Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: hikachu    07/10/2012    1 recensioni
I Gold Saint tra infanzia ed adolescenza, negli anni prima della Notte degli Inganni.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un’eredità di solitudine (Kanon)

 
 
Il fico è ancora fresco tra le sue mani. È morbido e liscio come la guancia di Saga quando, a letto, premono i visi l’uno contro l’altro e si lasciano andare prima al reciproco calore e poi al sonno.
 
Il fico è però fragile: basterebbe scagliarlo con un po’ di forza contro la parete o – davvero – lasciarlo cadere in terra e si spappolerebbe. Bianco, rosso e tenero come le cervella di loro padre, scivolato giù dagli scogli per disincagliare una rete da pesca.
 
Che morte stupida, è tutto ciò che Kanon riesce a pensarne. Né una tempesta, né pirati, né una qualche creatura marina affamata: semplicemente, morire facendo quello che fai da una vita. Morire di pura stupidità.
 
Era piccolo – ancora più piccolo di adesso – quand’è accaduto e proprio non gli riesce di versare lacrime per un uomo di cui ricorda solo il nome e solo perché la sua vedova, negli anni, non ha mai smesso di invocarlo, come se i fantasmi potessero lasciarle dracme sul tavolo o riempire lo stomaco dei suoi bambini. Kanon ricorda solo il nome e un cranio fracassato: clic, l’immagine come una foto che non sbiadisce nella sua testa e non lascia spazio a nient’altro.
 
Finalmente, il fico gli sfugge dalle mani: splat. È un macello sul pavimento e, proprio come si aspettava, Kanon vi rivede suo padre come non saprà mai rivederlo nel volto di un essere umano.
 
Saga, pensa orgoglioso, di questo fico ha solo la morbidezza e solo per ora. Saga, come Kanon, non è né stupido né fragile come un pescatore che incespica sugli scogli viscidi in una bella giornata di agosto. Loro sono stelle fatte carne che con i propri pugni possono far tremare gli altri astri e tramutarli in polvere; possono far tremare la terra e fendere il cielo. Questo gli hanno detto, al loro arrivo ad Atene, e sin dal primo momento, Kanon ha sentito che era la verità.
 
Ma quello stesso giorno gli hanno anche spiegato: vi è solo un cloth per l’unico guardiano del terzo tempio. I gemelli ruminavano su quelle parole mentre il sole cuoceva la terra rossa dell’arena e le loro spalle.
 
“Tuttavia, gli astri hanno prescelto un individuo che vive in due corpi per quest’epoca—cosa tutt’altro che rara, per la costellazione dei gemelli,” era l’ultima cosa che Kanon aveva sentito prima che la voce dell’istruttore divenisse un ronzio lontano, che si dissolveva nel vento proveniente dal mare e nel rumore delle onde. Poi, Kanon ricorda l’odore salino, appena percettibile dal colle dell’Acropoli, e quello pungente della pelle di Saga scottata dal sole o forse della sua—non avrebbe saputo distinguere, non quando erano così vicini, fianchi e costati premuti assieme, tenendosi la mano di nascosto.
 
Non sono mai stati in competizione prima d’ora, se non per vedere chi finiva prima il pranzo per poter uscire di casa a giocare, o chi poteva arrampicarsi sul ramo più alto della quercia secolare appena fuori dalle mura decrepite del villaggio. Kanon capisce che nemmeno questa dovrebbe essere una competizione perché una donna può mettere al mondo una creatura sola per volta e anche tra gemelli c’è quello che viene prima e quello che viene dopo—che fintanto che Saga resterà forte almeno quanto lui ed in vita, le vestigia resteranno implicitamente sue. Kanon capisce che non c’è spazio per un conflitto, in tutto questo, che non sia quello silenzioso nel suo cuore.
 
Kanon capisce bene, ora, di essere diventato l’ombra nel momento stesso in cui ha deciso di seguire suo fratello. È un pensiero che lo riempie di rabbia; vergogna, quasi, come se si fosse lasciato ingannare, cogliere dal più insulso degli scherzi di cattivo gusto.
 
Ma Saga, che per una volta sembra incapace di leggergli lo sguardo e i pensieri, continua a porgergli la mano quando si allenano insieme e lui viene scagliato a terra. Kanon, che non sceglie sempre di afferrarla, aspetta quel gesto come la tacita conferma di un legame che non si è ancora spezzato, e continua ad offrire la sua quando è Saga a ritrovarsi con la polvere nei capelli e negli occhi.
 
Di notte, Saga si stringe a lui: gambe intrecciate, mani strette, fronti che si toccano e le punte dei loro nasi che si fanno un po’ umide col respiro dell’altro. Quando parlano, a volte, le loro labbra si sfiorano nello scivolare da una parola all’altra.
 
Kanon pensa che non sa che farsene di questo mondo sospeso nel tempo che li ha inghiottiti; gli sembra solo che la dea sia lontana come il dio di cui parlava sua madre e il sermone in chiesa, e che non garantisca giustizia. Ma il calore di Saga scende come melassa sui suoi pensieri e li spegne come stelle piccolissime. Saga potrebbe divorare il mondo, se volesse—è una rivelazione meravigliosa.
 
“Presto, fratello,” Kanon mormora pensando al cloth e al futuro che ha letto negli occhi del loro maestro.
 
Saga sospira e prega Atena di regalargli il sonno al più presto: non sta fuggendo; cerca solo pace, ma in qualche modo il rumore delle onde gli riempie la testa, si mischia al ronzio del suo sangue e quello di Kanon, e non gli dà requie. Saga conosce già il suo destino e ne è così certo che, a tratti, ogni altra cosa di sé gli sfugge. Farò ciò che è giusto, si promette e comanda. Però ora lasciami dormire, e non sa se si riferisca a Kanon o ad Atena o al mondo o a qualche altra parte di sé.
 
Un giorno non molto lontano, Kanon, che il mare lo ha negli occhi e nel cuore, realizzerà che Saga ha infine davvero dimenticato se stesso e il suo destino; che il sogno è diventato miraggio d’ambizione. Ma quel giorno, per Saga e Kanon stesso, sarà già troppo tardi.
 

---

 
Kanon ha quasi dodici anni quando decide di passeggiare per le vie del Santuario in pieno giorno. È una scelta impulsiva, insensata, che potrebbe addirittura far arrabbiare Saga—ma forse è proprio questo che Kanon vuole: l’emozione violenta sul viso di un dio, il riscoprire l’umanità in quella specie di statua sconosciuta.
 
Ricorda che sei anche mio fratello, Nobile Saga di Gemini. E cosa ne sa il Santuario, cosa ne sa il Pontefice; il Santuario avrà la tua carne, avrà il tuo cosmo, ma io sono stato con te dall’inizio: prima di loro, prima di nostra madre, prima del mondo. Io sono stato te, prima di diventare Kanon, prima che tu diventassi Saga. E cosa ne sa il Santuario, cosa ne sa il Pontefice, di tutto questo.
 
Cosa ne sa Atena.
 
Non sceglie le vie principali ma non fa nemmeno lo sforzo di nascondersi, ombra tra le ombre, come ha fatto per quasi tutta la sua vita. Semplicemente, segue i sentieri più tranquilli, che sono anche quelli più scoscesi e circondati da boschetti che, in alcuni punti, si sciolgono nella macchia mediterranea.
 
Ad un certo punto, alberi e arbusti si aprono come un sipario su un pendio roccioso, non troppo alto. Giù, alla base, Kanon vede un gruppo di scogli. Davanti c’è l’Egeo, immenso ed incredibilmente blu, ma i suoi occhi restano incollati sulla pietra, inviscidita dalle onde.
 
“Saga!”
 
C’è qualcuno – un ragazzo, nastro rosso sulla fronte, tra i capelli e nel vento – che corre verso di lui. Gli occhi di Kanon si spalancano, la bocca si secca, mentre il panico della sorpresa schiaccia la voglia di ribellione.
 
“Non pensavo fossi già qui!” Aiolos di Sagittarius ride quand’è abbastanza vicino da afferrare i polsi di Kanon.
 
La presa non è delicata, né propriamente gentile, ma c’è qualcosa di insolito in essa, qualcosa che Kanon non conosce, che non ha mai conosciuto nel tocco di un’altra persona. È qualcosa di segreto, realizza, un segreto che Saga gli ha taciuto.
 
Il profumo dei pini marittimi si fa nauseante, lo stordisce.
 
Kanon vorrebbe urlare perché è arrabbiato, perché è stanco, perché è confuso e non sa quale sia il suo posto in questo mondo segreto che gli ha rubato tutto; invece spinge via Aiolos e mentre corre lontano pensa, spero che tu sia caduto su quegli scogli.
 
Gli torna in mente il fico, spappolatosi sul pavimento anni prima, ma questa volta non vi rivede suo padre: Kanon non è sicuro se si tratti di Saga o di se stesso.
 
Cosa ne sa Atena.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: hikachu