The Seventh
PARTE 3:
Ending
EPILOGO.
Everything Dies…
Compare
da un angolo buio della stanza.
E'
bionda e alta, bella da mozzare il fiato. Composta e fiera, la schiena dritta e
negli occhi dorati un velo di tristezza, tutti capiscono chi sia anche senza
che si presenti. Si avvicina ad uno dei tavoli
“Sei..
venuta a prenderla?”
Maria
Hill la segue, ad un cenno del capo della donna scopre il lenzuolo bianco sino
al collo.
Il
viso di Addison è stato pulito ed i capelli ancora
bagnati pettinati. La mano diafana della donna si sovrappone a quella della
Vice Direttrice e la guida a spostare il lenzuolo sino al petto. Lo squarcio
non è ancora stato ricucito, taglia di netto lo sterno ed espone gli organi
interni. Una visione che neppure Hill può sopportare e che le fa voltare il
viso di lato. La donna invece osserva, sospira, poi rimette il lenzuolo al suo
posto, una carezza sul capo coperto della cugina acquisita ed un momento di
silenzio.
“Mi
dispiace.” Sussurra la Hill, ma lei non risponde. Un fruscio di vesti
accompagna i suoi passi verso un altro tavolo. Scosta il ltelo
rivelando il volto dell’uomo e lo fissa. “Aveva dei bei lineamenti.” Mormora.
“Capisco perché ne fosse attratta.”
La
mascella di Barton si serra di scatto. “Addison è stata sicuramente posseduta dallo scettro, non avrebbe
mai potuto di sua volontà…”
“Mai è un concetto assoluto.” Lo
interrompe laconica la Regina del Sottomondo. “E da come la conosco io, GreyRaven non è mai stata così categorica.”
“Non
con un mostro come Loki.”
Erzsebet gli lancia un’occhiata gelida.
“Anche mostro è piuttosto perentorio
come giudizio. So cosa ti ha fatto, arciere, e so cosa ha causato Loki in questa dimensione. Ma il motivo che l’ha scatenato?
Tale rabbia, tale rancore, non nascono mai da soli.”
Le
mani di Thor si serrano sul bordo del tavolo al quale sono appoggiate, formando
piccole crepe sulla superficie di legno laccato.
“Non
è un fattore…”
“Arciere,
ami una donna che si è macchiata di innumerevoli delitti. Alcuni dettati da una
falsa dottrina, altri perché costretta, ma altri di sua spontanea volontà.
Dimmi la verità: quando le sue mani percorrono il tuo corpo, riesci a ricordare
le vite che hanno strappato?.”
"Lei
non è più quella persona." Barton scuote il capo
testardo. “Non è la stessa cosa. Natasha non ha
causato un disastro simile.”
“Non
ha mai posseduto un potere simile a quello di Loki.” Erzsebet sospira. “Tutto è relativo, Barton.
E nulla è assoluto. Esiste solo un’infinita scala di grigio, ed ognuno ne
coglie una sfumatura diversa a seconda del suo punto di vista.”
Rimangono
qualche istante in silenzio, poi è sempre Erzsebet a
parlare: “Negli Inferi, quando qualcuno muore, il suo assassino ne mangia le
carni. E’ considerato anche un segno di rispetto, portare dentro di sé le carni
del proprio avversario, non lasciandole in balia della putrefazione.”
“Calcolando
che poi vengono anche cagate.”
Interviene Stark, alzando la nuca dalla parete sul
quale era appoggiato e scostando per un secondo la fiaschetta di liquore dalle
labbra. “Ma forse, anche questo per voi è un segno di rispetto.”
Erzsebet lo ignora. “Tuttavia il suo
assassino è morto.”
“Si,
fondamentalmente, è nel tavolo di fianco. Quello con i bei lineamenti che ti
piacciono tanto.” Anche questa volta l’ironia acida di Stark
non viene presa minimamente in considerazione.
“…
e quindi non esiste una tradizione, negli Inferi, riguardo la conservazione di
un corpo.”
“Gli
eroi devono essere seppelliti con tutti gli onori.” Interviene Steve. E’ stato
in silenzio per tutto il tempo, piegato su una sedia con gli occhi rossi e
l’aria stravolta. Nelle ultime trenta ore nessuno aveva più sentito la sua
voce: lo fissano tutti come se fosse un fantasma.
Poi
Thor chiede ad Erzsebet se Addison
amasse suo fratello.
“Non
lo so, a dire il vero. Sono stati amanti, questo è certo. Per una volta
soltanto ma lo sono stati. E se non fossero entrambi morti, lo sarebbero stati
di sicuro nuovamente. Ma da qui a decifrare i loro sentimenti purtroppo non ne
sono in grado.”
“Ad
Asgard, gli amanti che muoiono insieme vengono
seppelliti nella stessa tomba” Gli occhi di Thor non si alzano da terra,
incrocia le braccia al petto e deglutisce. “Vorrei onorare questa nostra
tradizione. Secondo le nostre credenze, in questo modo potranno ritrovarsi
sotto forma di spirito nel Walhalla e passare
l’eternità insieme. Potrebbe essere di conforto a mia madre, sapere che Loki non riposerà da solo.”
“Che
stronzata.” Biascica Stark rimettendosi la fiaschetta
tra le labbra.
“Questo
sarebbe un affronto ad Addison.” Gli fa eco Barton. “Essere seppellita di fianco a Loki?
Stiamo scherzando? Questi due non sono i Romeo e Giulietta di Asgard. Probabilmente, per quanto ne sappiamo, Addison gli ha dato una ripassata per hobby. Lo faceva,
sapete?”
“Attento
a come parli di lei, Barton!”
“Rogers, calmo. Barton non
intendeva offendere nessuno.”
“Davvero,
Vice Direttrice? A me pareva il contrario.”
“…ragazzi…”
“Il
mio non era affatto un insulto. Sono l’unico qui dentro che non getta fango su
di lei cercando di farla seppellire di fianco a Loki.”
“…Io la cremerei e getterei le sue ceneri da…”
“…ragazzi…!”
“Oh
Stark, stai zitto una buona volta.”
“Piuttosto
che saperla di fianco ad un mostro le darei fuoco io stesso.”
“RAGAZZI!”
Banner,
dalla soglia della porta ha dovuto alzare la voce per farsi sentire: guarda
l’interno dell’obitorio incredulo ed Erzsebet gli
domanda se si comportino sempre così.
“In
genere si, ma non pensavo si accapigliassero in un momento come questo. Dove
avete la testa?” Steve e Clint abbassano lo sguardo, Thor si risiede. La Hill
torna a fianco del tavolo di Addison e Stark riappoggia la testa al muro.
“Comunque
sono venuto a dirvi che Natasha si è risvegliata.”
La
Regina del Sottomondo annuisce, mentre Barton si
avvicina alla porta. “Addison reputava Natasha la sua più grande amica, al pari di una sorella.”
L’arciere
si ferma, un piccolo sorriso malinconico gli stende le labbra. “Più che
sorelle. Talmente legate che, se devo essere sincero, talvolta ne sono stato
persino geloso.”
“Credo
che lei sia la persona più adatta per decidere dove possa riposare GreyRaven.”
...Baby that's
a fact...
I
Re non sono infallibili, per quanto si atteggino a tali. La vera saggezza di un
Re sta nel riconoscere il proprio errore, per quanto sia stato drammatico e
difficile da ammetterlo..
E
porvi rimedio, in un modo o nell’altro.
Aveva
mandato sua cugina contro un essere troppo potente per lei, certo che la sua
esperienza e la sua perspicacia l'avrebbero aiutata a risolvere la situazione.
Aveva
dato troppo poco peso alla furia di Thanos, al suo
legame con la Morte ed alle avversità del Fato.
Se Morrigan
non fosse morta ci sarebbe stata una possibilità.
I
Corvi, i messaggeri tra i Mondi, sono gli unici che potevano tuffarsi tra le
anime ed avere contatti con loro: con un po’ di tempestività e fortuna avrebbe
potuto fermare l’anima di Addison sulla soglia degli
Inferi, prima che scendesse nella voragine e venisse sottoposta al Giudizio,
troppo tardi per riuscire a portarla indietro.
La
Morte aveva giostrato la fine di Addison in maniera
precisa: crudele punizione per avere assunto le sue sembianze ed avere
ingannato il suo servo più fedele.
Il
Re del Sottomondo aveva chiamato a raccolta Alchimisti, Consiglieri e Saggi, ma
tutti erano convenuti sullo stesso punto: Non si poteva farla tornare indietro.
“Anche
se il suo Corvo fosse ancora in vita, strappare un’anima dalle mani della Morte
sarebbe un affronto grave, le conseguenze sarebbero terribili.” Aveva decretato
uno di loro.
Alla
fine, quindi, Re Amon aveva deciso di sciogliere quel
consiglio, accettando le loro affermazioni. Fremendo di rabbia impotente aveva
infine deciso di attendere la moglie, in ambasciata presso il corpo di GreyRaven, fuori dagli Inferi.
Albeggia,
non vi è ancora nessuno.
Se
alla sua comparsa l'aria era mossa da una fresca brezza leggera, ora il vento ha
aumentato di intensità e cambiato improvvisamente direzione. Metri e metri
sotto ai suoi piedi, il mare schiuma contro la parete scura della scogliera in
rombi potenti. All’orizzonte compaiono delle nubi che si avvicinano in fretta.
Amon sorride.
Luce
e ombra, vento e calma, rumore e tranquillità: quel posto è una contraddizione
di elementi, non si meraviglia che Addison l’avesse
trovato così spettacolare, quando cinque anni prima aveva scalato le scogliere
di Moher dopo mesi di allenamento. Probabilmente
aveva incontrato Morrigan proprio in quel punto sulla
terrazza a strapiombo sul mare in cui si trova lui adesso.
Sente
la presenza di Erzsebet e si volta, per trovarla
vicina al parapetto del sentiero panoramico dei turisti.
Volta
le spalle allo strapiombo e si incammina verso sua moglie, dando le spalle ad
uno stormo chiassoso di gabbiani.
Il gracchiare di un Corvo.
Amon si ferma. Guarda Erzsebet, a pochi passi da lui, che fissa incuriosita
qualcosa alle sua spalle.
Si
gira.
Tre
Corvi sono atterrati sulla terrazza e fissano i Sovrani del Sottomondo
attraverso i piccoli occhietti neri. Sembrano attendere.
Oscuri
messaggeri piumati, nel loro piccolo corpo possono contenere una saggezza ed
una magia incredibili.
Sanno
che Re Amon si trova lì per un motivo triste, e anche
loro sono in lutto.
Anche
qualcuno di loro è stato ucciso, quel giorno.
I
Sovrani del Sottomondo si inchinano, in segno di rispetto ai messaggeri.
Uno
dei corvi si stacca dal gruppetto zampetta verso di loro. Il Re si china,
allunga una mano ed il Corvo salta sulle dita candide. “Immagino che anche la
vostra congiunta Morrigan ora si trovi nello stesso
luogo in cui vi è la nostra.”
Il
Corvo annuisce.
“Posso
ben credere che anche voi desideriate riabbracciarla.” Il Corvo piega la testa
di lato, gli occhietti neri fissi in quelli d’oro del Re. Poi allarga le ali, gracchia, e colpisce con
forza il dorso della mano con il becco.
...But Everything that Dies...
Il dolore è un mostro dai denti aguzzi che strazia le
viscere lentamente. E' un vortice nero che risucchia tutte le energie, le
sensazioni, le emozioni. Un terremoto devastante che fa crollare qualsiasi
cosa.
No, non il dolore fisico: quello è da considerare buono. Significa vita, possibilità; in
alcuni casi persino vittoria.
Questo è un altro tipo di dolore, sconosciuto e più acuto.
Gliel'avevano detto, durante il suo addestramento nella RedRoom, che legarsi alle persone era pericoloso. Che
chiunque poteva tradire, andarsene, morire.
Che nella sua vita non poteva permettersi distrazioni e
sentimenti, che avrebbero logorato il suo spirito sino ad annientarlo.
E ci aveva creduto, davvero, a quella dottrina.
Sino a Budapest dove un agente dello S.H.I.E.L.D.
aveva fatto una scelta diversa.
Sino all'auto di Coulson dove una
ragazzina in abito viola sproloquiava sulla sua uscita di scena dal Prom.
Poi, piano piano, qualcosa si era
insinuato dentro di lei.
L'agente si dimostrava affidabile, interessante e dotato di
un'ironia pungente. La ragazzina abile, sagace e acuta.
Un giorno l'aveva vista sfogliare un giornale di annunci e
aveva commentato i prezzi degli affitti a New York - proibitivi. Le aveva
proposto di dividere un appartamento, almeno sino a quando il suo stipendio da
agente non avesse raggiunto un livello accettabile alla sopravvivenza. L'aveva
convinta, in un modo o nell'altro - lei era brava a convincere le persone.
Erano passati cinque anni.
Quando Addison aveva iniziato a
star male ci aveva pensato, all'eventualità che se ne andasse. Ma poi aveva
scacciato via quel pensiero orribile dalla testa.
Adie
non era una persona qualunque, lei era
una pennuta dalle mille risorse.
Ed invece era successo. Con dinamiche diverse, ma era
successo.
Natasha schiaccia di nuovo il tasto della
morfina. Oblio, ha bisogno solo di
quello. Ora.
Che
se il corpo è ancora intorpidito dall'anestesia dell'intervento, la sua mente è
purtroppo ben vigile e attiva.
Che
doveva capirlo, che se Addison non le era corsa
incontro quando era atterrata su ponte dell'Helicarrier
doveva essere successo qualcosa.
Che
prima che l’addormentassero sulla lettiga, in quella sala operatoria
improvvisata in mezzo alla base mobile distrutta, aveva voltato la testa verso
il corridoio: al di là della porta scorrevole, tra il via vai dei medici, un
drappo rosso avvolgeva un corpo adagiato su un tavolo.
Un
drappo che assomigliava al mantello di Thor.
Doveva capirlo.
Ed
invece le parole di Clint e Banner l'avevano colpita con una violenza inaudita.
Non
era neppure riuscita a piangere, o a dire qualcosa. Aveva assimilato il
racconto di Clint, parola per parola
immaginandosi tutto, passivamente, lacerandosi dentro.
Gliel'avevano
detto che i sentimenti annientavano, distruggevano, laceravano.
Non
aveva mai creduto potessero possedere una tale ferocia.
“Natasha… la morfina è già stata dosata, per un paio d’ore
non ne sarà erogata di nuovo, per quanto tu possa chiederla.” La voce di Clint
è morbida, mentre tiene la sua mano: Natasha riesce a
voltare appena la testa per guardarlo. Dovrebbe essere sollevata che almeno lui
sia lì con lei, ad accarezzarle la mano e il braccio con le dita steccate e
fasciate.
Ed
invece non riesce a provare nessuna consolazione. Nulla. Si sente prosciugata.
“Hai
male?”
Lei
annuisce tornando a fissare il soffitto. “Dammi qualcosa che mi mandi KO.”
“Natasha… prova a…”
“Mandami KO, Clint.” La voce le trema e
una lacrima si libera dalle ciglia e rotola giù dalla tempia. “Non voglio stare
qui. Non voglio sentire nulla. Non ce la faccio.”
“Io
sono qui, puoi contare su di me.”
Quando
era tornata da una missione in Ucraina e si era ritrovata a dover uccidere
un'altra ex allieva della RedRoom - poteva esserci lei al suo posto, questa cosa
l'aveva costretta a riflettere, Addison aveva
pronunciato le stesse parole.
E
poi gliele aveva comunicate in altri modi, come usavano fare loro: senza
parole, a piccoli gesti.
Rincorrerla
in giro per New York sotto una tormenta di neve con una giacca a vento più
pesante, lanciarle una secchiata d’acqua con annesso secchio mentre si allenava
con il sacco da boxe facendo volutamente confusione.
Lei
chiedeva a modo suo, Adie rispondeva a modo suo.
Ed
ora c’era quell’artiglio che scava nelle sue viscere.
Non
ci sarebbero stati più post-it ironici sul frigo o chiacchierate notturne. Il
primo messaggio al termine di una missione non sarebbe stato più il suo e non
si sarebbe più trovata i vestiti e le scarpe fuori posto.
Se
non avesse conosciuto tutto questo, non le sarebbe mai mancato. Ma aveva
condiviso sette anni della sua vita con una persona, ed ora c’era solo un vuoto
opprimente.
Per
la prima volta, Natasha si pente di aver accettato quella
proposta di OcchioDiFalco.
...Someday Comes Back.
ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA
ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA
ARIA ARIA !!!!!!
I polmoni mi stanno scoppiando.
Ossigeno, ossigeno, subito!
Mi sembra di avere un macigno piazzato addosso, i muscoli
non rispondono ai miei comandi ed anche aprire la bocca è un’impresa.
Aria, aria, ARIA!
Non so quanto tempo sia passato prima che riesca finalmente
ad aprire gli occhi e ad avere un respiro più regolare. C’è poco ossigeno qui.
Qui dentro. Dentro
dove?
E' buio, umido e sento un leggero odore di muffa.
Devo sbattere le palpebre più volte prima che la mia vista
dorata inizi a funzionare. E’ strano, di solito ci metto pochissimi secondi ad
abituarmi all’oscurità, ed invece ora mi sento gli occhi asciutti ed una patina
sulla retina che mi sfoca la vista.
Non che ci sia molto da vedere: mi è pressoché impossibile
muovere il collo.
I muscoli sono tutti intorpiditi. Ho le gambe di pietra, non
riesco a piegarle, le dita della mano insensibili.
Mi ostino a muoverle, lente e continue, per recuperare la
sensibilità. La mia bocca completamente secca; provo ad emettere un grido, un
suono, ma tutto ciò che mi esce è un sibilo strozzato che mi fa bruciare
ulteriormente la gola riarsa.
Finalmente riesco a muovere la mano sinistra e a sfiorare
una superficie fredda e liscia.
Sembra pietra. Marmo, per la precisione.
Una tomba di marmo.
Oh, cazzo. Ora
ricordo.
Avevo la mia stessa lama conficcata talmente in profondità
nello sterno da ancorarmi al muro.
Ero morta.
Sono morta. Dovrei, per lo meno. Però ora il mio cuore
batte. Forte, direi, il battito mi rimbomba nelle orecchie.
Me lo dicevano che sarei finita nei
guai.
E’ che non pensavo di questa portata.
Per la precisione, non avrei mai pensato di risvegliarmi
dentro ad una tomba.
Cosa è successo?
Forse non ero completamente morta.
No, impossibile. Quel dolore era inconfondibile: la carne
lacerata, le ossa spezzate, la vita che scivola via -si strappa lentamente -
dal corpo.
Ricordo tutto. Non
posso sbagliarmi.
Thanos, il mio
assassino, che fine ha fatto? Se mi trovo in una tomba, adagiata su cuscini di
velluto –si, il tatto sta tornando!
Evidentemente qualcuno è riuscito a seppellirmi con i dovuti onori. Quindi
qualcuno è rimasto.
O hanno addirittura vinto! Come
hanno fatto?
Mi accorgo solo ora che c'è qualcosa sopra che la mano destra
che tiene ferma.
Provo a muoverla, a studiare con il tatto ancora debole
delle dita di cosa si tratti.
Un altro movimento, al mio fianco. E non è il mio.
Un mormorio rauco. E non sono stata io.
Oh cielo, ho un coinquilino persino
nella tomba.
Poi capisco che quella che sto toccando è una mano, e che le
sue dita si stanno aprendo e chiudendo debolmente attorno alle mie, quasi
intrecciandosi.
Dita lunghe, affusolate, maschili. Fredde.
Ho un tuffo al cuore - Si,
ce l'ho davvero, l'ho sentito mancare di un battito. Incredibile quanto rumore
faccia un cuore redivivo!
Lo sento muoversi, riprendere sensibilità. Le nostre
braccia, le nostre spalle, si stanno sfiorando.
Riesco a girare appena la testa. I suoi capelli mi
solleticano il naso. Riesco solo ad individuare una figura sfocata, la vista
seguita a rimanere appannata, ma riconoscerei il suo profilo tra mille.
Stringo le dita tra le sue, piano, non ho forza.
Ricambia.
Vedo le sue labbra schiudersi e stendersi, credo sia
cercando di sorridere, le palpebre ancora chiuse.
Prova a muoversi meglio, cerca di parlare.
“Con calma” riesco a mormorare “credo che avremo un sacco di
tempo a nostra disposizione.”
Potrebbero essere passate ore o solo pochi minuti. La
percezione del tempo è diversa quando sei chiusa in una tomba al buio e stai
cercando di riprendere il controllo del tuo corpo.
Dobbiamo uscire di qui, tra poco non ci sarà più ossigeno.
Che poi, a me fa un po’ senso starmene in una tomba, anche
se è la mia e c'è Loki al mio fianco.
A proposito, perché ci hanno
seppelliti insieme?
“Tradizione Asgardiana” riesce
faticosamente a mormorare con voce roca. E' riuscito finalmente a voltare il
viso verso di me, siamo talmente vicini che i nostri nasi si sfiorano e il suo
fiato ancora gelido mi solletica le labbra. Posso vedere i suoi occhi verdi
brillare, le sue labbra sottili appena schiuse.
"Credo abbiano scoperto la nostra tresca.”
Sorride nuovamente mentre mi stringe la mano con più forza
di prima. “Il Tesseract… l’ho distrutto.”
“E hai ucciso Thanos?” Annuisce.
Riesco ad alzare una mano, a fatica raggiungo il suo viso per accarezzarlo. La
sua pelle è fresca e asciutta sotto le mie dita: quando gli sfioro le labbra le
appoggia in un bacio.
“Grazie.” Mormoro. “Come hai fatto?”
“L’ho ingannato.” Risponde con ironica semplicità. Le nostre
risate sono appena abbozzate, basse e rauche. “Gli ho fatto assorbire l’energia
del Tesseract e poi ho distrutto il contenitore.”
“Lo sapevo...”
“Cosa? Che sarei passato dalla parte dei Vendicatori? Ti
sbagli io non…” Lo zittisco appoggiando un dito sulle
labbra. “Lo sapevo che sei un genio.”
“Avrei dovuto pensarci prima.” Richiude gli occhi, sembra
fremere. “Ti avrei evitato...”
“Non importa, siamo tornati, no?”
“Oh si.” Sorride, riapre gli occhi e mi regala uno sguardo
brillante. “A proposito, come…?”
“Ah, non ne ho idea. Io pensavo fosse una cosa piuttosto definitiva.”
“Si, l’ho sempre supposto anche io.”
“Qualche idea su dove ci troviamo?”
“Probabilmente su Asgard. Credo
nella cripta, anche se dubito che mi abbiano seppellito in quella di famiglia.”
“D’accordo.” Tamburello le dita guardandomi intorno. “Immagino
che per uno che è riuscito a sconfiggere Thanos,
uscire di qui sarà cosa di poco conto, vero?”
“Ehm.”
Poi sento che mi manca l’appoggio dietro la schiena a
precipitiamo.
Il Limbo non è un brutto posto per
riprendersi.
Tornare dall’Oltretomba non è come
nei film: certe ferite rimangono – Dopotutto sono stata inchiodata ad un muro e
Loki è stato investito dall’energia più pura
dell’Universo, e non si rimarginano tanto facilmente.
Sono fortunata ad avere come cugini Amon ed Erszebet, ospitali e con
una brillante predisposizione a trovare i cavilli: se siamo qui, è merito loro.
Amon ha stretto un legame con un Corvo.
Ed il Corvo è andato a recuperare l’anima di Morrigan.
E Morrigan
è planata subito nella voragine per cercarci.
Entrambi, che non si dica che Re Amon sia un ingrato: lasciare in balia del Giudizio Loki, che mi aveva salvato prima la vita e poi il mondo –
anche se insiste a dire che non fosse quello il suo intento – gli sembrava
ingiusto.
Siamo qui, siamo tornati. Insieme,
per ora, per quanto sappiamo tutti e due che ben presto le rispettive nature
richiameranno le nostre volontà per altri obbiettivi. So che Loki non seppellirà mai l’ascia di guerra, che al momento
si sta solo riprendendo. Cerco di aiutarlo, di stargli vicino, so che me ne è
grato ma neppure io, con tutta la buona volontà di questo universo, potrò mai
guarirlo completamente.
I sentimenti non guariscono gli
animi feriti, sono solo un palliativo che dopo poco non basta.
Ed in fondo, l’imprevedibilità e l’indomabilità
di Loki a me piacciono tanto.
Mi manca la Terra, voglio tornarci
al più presto, ma so benissimo che Loki non potrà (né
vorrà) venire con me.
Mi manca Nat,
a cui ho cercato di inviare messaggi: la stazione radio che si sintonizza su
una delle 'nostre' canzoni, una mia forcina che le capita in mano mentre fruga
in un cassetto in bagno. Erszebet mi ha consigliato
di smettere, tutto questo la sta facendo sentire peggio anziché meglio.
Così al momento resto qui, a
riprendere energie e ad imparare qualche nuovo trucchetto
utile. Una specie di meritata vacanza.
D’altronde non c’è fretta, per i
nostri mondi siamo morti. In un modo giudicato molto romantico, tra l’altro,
dato che ci hanno seppellito insieme.
Probabilmente tutti piangeranno una
coppia di inseparabili innamorati che hanno preferito abbracciare la morte
piuttosto che vivere senza separati. Una storia piuttosto strappalacrime, non
di certo nel nostro stile, per quanto questa nostra ‘vacanza’ si stai rivelando
molto…
Uhnm, stimolante. Possiamo definirla
così.
Li abbiamo fregati,
fondamentalmente.
E di tutti i nostri inganni, di
sicuro questo è quello più riuscito.
Sino ad ora.
L
O
K
I
‘
D
ED
E’ FINITA!! Mi sento abbastanza prosciugata… Questa
storia ha richiesto tanto mio impegno, sia per essere scritta in modo ‘decente’
sia per essere proprio ideata.
E’
stata un vero e proprio parto, di cui sono molto orgogliosa del risultato.
A
volte avrei voluto avere più feedbacks, ma ad ogni
modo numeri o non, la soddisfazione che mi ha regalato The Seventh
non l’avevo mai provata.
E
rimane comunque la mia storia più recensita, apprezzata e amata. Io gongolo all’inverosimile.
Vi
ringrazio ad una ad una, voi che avete speso qualche minuto del vostro tempo
per recensire ed anche voi che avete inserito la storia tra le preferite, tra
le seguite o tra le ricordate.
Ringrazio
chi l’ha letta, chi mi ha aggiunto su FacciaLibro,
chi mi ha scritto in PVT. Ringrazio chiunque abbia speso qualche minuto del
proprio tempo in compagnia della mia Addison.
Spero
di non avervi deluso, con il finale.
Dico
sempre che gli HappyEnding non mi piacciono, ma poi
cerco di farceli saltare fuori. D’altronde, io sono una contraddizione vivente –
al pari di Adie.
D’altronde,
loro al momento sono insieme, nel limbo: non pensiate di certo che questi due
siano una coppietta innamorata e stucchevole, vero?
Questi
due, un domani, si ritroveranno ad accapigliarsi l’uno con l’altra. Non
cambiano –l’amore non cambia MAI le persone, ricordatevelo. L’amore non
guarisce, se pensate che annullarvi per un uomo vi porterà un giorno ad essere felici… beh, state sbagliando di grosso.
E
la mia Adie non è tipo da cambiare per un uomo.
Neppure se è Loki. – Lei non è una crocerossina e
questa storia non è una storia melensa.
Grazie,
davvero.
Grazie
a tutte voi e soprattutto il ringraziamento più grosso devo farlo a: il
sinonimo.com : senza questo sito questa storia sarebbe stata molto più povera! J
Vostra,
Always,
EC.
PS: La Citazione, of course:
Atlantic City, Bruce Springsteen. Ho spezzettato un
intero verso per adattarlo alla storia.
GRAZIE!!!