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Autore: Reira74    07/10/2012    4 recensioni
E se? E se Melkor avesse vinto e i Valar fossero scomparsi? Dimenticate se potete quello che vi ha raccontato Tolkien e provate a seguirmi in questa ipotetica Terza Era... solo che non c'è stata più nessuna era dopo la Prima che non si chiama neppure prima perché non aveva senso numerarle...
Credo abbiate capito il concetto, Melkor ha vinto, ma dove c'è un Tiranno ci sono dei valorosi Eroi che gli si oppongono. Se vi interessa conoscerli aprite la porta ed entrate in questo nuovo mondo....
NOTE: Avevo cancellato questa storia per sbaglio, chiedo scusa a chi la seguiva
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Melkor vincitore'
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*CAPITOLO 28*



Thranduil era stato di parola, il mattino successivo, dopo aver dormito in stanze accoglienti, anzi, ad onor del vero stanze così lussuose che solo Ar-Agorn e Olórin ne avevano viste di simili e talmente tanto tempo prima da ricordarle a malapena, erano stati svegliati da alcuni valletti che li avevano informati della partenza appena fossero stati pronti.

Nelle loro stanze erano state riempite vasche fumanti con una scelta di essenze profumate che non avrebbero mai neppure potuto immaginare, e sui loro letti posati eleganti abiti dalla foggia elfica dei quali tutti, tranne Gimli che -Mai e poi mai, mi vedrete vestito come una donna!-, avevano approfittato.

Esgalwath, aveva guardato disgustato quelle vesti eleganti dai colori così chiari che mai in vita sua aveva pensato di indossare, aveva osservato e toccato per un tempo infinito quel morbido tessuto verde pallido rifinito d'argento, guardando con rimpianto la sua casacca nera... e a brandelli... in realtà non è che avesse molta scelta, non andava di certo in giro con un guardaroba nello zaino, e dei suoi abiti restava molto poco dopo l'avventura nel deserto... “Ma proprio verde dannazione! E così chiaro!” Per un'istante pensò di richiamare il valletto e farsi portare qualcos'altro, ma non era nel suo carattere comportarsi da principino viziato, per giunta avrebbe rischiato di ritrovarsi il padre nella stanza.

Il padre... Com'era strana quella parola... La sera prima si era presentato chiedendogli il permesso di parlare, si era presentato alla sua porta, non lo aveva fatto convocare, e questo, sebbene gli costasse ammetterlo, gli aveva fatto piacere, lui non era mai stato il genere di persona alla quale gli altri mostravano questo rispetto, chi aveva bisogno di lui lo faceva chiamare, era così prima ed era stato così anche dopo che era fuggito, ma quell'elfo... un Re... si era presentato alla sua porta e aveva chiesto di parlare, lo aveva chiesto semplicemente, non ordinato, e lui aveva ascoltato.


-L'inizio della storia già lo conosci, erano passati migliaia di anni da quando ci rifugiammo in questi luoghi, non tanti quanti sono stati per voi, ti accorgerai presto che qui il tempo scorre in maniera diversa, è un effetto della magia dei Valar, neppure noi ne eravamo a conoscenza finché non venne deciso che dovevamo conoscere il destino al quale erano andati incontro i nostri fratelli di Lòrien, mi offrii volontario, molti erano ancora scossi per la guerra e i loro cuori non avrebbero retto la scoperta di altri fratelli morti.

Avrei voluto andare solo, ma tua madre non lo permise, era una guerriera, e non solo nel corpo ma soprattutto nello spirito... combatteva come te, con due lame gemelle aveva una grazia innata, non ti ho mai visto lottare ma sono certo che vedendoti potrei rivedere la sua danza... le somigli, hai i suoi stessi occhi e lo stesso fisico esile eppure tanto forte... non mi avrebbe mai lasciato partire da solo... discutemmo a lungo, le feci presente le sue condizioni, la accusai di essere egoista e di pensare solo a se stessa, ma alla fine fu lei ad averla vinta, la sua gravidanza era appena iniziata e non le avrebbe creato problemi, avremmo dovuto uscire solo per qualche settimana, muoverci furtivamente, stare alla larga dai pericoli accertarci delle sorti del Bosco d'Oro e tornare... era rischioso, certamente, ma niente che non fosse in grado di affrontare, e niente le avrebbe fatto cambiare idea.

Devi sapere che la sua famiglia... quelli che sarebbero stati i tuoi zii, vivevano in quei luoghi, come potevo negarle il diritto di conoscere la sorte dei suoi fratelli?

Partimmo in silenzio, alcuni avrebbero voluto fermarci per paura, altri invece avrebbero voluto seguirci, non potevamo permettere ai primi di farlo per la necessità di conoscere il fato dei nostri compagni, e non potevamo permetterlo neppure ai secondi perché maggiore fosse stato il nostro numero più facile sarebbe stato scoprirci.

La prima parte del viaggio fu tranquilla, giungemmo a Lòrien e tu sai cosa trovammo, anzi, lo sai meglio di me, perché noi non avemmo il cuore di addentrarci nella palude, se lo avessimo fatto... se lo avessimo fatto quante cose sarebbero potute cambiare? Ma è inutile porsi simili domande, il passato non si può mutare, e noi non entrammo.

Col cuore in lacrime e lo spirito greve ci avviammo sulla via del ritorno, forse fu proprio la nostra pena a farci commettere quell'imprudenza che ti ha causato tanto dolore, noi non li vedemmo arrivare, non prima che loro vedessero noi almeno... una pattuglia di orchi, erano almeno una ventina e appena ci fiutarono parvero impazziti dalla gioia della caccia.

Prima tentammo la fuga, ma la terra è molto cambiata da quando noi la percorrevamo, il sangue e la malvagità l'hanno ferita e quei luoghi non ci erano familiari come lo erano a loro e presto ci rendemmo conto che sarebbe stato inutile, quindi anche se non era nei nostri piani attirare l'attenzione ci apprestammo a dare battaglia, non avevamo scelta, non potevamo farci catturare rischiando di rivelare i nostri segreti, l'unica soluzione era la morte, o la nostra o la loro.

Ancora una volta le chiesi di fuggire, di metterti in salvo, e ancora una volta lei non volle sentire ragioni, sapeva che solo non avrei avuto scampo, assieme potevamo vincere.

Abbiamo vinto... ma quanto cara ci è costata quella vittoria... la battaglia ci aveva separati, la vidi cadere nelle acque del fiume e venire trascinata via dalla corrente, la cercai, la cercai a lungo, sapevo che era viva, so che non conosci molto del nostro mondo ma un giorno scoprirai che quando ti unisci a una persona tra voi si crea un legame e potrai sapere se quella persona sta bene oppure no, e io sapevo che era viva e se lei era viva... non potevo neppure concepire l'idea che tu non lo fossi... ma i giorni passavano, a volte trovai tracce del suo passaggio purtroppo eravamo entrambi fuggiaschi in un mondo che ci era ostile, vidi il destino dei fratelli prigionieri, li vidi inchinarsi ma mai avrei pensato che lo facessero obbligati con la magia... conosco Morgoth e gli Abissi di Oscurità in cui è caduto, ma non potevo immaginare fosse giunto a questo nella sua folle mente, ma forse la preoccupazione per il vostro destino non mi permetteva di ragionare lucidamente.

Passarono giorni, settimane e mesi senza che riuscissi a raggiungerla... finché una notte lo sentii... quel dolore lacerante al petto... quello strappo violento che mi lasciò senza fiato... non lo avevo mai sentito prima, non ero mai stato legato a nessuno prima di lei... ma per certe cose non sono necessarie spiegazioni, quando una parte di te muore non hai bisogno che qualcuno ti dica che è morta, lo sai e basta... e così seppi che lei era perduta per sempre, assieme al mio bambino... il mio piccolo bambino non ancora nato.

Non riesco a descriverti come mi sentii in quel momento, e ti auguro di non doverlo mai scoprire, sentire che una parte di te muore e non poter fare nulla per impedirlo... avevo perso un figlio e una compagna... in quel momento non riuscivo a comprendere perché stessi ancora respirando, perché il mio cuore batteva ancora se il vostro non lo faceva più? Non ricordo neppure come sono tornato a casa, per anni sono stato solo l'ombra di me stesso finché con pazienza è amore un caro amico è riuscito ad aprire di nuovo il mio cuore... ma non è questa la storia che vuoi sentire... io ho meritato quel dolore... e non merito la gioia che ne è seguita... non sapendo che mentre io ricominciavo a vivere tu soffrivi da solo, schiavo di un destino crudele e di crudeli padroni senza conoscere le tue origini e l'amore che ti aveva concepito...

Tu sei qui per avere delle risposte... e vorrei tanto potertele dare, ma non so cosa accadde quel giorno...

Questa parte della storia non te la posso raccontare, non riesco a spiegarmi come tu sia qui, non era ancora il momento, era troppo presto per te... forse i patimenti della fuga hanno anticipato i tuoi tempi... mi dispiace... so che volevi da me delle spiegazioni, ma non le ho... non so quello che è successo, probabilmente non lo sapremo mai, solo lei poteva dircelo... ma lei non c'è più...

Però, se vorrai credermi, ti posso giurare su quanto ho di più caro al mondo, che lei non ti ha abbandonato, non lo avrebbe mai fatto... Non so quello che è successo, ma so che ti amava, ti prego non pensare a lei con disprezzo, non ti avrebbe mai lasciato se avesse avuto una scelta...

E così non avrei mai fatto io... se solo avessi saputo... mi dispiace, posso solo immaginare quello che deve essere stata la tua vita la fuori, anzi probabilmente non posso neppure immaginarlo, ma non avevo idea... non avrei mai e poi mai smesso di cercare se avessi anche solo lontanamente immaginato...

Io non posso chiederti perdono, non posso chiederlo, non ho il diritto di chiederlo, ma non posso neppure impedirmi di sperare che un giorno vorrai concedermelo... quando ti ho visto oggi... ho avuto paura, paura del tuo odio, paura del tuo disprezzo e ho reagito come uno stolto chiudendomi dietro all'arroganza per non essere ferito... io... non puoi neppure immaginare l'agonia che mi ha dato l'averti perso, ancora non eri nato e già avrei dato la vita per te... sognavo le tue prime parole, i tuoi primi passi, il giorno in cui ti avrei insegnato a tirare con l'arco... poi è tutto svanito... non volevo sperare di avere un figlio e dover sopportare nuovamente il dolore della perdita...-

Aveva concluso con un sospiro, si era aspettato la rabbia e infinite interruzioni, si era aspettato che lui non lo lasciasse neppure cominciare a parlare invece per tutto il tempo non si era mosso, non un sussulto, non un fiato, era restato appoggiato al muro a fianco della porta, così come quando gli aveva aperto e lo aveva fatto entrare, non lo guardava neppure limitandosi a osservare un punto imprecisato davanti a lui, e immobile restò quando lui tacque tanto che si chiese se lo avesse realmente ascoltato, non lo avrebbe biasimato se non lo avesse fatto, lui non lo aveva fatto, ma doveva fare quel tentativo...

Quando ormai si stava rassegnando ad andarsene nel silenzio una voce greve lo fermò

-E' un poco tardi per le mie prime parole, e anche per i miei primi passi- poi si scostò per lasciarlo passare -Ma vi ringrazio per avermi raccontato questa storia- aprì la porta senza aggiungere altro in un chiaro invito ad andarsene.


Gli aveva chiesto perdono, perdono per il loro primo incontro e perdono per non averlo cercato, ma lui non aveva il potere di concedere quel perdono, non poteva concederlo perché non c'era nulla da perdonare... Poteva forse accusarlo di non aver cercato qualcuno di cui non conosceva l'esistenza? Poteva forse accusarlo di essersi nascosto dietro a un muro di freddezza per non soffrire? Sarebbe stato ipocrita da pare sua farlo, lui lo aveva fatto per anni, lui lo stava ancora facendo... No, non gli portava rancore, aveva smesso di portargliene quando era entrato nella cella chiedendo di parlare col suo Estel, in quel momento non gli era importato chi fosse stato in passato quell'elfo e cosa avesse fatto, l'unica cosa che gli importava era che li avrebbe aiutati, e tanto meno poteva portargliene ora, ora che sapeva la verità... Sì, gli credeva, aveva visto la pena nei suoi occhi, lui sbagliava, poteva capire quel dolore, lo aveva sentito mentre portava quell'assurdo mortale tra le braccia, poteva immaginare cosa significasse perdere qualcuno a cui si tiene senza poter fare nulla per salvarlo.

Quindi se gli credeva, e se lo comprendeva, perché provava quell'inquietudine all'idea di averlo di nuovo davanti? Perché quel muro per lui era così difficile da abbattere? Lui non voleva un padre, non voleva neppure degli amici ma si era trovato suo malgrado a provare affetto per quelle persone, e ora doveva accettare questo estraneo? “Dannato mortale! Maledetto il giorno in cui ho accettato quel lavoro!” Mugugnò osservando la strana immagine che gli rimandava lo specchio, una creatura dalla pelle candida e dai capelli lucenti abbigliata d'argento e verde pallido, le linee morbide della veste che contrastavano con quelle attillate più funzionali che era solito usare, si immaginò mentre tentava un'imboscata abbigliato in quel modo e arricciò il naso disgustato.

-Sei meraviglioso- non si era neppure accorto che Tàr era entrato

-Dici?- domandò scettico senza staccare gli occhi dallo specchio

-Legolas, un verde germoglio pronto a sbocciare- sorrise lasciando scivolare la mano sul tessuto lungo il braccio -Dovrei complimentarmi con chi a scelto questo colore-

-Non lo so, mi piaceva il nero- però doveva ammettere che quell'immagine lo attraeva, quello che stava osservando era un principe, non un ladro, non un assassino, non uno schiavo, quello che stava osservando non era Esgalwath, era Legolas, era un elfo, aveva un padre e degli amici e uno scopo... e tante incognite davanti  

-Anche a me piaceva, ma a volte si può cambiare, verrà di nuovo il tempo del nero e delle lame, verrà fin troppo presto il tempo in cui dovrai danzare la tua danza letale, ma per oggi perché non provi a goderti il verde e la luce? Per oggi lascia che sia la seta a carezzarti la pelle e non il duro cuoio- gli sussurrò all'orecchio mentre faceva scivolare il morbido tessuto sul suo fianco provocandogli brividi di piacere

-Conosco le carezze della seta, il loro è un piacere effimero-

-Uno schiavo del piacere conosceva quelle carezze dolorose, il principe Legolas, lui le conosce?-

-Io non sono un...- ma le parole morirono soffocate da un brivido quando quelle mani calde continuando le loro morbide carezze erano risalite lungo i fianchi e avevano cominciato a disegnare cerchi setosi sul suo bacino

-Come io non sono un Re, ma tali sono i titoli che portiamo, un'Ombra o un Cercatore di Reliquie, un Principe o un Re, nero o verde, seta o cuoio, cambia forse qualcosa di quello che siamo?-

-Lui è venuto ieri sera, mi ha parlato- sospirò lasciandosi andare contro il suo petto

-E tu lo hai perdonato-

-Non l'ho fatto, io non ho parlato-

-L'hai fatto- l'elfo si girò appena quanto bastava per incontrare lo sguardo sorridente dell'uomo poi chiuse gli occhi con un sospiro e annuì, riporto lo sguardo sulla sua immagine riflessa, incantato dalle mani abbronzate che scivolavano delicate sul suo corpo, dai riflessi della luce del mattino su quel tessuto pallido che si muoveva sotto quei tocchi.

Lentamente, quasi timidamente, sollevò le sue portandole sulle altre e sfiorandone il dorso con la punta delle dita, percorrendo timoroso le linee dei nervi forti, osservando l'immagine dell'uomo dietro di lui, alla ricerca di un segno che gli dicesse se quei tocchi gli erano sgraditi oppure che lo incoraggiasse a continuare, il volto alle sue spalle non mutò ma gli parve di sentire un cuore che batteva forte contro la sua schiena, ma forse era solo l'eco del suo. Distese le dita lasciando i palmi aderire completamente alla pelle scura, poi le richiuse intrecciandole alle altre e trascinandole verso l'alto fino a incrociarle sul petto abbracciandosi le spalle  

-Io posso avere un padre?-

-Lo avevi anche prima, solo non lo sapevi- ora che aveva le mani bloccate aveva ripreso a carezzargli la pelle, ma con le labbra, lasciando scie di baci leggeri

-Quindi qualcosa cambia-

-Sì, cambia- posò un ultimo caldo bacio sulla spalla prima di tornare a guardarlo attraverso lo specchio -Ma tornerebbe uguale se ora ti chiamassi Esgalwath, Messaggero di Morte e ti restituissi i tuoi abiti?-

-E' quello che sono... ma...no... non tornerei mai più uguale-

-E' solo una parte di quello che sei, tu puoi essere tutto quello che vuoi-

-E cosa voglio?-

-Questo devi dirlo tu-

-Non voglio più essere solo-

-Non lo sei più da molto tempo-

-Voglio continuare a sentirmi come ora-

-E come ti senti ora?-

-Amato... Protetto-

-Lo sei-

-E' bello, non ricordavo più come fosse-

-Non dovrai dimenticarlo più... Non avresti mai dovuto dimenticarlo-

-Ti prego non smettere- mormorò girandosi e poggiando la fronte sul petto dell'uomo

-Di fare cosa?-

-Di mostrarmi che le carezze della seta non fanno male, che possono essere dolci e calde, mostrami che possono farmi sospirare e tremare per il piacere e non per il dolore e la paura, mostrami che possono avvolgermi per proteggermi e non per ferirmi-

Non gli rispose, si limitò a stringerlo forte ricominciando ad accarezzarlo dolcemente, baciando i suoi morbidi capelli, sentiva le sue lacrime bagnargli il petto, mentre finalmente lavavano via il dolore in un pianto silenzioso e immobile, continuò a stringerlo senza parlare, facendo scivolare il tessuto sulla sua schiena, sui suoi fianchi, senza malizia, senza eccitazione cercando solo di riempire ogni gesto di tutto il calore che il suo sentimento poteva infondergli cercando di dargli quello che gli aveva chiesto.

Restarono così, immobili, nel centro della stanza, stretti l'uno all'altro, per la prima volta senza che il contatto dei loro corpi risvegliasse il desiderio, senza il fuoco della passione da nascondere, solo un liberatorio abbraccio, solo un'infinita dolcezza, solo quello che ancora l'elfo temeva di chiamare amore.

Restarono così, immobili, nel centro della stanza, senza bisogno di parole, o di spiegazioni, finché non vennero riportati alla realtà da un leggero bussare alla porta.

L'immortale si staccò di scatto, voltandosi di spalle, mentre Ar-Agorn rispondeva

-Scusate il disturbo- s'inchinò riverente un valletto parlando in un incerta ma corretta lingua comune, Sire Thranduil si era assicurato che tutti quelli assegnati agli ospiti fossero in grado di comprendere e farsi comprendere dagli stranieri

-Sua Maestà voleva farvi sapere che non è necessario partire oggi, si è reso conto che avete avuto un viaggio molto travagliato e si scusa se ha peccato di troppa premura, se dovesse essere sorto qualche problema o desideraste rimandare la partenza, non sarebbe motivo di cruccio e non creerebbe a lui nessun problema-

-Legolas?- chiamò interrogativo Tàr e lo vide annuire

-Riferisci a Sua Maestà che siamo pronti e che li raggiungeremo tra pochi minuti-

-Dannazione!- sentì imprecare l'elfo quando la porta si fu richiusa -La vostra compagnia mi farà impazzire!- poi si girò gli occhi ancora lucidi e arrossati -Scusami, temo di esserti apparso folle- tentò di spiegare imbarazzato -Ti sarò sembrato una donnina isterica che si mette a piangere perché non apprezza la stoffa del suo abito... è che... devi sapere...- abbassò il capo mordendosi il labbro

-Lo so, ho capito- in un attimo era di nuovo davanti a lui, con un sorriso rassicurante gli fece risollevare lo sguardo -Non mi devi dare nessuna spiegazione-

-Grazie-

-Di cosa?-

-Di essere restato-

-Gwath, quello che ho detto prima, tu lo sai che non mentivo, vero? Tu non sei solo, non lo sarai mai più, e non parlo soltanto di me, c'è Rhawel, c'è Gimli e Mithrandir... e anche tuo...-

-Mio padre?-

-Sì, neppure lui non ti lascerà più solo, se lo allontanerai ti osserverà da una rispettosa distanza, ma sarà sempre lì per te appena lo cercherai-

-Lo so- inspirò forte -Credo che dovrei dargli una possibilità, se non come padre almeno come conoscente-

-Sarebbe già molto per lui-

-Adesso lasciami solo, fastidioso mortale, altrimenti non finirò mai di prepararmi, avverti gli altri che vi raggiungo fra poco... e inventati qualcosa per il ritardo- spingendolo verso la porta

-Posso dire che ci stavamo piacevolmente rotolando tra le lenzuola mentre ti insegnavo a implorare il mio nome?- ridacchiò affacciandosi dentro mentre usciva

-Qualcosa di più credibile, chi mi conosce sa che saresti tu a implorare il mio molto prima-

-Prima o poi dovrò mettere alla prova questa tua teoria-

-A vostra disposizione, Mio Sire- si inchinò teatralmente l'elfo -Ma ora, fuori da questa stanza!-


Uscito si appoggiò con le spalle al muro, respirando forte e stringendo i pugni fino a sbiancare le nocche, era stata dura controllarsi dentro, ma lui non aveva bisogno della sua rabbia, al contrario, quello che gli serviva era solo quel caldo e rassicurante abbraccio... che stupido era stato, come aveva fatto a non capirlo subito! Sete, essenze e oli profumati, stanze lussuose... Quello che per tutti era sinonimo di ricchezza e agio, per l'assassino era lo specchio della sua vita da schiavo...

Ma forse non era stata inutile quella sua mancanza, per la prima volta lo aveva visto aprirsi a un dolore che aveva sempre negato di provare, per la prima volta si era lasciato andare completamente indifeso tra le sue braccia, per la prima volta si era lasciato amare non col corpo ma col cuore...

No, decisamente quello che era successo non era stato un male, anche la rabbia che lo prendeva ogni volta che pensava a quello che quella povera creatura aveva dovuto subire cominciò a scemare, sostituita da una tenerezza profonda per l'innocenza con cui lui gli si era finalmente donato seppure non se ne fosse reso conto, sorrise, “e lui si è scusato e mi ha persino ringraziato, avrei dovuto essere io a ringraziarlo per il dono immenso che mi ha fatto” finalmente con un nuovo sorriso sulle labbra si avviò verso il cortile esterno


Quando Tàr uscì notò immediatamente le occhiate preoccupate degli amici, che però si distesero subito vedendo la sua espressione serena, tranne quella del Sire che restava teso e lo osservava sofferente

-Lui sta bene? Ci sono problemi? E' per colpa mia?-

-No, Maestà, non è colpa vostra e non c'è nessun problema... anzi, con un poco di fortuna ne abbiamo appena risolto uno molto grosso-

-Quale?-

-Al nostro Gwatheg non piaceva la seta- sorrise enigmatico e senza aggiungere altro si diresse verso i cavalli

-Cosa voleva dire?- chiese Thranduil perplesso ai compagni

-Non lo chieda a noi, Maestà, ne sappiamo quanto lei... ma di certo intendeva molto di più di quello che ha detto- rise il nano

-Purtroppo il cervello di Tàr lo capisce solo Tàr, non ci sprechi tempo, Sire, tanto è inutile- aggiunse Rhawel

-Il vostro amico a volte è davvero strano-

-Benvenuto nel nostro mondo, Mastro Haldir-

  
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