatta di sola aria.

Adesso erano a una distanza quasi inesistente. Si fissavano entrambi insistentemente, ma non parlavano e nessuno dei due sembrava voler dar cenno di distogliere lo sguardo dall’altro. Emily aveva lo sguardo truce di chi aveva visto qualcosa di molto sgradevole, mentre Loki gli occhi spaesati di chi desiderava comprendere cosa stava succedendo, ma non ci riusciva.
Il suono del silenzio, in quel giardino, era assordante, e lui non riusciva più a sopportarlo. Aveva sempre amato la solitudine e, alle volte, la voce squillante e allegra di Emily gli portava non poco fastidio; ma adesso, in quel giardino, desiderò con tutto se stesso che parlasse, che gli urlasse contro, che lo insultasse … che  gli dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa.

Non lo fece e, allora decise di prendere lui stesso la parola.

«Perché?».

Fu una sola singola parola a uscire dalle sue labbra, eppure, l’impatto che ebbe su Emily fu così forte che, per un istante, la sentì rabbrividire e irrigidirsi come una statua. Vide l’irritazione sparire dai suoi occhi mentre un velo di malinconia faceva capolino dentro di lei. Si morse il labbro, forse per trattenere le lacrime, forse per rabbia. Non lo scoprì mai. Fatto sta che, in quel momento, gli parve così piccola e fragile che credette di avere dinanzi a sé un piccolo uccellino spaventato e non più la fanciulla impertinente e dalla lingua lunga che conosceva.

Improvvisamente, Emily dischiuse le labbra, come a voler dire qualcosa, ma non appena alzo lo sguardo su di lui la vide arrestarsi di colpo e sbarrare gli occhi in un chiaro segno di sorpresa. Subito, si voltò e così facendo riuscì ad incontrare il riflesso di due occhi d’ambra che lo scrutavano, maliziosi. Sussultò spaventato, ma, non appena riconobbe la figura della donna dietro di sé, il suo battito cardiaco si calmò.

«Lady Eris… mi avete spaventato» Biascicò, passandosi una mano fra i capelli. «Mi auguro che non siate qui per la faccenda successa prima nella Sala del Trono. In tal caso, ci terrei a precisare che sono molto amareggiato per l’accaduto, ma confido che possiate comprendermi» Disse poi.

La dea non si scompose e, sorridendo, poggiò delicatamente una mano sul suo petto, irritandolo oltre ogni limite. Odiava farsi mettere le mani addosso.

«Lady Eris--».
«Quindi, è questa la causa del nostro mancato amore, Principe Loki?» Miagolò con una lieve nota di tristezza nella voce indicando Emily e, subito dopo, la sua mano che era ancora serrata tra le sue dita. Immediatamente, quella ritrasse la mano dalla sua, come se si fosse appena scottata.

A quel gesto, un sorriso mellifluo si dipinse sul volto della Dèa del Caos che subito cercò di riavvicinarsi a lui, cercando un contatto.

«Un’umile servitrice del Regno?» Domandò poi, il timbro della voce suadente e persuasivo.

Prima che potesse risponderle qualcosa, Emily prese la parola.

«No. Vi sbagliate, avete equivocato tutto. Io sono solo un’amica d’infanzia. Niente di più. Mi dispiace che abbiate pensato qualcosa di simile, mia signora, non era mia intenzione dare una tale visuale delle cose. Ora, con il vostro consenso, preferirei ritornare a casa. Sono molto stanca.» La sua voce risuonò bassa e flebile, quasi come se sussurrasse. Poi, si voltò dalla parte opposta e fece per andarsene, ma venne prontamente fermata da Eris.

«Fermati!» Fu l’ordine della donna e, subito, Emily si arrestò. Poi si girò, con lentezza quasi palpabile, verso di loro. Nei suoi occhi poteva benissimo leggersi la confusione e l’irrequietezza di chi voleva scappare via. Non parlò, ma rivolse a Eris un’occhiata dubbiosa e accigliata.

«Resta dove sei.» Continuò quella, sogghignando, e avvicinandosi a lei col passo sensuale e felino di chi sapeva il fatto suo.

Loki vide che Eris superava Emily di diversi centimetri e che, al suo confronto, lei sembrava davvero uno scricciolo. Probabilmente doveva averlo notato anche la dea, poiché le vide comparire sul volto un sorrisetto astioso e derisorio che non gli piacque per niente.

«Come ti chiami?» Domandò Eris con tono canzonatorio.
«Emily.» Fu la pronta risposta della ragazza.
«Emily? Hai un nome davvero insolito per essere un’asgardiana».
Lo sguardo di Emily si rabbuiò. «I miei genitori amavano molto Midgard, era il Regno che preferivano in assoluto. Infatti, combatterono contro i Giganti di Ghiaccio per proteggerlo. Ne rimasero uccisi e io fui affidata a mia zia. Non avevo ancora un nome, quindi mi fu dato questo, che è originario di quel Regno, in onore dei miei genitori» Spiegò, senza distogliere lo sguardo.

A quelle parole, Loki sentì una morsa stringergli il petto. Non aveva mai sentito quella storia, poiché Emily non gliela aveva mai raccontata. Probabilmente, lo aveva fatto per non rievocare ricordi del passato e farlo sentire in imbarazzo, eppure percepì quel gesto come una mancanza di fiducia nei suoi confronti e ne fu ferito.

«Non sapevo che il tuo nome fosse originario di Midgard» Si intromise.
«Non me l’hai mai chiesto» Rispose quindi lei, voltandosi.
«Non credevo ci fosse bisogno di chiedere queste cose. Pensavo fosse normale saperle.».
«Infatti. Ma a quanto pare, tu non le sapevi».
«Adesso basta!» La voce alterata e femminile di Eris fece sobbalzare entrambi. «Non sono venuta fin qui dal Regno di Midgard per assistere ai vostri battibecchi, Principe Loki.».

Preso alla sprovvista,Loki strabuzzò un po’gli occhi, sbigottito dalla strana reazione della dèa. Dopodiché, sorrise beffardo nella sua direzione; voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinta. La situazione stava cominciando a prendere una piega interessante.

«E perché siete dunque qui, Lady Eris? Come vi ho già detto, non ho intenzione di prendere moglie e, quindi, la vostra presenza è inutile.» Rispose, divertito dalla situazione.

Sentì Emily sussultare accanto a lui, sorpresa. Probabilmente, pensò, non si aspettava una reazione del genere da parte sua. Ma quando la sentì tirare un grosso sospiro di sollievo, si sorprese non poco e la sua fronte si aggrottò, accigliato.

«Voi dite?» Fu la voce suadente e cristallina di Eris a distoglierlo dal suo momentaneo stato di sorpresa, facendolo ritornare coi piedi per terra. «Be’, allora mi perdonerete se vi do dell’egoista e dell’arrogante. Pensate solo a voi stessi. Non avete pensato che, a causa dei vostri sciocchi desideri, tutta Asgard cadrà in rovina? Per mano vostra, tutto il Regno cadrà a pezzi!» Sbraitò la donna, furente.

Notò che il discorso che aveva fatto era rivolto a lui solo il parte: infatti, constatò con non poca sorpresa, che la sua ultima frase non era stata rivolta ad Emily. Vide gli occhi ambrati della dèa lampeggiare di invidia e rancore mentre, con ostentata sicurezza, le rivolgeva uno sguardo di puro rancore e odio.

Desiderò risponderle che si sbagliava. Che lui teneva ad Asgard come una madre  ai propri figli e che, una volta che sarebbe divenuto Re, l’avrebbe portata alla gloria eterna. Avrebbe voluto dirgliele queste cose, ma era come se la lingua gli si fosse appiccicata al palato, impedendogli di parlare, e dunque  rimase in silenzio; un nodo allo stomaco e la voglia matta di urlare bloccata nel petto.

Poi, una voce esplose.

«Non è vero!».

Con sua enorme sorpresa, si accorse che fosse stata Emily a parlare. La sua voce, chiara e minuta, risuonò forte come un ruggito nel silenzio che si era venuto a creare. Si voltò e incrociò il suo sguardo: era arrabbiato. Furente. Una strana luce brillava nei suoi occhi: era battagliera, coraggiosa e di sfida. Per un momento, stentò a riconoscerla.

«Loki non è un egoista!» Urlò a pieni polmoni. «Lui ama Asgard! Farebbe di tutto per proteggerla! Tu ...  tu sei nel torto!».

Nonostante l’atmosfera fosse tagliente come la lama di un coltello e l’aria fosse pesante e soffocante, Loki si sentì improvvisamente più sollevato. Lo stesso non poteva dire per Eris, la quale aveva assunto un’espressione piena di rancore e rabbia che deformava i suoi lineamenti femminili e sensuali.

«Come osi rivolgerti così alla Dèa del Caos? Chi ti credi di essere, piccola impertinente?» La sua voce era dura e minatoria, segno di chi aveva ormai perso la pazienza. Questo a non gli piacque affatto e nemmeno a Emily che  rabbrividì alla vista dell’ira della dèa. Decise quindi di intervenire.

«Basta così, Eris. Questa faccenda finisce qui. Non ci saranno più dispute. Se tu e il tuo popolo avrete intenzione di attaccare Asgard, ti assicuro che io sarò il primo a scendere in battaglia e difendere la mia patria. In caso non fosse così, ti pregherei di andartene senza ulteriori indugi. Fallo, e avrai per sempre la mia riconoscenza e la mia gratitudine» Dichiarò con solennità.

Quella sorrise, sprezzante.

«Cosa me ne faccio della tua gratitudine, piccolo principe? Quello che tu mi hai rivolto è stata una grave offesa e pagherai per questo affronto. Io, Eris, Dèa del Caos e della Discordia,  ti prometto che questa tua azione non resterà impunita. Dunque preparati, Loki di Asgard, a provare il più acuto dei dolori.» Non c’era nessuna traccia di divertimento nel suo tono di voce, solo odio e perfidia.

Nonostante ciò, non si scompose e continuò a tenere alto lo sguardo, senza mai distoglierlo. Mostrarsi debole in quel momento sarebbe stato come firmare la sua dichiarazione di resa. Inoltre, scusarsi non era nel suo stile; preferiva fossero gli altri a farlo, non il contrario. Sorrise mellifluo e, con un breve cenno del capo, intimò ad Emily di andare via. Voleva discutere quella questione da solo.

In un primo momento, la ragazza sembrò protestare, ma, non appena incontrò il suo sguardo di fuoco, non poté fare a meno di obbedire. Quindi, con malcelata irritazione, fu costretta a ritirarsi all’interno della reggia.

Una volta che Emily fu andata via, ci fu un breve momento di silenzio fra lui ed Eris, rotto soltanto dal frusciare delle fronde degli alberi nelle vicinanze e dal mormorio che poteva ancora udirsi dall’interno della reggia.
«Mi piacerebbe proprio sapere come  farai a farmela pagare.» Disse a un tratto, avvicinandosi a lei a passo volutamente lento. «Una guerra? Un complotto? Cos’hai in mente, Eris?» Domandò, beffardo.

Quella sorrise, suadente, e gli si avvicinò con passo accattivante: aveva uno strano sorriso sul volto e la sua mano destra si era andata a poggiare sul suo fianco destro, in un impeto alquanto provocatorio.  Bella quanto fatale,  pensò istintivamente. Si irrigidì non poco quando, con delicatezza, Eris si avvicinò a lui e gli spostò una ciocca di capelli neri dall’orecchio, pretenziosa.

«Oh, ve lo direi, se potessi, principe Loki» Sussurrò il suo nome con una lentezza tale che sentì un brivido salirgli su per la schiena. «Ma non me ne vogliate se vi dirò che preferisco che lo scopriate voi stessi. Spero solo che diffidiate dal mostro dagli occhi verdi, poiché sarà lui che vi porterà alla rovina.» Sussurrò ridendo, mentre si allontanava.

Loki cercò di capire il significato di quelle parole, ma, per quanto si sforzasse, nella sua mente aleggiava il nulla più totale. Non riusciva proprio a comprendere a cosa si riferisse Eris parlando del “Mostro dagli occhi verdi”. Forse si trattava di qualche belva feroce che avrebbe sguinzagliato lei stessa, o forse di qualche incantesimo dai toni verdastri. Non lo sapeva e, in verità, non intendeva proprio saperlo. Sapeva, però, che di qualunque cosa si sarebbe trattato, l’avrebbe affrontata. Fece quindi per rivolgersi a lei, quando si voltò, notò che non c'era più nessuno.

Sorpreso, sbatté più volte le palpebre: forse era semplicemente ritornata al palazzo. Probabile. Decise di non pensarci e, con passo veloce, fece per andare da Emily per riprendere la conversazione che avevano lasciato in sospeso.

Non gli ci volle molto per trovarla; infatti, la pestifera gli aveva fatto credere di essersi recata di nuovo alla reggia, ma invece era rimasta lì per tutto il tempo. Colta con le mani nel sacco, sul suo viso si dipinse un’espressione tra il sorpreso e l’imbarazzato che gli ricordò molto quella di una bambina che era stata trovata con le dita nella marmellata. Fece per assumere un cipiglio severo, quasi di rimprovero, ma, notando che la sua faccia era divenuta rossa come un pomodoro non poté fare altro che scoppiare a ridere.

«Cosa ci trovi da ridere?» Domandò quella, piccata.

Cercò di calmarsi e, con delicatezza, le spostò una ciocca di capelli dietro l’ orecchio. In quel breve frangente di tempo, si accorse di quanto quel piccolo gesto gli fosse mancato. Sorrise nostalgico e, con tono canzonatorio, le disse: «Avevi il viso rosso ed eri buffa. Tutto qui».

Quella, colta alla sprovvista, annuì lievemente col capo e distolse lo sguardo da lui, imbarazzata.
Tutto parve improvvisamente calmarsi. Eris era andata via, lui era più tranquillo ed Emily aveva smesso di piangere. A quel pensiero, non poté fare a meno di riproporsi quel quesito: perché stava piangendo? Poco prima di essere interrotta, la ragazza sembrava stesse per dirglielo ma, purtroppo, non aveva fatto in tempo. Curioso, decise di ridomandarglielo; questa volta nessuno li avrebbe interrotti.

«Sto ancora aspettando una risposta» Dichiarò, con voce neutra.

Emily, intuendo a cosa dovesse riferirsi sussultò appena e si irrigidì; poi, distolse velocemente lo sguardo.

«A cosa?» Chiese.
«Lo sai».
«No che non lo so» Rispose velocemente.

Sospirò spazientito: quando voleva, sapeva essere davvero cocciuta.

«Perché prima stavi piangendo?» Domandò quindi schiettamente, incrociando le braccia al petto.

Emily non rispose e ciò non fece altro che infastidirlo; stava cominciando a innervosirsi. Voleva una risposta, e la voleva subito.

«Emily … » La chiamò, nel tentativo di spronarla a parlare.
«Mi era andata una cosa negli occhi.» Rispose, evasiva.

A quella risposta, sbuffò spazientito e roteò gli occhi.

«Vorrei che mi dicessi la verità, per cortesia» Le disse poi, piccato.

La vide volgere il suo sguardo verso il basso, mentre cominciava a  mordicchiarsi il labbro inferiore e a torturarsi i capelli. Loki pensò che, di questo passo, non gli avrebbe mai dato una risposta.
«Ecco … è solo che … ».
«Che?» La incalzò.

Emily prese un profondo respiro, aprì la bocca e finalmente parlò. Gli disse cosa c’era che non andava e si chiarirono. Poi, tornarono al palazzo.

O almeno, questo era quello che sarebbe dovuto succedere.

Invece, con parecchia irritazione da parte sua, venne nuovamente interrotta. Questa volta però a disturbarla non fu Eris, bensì Thor. Infatti, poco prima che potesse finalmente esporre la causa del suo malessere emotivo, la voce di suo fratello risuonò grossa e possente nelle orecchie dei due ragazzi, che, nel sentirlo arrivare, sobbalzarono di colpo. Con malcelata irritazione, si voltò verso di lui e, non appena lo vide, dovette frenarsi dal lanciargli una delle sue maledizioni.
Thor stava camminando verso di loro con un sorriso tronfio sulle labbra e l’elmo alato sul capo. Indossava una delle sue migliori armature e il mantello rosso che gli ricadeva giù per la schiena gli conferiva un’aria possente e di supremazia. Nonostante ciò, Loki lo trovò decisamente ridicolo.

«Finalmente ti ho trovato!» Esclamò. «Ho una splendida notizia da darti!» Aggiunse.  Poi, notando Emily, le rivolse un sorriso gioviale e le baciò il dorso della mano, facendola arrossire prepotentemente. « Buonasera, Emily. Sei incantevole stasera!» Le disse, ammaliatore. Loki roteò gli occhi infastidito.
Emily fece un piccolo cenno di ringraziamento col capo e nel suo sguardo scorse che il ringraziamento fosse più per il fatto che l’avesse appena salvata da quel discorso scomodo, che per il complimento appena ricevuto. Nonostante ciò, non poté evitare di provare una fastidiosissima morsa allo stomaco e l’irrefrenabile voglia di prendere a calci Thor fremere in lui.

«Dicevi, Thor?» Domandò a quel punto, irritato.

Il dio, a quel richiamo, smise di osservare Emily e rivolse la sua attenzione a lui. Subito, sul suo viso comparve nuovamente il sorriso tronfio di poco prima.

«Lord Zeus ha ritirato la sua richiesta di matrimonio! Lui e Padre hanno avuto una chiacchierata e la conclusione è stata quella dell’annullare le nozze. Inoltre, Lady Eris è stata sorprendentemente d’accordo all’annullare tutto. Sono molto felice per te, fratello. In fondo, sappiamo entrambi di non essere portati per il matrimonio, eh?» Dichiarò gaio.

A quelle parole, non poté fare a meno di tirare un grosso sospiro di sollievo.

Non si sarebbe sposato. Non ancora.

Pensò che quello fosse stato il miglior regalo che avesse potuto riceve in quella serata. La sua libertà era stato il miglior dono di tutti. Fu pervaso da un improvviso attacco di felicità, quasi di gioia. Gioia che venne subito sovrastata dal senso di irrequietudine e ansia che gli aveva appena attanagliato lo stomaco in una stratta quasi mortale.

Perché Lady Eris aveva ritirato la proposta? Che c’entrasse qualcosa con il suo piano?

Come prima, decise di non pensarci. Cercò invece di lasciarsi andare e di godersi finalmente la propria festa. Ripensandoci, quello era stato uno dei compleanni più movimentati che aveva mai avuto.

«Un’altra cosa,» Esclamò a quel punto Thor, improvvisamente serio. «Padre vuole vederti».

E, di nuovo, sentì tutte le preoccupazioni piovergli addosso come se fossero state delle secchiate di acqua gelata. Pensò che Padre avrebbe voluto punirlo, probabilmente lo avrebbe rinchiuso nelle sue stanze per giorni interi. O, forse, lo avrebbe privato dei suoi poteri per alcune ore, o peggio, giorni. Il solo pensiero lo faceva rabbrividire i, non osava neppure  immaginarsi una vita priva della sua magia; era orribile solo pensarlo.

Deglutì e, cercando di mantenere la sua solita aria composta e seria, si erse in tutta la sua statura.

«Allora sarà meglio non farlo aspettare.» Dichiarò, serio. Poi, si diresse con passo veloce verso la reggia, ansioso di sapere cosa Padre avrebbe avuto in serbo per lui. Nel tragitto, notò con la coda dell’occhio come Emily e Thor stessero parlottando fra di loro, affiatati. Era alcuni metri lontano da loro e quindi non riuscì a comprendere del tutto ciò che si stavano dicendo, ma quello che riuscì a sentire bastò per far scattare in lui un campanello d’allarme.

«Ti ricordi quando da bambini giocavamo alla lotta? Eri davvero un maschiaccio, tu! È sorprendente vedere quanto sei cambiata in questi anni. Non sembri più tu!» La canzonava Thor.
«Non è vero! Sono sempre stata così! E poi, eri tu che mi insultavi; io mi difendevo soltanto! » Obiettò quella, ridendo.
«Be’, ci terrei a farti sapere che ho ancora uno dei graffi che mi sono procurato durante una delle nostre lotte. Proprio qui, guarda!».

Non seppe esattamente cosa provò nel sentirli parlare così fittamente, ma Loki fu certo che non doveva essere nulla di buono. Era come quando era bambino ed Emily correva a giocare con Thor, Sif e gli altri suoi amici, lasciandolo solo. In cuor suo, sapeva che non c’era nulla di male, poiché Emily non era di sua proprietà ed era libera di giocare con chi voleva, ma, nel profondo, non poteva fare a meno di provare un sentimento contrastante e che gli faceva rivoltare lo stomaco: era come se qualcuno lo avesse rinchiuso in uno spazio troppo piccolo dalla quale non poteva scappare. Si sentiva soffocare lì dentro, voleva uscire, respirare.

Ecco come si sentiva: oppresso.

Si sentiva oppresso da tutte quelle emozioni che non facevano altro che annebbiargli la mente e mandarlo al delirio. Avrebbe voluto urlare, dire che non voleva che Emily giocasse con qualcun altro che non fosse lui e strattonarla via da quegli stolti. Ecco cosa avrebbe voluto fare.
Nonostante ciò, sapeva fin troppo bene di non poterlo fare e, quindi, non gli rimaneva altro che rimanere lì, inerme, ad aspettare che Emily ritornasse da lui e che gli richiedesse per l’ennesima volta di giocare insieme a lei, Thor e i suoi stupidi amici.

Con questi pensieri per la mente, non si accorse nemmeno di aver smesso di camminare da alcuni minuti e di essere rimasto immobile sul sentiero che doveva riportarlo al palazzo. Ridestatosi, si guardò intorno e, con un tuffo al cuore, scoprì che Emily e Thor erano già parecchi metri davanti a lui e che stavano ancora parlottando tra di loro. Probabilmente, non si erano neppure accorti della sua assenza.

In una vampata di rabbia, strinse i pugni e stridette i denti, tendendosi come una corda di violino. Improvvisamente, nella sua mente riaffiorarono le parole pronunciate da Eris poco prima del suo congedo: Diffidiate dal mostro dagli occhi verdi, poiché sarà lui che vi porterà alla rovina.

E finalmente, capì il significato di quelle parole: le comprese appieno. E, con un sorriso amaro sul volto, si disse che lui, quel mostro dagli occhi verdi, lo conosceva già da un bel po’ .

Poiché altri non era che lui stesso.




 
 
-Note dell’autrice.



È un miraggio? No!

È un’illusione – creata appositamente da Loki stesso? No!

È un sogno? Neanche!

È la realtà? Ebbene sì, miei carissimi.

Finalmente, dopo lunghissimi mesi di assenza – perdonatemi vi prego. Vi giuro che non mancherò mai più per così tanto tempo! Prometto! ç^ç –  eccomi di nuovo qui con un nuovo e lunghissimo capitolo!
Come potete ben vedere, il personaggio di Sigyn è ormai sparito dalla storia e, al suo posto, è entrata la nostra cara (?) Eris; direttamente da Midgard.
– Facciamo finta che qui sulla Terra ci sono gli dèi greci, ok? Ok. – Come avrete potuto notare, i rapporti fra i Eris e Loki non sono stati dei migliori e alla fine la Dea se n’è uscita con una maledizione in stile strega cattiva. E vabbè.

Un’altra cosa, in questo capitolo ci sono alcune citazioni da parte di famosi scrittori: la prima, è di Ugo Foscolo mentre la seconda è di William Shakespeare - autore che, personalmente, amo. Ditemi se riuscite a trovarle, in tal caso le scriverò nel capitolo successivo :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso ancora per il ritardo immenso. Colgo l’occasione per dirvi grazie per essere rimasti comunque un numero così ampio! Siete circa in cinquanta a seguire la storia! Vi ringrazio di cuore.

 
Vi auguro una buona domenica!<3



P.P.S: Ho aperto un nuovo profilo su Facebook. Se qualcuna\o di voi vuole aggiungermi lì, sarò contenta di conoscerla\o. In questo profilo metterò: foto, video, news, spoiler e moltissimo altro ancora sulle mie storie. Inoltre, sarà un modo come un altro di conoscerci :)

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Un "GRAZIE MILLE!" va a Darma per aver corretto anche questo capitolo! Grazie mille! <3
   
 
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