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Autore: Alexiel_Slicer    07/10/2012    2 recensioni
"Ciò che calpestava ogni sera le ricordava cos'era: non più una ragazza, non più una persona, non più un essere umano. Lei era solo una prostituta e non aveva alcun diritto." [...]
"Adesso sapeva perchè quella strada veniva chiamata "Boulevard of broken dreams" ovvero "Il viale dei sogni infranti" e con il tempo imparò che lei non era l'unica, ma una delle tante." [...]
"Qualche volta desidero che qualcuno là fuori mi trovi..." (boulevard of broken dreams - Green Day)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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-Prologo-
Ciò che calpestava ogni sera le ricordava cos'era: non più una ragazza, non più una persona, non più un essere umano. Lei era solo una prostituta e non aveva alcun diritto.
Era stata costretta a diventarlo, costretta a distruggere sogni, speranze ed aspettative che caratterizzavano il suo animo giovane per sopravvivere in una realtà che disprezzava, disdegnava, una realtà che uccideva il suo essere donna e la sua dignità.
Alzò gli occhi al cielo e vide un'infinita distesa nera senza stelle, lo stesso cielo che quella notte di anni addietro era stato spettatore e testimone della fine della sua vita.

Aveva lasciato il suo paese, l'Italia, per cercare un pò di fortuna altrove. La crisi che assillava lo Stivale non le dava la possibilità di un futuro certo e brillante e, lei, non voleva pesare sulle spalle dei suoi genitori che già avevano difficoltà a tirare a fine mese.
Era andata in Germania e lì si diceva che si stava meglio. Il suo sbaglio, però, fu fidarsi di un uomo che diceva di amarla e che le aveva promesso una vita agiata e felice.
Lo aveva incontrato in un pub di Amburgo e da quel giorno avevano cominciato a frequentarsi. Lui le regalava fiori, cioccolattini, gioielli e le diceva frasi bellissime finchè una sera non la portò in quella che veniva chiamata la "Boulevard of broken dreams". Agli occhi di lei quella era una comunissima strada come tutte le altre, ma non sapeva che prima che se ne potesse rendere conto sarebbe diventata il suo inferno.
L'uomo scese dall'auto e facendo il giro raggiunse ed aprì lo sportello del lato della ragazza. Allungò una mano ed afferrandola per i capelli la trascinò bruscamente fuori.
Lei urlò, si dimenò, ma non servì a niente: lui continuò a strattonarla e tirarla lungo il marciapiede.
La sollevò da terra sbattendola contro il tronco di un albero e le tappò la bocca per poi minacciarla rabbioso "Taci o ti sgozzo!".
Sul viso di lei iniziarono a colare lacrime rese nere dal mascara, mentre la paura le divorava le viscere. L'uomo le strappò tutto ciò che aveva e che le aveva regalato e fece altrettanto con i suoi vestiti: li ridusse in brandelli lasciandola seminuda in balia del freddo pungente di Amburgo.
Sentiva quell'aria trafiggerla come migliaia di aghi che le si conficcavano nella pelle e tremava come una foglia. Non riusciva a capire se per il freddo o per la paura, ma alla fine non aveva molta importanza: tremava e basta.
Un'auto si fermò davanti a loro e l'uomo con un ghigno divertito le disse "Il tuo primo lavoretto, fatti pagare bene e non provare a scappare ti troverei comunque. Benvenuta ad Amburgo puttanella".
Quelle parole furono assordanti per lei, quelle parole la ferirono più di ogni violenza fisica che stava subendo. Non poteva restare inerme, non poteva subire così. Lei voleva, lei doveva scappare.
Si strattonò dalla presa del suo aguzzino e cercò di correre il più lontano possibile, ma non ci riuscì: lui l'aveva già afferrata per i capelli prima che potesse attraversare la strada, ed adesso, il dolore che le pulsava la testa la faceva urlare disperata.
Cadde in ginocchio sul duro cemento, ma l'uomo malamente la rimise in piedi per poi colpirle violentemente il viso.
Lei a quel contatto potè quasi avvertire il rumore dei capillari delle sue guance rompersi inondandole sotto pelle di sangue che le tingeva in superficie di roventi chiazze rosse.
"Non farmi più scherzetti del genere!" le ringhiò contro, poi la spinse dentro quell'auto che partì a grande velocità.
Al volante un uomo sulla cinquantina dall'abbigliamento formale nel suo perfetto completo blu scuro le sorrise in un modo che stava tra la perversione e il derisorio.
"Non aver paura, non ti farò del male...vedrai ti pagherò profumatamente, se mi farai divertire".
Rabbrividì. Non voleva pensare a cosa le stava per succedere, non voleva intrattenere un rapporto sessuale con quello sconosciuto e non voleva i suoi schifosi soldi, lei voleva solo tornare a casa sua e dimenticare quella vicenda, se mai ci fosse riuscita. Quello era un incubo e non il suo sogno.
Voleva buttarsi fuori dall'auto in corsa, magari nonostante qualche frattura sarebbe riuscita a scappare come anche avrebbe rischiato di morire, bastava poco in fondo. La linea sottile che divideva la vita dalla morte adesso era diventata insignificante e lei non voleva morire, non ancora: troppo giovane, troppo piena di false ed inutili speranze.
La macchina si fermò in un luogo isolato, buio, silenzioso.
Quell'individuo le mise le mani addosso e la privò di quel pò di tessuto che la copriva. Cominciò a toccarla, palparla e nel frattempo la sua dignità di donna moriva.
Sentì il tintinnio della fibbia della cintura, poi vide quelle mani scivolare sulle sue gambe. Le tenne serrate tra di loro con tutta la forza che aveva, tanto che l'uomo spazientito gliele divaricò violentemente.
Si ripeteva che era ancora in tempo per fuggire, bastava che lo allontanasse, aprisse lo sportello e sarebbe scomparsa inghiottita da quell'oscurità di una notte senza stelle. Non l'avrebbe inseguita, ne era certa. Ma cosa avrebbe fatto poi? Dove sarebbe andata? Era notte fonda, era buio, non conosceva le strade di Amburgo e faceva troppo freddo. In quelle condizioni non sarebbe andata nè lontanto e nè sopravvissuta. Sicuramente si sarebbe persa e il mattino seguente l'avrebbero trovata morta per assideramento. Inoltre con sè non aveva niente: la borsa con i documenti e i soldi era rimasta nell'auto di quel folle.
Si limitò a dirsi di essere forte e volse la testa verso il finestrino, mentre l'uomo si insinuava in lei con poca delicatezza.
Lo sentiva gemere e provò disprezzo per se stessa. Si faceva schifo, anche se tutto quello non dipendeva da lei, lei che non aveva colpa ed era solo una vittima.
Per tutta la durata di quella violenza fisica e psicologica non lo guardò in faccia neanche una volta.
Quando quello sconosciuto terminò di usarla come fosse un oggetto ritornò sul sedile del volante e si ricompose, poi dalla tasca della giacca prelevò una quantità non indifferente di banconote arrotolate, ne prese un paio e le lanciò in faccia alla ragazza.
Adesso sapeva perchè quella strada veniva chiamata "Boulevard of broken dreams" ovvero "Il viale dei sogni infranti" e con il tempo imparò che lei non era l'unica, ma una delle tante.
Da quella sera erano passati tre anni...  

  
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