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Autore: Kanda_90    08/10/2012    2 recensioni
Il mondo di D.Gray-man...la sua storia...i suoi personaggi...
Ma come si sarebbero svolti gli avvenimenti, come sarebbero cambiati gli equilibri tra i membri dell'Ordine, se fin dall'inizio ci fosse stata un'esorcista in più?
Tutto ha inizio in una calda e limpida mattina, alla alba. Una ragazza e il suo cavallo nero si concedono una lunga cavalcata...
Sostano sulle rive di un piccolo specchio d'acqua....
Lei non ricorda il suo passato...non pensa al suo futuro...ma sta per fare un incontro che le cambierà drasticamente la vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono molto in ritardo, lo so, e mi scuso, ma ogni volta che devo scrivere dal punto di vista di quel maledetto spadaccino, ci metto i secoli! Che tizio complicato...
Non siamo ancora nel vivo della storia, bisogna preparare bene il terreno prima, però cominciano a comparire alcuni dei tasselli che andranno poi incastrati successivamente...ma non dirò altro.
Un grazie di proporzioni gigantesche a tutti quelli che mi seguono e mi recensiscono, anche se pochi (come dice il detto : "pochi, ma buoni" XD).
Attendo con ansia le vostre recensioni, buone o cattive che siano e, spero, sempre più numerose! =D
Buona lettura!!!

Kanda

7th Night:
Aria del Vecchio della Terra e della Notte del Cielo

Alterato era il termine più fine con cui potessi definire il mio attuale stato d’animo.
In realtà ero molto più che irritato. Non era stato sufficiente essere inseguito da una capoinfermiera maniaca del lavoro ed essere dovuto intervenire, inutilmente oltretutto, perché l’Ordine si affidava ad un Guardiano decerebrato, in una sola mattinata avevo anche dovuto aver a che fare con due fastidiosi novellini ed un Finder deprimente. Troppo per i miei nervi, già naturalmente alterati. Senza contare che, in quel momento, ero in viaggio con una delle suddette matricole, accompagnandolo nella sua prima missione. Mi avevano preso per una balia?!
Sospirai, spostando lievemente la schiena, ormai da troppo tempo immobile, cercando una posizione più comoda. Dovetti ammettere che viaggiare per conto dell’Ordine aveva i suoi vantaggi. Niente prenotazione, carrozza di prima classe, sedili comodi in scompartimenti riservati. Non che fossi un amante del lusso, ma, considerato che il lavoro che ero chiamato ad eseguire era già di per sé una gran seccatura, malgrado fosse l’unico fossi in grado di svolgere, viaggiare decentemente era il minimo. Sempre meglio che farsela a piedi, comunque.
Il moccioso albino che mi sedeva di fronte era immerso nella lettura e non pareva intenzionato a riprendere in mano la domanda cui aveva accennato, mentre stavamo cercando di prendere il treno. Come se, saltando da un tetto all’altro, avessi anche il tempo di rispondergli.
Ripensandoci, tuttavia, non gli avrei risposto volentieri nemmeno se si fosse rivolto a me in quel momento, comodamente seduti sul treno. Komui ci aveva fornito tutti i dettagli nei grossi fascicoli che entrambi avevamo aperti di fronte a noi, quindi, che si trovasse da sé le risposte che cercava.
Qualcosa nel carattere di quel ragazzino, mi faceva provare un profondo moto di avversione. Che fosse il suo altruismo, la sua bontà nell’accorrere in aiuto di gente che nemmeno conosceva, o il fatto di avermi platealmente provocato, quella mattina, lo ignoravo e, francamente, la cosa non mi interessava granché. Mi chiesi perché mi stessi anche prendendo il disturbo di pensarci. Semplicemente, non lo sopportavo.
Come pure non tolleravo la bionda che mi aveva investito, sempre durante la suddetta mattinata. Qualcosa aveva deciso di accanirsi su di me, quel giorno? O meglio, di accanirsi più del solito?
Forse credeva che non l’avessi notata, qualche tavolo più avanti dell’angolo di mensa in cui il Finder, che mi aveva fatto saltare i nervi, stava subendo la sua inaspettata punizione, ma avevo compreso chiaramente le sue intenzioni. Se la mammoletta non si fosse intromesso, ero quasi certo che, dopo aver scavalcato la sua panca, mi si sarebbe presentata davanti, intimandomi di lasciar andare il malcapitato Finder. Mai nessuno si faceva gli affari suoi, in quell’Ordine.
“Allora...Riguardo alla domanda di prima...”
Appunto.
Alzai di malavoglia gli occhi verso il moccioso, per nulla lieto di quell’interruzione nella mia lettura.
“Perché quella leggenda sarebbe collegata all’Innocence?”
Che seccatura. Il viaggio fino in Italia era piuttosto lungo, avrebbe avuto tutto il tempo di leggere accuratamente il suo fascicolo, invece di importunare il sottoscritto.
“Tsk.”
Immaginai che, se non gli avessi risposto ora, avrebbe reso la restante parte del viaggio un inferno, a forza di domande, quindi...
“L’Innocence,” iniziai, mentre il mio nervosismo cominciava a saturare lentamente lo scompartimento, “dai tempi del diluvio universale a ora, ha fatto registrare molti casi di mutazione delle sue condizioni.”
Mi appoggia al finestrino, vagando con lo sguardo sul paesaggio, che passava veloce senza curarsi di noi, lasciando che le parole uscissero da sole. Avevo ripetuto quella spiegazione milioni di volte, ed altrettante ero stato costretto a sorbirla.
“Forse guidati dalla misteriosa forza di questo cristallo, gli esseri umani lo scoprirono, e ora esiste sotto varie forme. Poi, provoca sempre dei fenomeni soprannaturali, per qualche motivo.”
“Allora significa che, forse, l’origine dei fantasmi di Mater è collegata all’Innocence?”

Piuttosto tardo il ragazzino. Non gli avevo forse appena detto, tra le righe, proprio quello?
“Già.” Risposi, sfogliando stancamente il fascicolo, per recuperare la pagina cui ero arrivato. “Nei posti in cui si manifesta il soprannaturale c’è l’Innocence. Quindi, l’Ordine passa al pettine tali luoghi e, se conclude che le probabilità che sia presente sono alte, manda noialtri.”
Sperai che ciò fosse sufficiente a zittirlo, così ripresi la lettura dal punto in cui mi ero interrotto.
Tuttavia, qualcosa nella storia di quei fantasmi, non convinceva nemmeno me. L’Innocence era in grado di provocare strani fenomeni, non potevano esserci dubbi in proposito, ma allora quei “fantasmi”, cos’erano? Qual’era esattamente la loro natura?
Ripresi la lettura.
La storia di quel paesino non solo era tremendamente noiosa, ma anche piuttosto deprimente. “La terra dimenticata da Dio”, così era chiamato Mater, un piccolo paese addossato ad un’altura brulla, bruciato dal sole, totalmente isolato dalla civiltà. Non c’era da stupirsi se gli abitanti avevano cercato di distrarsi con... No, era assurdo, eppure...
“Ma questo...”
A quanto pare anche la mammoletta era arrivato alla mia stessa conclusione.
Fu Toma, il Finder che ci accompagnava, a darci la conferma definitiva.
“E’ così. Anch’io ho partecipato a queste ricerche, quindi l’ho visto con i miei occhi. La vera natura dei fantasmi di Mater è...”

“Non avrei mai pensato che i fantasmi di Mater fossero delle semplici bambole.”
“Se sono state costruite usando l’Innocence non è una storia impossibile.”

Quella dunque, era la natura dei “fantasmi”. Nient’altro che bambole, gingilli creati per sollevare, con la danza ed il canto, il tetro vivere degli abitanti di Mater. Da centinaia di anni il paese era ormai abbandonato, ma esse avevano continuato a funzionare, il che poteva significare solamente una cosa. Era l’Innocence a dar loro la vita e a mantenerle in funzione.
Appena scesi dal treno avevamo tentato di metterci in contatto con la squadra di Finder mandata in perlustrazione, ma invano. La trasmittente di Toma non funzionava ed inoltre, avevo un pessimo presentimento...e di rado il mio sesto senso sbagliava. Così ci ritrovammo a correre a perdifiato verso l’entroterra, nonostante avvertissi chiaramente che la nostra corsa non sarebbe stata abbastanza veloce...ed infatti...
Io e l’albino ci fermammo improvvisamente, nello stesso istante. Doveva aver avvertito anche lui ciò che avevo sentito io. Una sensazione di freddo, no...di gelo, come una morsa avvolta intorno al mio cuore, mi aveva pervaso. Era una sensazione di morte.
“Tsk. Ci siamo precipitati qui perché la trasmittente di Toma non funzionava, ma...li hanno ammazzati.”
Sotto di noi, il dirupo e, poco più in là, l’inizio dell’abitato, totalmente in rovina, come un vecchio decrepito che ancora tenta di stringere la sua morsa sul monte retrostante, come se rimanere attaccato ad esso potesse restituirgli la vita. Ma di vita, in quel paese, non ce n’era da molto tempo ormai...ed altra ne era appena stata sottratta. Mi chiesi dove si trovasse l’Innocence e, soprattutto, se i superstiti, ammesso che ce ne fossero, fossero riusciti in qualche modo a nasconderla o, quanto meno, proteggerla, in attesa del nostro arrivo.
Gettai un rapido sguardo verso la mammoletta. Era piuttosto scosso e pallido in volto, il che non fece che confermare l’idea che mi ero fatto su di lui. Non sembrava tipo in grado da sopportare una perdita senza batter ciglio, nonostante sembrasse rendersi conto quanto inevitabile potesse essere che ciò avvenisse, né mi pareva dotato di un autocontrollo sufficiente a non lasciarsi trasportare dalle proprie emozioni. Già avvertivo la sua rabbia crescere, in risposta all’uccisione dei Finder, persone che nemmeno aveva mai conosciuto. Probabilmente era il genere di persona pronta a sacrificarsi, pur di salvare gli altri.
Ridicolo. Un elemento del genere mi era solo d’intralcio.
“Ehi, tu.” Lo chiamai. “Te lo dico prima d’iniziare. Se anche il nemico stesse per ucciderti, ma io giudicassi il tuo salvataggio un ostacolo per la missione, ti lascerei morire.”
Quel moccioso mi squadrò con un’espressione tra il sorpreso ed il disgustato. Cavoli suoi.
“Ogni guerra ha i suoi sacrifici, è una cosa normale, quindi non farti venire strane idee di cameratismo.”
“Che modo di parlare spiacevole.”
Ribatté, distogliendo lo sguardo dal sottoscritto.
Sapevo bene ciò che gli stava passando per la testa in quel momento e non m’importava. Era ciò che pensava chiunque mi avesse incontrato, almeno una volta. Insensibile, irascibile, menefreghista...ed una quantità imprecisata di altri aggettivi, nessuno dei quali tendeva verso il positivo. Che pensassero ciò che gli pareva, non era un mio problema e mai lo sarebbe diventato. Avevo smesso di interessarmi al giudizio altrui da parecchi anni...da una vita, avrei potuto dire. Le uniche due persone per cui sarebbe valsa la pena fregarmene della mia esistenza, se n’erano già andate da tempo...una si era spenta per mano mia...
Dei boati mi fecero focalizzare nuovamente sul paese.
Nell’occhio del ciclone, avvolta dalla loro furia, una barriera proteggeva quello che supposi essere il “fantasma”. Una mossa furba, dovetti ammetterlo, nonostante fosse costata la vita di chi l’aveva attuata.
Al limite della barriera, un Finder, riverso a terra, subiva le angherie di...un Akuma? Da quella distanza mi era difficile scorgerlo con sicurezza, ma ero certo che non si trattasse del nemico con cui avevo abitualmente a che fare. Decisi che era il caso di trattare la faccenda con prudenza, volevo conoscere il mio antagonista, prima di assestargli il colpo di grazia.
A quanto pareva, il moccioso non era dello stesso avviso. Non avevo ancora terminato le mie considerazioni, che si era già gettato a capofitto, in soccorso del poveretto, senza pensare minimamente alle conseguenze del suo gesto.
“Quello stupido.”
Nella foga, oscurato dal suo dannato altruismo, non si era neppure accorto del pericolo cui era andato incontro. Quell’Akuma era differente dai suoi simili, che invano tentavano di attaccare la barriera, era riuscito ad evolversi al secondo livello, il che significava che, oltre a possedere un ego ed un Io cosciente, poteva vantare una quantità sconosciuta di poteri. Quel moccioso irriverente si era cacciato in un bel guaio. Che ne venisse a capo, ora.
Voltai lo sguardo verso la barriera mistica a protezione della bambola. Quattro Akuma vi si accanivano senza posa e compresi che non avrebbe resistito ancora per molto.
Era ora di lavorare.
Con un movimento reso automatico dal tempo, la mia mano destra estrasse l’Innocence dal fodero. Ogni volta, posavo lo sguardo su di lei, come avrei fatto con una vecchia compagna d’armi...in fondo, poi, era proprio ciò che era. Ero più che convinto che fosse l’essere, benché inanimato, che, sull’intero globo terrestre, avesse la maggiore capacità di comprendermi. L’odiavo, ma non potevo fare a meno di lei.
La lama, nera e letale, scintillava alla luce della luna.
“Andiamo, Mugen.”
Indice e medio della mia mano sinistra percorrevano la lama ed il consueto bagliore azzurro prendeva il posto dell’oscurità, mentre l’Innocence veniva evocata.
La maggior parte delle volte, questo era sufficiente a concludere una missione. Solitamente affrontavo quegli esseri all’arma bianca, distruggendoli uno ad uno. Questa volta, però, non avevo tempo da perdere, dovevo eliminarli tutti in un unico colpo, prima che la barriera cedesse.
Saltai dal tetto, mentre Mugen percorreva un arco intorno a me, consumando nella sua Prima Illusione ogni Akuma sulla mia traiettoria. Atterrai, fra i rottami dilaniati, cercando, tra i cadaveri, i segni di un respiro.
Rinfoderai Mugen e mi chinai su uno dei corpi più vicini, che ancora dava deboli segni di vita.
“Ehi, qual è il codice per disattivare quel talismano?”
Il Finder aveva il cranio devastato, era incredibile che fosse ancora vivo. Sperai che riuscisse almeno a parlare, in quel poco tempo rimastogli.
“S-siete arrivati...esorci...sti...”
Quell’idiota. Già era poco il tempo concessogli, che non lo sprecasse in inutili convenevoli!
“Rispondi in fretta, se non vuoi rendere vane le morti dei tuoi compagni.”
Con le ultime forze rimastegli, riuscì a rispondere, poi, con un lieve tremito, si spense.
“Have hope”. Che razza di codice. La speranza era solo uno specchietto per le allodole, non avrebbe mai salvato nessuno. Era un sentimento che dal sottoscritto non avrebbe mai ricevuto considerazione...non di nuovo, comunque.
Disattivata la barriera, presi con me entrambe le bambole, o quello che erano, e mi rifugiai veloce tra i tetti in rovina. Erano piuttosto pesanti e mi ostacolavano i movimenti, quindi era bene che mi sbrigassi a portarle in un luogo sicuro, prima di poter recuperare l’Innocence, lontano da quell’Akuma.
Tra le vie intravidi la mammoletta, ancora alle prese con quel Livello Due. Alzò lo sguardo verso di me. Se stava cercando aiuto, non aveva proprio capito niente.
“Non ti aiuto.” Misi subito in chiaro. “E’ colpa tua se ti sei lanciato, mosso dalle emozioni, quindi arrangiati da solo.”
Mi aspettai di leggere lo smarrimento sul suo volto, ma, al contrario, mi rispose con un’espressione decisa, tutt’altro che rassegnata. Forse sarebbe riuscito a sopravvivere più qualche mese, all’Ordine.
“Va bene, lasciami pure qui. Se so che l’Innocence è con te sono tranquillo, vi raggiungo dopo aver distrutto questo Akuma.”
Tsk. Sempre più stupido. Si era lasciato ferire come un idiota ed ora blaterava di distruggere Akuma. A volte mi chiedevo come potesse l’Innocence scegliere elementi del genere. Ma dopotutto, non mi interessava.
I miei “passeggeri” ben saldi, saltavo di tetto in tetto, quanto veloce il loro peso mi permetteva, cercando di allontanarmi il più possibile dal luogo dello scontro. Una volta al sicuro avrei dovuto convincere quella bambola a consegnarmi l’Innocence, in un modo o nell’altro.
Trovare un luogo riparato, tuttavia, pareva davvero un’impresa ardua. La maggior parte delle case era ormai sventrata dal tempo e le intemperie e non offriva alcun riparo, nemmeno le vie potevano dirsi esenti da pericoli, così aperte al cielo notturno, anche i vicoli più stretti. Nonostante la mia forza superasse quella di un uomo normale, con due pesi da portare, anche le mie braccia iniziarono la loro silenziosa protesta.
“Voi vivete qui da anni. Non c’è un posto dove nascondersi?”
Fu la ragazzina a rispondermi. Aveva qualcosa di strano...
“Ci sono dei corridoi sotterranei, sotto la città.”
“Corridoi sotterranei?”

Quali altri segreti celava quel luogo?
“In questa città vi sono abitazioni sotterranee,” continuò, “costruite per sfuggire alla forza degli impietosi raggi del sole. È quasi un labirinto, se vi ci si addentra senza conoscerlo, ci si perde sicuramente...però c’è un uscita che, attraverso la valle, porta in riva al mare.”
Quando pose nuovamente lo sguardo su di me avvertii chiaramente la sua preoccupazione. Probabilmente sapeva che non avrei atteso d’arrivare al mare, per richiedere l’Innocence.
Non mi sentivo tranquillo. In quel labirinto di cunicoli avrei dovuto fare totale affidamento su di loro e la cosa non mi piaceva per niente.
“Quei mostri di nome Akuma possono volare. È meglio nascondersi sottoterra.”
Vero anche questo. Tuttavia, ancora non avevo alcuna informazione circa i poteri di quell’Akuma evoluto. Per quanto ne sapevo, avrebbe anche potuto seguirci.
Atterrai in uno degli stretti cunicoli che spezzavano il susseguirsi dei muri delle case. Decisi di seguire il consiglio della ragazzina ed andare in quel labirinto. La possibilità di salvezza pareva comunque più alta lì, piuttosto che rimanendo in superficie.
Il mio golem, nascosto nel colletto dell’uniforme, diede segni di vita, sgusciando fuori e cominciando a svolazzarmi intorno. Toma doveva avere qualche novità.
“Toma? Come va lì?”
Il suono arrivava distante e molto disturbato, a causa della trasmittente guasta del Finder, ma riuscii comunque a carpire l’essenziale. A quanto pareva, quel Walker era scomparso nello scontro e non se ne avevano notizie. Non avevo sbagliato giudizio sul suo conto, era proprio un moccioso avventato. Avrebbe dovuto cavarsela da solo.
Il problema, ora, era che, perso l’Esorcista, quel dannato Akuma si era messo ad inseguire Timcampi ed io avevo proprio bisogno delle sue abilità di registrazione. Era un rischio, ma bisognava recuperarlo.
“Ho capito. Mando in perlustrazione il mio golem per farti da guida, quindi porta soltanto Tim e raggiungimi. È pericoloso fermarsi a lungo. Ora mi servono i poteri specifici di Timcampi.”
“Si.”
Detto ciò chiuse la comunicazione.
Imprecai mentalmente. Nulla in quella missione andava per il verso giusto.
Ero abituato a gestire gli incarichi da solo, io e Mugen, e, per i miei standard, quello era già fin troppo affollato. Per lo più mi era stato affibbiato un incapace novellino. Quasi cominciai a pensare che, dovendo in ogni caso avere a che fare con un elemento simile, sarebbe quasi stato preferibile che mi avessero assegnato quella bionda. Nonostante avessi avuto l’incontrollabile istinto di farla a fettine, non appena mi aveva rivolto la parola, sembrava comunque meno avventata della mammoletta. Doveva avere un carattere difficile, certo, ma sembrava il genere di persona con cui poter beatamente evitare di parlare.
Buffo, io che mi mettevo a disquisire circa l’intrattabilità altrui. Davvero divertente.
Mi rivolsi ai miei due “ospiti”.
“Bene, ora si scende sottoterra. La strada la sapete, vero?”
Se mi fossi anche dovuto perdere nel sottosuolo a causa loro, avrei completato il quadro della mia già pessima giornata.
“La conosco...” affermò il più grande dei due.
Non ero riuscito scorgere il suo aspetto, ma, a giudicare dalla voce, doveva essere un uomo, anche piuttosto in avanti con gli anni.
“Io...sono qui da cinquecento anni, non vi sono strade che io non conosca.”
Il suo viso, lasciato scoperto dall’enorme copricapo che si era appena tolto, era impressionante. Grinze, deformazioni e rughe lo ricoprivano completamente...non avevo mai posato gli occhi su di un volto più martoriato. Dovette avvertire il mio sgomento, più che altro per la sorpresa di fronte a ciò che mi trovavo davanti.
“Sei tu la bambola? Sono stupito che tu possa ancora parlare.”
“Già. Voi siete venuti a prendere il mio cuore, vero?”
Aveva afferrato il punto, il che mi risparmiava una notevole dose di tempo, rendendo le cose molto più semplici. Inutile girarci intorno.
“Se possibile vorrei che me lo consegnassi subito.”
Lessi immediatamente l’orrore sul volto della ragazzina che l’accompagnava.
“Portarmi dietro una bambola enorme è troppo impegnativo.” Spiegai.
Non riuscivo a togliermi di dosso quella strana sensazione, ogni volta che la guardavo. Sembrava non avvertissi la sua presenza, fino a che non faceva qualche movimento, comparendo nella mia visuale, il che era curioso. Era molto raro potermi cogliere di sorpresa...
La bambina si parò di fronte a me, ponendosi davanti alla bambola, proteggendola, cercando in ogni parola che urlava di difendere la sua causa. Che diamine ci faceva una ragazzina di quell’età, sola, in una città isolata ed abbandonata, soltanto in compagnia di una bambola ultracentenaria? Tutto ciò aveva decisamente poco senso.
“E tu chi sei?”
Quella domanda parve far crollare parte della sua determinazione, nonostante non sembrasse per nulla disposta a lasciare il suo posto. Continuava a tenersi tra me e la sua preziosa bambola. Tuttavia non sembrava in grado di rispondere a quella semplice domanda.
“E’...una bambina abbandonata dagli umani. L’ho trovata...e l’ho presa con me..!”
Improvvisamente iniziò a tossire pesantemente, prontamente soccorso dalla ragazzina.
Più li osservavo, più cresceva dentro di me la sensazione che ci fosse un tassello fuori posto in quel quadro. Restando fermo il fatto che il cuore di quella bambola fosse Innocence, le sue condizioni di “salute” erano quanto mai sospette. Non si era mai vista una bambola tossire. E quella bambina...
Un fruscio in fondo alla scalinata, dietro di me, accantonò momentaneamente le mie considerazioni. L’arrivo di Toma mi fece concentrare su più pressanti problemi, lasciando cadere, almeno per il momento, la questione riguardante il cuore della bambola.
“Mi spiace, ma non posso rinunciare.” Continuai, rivolto al vecchio “fantasma”. “Non posso lasciare che quell’Akuma entri in possesso del tuo cuore. Per ora va bene così, ma alla fine, mi farò consegnare il tuo cuore, inevitabilmente. Mi dispiace che siate stati coinvolti.”
Altre due anime innocenti, reclamate dalla lotta per il possesso dell’Innocence. Non era certo colpa loro, ma la situazione che li aveva resi partecipi di questa grande battaglia, prevaricava ormai di gran lunga le loro possibilità ed il loro libero arbitrio. Non erano i primi, né mai sarebbero stati gli ultimi, che sarei stato costretto a sacrificare, per compiere il mio dovere...e comunque, nemmeno io avevo scelta.
Mi avvicinai al Finder, che teneva tra le mani ciò che a prima vista mi parve null’altro che ghiaia dorata.
“Ecco Timcampi.”
Dunque, era Tim. L’Akuma aveva sfogato la sua furia persino sul golem.
Attesi pazientemente che si ricomponesse, dopodiché gli chiesi di mostrarmi i dati che aveva raccolto sul Livello Due.
Le informazioni che aveva raccolto erano limitate, ma comunque molto interessanti e mi permisero di farmi un’idea effettiva circa quanto fosse in grado di fare quell’Akuma. Era decisamente pericoloso.
“E’ come uno specchio...” Riflettei, ad alta voce.
“Scusi?” Sentii il Finder chiedere, senza comprendere.
“Questo Akuma è al rovescio.” Spiegai. “Quando si è trasformato in mammoletta, gli abiti, l’arma... la destra e la sinistra sono capovolte.”
Davvero un’abilità sorprendente.
“Anche il doppione tagliato a metà è al rovescio.” Continuai, visionando i dati trasmessi da Tim. “Inoltre, l’interno era vuoto, era soltanto un fantoccio tridimensionale, per mostra. Questo non è un semplice potere di trasformazione...potrei dire che quello usa qualcosa per riprodurre il bersaglio. Inoltre, una volta impadronitosi di ciò che riproduce, a quanto pare può fare uso anche dei poteri della controparte.” Aggiunsi, notando con quale libertà aveva modificato l’arma anti-Akuma dell’albino.
Quel maledetto idiota! Non poteva farsi fregare qualcosa di più pericoloso! Se fosse stato ancora vivo, lo avrei fatto a fettine...
“Anche se fosse ancora vivo,” riflettè Toma, dando corpo al mio pensiero, “una volta che si presentasse a noi, non potremmo riconoscerlo.”
“Quello non è un problema. È al rovescio, quindi si capirebbe subito... Se avesse la faccia tosta di presentarsi così, sarebbe proprio uno stupido.”
Una parte di me sperò vivamente che lo fosse. Ero ansioso di sbarazzarmi in fretta di quella missione, iniziavo davvero a non sopportarla...
Era ora di scendere nei sotterranei, guidato, volente o nolente, da quella stana coppia. Mi voltai verso di loro, per esortarli a farci strada, ma...erano scomparsi! Avevano approfittato della mia distrazione e, mentre stavo analizzando le registrazioni di Tim, se l’erano filata! Maledissi me stesso per non essermene accorto. Ora avrei anche dovuto mettermi a cercarli.
“Merda, dove saranno?!”
Ero “lievemente” furioso.
Stavo per incamminarmi, con passi nervosi e decisi, attraverso il cunicolo che immaginai avessero imboccato, ma l’urlo allarmato di Toma mi arrestò bruscamente, costringendomi a voltarmi velocemente, in posizione di guardia, dalla parte opposta.
Con passo incerto, le punte degli stivali che strisciavano stancamente sulle mattonelle polverose, barcollante e con gli occhi sbarrati, al limite dello spiritato, mammoletta veniva verso di noi... solo che era al contrario.
“E’...è al rovescio!” gridò il Finder.
Mugen era già tra le mie mani, scintillando morte.
“A quanto pare, è uno stupido coi fiocchi.”
Sembrava stesse sussurrando qualcosa, ma in tono così flebile che non mi permise di capirlo. Se stava cercando pietà, era davvero idiota.
Un fendente, rapido e letale, sprigionò la Prima Illusione contro l’Akuma. Le creature generate da Mugen si avvicinarono alla velocità della luce, pronte a divorarlo.
“Torna nell’oblio!”
Ancora un attimo e sarebbe scomparso per sempre...ma l’Innocence venne fermata improvvisamente da un ostacolo, spuntato inaspettatamente dal muro.
Quel dannato mammoletta comparve senza preavviso da un cunicolo aperto nel muro laterale, mentre l’Akuma stramazzava a terra, esanime. Era diventato matto?!
“Che hai nella testa, dannato?! Perché hai protetto un Akuma!?”
Ero furioso, fuori di me. Cosa diamine poteva spingere un’Esorcista, anche il più smidollato di essi, a proteggere un suo nemico?! Cosa nascondeva quel maledetto ragazzino?...Gli conveniva fornirmi risposte in fretta, e che fossero esaurienti.
“Kanda, il mio occhio è in grado di riconoscere gli Akuma, questa persona non lo è.”
Non aveva senso. Era un’immagine speculare del ragazzino e solamente il potere di quell’Akuma era in grado di riprodurre fedelmente le caratteristiche di una persona, riflettendole su sé stesso. Se quello non era l’Akuma...chi era? Ma soprattutto, l’Akuma stesso, dove si nascondeva?
Sentivo intorno a me crescere una sensazione di disagio. Qualcosa lì non quadrava...
L’albino si chinò sull’individuo a terra, allarmato.
“Una crepa nel viso?”
Con un movimento rapido strappò la pellicola che ricopriva il volto dell’uomo, rivelandone l’identità. Toma.
“Ma cosa?!”
Se quello a terra era il Finder, allora...l’uomo cui davo le spalle era...
“L’altro Toma è l’Akuma, Kanda!”
Troppo tardi.
Mi colse alla sprovvista, senza che avessi il tempo di reagire. Tutto ciò che avvertii con chiarezza fu un forte colpo al petto, lo scricchiolio del mio torace ed il muro, o forse più d’uno, che si sgretolavano contro mia schiena e la mia testa. L’Akuma mi teneva saldamente per il collo, sollevandomi da terra, contro la parete. Sentivo i capelli, sciolti, cadere scompostamente attorno al mio viso ed il sapore ferroso del mio sangue riempirmi la bocca e la gola. Parecchie costole erano sicuramente rotte.
Mugen non era più con me.
“Maledetto...quando...?”
“Eh eh eh! Prima che si unisse a te!” Iniziò a schernirmi l’Akuma. “Quando ho distrutto il golem giallo, ho trovato anche quel Toma. Ho pensato che, conciato com’è questo, non ci si accorge se è al rovescio o no. Tu stavi attento alla destra e alla sinistra, no?”
Quel dannato mi aveva fregato proprio per bene. Aveva previsto con lucidità ogni mia mossa ed io ci ero cascato come un pivello.
“La “forma” del tizio coi capelli bianchi l’ho fatta indossare a quello...eh eh eh. Sono furbo, io.”
Con l’unghia dell’indice continuava ad aprire strati della sua “pelle”. Avrebbe potuto continuare in eterno, riproducendo chiunque desiderasse e mascherandone altrettanti con sembianze altrui. Furbo, lo era davvero...dannazione.
“La mia pelle è carta riflettente. Ti sei fatto ammazzare come un bambino, tu.”
Un sorriso amaro in volto, lo sfidai a compiere la sua prossima mossa. Ero conscio di ciò che mi aspettava.
Strinsi i denti istintivamente e mi irrigidii, mentre un dolore lancinante percorreva ogni fibra del mio corpo. Gli artigli di quel dannato mostro mi lacerarono dalla spalla al fianco, con crudeltà e violenza...

Soffrivo...
Intorno a me fili d’erba e arbusti...
Tendo la mano verso il cielo...il dolore mi sovrasta...la vista si annebbia...
Cerco di resistere...cerco Lei...
Un Akuma viene verso di me, un’espressione sadica in volto...lui stesso mi ha ridotto così...in fin di vita...
Ma io non posso morire...non ancora...
Quasi mi ha raggiunto...forse non riuscirò a scamparla...non questa volta...

A fatica mi costrinsi a riprendere conoscenza, sotto gli implacabili fendenti dell’Akuma, che non cessava di infierire sul sottoscritto. Le gambe minacciavano di cedere in ogni istante, ma mai glielo avrei permesso, nonostante stessi perdendo molto sangue.
Sarei rimasto in piedi.
“Crepa!”
Tsk. Speranza vana.
“Figurati se muoio...”
Sentivo il rumore del mio sangue cadere sui consunti mattoni del vecchio pavimento. La polvere ancora aleggiava intorno a me, ma forse era solamente l’effetto della vista annebbiata dal dolore...
Le forze stavano per abbandonarmi...ma comunque...io non sarei morto...mai...
“Io...non posso certo morire, prima di aver trovato Quella Persona...”
Io...non avrei mai potuto...
Non avrei resistito a lungo.

Fatico a tenere gli occhi aperti...
All’improvviso, fiamme verde mare avvolgono il mostro, rallentandone la marcia...
“Non ti lascerò uccidere anche lui!”
Quella voce...non era Lei...era Quella...
Odo un grido...la risata dell’Akuma...il tonfo di un corpo che cade a terra...anche Quella non è riuscita a tenergli testa, dunque...
È solo alla sua prima missione...ma già il Cielo l’ha reclamata a sé...
Anche Lei non è più con me...lo intuisco...mi ha lasciato...non ho più ragione di vivere...
“Sei ancora vivo?”
Il mostro è sopra di me...mi guarda beffardamente...cala il colpo...
Poi tutto...diventa oscurità...nero oblio...

Strano...era da tempo che Quella ragazza non compariva tra i miei nebulosi ricordi. Chissà per quale motivo mi stava tornando alla mente proprio ora...
Gli occhi faticavano a rimanere aperti, la mente non tentava nemmeno più di mantenersi lucida.
Rivivevo una scena già vissuta, ma stavolta ero solo. Lei non era con me e non lo sarebbe stata mai più...
Nemmeno la mia misteriosa protettrice era presente. Mi chiesi cosa fosse stato di lei...
Ma quel momento, tra i dubbi, persi i sensi...

Spero di aver ridotto al minimo gli errori di battitura, stavolta.
Più la storia prosegue, più i capitoli diventano lunghi...strana conseguenza XD
Se siete arrivati a leggere fin qui i fondo meritate un abbraccio psicologico...e le mie scuse per aver scritto così tanto XD
   
 
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