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Autore: Styna    07/10/2012    2 recensioni
Due pozze azzurre mi guardavano con insistenza, stavo andando in tilt e la cosa non mi piaceva, solitamente ero molto spigliata con le persone che si dimostravano "moderne" ovvero non mi giudicavano per l'aspetto che avevo ma tentavano di andare oltre all'apparenza.
Spesso la gente non si curava neanche di rivolgermi la parola in casi del genere.
Presi un po di coraggio, dopo tutto era una persona normale mica un Dio!
E' una storia scritta a quattro mani ovvero da Luri07 e Stivy Echelon
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ina/Stivy Echelon

Erano distesi nel grande letto a due piazze, le coperte erano leggere e fresche, un lenzuolo di cotone blu copriva leggermente il letto dove si stavano scoprendo pian piano.
La schiena nuda di Shannon si alzava e si abbassava contemporaneamente con il petto di Hope, con dei baci leggeri percorreva un tracciato sul corpo della ragazza che fremeva sotto quel tocco e al respiro caldo che le scaldava sempre più la pelle.
La ragazza era coperta ancora da una lingerie in pizzo nero con dei fiocchi rossi. Le grandi mani di Shannon vagavano liberamente, prima le accarezzava i capelli mentre le baciava dolcemente il naso facendo sorridere la ragazza, poi la baciava con passione mentre disegnava piccoli ghirigori sulla pelle candida che sembrava avvampare ad ogni tocco.
Le mordeva il lobo dell’orecchio mentre dolcemente le sussurrava un  < < Sei bellissima quando arrossisci sai? > > E lei prontamente imporporava le gote, le baciava il collo avido alla ricerca del punto debole della ragazza. Lei intanto si lasciava scoprire succube di quelle attenzioni che mai nessuno le aveva riservato.
Nei punti a lei più sensibili il bel batterista dedicava maggiore cura, gli piaceva il fatto che la ragazza gemesse sotto il suo tocco, gli piaceva che di tanto in tanto il suo nome uscisse strozzato da quelle labbra così morbide da baciare, gli piaceva il fatto di poter assaporare il profumo di cioccolato della pelle candida come la luna.
Lei amava poter baciare quelle labbra dal sapore di tabacco e liquirizia. Lentamente anche lei aveva iniziato a scoprire il corpo dell’uomo che l’aveva fatta impazzire grazie ai baci languidi.
Aveva iniziato a baciargli la Triad tatuata dietro l’orecchio per poi scendere fino all’incavo del collo e tornare a stuzzicargli le labbra con piccoli baci alternati ad altri più passionali e vogliosi, gli mozzicava il labbro per poi tirarlo leggermente e concentrarsi su un’altra parte del muscoloso corpo.
Si era messa più comoda poggiandosi a cavalcioni su di lui, con le mani che viaggiavano libere sulla schiena leggermente imperlata di sudore sentiva i muscoli irrigidirsi sempre di più, il respiro farsi più pesante e la voglia di lui aumentare. Lui la stuzzicava lei sussurrava il suo nome tirandogli i capelli, lei lo stuzzicava e lui la stringeva più stretta sui fianchi ed immergeva la faccia tra i suoi capelli per imprimere nella memoria l’odore di lavanda e fiori di ciliegio, era un’ odore particolare proprio come lei.
Perché nonostante avesse sofferto le pene dell’inferno aveva ripreso in mano la sua vita e ne aveva ricostruito accuratamente ogni singolo tassello. Aveva perdonato cose per cui molti avrebbero ucciso, aveva perdonato perché lei era un’ essere speciale che aveva preso la parte peggiore della sua vita ed era riuscita a vincere la tristezza ed il dolore per crearne qualcosa di bello.
Lui la guardava in quei occhi color smeraldo che lasciavano trasparire un silenzioso grido di aiuto, un bisogno puro d’amore, perché per quanto lei volesse apparire forte le ferite erano ancora aperte e sanguinavano giorno dopo giorno sempre di più. Voleva qualcosa che potesse lenire il dolore e Shannon era sicuro di poterla aiutare.
Lei lo guardava, sembrava essersi incantato ad osservarla.
< < C’è, c’è qualcosa che non va? > > Gli chiese scostandosi leggermente, un velo di delusione era calato sul suo volto.
< < Nu-nulla, ti osservavo … > > Le disse spostandole una ciocca di capelli che le era ricaduta sul volto < > Lui la guardava tentando di trasmetterle il dispiacere che in quel momento provava.
A quelle parole la ragazza si spostò definitivamente e si sedette al lato del letto. Una piccola lacrima solitaria le rigò il viso ancora accaldato. Non volle neanche asciugarla, la lasciò scivolare lentamente e cadere giù fino a farla atterrare sulla coscia nuda.
Il ragazzo le si avvicinò, si sentiva in colpa. Aveva rovinato quel bellissimo momento, si stava leggermente avvicinando quando di scatto si ritrovò premute sulle labbra quelle di Hope. Era un bacio rabbioso e passionale, era salato e liberatorio. Le unghie della ragazza si conficcarono nella schiena dell’uomo e lui la caricò in braccio e contemporaneamente le gambe di lei gli circondarono la vita.
La scia di quei baci bollenti seguiva il ritmo delle mani di Shannon che slacciavano il reggiseno della ragazza un gancetto alla volta.
Lanciato via l’indumento inutile iniziò a stuzzicarle il seno, martoriando la ragazza che gemette. Il batterista seguendo le forme della ragazza con le mani arrivò alla stoffa in pizzo e proprio quando stava iniziando a sfilargliele un rumore lo interruppe.
Era un rumore deciso, un trillo prolungato appartenente alla porta d’ingresso.
< < Hope ci sei?! > > la voce era ovattata, la porta d’ingresso divideva ancora quel momento perfetto dal mondo reale.
< < Non mi importa, farò finta che non ci sono … > > Disse prima che la voce maschile parlò di nuovo. Il suono non era più distante e ovattato, era così chiaro che sembrava provenire proprio dal salotto. I due si immobilizzarono, e il cuore tamburellava un ritmo veloce proprio nella testa di Hope impedendogli di pensare. Improvvisamente la ragazza ricordò tutto. Si ricordò dell’estate passata quando aveva dato una copia della chiave del suo appartamento a Brian per controllare la posta e pagare l’affitto, si ricordò anche di non averle mai riprese e ora quel ragazzo era in casa sua. Si alzò di scatto da letto prese la maglietta che giaceva sulla sedia, ormai si era completamente asciugata. Era lunga abbastanza per coprirle metà coscia ed era evidentemente maschile. Era viola ed aveva stampato avanti Brooke, il teschio di One Piece, e dietro una frase.
Si legò in una cipolla i capelli e lanciò i vestiti a Shannon che stava imprecando mentalmente per l’interruzione. Non capiva perché Hope era scattata in piedi, non si era accorto della voce fin troppo vicina.
La ragazza aprì la porta di scatto e si ritrovò Brian intento a posizionare accuratamente dei dischi in vinile su una mensola. Quando il ragazzo sentì la porta aprirsi sorrise e si avvicinò a Hope per salutarla con un affettuoso bacio che la ragazza respinse.
< < Ma cosa ci fai in casa mia? > > urlò al ragazzo. Il sorriso radioso scomparve per far spazio a un espressione di completo imbarazzo.
< < Non rispondevi alle chiamate, non mi hai aperto la porta...e allora sono entrato > > rispose come per scusarsi. Nel frattempo Shannon aveva fatto capolino alle spalle di Hope accarezzandole il braccio. Brian sbarrò gli occhi e puntò il suo sguardo dritto sul ragazzo.
< < E tu chi sei?! > > Chiese Shannon. Era ovviamente molto arrabbiato. Brian non rispose, lo fissava e basta.
< < Non capisco come ti sia venuto in mente di entrare in casa mia > > Era molto arrabbiata, odiava quando qualcuno si prendeva libertà non concesse.
< < Volevo solo farti una sorpresa, ti ho trovato dei dischi in vinile. Li stavi cercando> > parlava lentamente e con voce bassa continuando a fissare Shannon. Hope scosse la testa.
< < Brian, dammi li chiavi e esci da casa mia > > disse la ragazza fredda. Allungò la mano con il palmo aperto e Brian poggiò li le chiavi.
< < Voi...cioè lui...come vi conoscete?! Perché è..anzi siete mezzi nudi?! > > chiese quando riuscì a staccare lo sguardo da Shannon,  che iniziava a infastidirsi, per spostarlo su Hope.
< < Credo non sia affar tuo > > rispose Shannon < < Mi pare che Hope ti abbia chiesto di uscire, perché sei ancora qui? Fuori > > disse poi con tono imperativo. Brian guardò Hope sperando in una sua protezione ma la ragazza indicò la porta. Con lo sguardo basso il cassiere si diresse verso la porta e uscì.
Hope sbuffò sonoramente e si mise seduta sul divano. Non c’era verso, qualcosa doveva sempre andarle storto. Shannon tornò in camera da letto e raccolse i suoi vestiti asciutti.
< < Io...vado > > disse avvicinandosi a Hope. La ragazza di alzò in piedi 
< < Aspetta, ti ridò la maglietta, quella non è la tua > > Shannon aveva indossato di nuovo la maglietta di qualche modello. Proprio mentre stava per sfilarsela il ragazzo lo bloccò
< < Tienila Hope, non preoccuparti > > Le rispose. Seguì un momento di completo silenzio. Shannon si avvicinò e le donò un dolce bacio sulla fronte. Hope voleva stringerlo in un forte abbraccio, voleva scusarsi con lui, dirgli di tornare anzi, di non andare neanche via ma rimase immobile, impotente sotto quell’innocente bacio.
Lo accompagnò alla porta e trattenendo tutta la rabbia che aveva dentro chiuse la porta mentre il ragazzo scompariva per le scale. 

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Angolo delle autrici
Ciao *w*
Grazie mille a tutte le persone che ci recensiscono e che continuano a seguire la nostra storia. Volevamo avvertirvi che questo capitolo è stato scritto per la prima parte da Ina e l'altra metà da Stivy Echelon;
  
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