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Autore: LaNonnina    08/10/2012    4 recensioni
[I tre moschettieri]
Si può considerare un seguito del film "I tre moschettieri" del 2011.
Troverete i soliti mitici personaggi e qualche new entry. Non mancheranno amore, amicizia, forza, astuzia, invidia, gelosia, un pizzico di malvagità...
Ce la faranno questa volta i nostri eroi?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
 

D’Artagnan si trovava nella piazzetta sulla quale si affacciava l’umile casa di Constance. Al centro c’era una piccola fontana che serviva alle massaie per lavare i panni e attingere l’acqua necessaria da utilizzare in casa. Alcune donne stavano strofinando e sciacquando i loro vestiti, mentre dei bambini si schizzavano per rinfrescarsi dalla calura estiva.
Il ragazzo li osservava divertito.
Gli sarebbe piaciuto tornare bambino. Ritornare nella fattoria dei suoi genitori ad allenarsi con il padre e a giocare spensierato tra i rami degli alberi.

Ma era cresciuto ormai. Un avvenimento inevitabile, per chi non lo sapesse…

Aveva lasciato la sua famiglia. Si era diretto a Parigi da solo per realizzare il suo sogno: diventare moschettiere, anzi, il più grande moschettiere del paese.
E ci era riuscito. Aveva addirittura salvato il Re e la Francia.
Purtroppo, come ogni grande eroe che si rispetti, aveva il suo “tallone d’Achille”: era completamente impedito riguardo alle vicende amorose.
-Sono proprio un idiota … Constance è l’amore della mia vita… eppure non riesco a togliermi dalla testa Isabel… no, basta. Lei non è nessuno. C’è solo Cos e io devo trovare il modo per farmi perdonare! ... EHI!”
“Ooohh, ci scusi non volevamo bagnarla!”
“Non preoccupatevi bimbi, sono ancora del tutto asciutto! Ma non so se lo sarò ancora per molto…” Aggiunse con uno sguardo astuto e si diresse verso la fontana, bagnò le mani e cominciò a schizzare i bambini che fuggivano fingendosi spaventati.

“Ma bravo! Ti metti a giocare con i bambini ora?” Lo sgridò fintamente Constance.
“Ci stiamo divertendo tantissimo!” Si allontanò da loro per raggiungerla “In realtà, ero venuto perché speravo proprio di incontrarti…”
“Alla buon’ora…”
“Cos… per favore, ascoltami. Ieri mi sono scontrato con alcune guardie del Cardinale, è stata una giornata movimentata e sono tornato a casa distrutto. Ero fuori di me…”
La ragazza lo fissò dubbiosa nei suoi occhi azzurro cielo.
“Io ti amo… Più di ogni altra cosa al mondo”.

Era sincero.
“e non vorrei mai e poi mai lasciarti scappare”

Le stava dicendo la verità.
“Mi perdoni?”

Forse, era lei ad aver esagerato.

Si amavano.

Per lui esisteva solo lei.

“Vieni qui, scemo!”
“Non hai nient’altro da dire?” Chiese lui guardandola dolcemente.
Lei si avvicinò e sussurrò sulle sue labbra “Ti amo anche io…”
Si baciarono. Alcuni dei bimbi intorno emisero versi di disgusto, mentre le bambine battevano le mani felici, in segno di approvazione.
I due ragazzi risero “Tornate a giocare voi!” e mano nella mano entrarono in casa di Constance.
Non si fermarono in cucina nemmeno per la colazione.

Dovevano rimediare alla notte mancata.




Porthos non era riuscito a divertirsi. Anzi, era tanto preso dai suoi pensieri, che tornò a casa molto presto. Nella piccola sala da pranzo, trovò Aramis in panciolle sulla poltrona mentre leggeva un testo di Epicuro ad alta voce. Decise di non interromperlo.
“La felicità è nella vita stessa, nel semplice fatto di vivere… se seguiamo la natura, che ci dice di che cosa abbiamo veramente bisogno, la felicità è a portata di mano… quando siamo felici, e il nostro animo non è turbato, non desideriamo nulla perché nulla ci manca …” Sospirò, chiudendo il volume, infilando un santino come segnalibro. “Ma è davvero così semplice?”
“Beh forse non così semplice, ma quasi… io ascolto sempre ciò che la mia natura mi dice…” Intervenne l’altro.
“Non avevo dubbi al riguardo…” Aramis disse ridendo.
“Ehi! Cosa vorresti insinuare??”
“Oh… niente…” E alzò le mani in segno di arresa.

Erano come fratelli. E come due fratelli che si rispettino, non la smettevano mai di bisticciare.

Si guardarono a lungo di sott’in su. Ma non resistettero per molto tempo. Scoppiarono a ridere.
“Cosa succede Port? Ti vedo perplesso…” Osservò Aramis.
“Mi stanno sorgendo dei dubbi…” Confermò Porthos.
“Riguardo a cosa?”
“Ad Isabel..”
“PORT! A proposito di natura… Ma quan…”
“No, no, lasciami finire. Non è come credi tu!” Si difese lui.
“Sentiamo pure…” E con un cenno del capo, gli diede il permesso di proseguire.
“È da un po’ che non la vedo.. ma  il suo volto non mi era nuovo,  specialmente il suo naso mi era familiare… assomigliava tanto a quello di Athos…!”
Aramis parve colpito “Ne sei proprio sicuro?”
“Sì sì… Lo riconoscerei ovunque quel naso!” Disse l’altro sorridendo.
“… Scusa un attimo… quanti anni ha la ragazza?!”
“Mah… direi… due, massimo tre, in meno di Artie…”
Silenzio.
Un lungo silenzio seguì l’affermazione di Porthos.
Aramis ruppe la pausa meditativa per primo “Oh Dive! Ma se è come dici tu… allora…!”
“Allora manteniamo la calma.Non corriamo. La mia è solo un’ipotesi, non abbiamo prove sufficienti…”
“Hai ragione… quindi… cosa facciamo?”
“Per ora la cosa che mi viene meglio di tutte. Niente.” concluse Porthos mesto.




Athos giunse alla villa della ragazza, ma quello che vide non gli piacque per niente.
C’era una carrozza davanti al portone ed apparteneva a Richelieu.
Ma non c’era soltanto lui. Anche il Duca salì sulla stessa carrozza.
Imprecò.
Par Dieu! Isabèl… La divina Isabèl che trama insieme al Cardinale ed al suo amichetto Lord Buckingam… Complimenti!”
Si passò con forza una mano tra i capelli.

Era furioso.

Era sorpreso.

Era… deluso.

“Per fortuna ho consigliato ad Artie di stare in guardia …” Disse sollevando gli occhi al cielo.
Appena vide il cocchiere spronare i cavalli, si buttò dietro ad un cespuglio per non essere visto dai passeggeri della carrozza. Cominciò a riflettere sul da farsi, quando si accorse di essersi nascosto in un’aiuola che emanava un profumo particolare.

No, non era un profumo qualsiasi.
Era quel profumo. Il suo profumo.

“Avete perso qualcosa, Monsieur?”
Athos fece un balzo e si voltò verso la figura che, stranamente, lo aveva colto di sorpresa alle spalle.
Finalmente la vide.
Lei lo scrutava incuriosita e perplessa.
Se non fosse stato un nobile moschettiere, l’avrebbe guardata a bocca spalancata.
Quegli occhi.
-Ovvio che Artie non riesce a scordarli… sono ipnotici!- Pensò lui francamente -Che colore strano … un misto tra azzurro e  verde… un momento! Il suo naso … -
“Dunque …!” Lo ridestò lei “Se avete finito di squadrarmi e di pestare i miei fiori…”
Pardòn! Io… non volevo…” E si scostò impacciato dall’aiuola punteggiata di piantine verdi e blu.
“Che fiori sono questi?” Chiese lui senza nemmeno rendersene conto.
Lei parve riflettere sul perché gli avesse fatto una tale domanda.
Infine gli rispose semplicemente “Non ti scordar di me
Lui storse la bocca e fece una risatina isterica.
“Vi sentite bene?”
Ouì… Scusate, mademoiselle, ma non mi sono presentato…” E le porse la mano destra.
“Non vi preoccupate. So benissimo chi siete…” Rispose lei porgendo la propria.
“Perfetto. Anche io so chi siete voi…” E aggiunse divertito “Eppure non ci siamo mai incontrati”
“Già” Disse lei scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi riportandola dietro l’orecchio. “So che me ne pentirò, ma… vorreste entrare in casa per un bicchier d’acqua? Magari vi tranquillizzereste un po’…”
Con piacere




Dopo la visita ad Isabèl, il Duca tornò al proprio palazzo.
Si accomodò nel suo studio. Seduto sulla sua comoda poltrona, con un bicchiere in mano, cominciò a ragionare sulla possibile tattica militare da adottare per l’imminente guerra.
Avrebbe utilizzato tutte le navi volanti disponibili pur di distruggere il Re e l’intera Francia.
Conclusa la guerra, lui avrebbe occupato il trono francese accanto a Milady.
Una volta che Richelieu avesse portato a termine i suoi compiti, lo avrebbero eliminato.
Per ora era utile.
Si gongolò soddisfatto sorseggiando il liquido del calice “Tenersi stretti gli amici, ma ancora più stretti i nemici… e per quanto tu possa affermare il contrario, caro il mio Cardinale, noi siamo stati, siamo e sempre saremo nemici.”  
 

  
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