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Autore: Cat in a box    08/10/2012    2 recensioni
Dopo la caduta del Meteor su Midgar, la maggior parte della popolazione è stata infettata dalle cellule aliene di Jenova, manifestandosi sul corpo degli esseri umani con il Geostigma. [...] Un'ultima missione per l'Avalanche, ormai, sull'orlo di dividersi. Dimostrerà di esserne ancora all'altezza? [...] Al contempo, un eroe caduto si è ritirato dalla battaglia. Il suo animo è ancora diviso a metà, tra bene e male. Sarà un incontro inaspettato a fargli intraprendere una scelta.
Genere: Avventura, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jenova, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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09. Under the rain
 
Tac…
 
              Tac…
 
                            Tac…
 
Venne risvegliata da un suono breve e regolare, simile al ticchettìo delle lancette di un orologio.
 
Riaprì gli occhi e si guardò attorno.
 
Si era fatto buio ed era iniziata a scendere una leggera pioggerellina sulla foresta. La quercia frondosa stava trattenendo le gocce di pioggia, offrendole un buon riparo.
 
– Era…un sogno? – sollevò il capo per ritrovarsi a fissare il cielo cupo.
 
Ad intervalli più o meno regolari, un lampo illuminava momentaneamente le nubi color nero fumo.
 
– Sembrava tutto così reale…perché mi sono svegliata? – continuò a ripeterselo per un paio di volte.
 
Le era stato offerto un modo per apprendere il suo passato e lei aveva vacillato, per poi scegliere quella che le era sembrata solo la decisione più appropriata.
 
Ma non quello che voleva realmente.
 
– No…io non mi sento ancora pronta per la verità…ho paura… - rifletté. Il suo torbido passato la spaventava e ancora di più, perché il presente che stava affrontando non era stata una buona premessa.
 
– Cosa dovrei pensare del mio passato, dopo tutto quello che mi è successo fino adesso? – Poi, realizzò che forse non era stato un caso se si era svegliata all’improvviso: era stata lei a volerlo, o almeno, inconsciamente.
 
Tuttavia, non era certa di quanto fosse stato reale quel sogno, anche se l’aveva lasciata piuttosto amareggiata.
 
Chinò il capo in avanti, poggiando la fronte sulle ginocchia e lasciando che la pesante chioma di capelli corvini le scivolasse in avanti. Avvolse le gambe tra le esili braccia e levò un sospiro.
 
Provò diverse volte a riaddormentarsi, ma più erano i tentativi e più in lei cresceva il bisogno impellente di muoversi, addirittura di correre e stancare il corpo.
 
Alla fine, si arrese a quel pensiero.
 
Scese cautamente dall’albero e si guardò bene intorno.
 
La foresta era silenziosa e la pioggia continuava a scendere leggera. I mostri avrebbero avuto molte difficoltà a fiutare il suo odore e per lei sarebbe stato più facile attraversare la foresta, fintanto che avrebbe continuato a piovere.
 
Davanti a lei, il sentiero in terra battuta che stava seguendo sembrava terminare dietro ad una curva a gomito.
 
Sospirò di nuovo.
 
– Spero che non mi manchi molta strada per arrivare a valle. –
 
Passo dopo passo inizio ad allungare la falcata, quasi come se avesse voluto mimare non intenzionalmente lo spadaccino.
 
In quel momento, la pioggia aveva iniziato a scendere a catinelle e in men che non si dica, si ritrovò con i vestiti nuovamente inzuppati e i capelli incollati al lati del viso.
 
Sotto ai suoi piedi si stava formando uno strato scivoloso di fango, ma non per questo allentò il passo.
 
– È tutta colpa sua se mi trovo in questa situazione! – ripensò con rabbia allo spadaccino, mentre affondava gli scarponcini nel fango. – Che gli costava portarmi fuori dalla foresta? Non ho mica chiesto la Luna dopotutto! -  
 
Percorse diversa strada sotto la pioggia, digrignando tra i denti qualche insulto rivolto all’argentato, finché non arrivò in una larga radura che terminava ai margini di un precipizio.
 
“Che cosa?!” borbottò, mentre dava un calcio ad un piccolo sasso che aveva visto sul sentiero, da poco diventato roccioso “No! Non è possibile!” il ciottolo rotolò e cadde dal dirupo.
 
Un attimo dopo, frugò nervosamente nella borsa e tirò fuori la cartina.
 
La girò e la rigirò più volte, ma anche se poteva vedere al buio, faceva fatica a leggere le scritte delle città o a riconoscere sulla cartina la strada che aveva percorso fino a quel momento.
 
“Mi sono…PERSA!?” ripiegò la mappa in quattro parti e la nascose nella borsa, poi sbuffò imbronciata.
 
Incrociò le braccia e si avvicinò al precipizio, ormai incurante della pioggia e del freddo.
 
Il dirupo aveva una bizzarra conformazione allungata, che ricordava tanto la forma di una lingua. Il manto erboso si interrompeva bruscamente sul pavimento roccioso che andava a costituire quella specie di scultura naturale.
 
Chloris camminò fino a raggiungere la punta di quel precipizio e quando provò a guardar giù, le sembrò di vedere un interminabile e oscuro vuoto.
 
Si ritrasse quasi subito, non appena avvertì un certo malessere dovuto alle vertigini.
 
Non si sarebbe mai attesa di trovarsi ancora tanto in alto! Con tutta la strada che si era lasciata alle spalle, aveva creduto di trovarsi ad una altitudine meno elevata e ormai, di essere prossima alla valle.
 
In quell’istante, un brivido le corse lungo la spina dorsale e sentì la pelle accapponarsi.
 
Si accorse che non era per il freddo.
 
L’aria fremette con violenza.
 
Il suo cuore perse un colpo e si voltò subito indietro, facendo saettare lo sguardo sul bosco che la circondava, in cerca del pericolo.
 
Scorse, poco in lontananza, un luccichìo provenire dalla foresta.
 
Sul sentiero ciottoloso stava avanzando una sagoma alta e slanciata, ammantata di nero. Le stava venendo incontro molto rapidamente, ma non correndo.
 
– E’ arrivato fin qui! –
 
Sgranò gli occhi e le si mozzò definitivamente il fiato nella gola, quando realizzò che si trattava del suo assassino.
 
Notò ancora quel sinistro luccichìo verde, provenire da dietro la visiera dell’elmetto che indossava. Nella mano sinistra, anziché avere una pistola, stava impugnando una insolita katana a doppia lama su un'unica elsa.
 
Chloris rimase bloccata lì dov’era, intrappolata sull’apice di quel precipizio e senza vie di fuga.
 
“Il tuo viaggio finisce qui!”
 
Parlò l’assassino, non appena le fu abbastanza vicino da poter minacciare la sua gola con la spada. Ogni fibra del suo corpo era paralizzata dalla paura e l’aria, attorno a lei, continuava a fremere con violenza. 
 
“Aspetta!”
 
Si affrettò a dire, facendo esitare lo spadaccino.
 
“Spiegami…perché?”
 
In risposta ebbe una sadica risata e poi, con una certa sorpresa, lo spadaccino si tolse l’elmetto e lo lasciò cadere con non curanza sul terreno roccioso.
 
La pioggia continuava a cadere incessante su di loro, tamburellando sulle rocce.
 
Chloris rimase sconvolta quando i suoi occhi si focalizzarono su una chioma argentata, che terminava appena all’altezza del mento. Il volto dello spadaccino aveva lineamenti familiari e i suoi occhi, velati di odio, erano illuminati di una iridescente luce verde, quasi spettrale.
 
Il suo aspetto era molto simile a…
 
“Vuoi sapere perché!?” La provocò l’argentato, mettendola ancora di più in soggezione. “Che differenza può farti? Tanto ti ucciderò lo stesso…”
 
Nel frattempo, avvicinò la doppia lama della katana sotto al suo mento.
 
“Dimmelo!” Esalò lei.
 
L’argentato fermò l’azione e la guardò con aria di supremazia, poi, piegò gli angoli della bocca in un ghigno sadico.
 
“Hai coraggio…” ammise, mentre si pregustava il terrore nei suoi occhi “…è stata la Madre a dirmi di ucciderti e dovresti solo esserle grata di avermi mandato a porre fine alle tue sofferenze.”
 
Le lame si avvicinarono ancora di più alla gola, fino ad arrivare a frizionare sulla pelle.
 
Gli sarebbe bastata una sola mossa per farle fare un’orribile fine.
 
“Ti regalerò un viaggio di sola andata per la Terra promessa…” schioccò con la lingua, mentre i lineamenti del suo viso venivano deturpati da una smorfia di spregio e crudeltà.
 
“Tu e tua madre siete PAZZI!” Ribatté Chloris con un innaturale coraggio, mentre cercava di nascondere la sua paura (cosa che molto probabilmente non le era riuscita di fare).
 
In risposta, l’argentato spinse la doppia lama sulla sua pelle.
 
“Questa offesa la pagherai cara!” Disse con innaturale calma. Chloris avvertì, in quel momento, un dolore pungente seguito dalla sensazione di qualcosa di caldo e viscoso che aveva iniziato a scivolare lentamente sul collo.
 
Doveva averle reciso una vena e il sangue aveva iniziato a sgorgare lentamente dalla ferita.
 
“Kadaj, non fermarti a parlare con lei. Uccidila e basta!” 
 
Sentì parlare una voce misteriosa dentro la sua testa. Dal timbro di voce, non riuscì a distinguere se si trattasse di un uomo o di una donna. Quello che si chiese in quel frangente, fu perché avesse sentito quella voce, chiaramente riferita all’argentato.
 
Che fosse un altro dei suoi poteri sovrannaturali?
 
Gli occhi dello spadaccino si ridussero a due fessure.
 
Ora poteva vederli a poca distanza da lei e notò qualcosa che la fece atterrire ancor di più: la pupilla, prima una perfetta sfera nera, si era ridotta ad una sottile linea verticale.
 
Vivaci riflessi arancioni danzavano come le fiamme, in quegli occhi sornioni. Sentiva che non era la prima volta che li vedeva. – Li ho già visti in passato…ma dove? E quando? – non riuscì a finire quella riflessione, che la stessa voce di prima tuonò ancora una volta nella sua testa, questa volta più furente.
 
Finiscila Kadaj!
 
L’argentato di nome Kadaj si fermò a pensare, poi, prima di dire qualcosa fece schioccare la lingua.
 
“Avrei voluto ucciderti lentamente…” recitò con falso tono dispiaciuto “…ma la Madre insiste perché ti uccida adesso.”
 
Il sangue continuava a sgorgare dalla sua ferita, che non si era ancora rimarginata. Stava iniziando a sentirsi fiacca e il cuore aveva iniziato a battere più veloce. Gli occhi le diventarono lucidi.
 
Arretrò di un passo per sottrarsi alle lame taglienti, ma Kadaj la afferrò per la felpa e la sollevò dal suolo con una forza sovraumana.
 
“Che stai cercando di fare? Ti vuoi buttare, non è che così!?”
 
Rise sprezzante.
 
Avanzò un passo, tenendola sospesa sul grande vuoto sotto ai suoi piedi.
 
La sua vista aveva iniziato ad appannarsi e a malapena riusciva a distinguere le ciocche di capelli argento incollate al viso di Kadaj, che non sembrava curarsi né nella pioggia né dei suoi vestiti che si stavano lentamente inzuppando di acqua.
 
“Hai già usato questo trucco con mio fratello e ti è andata bene…ma questi sono mille metri di altezza.” Un sadico sorriso si dipinse tra i suoi lineamenti. “Anche se hai il dono di rigenerarti, ti ridurrai comunque ad una schifosa poltiglia!”
 
Aveva iniziato a perdere sensibilità ai piedi e alle mani. Le gambe erano intorpidite e ormai, era sveglia solo grazie alle costanti scariche di adrenalina che le correvano lungo la spina dorsale.
 
“Addio.”
 
Kadaj mollò la presa e Chloris iniziò a precipitare.
 
Non riuscì nemmeno a gridare, perché le si mozzò subito il fiato nella gola e per un momento, sentì anche mancare il respiro. – E così…questa è la mia fine? La mia fuga non è durata molto… – sin dall’inizio era stata solo un’illusa, per aver creduto che sarebbe riuscita in una impresa simile e a raggiungere i suoi amici.
 
– Avalanche… - ripensò a tutte le brave persone che aveva appena conosciuto l’altro giorno.
Aveva pensato che non appena gli avrebbe ritrovati, per prima cosa avrebbe perdonato Cloud. Poi, avrebbe dato un grande abbraccio a Yuffie e sarebbe rimasta ad ascoltare la sua parlantina assurda da teenager! E magari, se ce ne fosse stata ancora occasione, avrebbe assaggiato la zuppa di Tifa.
 
– Mi dispiace…non essere riuscita a farcela, avrei voluto rivedervi tutti…almeno, un’ultima volta. – la ferita al collo si era rimarginata in quel momento, ma ormai, poco contava visto la fine che avrebbe fatto.
 
All’improvviso la sua caduta venne arrestata bruscamente.
 
Per un istante, aveva creduto di essere già arrivata sul fondo del burrone, ma poi dovette realizzare che si trattava di tutt’altro. Una solida presa la stava sostenendo sotto le scapole e dietro alle ginocchia.
 
Aveva sentito un fruscìo, simile a quello delle ali di un grande volatile mentre planava e quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu proprio una possente ala nera e piumata.
 
– Che cos’è successo? – fu la prima domanda che fece capolino nella sua testa.
 
In un secondo momento, notò una lunga ciocca di capelli argentati e poi, un viso familiare.
 
“TU!!?” Esclamò, dopo aver riconosciuto Sephiroth, che in quel momento la stava reggendo in braccio.
 
Quell’improvvisa esclamazione lo aveva fatto voltare verso di lei, meritandosi un’occhiataccia da parte sua. Dopotutto gli aveva appena strillato vicino alle orecchie! Intuì che era uno dei suoi modi per chiederle di tacere.
 
In quell’istante, Chloris, analizzò la situazione in cui era finita, che sfiorava a dir poco l’assurdo.
 
– Tutto questo non è possibile…sto ancora sognando… - si confortò con quel pensiero, lasciando che i sensi la abbandonassero lentamente per lo shock - …è tutto un sogno… - continuò a pensare sorridendo, mentre le sue palpebre si abbassavano lentamente, su quella irreale e maestosa ala nera.
 
 
Quando Sephiroth si accorse che la ragazza dagli occhi chiazzati era appena svenuta, non poté fare a meno di pensare – Tsk! Ci mancava solo che dovessi anche trascinarmi dietro un peso morto… - .
 
Era diventata pallida in un batter d’occhio, ma almeno aveva soddisfatto il suo desiderio che facesse silenzio.


 
Si librò in volo verso l’alto, superando il precipizio da cui si era gettata la ragazza e fu in quel momento, che vi trovò una sorpresa inaspettata.
 
“HEI TU!”
 
Lo chiamò il tizio argentato che rispondeva al nome di Kadaj e che, purtroppo, conosceva bene.
 
Sephiroth piegò un angolo della bocca, sorridendo caustico. Si avvicinò, mantenendosi comunque ad una dovuta distanza da lui e poggiò i piedi sul suolo roccioso del precipizio, spiegando la sua immensa ala piumata.
 
“Kadaj…” pronunciò il suo nome, quasi come a volerlo provocare.
 
“TU! Dannato traditore!” Lo apostrofò livido di rabbia “Adesso interferisci pure nei nostri piani?” gli indicò la ragazza con le due punte della sua spada.
 
In risposta, Sephiroth scoppiò in una breve risata di scherno.
 
“Che hai da ridere?”
 
“Da quando…la Madre vi ha detto di sacrificare giovani vergini da un dirupo?”
 
Domandò sarcastico con tutta l’intenzione di far perdere le staffe a Kadaj, ma quest’ultimo rimase serio.
 
“Non sono più affari che ti riguardano…” ribatté a tono “…non avrai intenzione di sbatterti tanto per quell’essere inutile?” si riferì a Chloris.
 
“Suppongo che questo ‘essere inutile’ abbia qualcosa di sgradito alla Madre, se è stata lei a comandarvi di ucciderla…” guardò Kadaj scurirsi in volto “…potrebbe rivelarsi divertente mettervi i bastoni tra le ruote…una volta ogni tanto.”
 
“Non andrai da nessuna parte!” sbraitò Kadaj, tentando di sferrare un fendente con la sua doppia lama, ma Sephiroth si sottrasse appena in tempo lasciandosi cadere nel vuoto, con lei tra le braccia.
 
Planò lievemente e si lasciò trasportare da una folata di vento, allontanandosi velocemente sopra la foresta.
 
– E così…era da lui che stavi scappando… - le rivolse un’occhiata, notando che le sue guance avevano ripreso un po’ più di colore.
 

 
Kadaj sferrò un fendente contro un masso e lo divise a metà.  
 
“GRRRAAAAAAH! LO UCCIDERÒ…LO UCCIDERÒ QUEL BASTARDO TRADITORE!” digrignò tra i denti per la rabbia, mentre estraeva dalla tasca dei pantaloni un cellulare.
 
Compose un numero e lo accompagnò all’orecchio.
 
Lo lasciò squillare, finché non sentì rispondere una voce familiare.
 
“Sapevo che avresti fallito, fratellone!”
 
“Taci! Anche tu hai fallito Yazoo!”
 
Rispose Kadaj, trattenendosi dall’irrefrenabile voglia di urlare.
 
“Fammi parlare con Loz!” Gli ordinò.
 
“Uhm…non credo che sia il momento di passartelo…sai, ha un’altra di quelle crisi isteriche di pianto…”
 
L’argentato si coprì la vista con una mano, indignato.
 
“Aggiornami sulla situazione dell’Avalanche.” Esordì, cercando di mantenere quella proverbiale calma di cui era sempre munito e faceva di lui un leader.
 
“Stanno facendo dei buchi nell’acqua e sono convinti che abbiamo noi la ragazza…che altro dire fratellone?”
 
“Non mi chiamare fratellone!”
 
Lo ammonì.
 
“Va bene! Va bene! Non sei di buon umore…allora devo dirti un’altra cosa che ti farà meno piacere...”
 
- Come se non stesse già piovendo sul bagnato… - pensò tra sé e sé.
 
“Il Millennium ha mandato Pyro e Destructor ad aiutarli nelle ricerche e quel tizio biondo con la strana pettinatura…non ricordo il suo nome…”
 
“Cloud Strife.”
 
Recitò quel nome nauseato, ormai da quante volte glielo aveva ripetuto.
 
“Ah giusto! Sembra che abbia deciso di fare il lupo solitario…pare che la Madre sia riuscita a convincerlo a cercare la pecora nera della nostra famiglia!”
 
Kadaj rimase un attimo in silenzio e incurvò le labbra in un sorriso.
 
“Bene…” finalmente aveva sentito una buona notizia “…lasciamo che sia lui ad occuparsi del traditore e poi, sarà fin troppo facile ucciderla!”
 
Chiuse la chiamata e inspirò a pieni polmoni una boccata d’aria fresca, lasciando che la pioggia scivolasse sul suo viso e fra i suoi capelli.
 
Sarebbe solo stata questione di tempo, prima che Cloud ritrovasse la sua nemesi e la sfidasse in duello all’ultimo sangue. L’idea di inculcargli quei ricordi nella testa era stata a dir poco ingegnosa e si sentiva fiero di averlo suggerito alla Madre.
 
– Quel traditore non riuscirà a proteggerla…ha scelto la sua fine! –
 
 
-------------------o--------o--------o----->> Note dell’autrice <<-----o-------o-------o--------------------

Salve a tutti! ^o^ Ed eccomi per la seconda volta dopo un luuunga pausa dovuta agli esami. =P Spero di non avervi fatto aspettare troppo per questo capitolo e mi auguro che continuerete a seguire questa storia, lasciandomi di tanto in tanto qualche feed-back. ^^ Allora, iniziamo a parlare di…
 
Rude: Avete visto passare Reno?
 
Autrice: INSOMMA! QUANTE VOLTE DEVO RIPETERE CHE NON MI DOVETE DISTURBARE MENTRE STO…!
 
Sephiroth: Me lo sono mangiato! è___é
 
Tutti: Cosa??? O.o
 
Reno: Heilà! Come vi butta gente? ^o^
 
*sospiro di sollievo collettivo*
 
Tseng: Che cosa fate tutti qui? Non si batte la fiacca sul lavoro!
 
Reno&Rude: Ma noi…! *vengono trascinati via per un orecchio da Tseng*
 
Sephiroth: ^^
 
Autrice: E tu che hai da gongolare tanto? u.u
 
Sephiroth: Mi diverte quando quei due vengono trascinati via da Tseng…ma tu non avevi uno spoiler da pubblicare?
 
Autrice: Oh cribbio! Allora…SPOILER SIA!
 
 
Il prossimo capitolo si intitolerà… 10. …bella domanda! xD
 

“Non ti accompagnerò a Corel…” disse con voce baritonale “…però, posso condurti fuori dalla foresta.”
 
A quelle parole, Chloris rimase un attimo allibita. – Mi vuole…aiutare? – realizzò con stupore, mentre Sephiroth era già sparito dietro alla porta della stanza.
 
Quello che avvertì qualche istante dopo, fu un irrefrenabile senso di sollievo e forse, anche gioia. Ma per quale motivo la stava aiutando? La curiosità fu talmente forte in quel momento, che non riuscì a trattenere le parole.
   
 
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