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Autore: Duca di Curadore    07/10/2012    1 recensioni
''Tutto è lucido, tutto è forza, tutto è volontà e vitalismo. Le energie mi prendono da sé e mi portano verso quella fresca aria, come in una danza leggiadra da sempre conosciuta. E corridoi e stanze grigie scompaiono dietro la coda dell'occhio, portati via da un vento nuovo, sono fuori. Solo la collina di fronte.''
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un colore meraviglioso pervade le pareti, raggi di luce dai finestroni, i riflessi sui muri dal mio magro punto di vista. Piombato su un letto in un oceano di immunodepressione.E tra i brividi e le convulsioni medito l'impresa, un cuore debole brama la luce come un vecchio girasole. Raccolgo il poco fiato e con  dolore riesco a girarmi. Gli occhi ne sono ustionati da quel che vedo, chiarore puro, e col tempo, i contorni dell'orizzonte lontano sulla collina. Lì nè ospedali nè flebo,  nè qualunque stronzata possa aver fatto negli ultimi 30 anni, solo un albeggiare su quegli alberi in sommità. Così lontani ed  irraggiungibili, ma devono essere bellissimi.
 
 Poi una nuvola di freddo, e tremori e deliri,e urla, e sagome intorno, voci sfocate e frettolose:
 
''- E' nuovamente in crisi.-
  Di altro metadone non se ne parla, siamo già oltre.-
  - Chiamatelo.-
  - Ma può essere la volta buona che fa il volo. -
  - A questo punto che se lo faccia, purchè in silenzio e la smetta di rompere
  E che faccia in fretta prima che passi il primario o qualcun'altro.''-
 
Nel delirio ora solo un vuoto, un pozzo nero dove contorcendomi non afferro nulla, vampate e gelate come correnti, e quella luce, presente, ma intoccabile e  celata ormai, come in una coltre grigia.
Un tempo lungo, dilatato e sospeso intercorre,  scandito da respiri veloci e affannosi e battiti sordi.
Nella confusione distaccata qualcuno mi afferra il braccio, ed in mezzo ad altre voci ne ricosco una che non sa di giorni felici, voce roca e modi rozzi nel  trafficare. Una stretta improvvisa sul mio arto sospende tutto.
Un pizzico indefinito aprì la via alla pace, l'ondata di bene e di vita mi pervase fino all'ultimo capello.
 
Ora le voci e le sagome spariscono, solo ma felice, in una calma euforia distinguo luci, colori, odori e suoni; e non sono quelli miseri di una camera di  degenza, ma un aria fresca, nuova ed esotica sembra pervadere il tutto. Anche i respiri, i pensieri sembrano trovare nuovo senso in questo nuovo mondo  libero.
 
E poi dalle finestre un odore e dei raggi antichi, sepolti da un tempo immemorabile. Quei raggi di luce mattutini che trafiggono granelli di polvere  sospesi, la fotografia dell'infanzia, e se la gioventù può avere odore sensibile io ora potevo sentirlo.
 
Quell'orizzonte già abbozzato prima ora più vivo che mai, e sull'ultima linea, i contorni di alberi meravigliosi, antichi e giovani allo stesso tempo.
Mi chiamano, con fronde vivaci su sfondi diafani, e le scuse per restar fermo tacciono invece.
 
Tutto è lucido, tutto è forza, tutto è volontà e vitalismo. Le energie mi prendono da sè e mi portano verso quella fresca aria, come in una danza leggiadra  da sempre conosciuta. E corridoi e stanze grigie scompaiono dietro la coda dell'occhio, portati via da un vento nuovo, sono fuori. Solo la collina di fronte.
 
 
Non c'è fatica nella risalita, ogni passo le gambe sono più fresche e veloci e il mare verdeggiante intorno a me mi spinge con sè, verso l'alto, in una  corrente le cui onde hanno il ritmo dei miei battiti.
 
La sommità è fatta di campi luminosi,ed una brezza cristallina mi attraversa mentre mi addentro tra le prime piante incontrate.Lucidità.
 
E tutto diventa più fitto, così velocemente da portarmi in una vera e propria foresta di grosse foglie. Sfiorano la mia testa sfuggente nella corsa,  portandomi tra i filari di un gigantesco orto. Non uno qualunque, un orto antico per me, l'infanzia stessa attaccata alla terra. Ed ero nuovamente giovane,  giocando perso tra il verde e quei canali stretti nella terra.
Raggi penetrano tra le foglie e i solchi, e dalla parte est di quel fazzoletto di terra coltivato sento una vecchia voce amica, vado incontro e vengo  afferrato da una mano esile improvvisa. Alla mia destra c'è Aki, quanto tempo! Un'estate insieme a giocare decenni fa, quando suo zio ,quello strano signore  Giapponese dalla passione per aggeggi particolari, veniva dalle nostre parti per qualche tempo. Chissà che fine aveva fatto pure lui. La risposta non si fa  attendere per molto e insieme arriviamo alla vecchia baracca di legno nella radura dove soggiornavano. Lui era li, sornione, con la sua lunga barba a trecce  fini; e sopra tutto quanto l'ombra di una enorme mongolfiera blu ormeggiata nell'aria. Era pronta. Nessuno dice nulla e abbiamo tutti una specie di sorriso  sulle labbra. Mi guardo il mio braccio per un ultima volta, è liscio, giovane e pulito. Saliamo e molliamo le corde. Pezzi di frasi e parole sembrano  sventolare per qualche istante insieme ad ormeggi:
 
Ricerche
Fuggito dal reparto
HIV
Malato Immunodepresso
Tossicodipendente.
Sparito
Trovato deceduto qualche chilometro fuori dall'ospedale
Indagini
Polemiche
 
Una nuova brezza le porta lontane facendole sparire per sempre. Galleggiamo nell'aria spediti e sopra campi illuminati, l'orizzonte ci trafigge,e una  fragranza esotica e allo stesso tempo familiare pervade l'atmosfera. Loro mi guardano complici. Casa è vicina.
  
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