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Autore: SilverKiria    07/10/2012    5 recensioni
La storia parte all'addio di Privet Drive della famiglia Dursley, per andare verso una località più sicura dato il ritorno di Voldemort.
Petunia scoprirà allora tutto il rimorso e l'amore che tanto aveva sotterrato dentro di sé.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Petunia Dursley, Vernon Dursley | Coppie: Petunia/Vernon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Petunia Dursley era seduta sul letto di camera sua.
Guardava sovrappensiero la stanza, cercando cose dimenticate da mettere in valigia.
Colui-che-non-deve-essere-nominato era tornato e dovevano, lei, suo marito e suo figlio, partire per la loro incolumità; essendo gli unici parenti del suo nemico mortale: Harry James Potter.
Al pensiero di lasciare la casa dove aveva costruito una vita le si strinsero le budella.
Eppure, doveva farlo.
“ Petunia andiamo! Stanno arrivando!” la voce di suo marito, Vernon Dursley, la riportò crudelmente alla realtà.
Chiuse l’enorme valigia sopra la pila di magliette e foto e si diresse verso il pianterreno.
Era a metà delle scale, quando le si affacciò suo nipote, Harry Potter e si perse in quegli occhi, così verdi, come i suoi.
Fu per un’istante teletrasportata indietro nel tempo con la memoria.
“Si trovava sul bordo di un binario a King’s Cross, la stazione di Londra.
Non era però un binario qualsiasi, un cartello enorme citava: Binario 9 ¾ Espresso per Hogwarts.
Fissava fingendo disinteresse l’enorme espresso color vermiglio, circondato da vapore bianco, che si ergeva fiero sulle rotaie, mentre un tumulto di bambini e adulti si abbracciavano, chi correva dentro, chi salutava, chi piangeva.
<< Tunia. >>.
La voce di sua sorella, Lily Evans, la riportò alla realtà. Era poco più bassa di lei, i capelli rossi le ricadevano dolci sulle spalle. Indossava una comunissima maglietta viola e dei jeans appositamente strappati al ginocchio, scarpe da ginnastica.
Petunia si guardò in giro e vide i genitori che chiacchieravano animatamente con un’altra famiglia che, a giudicare dagli abiti straordinariamente ordinari in mezzo a quel miscuglio di vesti di colori sgargianti e cappelli a punta, dovevano essere normali come loro.
<< Tunia. >> ripeté Lily, guardandola con quei suoi occhi verdi intenso.
<< Che vuoi? >> rispose Petunia, scoccandole uno sguardo di sfida.
Lily non parve stupita dal trattamento riservatole, probabilmente se lo aspettava.
<< Sto per partire e voglio salutare mia sorella. >>
Senza preavviso delle lacrime iniziarono a scorrerle sul viso, qua e là puntellato da lentiggini infantili.
Petunia fu tentata di abbracciarla, come aveva fatto tante volte in passato quando si era messa a piangere, ma la volontà, la necessità di odiarla fu superiore.
Le lanciò uno sguardo di indifferenza.
<< Beh, ciao. >> disse, facendo per raggiungere i genitori, ancora assorti nella conversazione.
Lily la prese per la manica del cappotto e la trattenne, costringendola a guardarla negli occhi.
<< Tunia ti prego! Non volevo, ti giuro, non volevo offenderti! Tu non immagini quanto vorrei che tu potessi venire con me! Ti scriverò ogni giorno, raccontandoti ciò che succede ma ti prego, perdonami! Sei mia sorella e io ti voglio bene e so, anche se ora lo neghi, che anche tu mi vuoi bene. >>
Petunia si fermò, sorpresa dalla forza che quelle parole emanavano.
<< Tunia ti prometto che appena arrivata andrò dal Professor Silente e lo supplicherò di accettarti. >>
Fu come se l’avesse colpita con uno schiaffo.
Rimarcarle così la sua diversità, la sua inferiorità?
No. Non gliel’avrebbe permesso.
<< Pensi che io voglia andare a quella scuola per mostri? IO non sono un mostro, a differenza tua! >> urlò Petunia con tutto l’odio possibile.
Lily scoppiò a piangere e la lasciò andare.”
 
<< Ehm…zia Petunia? Tutto bene? >>
Petunia venne scaraventata al presente.
Harry la fissava, evidentemente preoccupato, probabilmente sembrava un’idiota, bloccata in mezzo alle scale con la valigia in mano e lo sguardo vuoto da chissà quanto tempo.
Poi rivide gli occhi e per un secondo pensò di avere davanti la sorella.
In un tentativo di indifferenza, nonostante il colpo che quegli occhi le avevano procurato, finse di guardare dietro ad Harry e disse: << Ovvio, perché non dovrebbe? Portami questa valigia fuori, mi sono dimenticata una cosa. >>
Harry, evidentemente sollevato dal tono di superiorità, che quindi denotava la sanità mentale della zia, prese la valigia ed uscì.
Petunia corse in camera da letto, aprì l’anta dell’armadio e scostò tutte le cose inutili lasciate lì, come giacconi vecchi e calzini spaiati.
Eccolo.
Un piccolo album di foto, azzurro cielo.
Petunia lo prese, le mani che le tremavano.
Una scritta con una calligrafia per lei riconoscibilissima recava:

A Tunia, con amore,
                         Lily


Erano circa dieci anni che non lo apriva ed era evidente, data la polvere che si era depositata e che prontamente uscì fuori appena Petunia lo aprì.
Non erano foto normali, erano foto magiche.
Infatti i visi che la guardavano si muovevano, come se stesse guardando dei minuscoli schermi televisivi.
Un uomo sulla ventina, dai capelli arruffati che tanto aveva cercato di cambiare nel figlio, la guardava mentre faceva il solletico ad un piccolo Harry.
Petunia girò la testa e la vide.
La sorella, anch’ella sulla ventina, ammirava il figlio ridendo, i capelli rossi  svolazzavano al vento del loro giardino, gli occhi verdi scintillanti.
Girò pagina e vide se stessa, sui sette anni, abbracciata ad una piccola Lily di sei anni, che piangeva a dirotto.
Se lo ricordava bene, era il suo primo giorno di scuola.
Lily era disperata perché non voleva che la lasciasse da sola.
<< Petunia! Sono arrivati, dobbiamo andare! >>
Petunia, scossa dalla voce del marito al piano di sotto, chiuse l’album di fretta, da cui cadde un foglietto.
Petunia lo raccolse e si mise a leggere:

Tunia, spero tu  non butterai questo album, perché esso rappresenta tutto l’amore che provo per te.
Tunia, sei la mia unica sorella, e ti voglio un bene dell’anima, nonostante le nostre differenze, ci accomuna un passato e, spero, un futuro in comune.
Sappi che ti vorrò sempre un mondo di bene.
Con affetto,
               Lily


Prima che riuscisse ad impedirlo una lacrima bagnò il foglietto.
<< Petunia forza! >> la incitò il marito.
Petunia si asciugò velocemente il viso e ripose con cura l’album nella borsa.
Scendendo le scale, trovò suo marito che parlava con due maghi, data l’evidente anormalità dei loro vestiti: uno indossava una cuffia da doccia, un poncho  e un paio di pantaloni alla zuava. L’altra indossava un orribile vestitino a fiori con tanto di cappello viola a merletti e stivali da cavallerizzo.
<< Oh bene, molto bene. Abbiamo già salutato, sarà meglio muoverci. >> disse Vernon.
I due maghi, Dudley e Vernon uscirono nel vialetto, lasciando Petunia e Harry da soli all’entrata.
Petunia guardò suo nipote, così simile al padre che aveva tanto odiato ma allo stesso tempo così uguale alla sorella che aveva tanto amato.
Una parte di lei voleva andarsene senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, l’altra voleva abbracciarlo, piangere e supplicarlo di perdonarlo per ciò che aveva fatto in tutti questi anni, per come aveva deluso Lily.
Infine, non riuscì a dire nulla.
Harry tese una mano, tentando un sorriso e disse: << Beh, a presto. >>
Petunia la strinse, tentando di far entrare in quel minuscolo contatto tutto ciò che provava.
Forse ci riuscì, perché scorse un lampo di comprensione negli occhi della defunta sorella.
<< Petunia, muoviti! >> si sentì urlare da fuori.
Non riuscendo ad aggiungere altro, uscì dalla porta.
“ Lily, perdonami se puoi e veglia su tuo figlio.”
Pensò, guardando al cielo.
Non sapeva se l’avrebbe mai più rivisto ma mai come in quel momento ebbe voglia di tornare indietro di diciotto anni e mettere da parte quel dannato orgoglio che le aveva impedito di andare dalla sorella, quando questa l’aveva invitata a festeggiare la nascita del figlio, il figlio che tanto aveva amato, il figlio che a cui lei aveva reso la vita un inferno.
Si voltò.
Harry la guardava pensieroso, probabilmente confuso da quella stretta di mano.
Poi, sorrise.
Petunia alzò la mano e lo salutò, si girò, fingendo di guardare per un’ultima volta Privet Drive e asciugò le lacrime che sapeva stavano per arrivare.
Poi salì in macchina insieme al figlio e al marito, che troppo impegnati a guardare come il mago tentava di accedere l’auto Babbana con l’accendi sigari non avevano notato nulla.
Aveva ancora l’album in borsa.
Lo tirò fuori silenziosamente e riguardò la foto dove abbracciava Lily.
“Scusami, ti voglio bene.” pensò, prima di rimettere il tutto dentro e partire verso l’ignoto.
  
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