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Autore: Sachiyo10    07/10/2012    3 recensioni
[PewDieCry]
Cry POV. Dedicata alla mia Pewdie e scritta per la PewDieCry week.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non pensavo che sarebbero stati gli altri a realizzare quello che io stesso ancora non avevo capito.
Nonostante fosse una cosa che mi riguardava in prima persona, sono stato uno sciocco a prendere tutto come un gioco. Ma, ehi. Sarà che ormai gioco a troppe cose.

PewDieCry. Non ricordo nemmeno quando io e lui iniziammo a essere shippati come una coppia. Era buffo, ma mano a mano che passava il tempo, le fanart che trovavo, ad esempio, su tumblr erano sempre di più. Non mi creava nessun problema, né a me, né tanto meno a Pewds, non prendevo la cosa seriamente, e se altre persone si divertivano così, tanto meglio.

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Adoro giocare con lui, non si riesce nemmeno ad immaginare quante cose idiote riesca a dire in meno di cinque minuti. Oh, la mia pancia, non riesco a smettere di ridere.
«P-Pewds, forse dovremmo provare a risolverli, questi test!»
Ultimamente non facciamo altro che giocare a Portal 2; ovviamente alle 4 di notte il mio cervello connette. Sicuro. È divertente vedere come una volta tanto usi la sua genialità mentre io me ne sto buono, in un angolo, a fissarlo muoversi in giro e sparare portali, chi ha il coraggio di ragionare a quell’ora di notte, dopo un’intera giornata passata a giocare e registrare video? Che vita complicata…! Beh, poco male, ne valeva la pena. Ogni volta.
«Andiamo Cry, renditi utile!» Mi urlò tra una risata e l’altra, a un certo punto.
«Lo sto facendo, sono qui a… guardare la tua bravura.»  Mi scappò un sorriso, ovviamente lui non poteva vedermi; a differenza di tutte le persone che continuavano a chiedermi di mostrare il mio viso, lui non mi aveva mai assillato a quel proposito. Io non sono come lui, che è molto più bello di me e si mostra così apertamente coi suoi fans. Avevo il viso appoggiato su una mano, gli occhi che volevano riposare ma la mente mi diceva di no, non avevo voglia di staccare, non ora. Arrossii, senza accorgermene.
«Grazie, grazie, lo so che sono bello e bravo.» Rise di nuovo. Al che abbandonai quella posizione e provai anche io a capirci seriamente qualcosa di quel test, se potevo aiutare forse era meglio.
Ogni volta che decideva di registrare qualcosa dalle nostre co-op notturne, io andavo sempre a rivedermele. E non sono il tipo da dedicare tanto tempo ai video altrui, non per cattiveria, ma spesso per mancanza di tempo, non solo voglia. Me n’ero accorto, però, che ogni volta che guardavo qualche suo video, il mio sguardo cadeva puntualmente sul piccolo riquadro in alto col suo viso, finendo con l’ignorare completamente il resto del video.  Perché lo facevo sempre? Non capivo.
«…vai in quel portale e arrivi sull’altro lato, ok?»
Mi aveva appena spiegato qualcosa, ma ero troppo intento a… a cosa? A volte la sua voce era capace di distrarmi in maniera terribile. Ma pensai che probabilmente avevo solo tanto, tanto sonno. Mi sbagliavo.
«Dovrò sacrificarmi, così si resettano i miei portali.» Finì di dire e si avvicinò al bordo della piattaforma, iniziando a blaterare qualcosa sull’essere contento di aver combattuto al mio fianco e roba simile. Si credeva di essere in un film, o cosa?! Stiamo al gioco allora. Mi avvicinai.
«Ti amo.»
Le classiche scene da film romantico in cui uno dei due deve morire. Mi resi conto solo dopo qualche secondo che avevo veramente detto quelle due parole, lo avevo fatto per stare al gioco, ma allora perché sentivo che il mio cuore batteva più veloce e le mie guance scottavano?
«Non me l’aspettavo! Dovevi dirmi qualcosa del tipo… “non farlo! Meglio vivere!”.»
Ovviamente non mi aveva preso sul serio e aveva poco dopo iniziato a ridere, come sempre. Era quello il mio intento, no? Non ero di certo serio, con quelle parole. Eppure avevo quella stupida, dannata sensazione che hanno gli adolescenti che sono appena stati rifiutati... No. Stavo iniziando a delirare per il sonno, non c’era altra spiegazione. Mi misi a ridere anche io dopo qualche secondo di silenzio, ma faceva male, tanto male.
«Vai a ucciderti immediatamente.»

Ci volle un po’ di tempo per finire quegli ultimi due test, ma ce la facemmo. Soddisfazione infinita. Chiusi il gioco, il mio stream dopo aver salutato chi aveva seguito i nostri deliri fino all’ultimo e tornai alla finestra di skype, Pewds era in videochiamata. Lo vidi stiracchiarsi soddisfatto, aveva praticamente fatto quasi tutto lui, ma perché dargli la soddisfazione?
«Siamo davvero bravi, amico.» Gli dissi, mozzando uno sbadiglio che si faceva strada ormai alle 6 del mattino. La cosa migliore da fare era andare a dormire, come le persone normali. Pff, normali, va bene. La verità è che non mi andava di chiudere la chiamata, era sempre l’altro a chiudere per primo a causa del sonno.
«Ma se ho fatto tutto io, Cry!» Replicò ovviamente, mi misi a ridere perché aveva ragione, ma sentirgli dire certe cose era sempre tanto divertente. Si stropicciò un occhio, si vedeva che era stanco e aveva sonno. Per quanto non mi andasse di chiudere già la chiamata, forse era meglio, per entrambi, staccare. Non ebbi nemmeno il tempo di finire quel pensiero, che lo vidi guardare “verso di me”, in un certo senso, il volto non mostrava più alcuna traccia di sonno, piuttosto aveva uno sguardo serio, quelli che spesso nascondeva nei suoi video, visto che era amato per i suoi lati comici, soprattutto.
«Cry, sai che non puoi dirmi certe cose mentre giochiamo? Ci rimango male, visto che scherzi.» Non avevo ben capito che intendesse, non potevo certo ricordare ogni cosa che gli avevo detto. Pochi secondi dopo riprese il discorso, stavolta aveva spostato lo sguardo.
«Cry, ti amo.» chiuse gli occhi e subito dopo riprese, «Io… dico davvero.» Il cuore che batteva a mille, e lui ne era la causa; la confusione più totale: non sapevo se prenderlo sul serio o pensare che scherzasse, dopotutto scherzava sempre, ma quel tono, quell’espressione sul viso, quello sguardo deciso che aveva rivolto di nuovo verso la finestra di skype, mi lasciavano pensare tutt’altro. Non sapevo che dire, sapevo solo che ero tremendamente rosso in viso. Per quanto tempo rimasi lì, in silenzio, a fissare quella schermata e soprattutto quel viso? Secondi, minuti? Eppure lui continuava a guardare verso di me, in silenzio, in attesa. Dicono che se fai un grosso respiro, prendi coraggio. Beh, sperai fosse dannatamente vero. Così feci, di risposta l’altro iniziò a mostrare segni di delusione, non aveva motivo di capire “male” di quel sospiro, non aveva motivo di dubitare, non aveva motivo di essere deluso, perché fu in quel momento che me ne resi davvero conto.
«Chi ti dice che io scherzi?»

  
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