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Autore: Alexiel_Slicer    09/10/2012    2 recensioni
"Ciò che calpestava ogni sera le ricordava cos'era: non più una ragazza, non più una persona, non più un essere umano. Lei era solo una prostituta e non aveva alcun diritto." [...]
"Adesso sapeva perchè quella strada veniva chiamata "Boulevard of broken dreams" ovvero "Il viale dei sogni infranti" e con il tempo imparò che lei non era l'unica, ma una delle tante." [...]
"Qualche volta desidero che qualcuno là fuori mi trovi..." (boulevard of broken dreams - Green Day)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 1 -Sul marciapiede-


Quella notte il freddo riusciva a penetrarti fin dentro le ossa e lei si strinse di più nel suo striminzito pellicciotto preso per pochi soldi in una fiera. Davanti a sè vide condensare in nubi il suo fiato, soffiò dentro le mani per riscaldarle, mentre con il tacco dei suoi stivali picchiettava sul marciapiede aspettando una macchina che fermandosi davanti a lei l'avrebbe fatta salire. Di fronte si sarebbe trovata il viso di un uomo sconosciuto che l'avrebbe portata in un luogo da cani dove l'avrebbe scopata e pagata, per poi riportarla in quella maledetta strada, di nuovo sul quel marciapiede.
Guardò in fondo al viale, ma non vide nessuna luce di fari in lontananza e sospirò. Era contraddittorio, malsano sperare di venire caricata nell'auto di qualcuno, ma almeno dentro una fottutissima auto sarebbe stata al caldo e soprattutto non avrebbe subito le angherie di quello stronzo del suo aguzzino.
"Celeste!" una voce femminile, fin troppo familiare e leggermente acuta la chiamò facendola girare. Era Kirsten una delle tante ragazze adocchiate e attirate con l'inganno in quel mondo da lui, proprio come lei.
Durante quegli anni ne aveva viste arrivare quattro dopo di lei che ormai oltre a compagne di sventura considerava sorelle.
Abitavano tutte in una topaia. Dormivano in due stanze da letto che dividevano tra di loro: in una, la più piccola, stavano lei e Kirsten che veniva dalla Danimarca e nell'altra stavano Andreea, Cecilia e Consuelo, le altre tre ragazze che rispettivamente venivano da Romania, Grecia e Spagna.
"Hey, Kirsten..." disse andando incontro alla danese dagli occhi azzurri e dai lunghissimi capelli biondi e lisci che incorniciavano un viso bianco tempestato sulle guance da chiare lentiggini. Anche lei tremava per il freddo e saltellava da un piede all'altro: a coprirla c'era solo una microscopica minigonna la cui presenza era indifferente talmente poco la vestiva ed un top che le lasciava scoperta la pancia su cui ricadeva un giacchino di pelle. Stare vestite in quel modo all'inizi di un inverno tedesco era da folli, ma non dipendeva da loro. Erano prostitute.
"Oggi non si fa niente?" le domandò.
"Mi sa proprio di no...tu? Non viene il tuo vecchietto arrapato tanto innamorato di te?".
Rise "Dovrebbe venire a momenti".
Sospirò "Capisco, almeno tu non dovrai sentire le lamentele di quel coglione...".
"Senti se vuoi posso fare qualcosa in più con il nonnetto così sgangerà qualche mancia generosa e Carl non si lamenterà...".
"Scherzi?! Tu non devi fare assolutamente niente che non ti tocchi già di fare con quel vecchio per pararmi il culo! Qualcosa m'inventerò...".
"Come vuoi...".
"Le altre, invece, che fanno?".
"Come puoi benissimo vedere Consuelo se n'è andata beatamente a bordo di una BMW e Andreea è in trattativa con un tizio...".
Annuì.
In quel momento una vecchia auto bianca si fermò davanti a loro per poi abbassare il finestrino.
"Guarda un pò chi c'è! Il mio vecchietto preferito!" esclamò Kirsten abbassandosi con una finta allegria, si voltò verso l'amica e le sorrise, poi entrò nella macchina che partì lasciandosi dietro una densa scia puzzolente di fumo grigio.


***

-Nel frattempo-
L'auto sfrecciava sulla strada illuminata scarsamente da qualche lampione, mentre dentro di essa un'accesa discussione aveva luogo.
"Ti ho detto che io non ci voglio andare a quella festa!" protestò il ragazzo sul sedile del passeggiero incrociando le braccia sul petto di pietra perfettamente scolpito, segno di un proficuo esercizio fisico.
"Cazzo, Bill smettila! Ci hanno invitato entrambi e non posso andarci da solo, quindi taci!" ribattè il ragazzo al volante, anche lui munito di un corpo statuario come il fratello, suo gemello.
"Tu a me taci non lo dici! Vacci solo! Qual è il problema?".
"Solo no. E poi che devi fare a casa? Ti pianti davanti alla TV a masturbarti con i porno? Invece vieni alla festa, adocchi qualche tipa e ti diverti".
"Guarda che io non sono te, Tom! Non mi interessa delle tipe, dannazione! Riportami immediatamente a casa!" urlò colpendo il cruscotto della costosa Audi.
"Vedi che questa è la mia auto, cazzo!".
"Fottiti tu e l'auto! Adesso fammi scendere!".
Tom lo ignorò.
"Ok, vuol dire che farò da solo" disse ed aprì lo sportello, mentre l'auto era in corsa.
"Ma sei coglione?!" urlò quello al volante fermandosi di colpo.
Il ragazzo scese dall'auto e richiuse lo sportello con poca delicatezza. Quel rumore riecheggiò per la strada deserta.
"Torna a piedi a casa".
"E' proprio quello che ho intenzione di fare!".
"Buona passeggiata allora".
L'Audi ripartì sgommando bruscamente e lasciando dei segni neri sull'asfalto umidiccio.
Bill iniziò a camminare di buon passo seguendo quella retta via. Le strade non erano mai state il suo forte e il senso dell'orientamento non era dalla sua parte soprattutto in una zona che non gli apparteneva.
Camminava e camminava e gli sembrava di non muoversi mai da quel punto in cui Tom l'aveva lasciato, gli sembrava di camminare a vuoto e di essere in uno di quegli incubi dove non riesci mai a raggiunsere la meta tanto agoniata. A quel pensiero rabbrividì o forse quel brivido era stato causato dalla sgradevola carezza del vento, non si pose il problema e continuò a percorrere l'asfalto di pece fino ad arrivare ad un viale alberato e illuminato da una sfilza di lampioni dalla luce giallastra su entrambi i lati.
Vide delle ragazze quasi svestite ridacchiare ed atteggiarsi al suo passaggio, una gli si piazzò persino davanti costringendolo a fermarsi.
"Wow, finalmente un bel giovanotto fresco e pieno di energie...ti va di farmi vedere cosa sai fare? Ti farò un prezzo di favore" gli disse sfiorando con una mano il suo collo.
Bill indietreggiò "N-no, grazie" mormorò prima di scappare dalle grinfie di quella escort.
Un'altra gli mandò dei baci a distanza, un'altra ancora gli lanciò un "uh-uh" mostrandogli i seni e lui non faceva altro che provare una pietosa compassione per loro. Quel genere di compassione che si riserva ad un cane moribondo e pieno di zecche la cui fine è ormai segnata, quel genere di compassione che più di essere tale era prima di tutto disprezzo. Trovava malsano, sporco, perverso far parte di quel mondo e svendere in quel modo increscioso il proprio corpo solo per denaro. E la cosa peggiore era che dai loro visi sembravano felici di ciò che erano e facevano. Davanti a quell'insano spettacolo la pelle di Bill si accaponava e di una cosa era più che certo: non avrebbe mai sfiorato nemmeno con un dito una prostituta.
"Proprio qui dovevo andare a finire?! dannazione!" pensò con riluttanza tra se e se.
"Hey! Guardare dove cammini no, eh?".
Ritornò alla realtà accorgendosi che aveva appena preso di petto una ragazza, una prosituta come le altre a giudicare dal modo in cui era vestita: un tubino cortissimo che a malapena le copriva l'intimità lasciando scoperte al tocco gelido del vento delle cosce bellissime e perfette, la zona delle ginocchia fino ai piedi era coperta da lunghi stivali lucidi e neri, mentre la parte superiore del tubino riusciva con difficoltà a contenere il seno generoso, le sue spalle erano coperte da un piumino bianco un pò spelacchiato, la sua pelle era leggermente bronzea e quel colorito faceva risaltare sul suo viso due grandi occhi verdi che lo guardavano perplessi storpiati della loro bellezza a causa di un trucco troppo vistoso che non gli apparteneva.
"Tutto ok?" le domandò quella ragazza tanto bella da sembrargli uno spreco per fare il mestiere più antico del mondo.
"S-si, scusami" balbettò.
"Bene, perchè non riuscivo a capire chi dei due si fosse fatto veramente male..." disse sorridendo "...ti sei perso?".
"Si...no...c'è si...no, non mi sono perso...tu come fai a saperlo?".
Rise "Io non lo so, infatti te l'ho chiesto".
"Oh già...si, mi sono perso".
"Deciditi prima di hai detto di no".
"Volevo dire di si".
"Ok...è la conclusione più plausibile anche: non sei il tipo di ragazzo che va a puttane".
"Da cosa lo deduci?".
"Non lo so, ma mi dai questa impressione...sbaglio?".
"No, non sbagli...".
Sorrise "Ti serve qualcosa?".
"Ehm, si...sai dirmi come faccio per raggiungere Weiß Straße?".
"Sei molto lontano da li".
"Lo so...".
"Allora percorri tutta la Boulevard of broken dreams svolti a destra e..." un rombo la interruppe.
"Bill, che ci fai qui? Meno male che sono venuto a prenderti! Su, sali".
Il ragazzo si voltò trovandosi davanti l'Audi del fratello e Tom che faceva capolino dal finestrino.
"S-si...grazie" mormorò frastornato mettendosi una mano in tasca e dando qualcosa che alla ragazza che aprì la mano trovando due banconote da 50 euro.
"P-perchè questi soldi?" balbettò incredula.
"Per le indicazioni stradali, grazie" disse mentre scompariva dentro l'abitacolo dell'auto dai vetri oscurati.
La guardò sfrecciare via finchè il buio non la inghiottì.

  
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