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Autore: Ezzy O    08/10/2012    5 recensioni
-Io credo che sarebbe emozionante conoscere un alchimista.- mormorò Winry quasi in trance.
Havoc, con un lieve sorriso, si accostò a lei:- Diffidate, signorina!- le consigliò –Sono tutti uguali, esseri spregevoli e bugiardi, quei mostri non meritano che una cosa sola…
Lanciò la sigaretta fuori bordo, Winry la osservò toccare la superficie e sparire tra i flutti, poi, prendendole la spalla, il giovane tenente la costrinse a girarsi e a fissarlo negli occhi.
-Poca corda e caduta sorda.- terminò.
Una fanciulla desiderosa di avventura, due fratelli in cerca di un passato, un alchimista ambizioso e una ciurma maledetta; chi sarà il vincitore, tra le isole del Caribbean?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Caribbean's Alchemists
Caribbean’s Alchemists
La maledizione dell’Acqua Rossa






4.    L’assalto!

Edward chiuse piano la finestra che dava sul retro del negozio: una strana sensazione si era impadronita di lui, come se qualcosa stesse osservando la città immersa nelle tenebre, attendendo il momento buono per… Neanche lui sapeva esattamente cosa e per questo non riusciva a scrollarsi di dosso quell’opprimente senso di attesa, quella calma innaturale che aveva scorto tra i vicoli silenziosi.
-Qualcosa non va, fratellone?- gli chiese Al, lanciandogli un’occhiata preoccupata.
Edward scosse la testa e ricominciò a mettere a posto il negozio:- Solo un gatto.- disse, poco convinto.
Il più piccolo non riuscì a trattenere un sorriso: adorava i gatti, spesso nutriva quelli randagi che giravano intorno alla bottega; una volta aveva anche provato a portarne qualcuno a casa, ma Izumi, la zia con cui vivevano, aveva dato il “no categorico” a tutti gli animali che non fossero polli.
-I gatti non danno da mangiare, sono solo bocche in più!- aveva decretato la donna, così Al aveva rinunciato.
Man mano che sistemavano la bottega, però, i micetti scomparvero dalla mente del ragazzino: nonostante tutto, Edward sembrava ancora preoccupato e assorto nei suoi pensieri; lubrificava gli attrezzi in silenzio, con le sopracciglia corrucciate, le sue pupille vagavano dal tavolo alla finestra sul retro, irrequiete.
Alphonse si avvicinò piano a lui:- Stai ancora pensando a oggi?- domandò.
-No.- rispose Edward, lapidario.
Certo, la storia di quell’alchimista e di Winry gli aveva portato l’umore sin sotto terra, costringendolo a immergersi nel lavoro per non pensarci, ma adesso quella strana tensione aveva prevalso.
Senza che se ne accorgesse nella sua mente si formò un ricordo ben preciso: era solo poco tempo che si era stabilito nel Caribbean; quel giorno una cappa di nubi scure aveva avvolto il cielo, l’aria, così come il mare, era innaturalmente immobile e carica di aspettativa. Ricordava di aver provato la stessa angosciante sensazione, quando Armstrong, vicino a lui, gli aveva spiegato:- E’ la calma prima della tempesta.
La calma prima della tempesta…
Con un brivido si chiese quale tipo di tempesta stava per abbattersi su Reesembol, quella notte.

Il Governatore Huges rabbrividì, sentendo l’umidità fredda della sera penetrare sotto la leggera giubba. Camminando sui bastioni del forte a fianco di Havoc, cercò di non far caso alla nebbia innaturale che stava ricoprendo il mare e nascondendo la luna.
Sembrava pronta per ingoiare la città.
-Mia nipote vi ha dato una risposta?- domandò al commodoro, non riuscendo a sopportare oltre quel silenzio soffocante.
-No, alcuna.- rispose l’ufficiale con un sospiro stanco.
Huges annuì imbarazzato:- Be’, ha avuto una giornata pesante…- cercò di giustificarla con un sorriso.
Anche conversando, non riuscì a distrarsi e il suo sguardo vagò preoccupato nella baia del porto, ormai totalmente nascosta dalla foschia.
Era la prima volta in otto anni che vedeva un fenomeno simile, si chiese se anche Havoc lo avesse notato o se invece la tensione della giornata stesse facendo galoppare troppo la sua immaginazione, portandolo a leggere nelle nuvole basse i più sinistri presagi.
Accellerò il passo: immerso nei suoi pensieri, non si era accorto di essere rimasto leggermente indietro rispetto al commodoro. Quando gli fu di nuovo accostato, guardò l’ufficiale in volto, cercando i segni di un’inquietudine simile alla sua, ma la fronte di Havoc era distesa e l’unica cosa che si leggeva nei suoi occhi era una leggera stanchezza. Niente di più.
Huges si schiarì la gola:- Tempo spettrale, non credete?
Solo in quel momento il giovane parve notare la nebbia crescente, ma ancora sembrava perfettamente tranquillo.
-Tetro, molto tetro.- convenne, osservando il cielo privo di stelle.
Huges si affacciò alla balaustra del forte, tentando di percepire i suoni della città addormentata; per qualche secondo non avvertì niente, poi, d’improvviso, un tonfo ovattato gli arrivò alle orecchie, come se qualcosa fosse caduto nelle acque del porto. Un fischio, prima debolissimo, poi sempre più forte si fece largo tra la foschia.
Non ebbe il tempo di chiedersi cos’era.
-BORDATA!- uno scoppio tremendo, vicinissimo a lui, seguì il grido di Havoc.
Prima che potesse rendersene conto, il commodoro lo spinse a terra, dietro i bastioni di pietra.
E mentre urla concitate cominciavano ad animare il forte, lo sguardo del governatore si posò sulle mura a pochi passi da lui: dove fino a poco fa camminava tranquillo, si era aperto un enorme squarcio nella roccia; detriti e polvere si erano accumulati tutto intorno.
Non ci volle molto prima che altre detonazioni si facessero sentire, insieme alle urla dei feriti.
L’assalto era cominciato.

Roy non poteva credere alle sue orecchie.
All’inizio non era riuscito a capire bene di cosa si trattasse, ma la sua memoria non poteva ingannarlo: conosceva il suono di quei cannoni.
Con il cuore in gola si affacciò alla finestra della cella, scrutando il mare, e lì, in mezzo al porto, con la foschia che si diradava piano a furia di detonazioni, il suo sguardo incontrò la sagoma scarlatta di un veliero a tre alberi.
Rimase senza fiato.
Sembrava impossibile che fosse lì, davanti a lui, eppure avrebbe riconosciuto quella nave tra mille.
Un ghigno di trionfo gli illuminò il volto:- E’ l’Uroboro…
I prigionieri nella cella di fianco alla sua rabbrividirono, scostandosi dalla finestra e facendo scongiuri.
-L’Uroboro!- ansimò il capo, con voce strozzata –So certe storie… Va depredando navi e insediamenti da quasi dieci anni! Nessuno sopravvive al suo passaggio.
L’alchimista si girò verso di loro, il sorriso illuminato dalle scintille dei cannoni.
-Nessuno sopravvive?- domandò con sufficienza –E queste storie da dove provengono?
Il gruppetto indietreggiò alla sua espressione, ancora più spaventati di prima.
Sul mare cominciò a intravedersi il bagliore di torce che avanzavano verso la città, lente ma inarrestabili: scialuppe.

Già alla prima esplosione Edward era corso fuori, brandendo una spada nella mano destra e con due piccole asce appese alla cintura. Aveva costretto Alphonse a tornare a casa: la tempesta era cominciata e non voleva che il suo fratellino ci andasse di mezzo.
Corse per le vie della città, verso il porto, le strade si animavano di gente che fuggiva o si armava, pronta a sostenere l’assalto.
Le scialuppe nel frattempo si erano finalmente arenate sulla spiaggia; gli alchimisti scesero a terra, lanciando urla terrificanti. Una donna dai lunghi capelli neri cominciò a correre verso la parte alta della città, in direzione del forte, seguita da un uomo più largo che altro che sbavava con un sorriso inquietante stampato sul volto; un altro gruppo si diresse verso la città, a guidarlo un ragazzo magro con i capelli verde scuro fermati da una fascia. Dietro di lui un uomo più adulto dai tratti affilati incitava gli altri, l’occhio sinistro sembrava fatto di vetro.
-Svelti, topi di fogna!- gridò il ragazzo, dopo che ebbe adocchiato quella che sembrava la casa del governatore.
Con una risata sguaiata, gli alchimisti si precipitarono sulla città; passando, scagliavano le torce accese sui tetti fragili dei magazzini, che presero fuoco immediatamente, riempiendo le strade di luce cupa e tremolante.
Mentre un gruppo continuava a correre verso la casa di Huges, tutti gli altri si dispersero nei vicoli, irrompendo in ogni casa e bottega.
Lì, Edward li intercettò: con un colpo d’ascia ben assestato, riuscì a ucciderne subito uno. Gettandosi nel combattimento, lanciò un’occhiata veloce alla sua vittima, un tipo basso dai folti capelli nerastri, poi recuperò l’ascia e si unì agli altri uomini della città.
-E uno è andato!- pensò, sguainando la spada.

Winry osservava la città in fiamme dal suo balcone quando vide il gruppetto di assalitori sfondare il cancello della villa.
Terrorizzata, scese di corsa le scale che portavano al piano terra, ma era già troppo tardi: qualcuno bussava insistentemente alla porta e il maggiordomo già si dirigeva tranquillo ad aprirla! La ragazza non fece neanche in tempo a gridare: gli alchimisti fecero irruzione in casa, mentre il corpo del servitore cadeva a terra trafitto da una spada.
-Lassù!- gridò un tipo alto dai capelli corvini. –Lassù!
La paura la fece scattare verso la sua stanza. Chiuse la porta e provò a spingerci davanti la scrivania, quando una mano le si posò sulla spalla.
-Miss Rockbell!
Gridò, prima di rendersi conto che a toccarla era stata Rose.
Si ripararono dietro il paravento, colpi energici cominciavano già a scuotere le maniglie.
-Miss Rockbell! Sono qui per rapire voi!- sussurrò Rose, con la voce strozzata dalla paura.
Winry spalancò gli occhi:- Cosa?- perché proprio lei?
La cameriera era quasi in lacrime:-Siete la pupilla del governatore!
Un brivido scosse la ragazza, mentre lo stomaco le si attorcigliava: no, qualcosa le suggeriva che non era per il legame tra lei e Huges…
I colpi si fecero più forti.
Nel panico, prese Rose per le spalle:- Ascolta, non ti hanno ancora vista! Corri al forte e avverti il commodoro!- le ordinò.
La cameriera fece appena in tempo ad annuire, prima che i cardini cedessero del tutto. La porta si schiantò al suolo e due uomini fecero irruzione nella stanza.
Il più basso scattò verso la camera da letto, dove aveva intravisto un lembo della vestaglia di Winry; si precipitò dentro, troppo velocemente per accorgersi di qualcosa che volava verso la sua faccia.
-Ma cos- lo scaldaletto di Winry lo prese in pieno. Il ragazzo barcollò per un istante, prima di schiantarsi al suolo.
Il moro, invece non si fece trovare impreparato: appena provò a colpirlo, afferrò il braccio della giovane, costringendola a tenerlo alto sopra la testa.
-Ah ah! Presa!- gongolò –E che farai adesso?
Il sorriso sadico della ragazza gli gelò il sangue nelle vene: Winry tirò la leva per l’apertura e il carbone incandescente si riversò sulla testa del tizio, permettendole di scappare.
-Aiuto! Envy, sto bruciando! Brucio!- gridò quello al suo compagno, che era appena rinvenuto con un fortissimo dolore alla testa e molta, molta rabbia.
-Non essere ridicolo, Greed! Andiamo!- e lo strattonò via.
Esplorarono le stanze di Winry, non riuscendo a trovarla da nessuna parte; quando vide la finestra aperta nel salottino privato, Envy imprecò dalla rabbia: il capitano non sarebbe stato felice di questo, proprio per niente!
-Non andrà lontano…- pensò, inspirando profondamente.
Lui e Greed chiusero gli occhi, concentrandosi; non ci volle molto prima che lo sentissero: era ancora lì in quella stanza.
Sul volto di Envy apparve un ghigno appena notò il lembo ripiegato di un tappeto, giusto vicino alle porte di un armadio.
-Lo so che sei qui, bambolina.- sibilò, minaccioso.
-Bambolina?- gli fece eco Greed.
Il ragazzo avanzò verso l’armadio:- Esci!- ordinò –E ti prometto che non ti farò alcun male.
L’altro lo guardò delusissimo:-Eh?
Envy gli scoccò un’occhiata eloquente, prima di continuare:- Ti troveremo, bambolina…
Dietro le ante, Winry tratteneva il respiro, paralizzata dalla paura. Improvvisamente le sembrava che il ciondolo di Edward fosse sempre più pesante, che la tirasse fuori dal suo nascondiglio.
I due erano ormai vicinissimi:- Tu hai qualcosa di nostro che a gran voce ci chiama…- sibilò il più basso, fermandosi davanti all’armadio.
Ghignò:- E’ l’oro ciò che ci chiama!
Winry strinse il medaglione.
-Oro, oooooro!- sentì mormorare, poi la luce si affievolì e tra le ante riuscì a scorgere il sorriso di Envy.
-Ciao, bambolina!- e l’armadio si spalancò.
-PARLEY!
Il grido della ragazza bloccò i due alchimisti, che la fissarono sbalorditi.
-Cosa?- biascicò Envy dopo un attimo di smarrimento.
-Parley,- Winry balbettava, ma cercò di farsi coraggio –Invoco il diritto a parlamentare. Secondo il Codice della Fratellanza istituito dagli alchimisti Nicolas Flamel e Maria l’Ebrea, dovete portarmi dal capitano!
Il verde annuì:- Lo conosco, il Codice…
-Se un avversario si appella al parley, non è concesso torturarlo finchè il parley non è finito!- concluse la ragazza, ripetendo a memoria la clausola che aveva letto tante volte nei suoi libri.
Con un ringhio Greed le puntò contro la spada:- Bruci all’Inferno, il tuo parley!
-Vuole essere portata dal capitano!- lo interruppe Envy, prima di rivolgere alla ragazza un sorriso per niente rassicurante –E lo sarà, senza fiatare: dobbiamo onorare il codice…
Winry era paralizzata dalla paura. Stava per affrontare il capo di quegli esseri spregevoli: ce l’avrebbe fatta?

-Dimmi addio!- ringhiò l’alchimista, prima che l’insegna di un negozio si staccasse dai sui sostegni, finendogli addosso. Edward si spostò appena in tempo, ma invece di andare via subito si voltò verso la finestra dove si era schiantato il suo avversario.
-Addio!- gli disse, ironico: l’educazione prima di tutto, eh!
Un grido attirò le sua attenzione; si girò giusto in tempo per vedere Winry essere trascinata via da due alchimisti, giù verso il porto.
Con orrore provò a chiamarla:- Winry!
La ragazza si girò di scatto, facendo appena in tempo a rivolgergli uno sguardo spaventato, prima di essere spinta lontano dai suoi rapitori.
Ed fece per partire all’inseguimento, ma un nemico gli sbarrò la strada.
-Salve!- ghignò un piccoletto dai disordinati capelli nerastri.
Il ragazzo lo fissò per un attimo, confuso: era abbastanza sicuro che… Quello non era il tizio che aveva ucciso giusto un attimo prima con l’ascia?
Nella sua distrazione non si rese conto degli alchimisti che gli stavano passando dietro; un forte colpo alla testa lo abbatté a terra, privo di sensi.
Il suo ultimo pensiero, prima di svenire, fu per Winry.
Poi cadde il silenzio.

-Quella palla di cannone…- si disse Roy, affacciato alla finestra della sua cella –Sembra venire proprio da quest- MERDA!
Si spostò dalla finestra con uno scatto, giusto in tempo per evitare la salva che si schiantò contro il muro delle prigioni. Quando il fumo si diradò, l’alchimista potè vedere i suoi compagni di prigionia scappare allegramente dal buco aperto nella parete: il proiettile ne aveva fatta esplodere una grossa porzione quasi a metà tra le due celle.
Quasi.
Dalla parte di Mustang si riusciva a malapena a infilare il braccio.
L’ultimo degli ex prigionieri gli rivolse un sorriso sdentato:- Ossequi, amico mio! Non hai un minimo di fortuna!- e sparì nel buio.
Roy si tirò su, spazzolando la polvere via dai vestiti, e sbuffò. Se questa non era sfiga! Gli ricordava una certa legge, non proprio alchemica, che gli era capitata sott’occhio un po’ di tempo fa… La legge di Mufty? Mulpy? Forse Murphy, non ne era sicuro.
-Perfetta dimostrazione sul campo!- borbottò, indignato.
E adesso? Non voleva certo rimanere in quella cella fino all’alba (i soldatini, dopo l’attacco, sarebbero stati doppiamente felici di impiccarlo); provò a infilarsi nel buco nella parete, ma dopo essersi scorticato il braccio fino al gomito si arrese: niente via d’uscita lì.
Passare nell’altra prigione e poi uscire era ancora più improbabile, ma esaminandone il pavimento vide qualcosa di cui si era dimenticato. Un ghigno di trionfo gli illuminò il volto: aveva un’idea.
Un fischiettio svegliò il cagnolino bianco e nero, che era ancora lì, tranquillo e incurante della battaglia che imperversava tutt’intorno.
-Ehi cagnetto, lo vuoi un bell’osso tutto per te?- gli chiedeva Roy, suadente, mentre faceva sporgere il suddetto osso dalle sbarre della cella.
Il piccolo, un husky, drizzò le orecchie, interessato. Le chiavi tintinnavano appese alla sua bocca.
-Rimarrà tra noi due, eh?- continuò l’alchimista –Fra te e lo zio Roy! Avanti, so che lo vuoi!
Ed effettivamente il cucciolo si alzò e fece qualche timido passetto verso di lui. Roy sentiva già la vittoria in pugno.
Riprese a incoraggiarlo:- Bravo, bravissimo! Più vicino!
A mezzo metro dalla cella, il cane si fermò, come combattuto fra il senso del dovere e quell’osso succulento che di certo sembrava molto più invitante del pane secco che gli davano al forte.
-Avanti, rognosissimo bastardo!!- ringhiò Roy, sforzandosi di sorridere.
Il cucciolo sporse un po’ il muso verso di lui e…
Con un fracasso tremendo, un corpo rotolò giù dalle scale, spaventando l’husky che trottò via con le chiavi.
-NO! Cagnetto, torna qui! Sei adorabile, lo giuro!- provò a fermarlo l’alchimista, ma si bloccò.
Due figure erano apparse nei sotterranei: uno era un uomo più largo che alto, calvo e con le braccia gigantesche; esaminava il cadavere come fossero prelibatezze culinarie. L’altra una ragazza magra e slanciata, bella, bellissima e sensuale, con lunghi capelli nero pece e occhi penetranti che inchiodavano. E in quel momento erano puntati su Roy.
-Bene, bene, bene…- la sua voce era vellutata, ma dava i brividi.
Si avvicinò alla cella; sembrava lievemente sorpresa, ma sorrideva minacciosa:- Guarda un po’ chi abbiamo qui, Gluttony.
Il ciccione le si accostò con un ghigno ebete in faccia.
-L’Alchimista di Fuoco!- scandì la donna, sostenendosi alla sbarre.
Roy sorrise di rimando, benché non fosse affatto felice di rivedere quella strega.
-Di Fuoco!- le fece eco Gluttony, ridacchiando.
-L’ultima volta che ti ho visto,- continuò lei, in un sussurro –Eri tutto solo, su un’isola dimenticata da Dio, sempre più lontano e piccolo…- rise –La tua sorte non sembra molto migliorata….
Roy la interruppe:- Volgiamo parlare della tua sorte, Lust? Il girone peggiore dell’Inferno è riservato ai traditori!
Non fece quasi in tempo a finire: una furia cieca si impadronì degli occhi di Lust e, in un secondo, Roy si ritrovò la gola pericolosamente in mezzo a due lame affilate. Lame sottili e nere.
Le seguì con lo sguardo e fu scosso da un brivido: spuntavano direttamente dalle unghie della donna.
-Ah, una maledizione… è interessante!- provò a ironizzare.
Lust gli rivolse uno sguardo carico d’odio:-Non sai niente dell’Inferno!
Con uno scatto le lame si ritirarono e i due sparirono nel buio del corridoio, silenziosi come ombre. Roy si massaggiò la gola; un sottile rivolo di sangue gli scivolò tra le dita, ma l’alchimista sorrideva.
-E’ molto interessante…

Winry fu tirata sul ponte di peso; appena mise piede sulle assi bagnate, la sua determinazione scomparve, sostituita dal terrore: tutta la nave era dipinta di un rosso cupo, quasi nero; la luce delle fiaccole lo riempiva di mille altre sinistre sfumature, facendolo sembrare sangue secco. Con orrore immaginò prigionieri sgozzati per dipingere ogni tavola di quel veliero maledetto. Ebbe un conato ai suoi stessi pensieri, ma nessuno se ne accorse: tutto l’equipaggio era occupato a trasportare il bottino sulla nave, o si dava da fare con i cannoni.
La ragazza rabbrividì: c’era qualcosa di non umano in loro; erano tutti pallidissimi, tutti con quegl’inquietanti occhi violetti… E il tatuaggio: sulla pelle di ognuno di loro, in punti diversi, ma sempre in mostra, c’era tatuato un Uroboro.
Anche i due che l’avevano portata lì non si curavano più di lei, limitandosi a starle ai lati per impedire che scappasse, o che qualcuno se la prendesse.
Entrambi fissavano qualcosa a poppa, vicino al timone. Winry seguì i loro sguardi e fu allora che lo vide: un uomo stava in piedi, come una statua di marmo, guardava la città in fiamme senza parlare. Una scimmia stava appollaiata sulla sua spalla.
Winry non avrebbe saputo spiegare perché, ma quell’uomo da solo la spaventava più di tutti gli altri.
-Ora si fanno prigionieri? Non sapevo!- la voce tagliente di una donna la distrasse dai suoi pensieri.
Lust, appena salita sulla nave, la squadrava con disprezzo.
-Ha invocato il diritto di parlare con il capitano.- spiegò Envy.
Winry decise di prendere in mano la situazione: chiunque fosse quella donna, non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa. Raccolse tutto il coraggio che aveva e avanzò cercando di non tremare.
-Sono qui per negoziar- il sonoro schiaffo di Lust la zittì.
La guardò spaventata, massaggiandosi la guancia dolente; la mano dell’alchimista era ancora alzata, pronta a colpire. Una piccola folla si stava radunando intorno a loro.
-Tu parli quando te lo dirò io!- ringhiò la mora.
Un’altra mano, più grande, le strinse il polso, non con forza ma decisa: un uomo sulla sessantina era comparso vicino a lei. Come tutti gli altri era pallido, dagli ordinati capelli scuri; una benda nera gli copriva l’occhio sinistro e una scimmia era appollaiata sulla sua spalla.
Winry rabbrividì: era lui, l’uomo che fissava la città giusto un attimo prima!
-E tu non alzerai un dito su chi è sotto la protezione del parley.- disse il nuovo arrivato, rivolgendosi a Lust.
La donna trattenne un ringhio:-Sissignore!- rivolse un’ultima occhiata d’odio a Winry prima di farsi indietro.
Con un sorriso, l’uomo si portò di fronte alla ragazza:-Vi porgo le mie scuse, sono il Capitano King Bradley.
-Capitano Bradley…- cominciò Winry, cercando di sembrare decisa –Sono qui per negoziare la cessazione delle ostilità contro Resebool.
Lui ridacchiò:-Oh, quanti altisonanti paroloni in una volta! Noi non siamo che umili alchimisti.- poi il suo sorriso si fece più affilato –Che cos’è che volete?
-Che ve ne andiate per non tornare mai più!
Una sonora risata di scherno scosse tutta la ciurma; forse cominciavano a crederla pazza.
-Non sono incline a ottemperare alla vostra richiesta.- rispose il capitano con un sogghigno –Vuol dire “no”!- aggiunse, quando Winry aggrottò le sopracciglia.
Gli alchimisti risero ancora.
-Molto bene!- La ragazza si sporse dal parapetto, nella sua mano scintillava il medaglione dorato –Lo darò al mare!
I presenti erano ammutoliti, irrigiditi all’improvviso. Gli occhi di tutti erano puntati sul ciondolo.
Dalla bocca di Bradley uscì una risata nervosa:-Le mie stive traboccano di tesori, dovrebbe importarmi di quel pendaglio?- nonostante volesse sembrare a suo agio, la mascella contratta tradiva il suo nervosismo.
-E’ quello che state cercando!- dichiarò Winry, sicura –Riconosco questa nave, l’ho vista otto anni or sono arrivando da Amestris!
-Voi dite?- ribattè il capitano.
Li osservò: non perdevano di vista la sua mano.
-Bene… Visto che non è di nessuna utilità, non c’è motivo per non liberarmene!- il suono della catena che scorreva tra le sue dita fece sussultare tutto l’equipaggio! Ogni uomo fece istintivamente un passo verso di lei, terrorizzato.
Un sorriso di trionfo apparve sul volto della ragazza.
Il capitano le si avvicinò cautamente:- Avete un nome, mia cara?- chiese con un ghigno nervoso.
-Winry…- si bloccò, rendendosi conto che non sapevano chi era -…Elric. Domestica in casa del governatore.- non era il caso di dire la verità.
Invece, la risposta sembrò piacere molto a Bradley.
-Miss Elric!- scandì, rivolgendosi ai suoi uomini.
Un mormorio confuso dilagò tra loro; la ragazza riuscì a distinguere solo poche parole, qualcosa come “Alchimista della Luce” e “Hoheneim”.
-E come può una domestica possedere un simile ninnolo? L’avete… ereditato, diciamo?- le chiese ancora il capitano.
-Non insinuerete che l’abbia rubato!- ribattè lei.
-Molto bene!- Bradley allungò la mano aperta verso il ciondolo –Consegnatemelo e noi faremo rotta altrove, per non tornare!
Winry strinse la catena, ancora sospettosa, poi, finalmente, il ciondolo finì tra le dita dell’alchimista.
Questi lo rimirò per un attimo, prima di consegnarlo alla scimmia sulla sua spalla, che sgattaiolò via, arrampicandosi sulle sartie.
-E il patto?- balbettò la ragazza.
Bradley si girò per andarsene, facendo un segno a Lust.
-Fate tacere i cannoni!- gridò lei –Preparatevi a salpare di nuovo.
Mentre gli ordini volavano sul ponte, Winry rincorse il capitano con un orribile presentimento.
-Dovete riportarmi a terra!- gli gridò, raggiuntolo –Secondo il codice della Fratellanza-
-Primo!- la interruppe lui, girandosi di scatto, una luce inquietante brillava nell’unico occhio sano –Riportarvi a terra non faceva parte del nostro patto né del negoziato: non devo fare nulla! Secondo, dovete esser un’alchimista affichè il codice valga, e non lo siete! E terzo, il Codice è più che altro una sorta di traccia che un vero regolamento…- il suo sorriso di fece affilato come quello di uno squalo –Benvenuta a bordo dell’Uroboro, miss Elric!

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... ... Ehm... (l'autrice prova a scappare, ma i personaggi la rispediscono indetro) Traditori! Vi ucciderò tutti quanti alla fine della fic!!! **
... ... Comunque... Non ho giustificazioni, lo so! Se non che i capitoli con battaglie sono i più difficli in assoluto da scrivere, infatti non sono completamente soddisfatta di come mi è venuto questo, ma non potevo neanche attendere oltre per aggiornare. Avevo pensato di dividere l'attacco in due capitoli, ma sempre per questioni di tempo ho deciso di unirli, spero sia meno terribile di come è sembrato a me!

Per farmi perdonare del ritardo più che mostruoso, ho fatto un trailer della Fanfiction di cui riporto sotto il link ^^
Fortunatamente da questo capitolo in poi non c'è più il rischio di rovinarvi la sorpresa: ormai la maggior parte dei protagonisti è stata presentata :)
Ecco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=N2U3ahrDOO4

E ora le recensioni (bravi a tutti quelli che hanno indovinato l'identità del cagnolino: è propio Black Hayate ^^)

MartaAka97: Sì, purtroppo non sono riuscita a far bene lo stacco tra la battaglia e la scena dopo :( Neanche questo capitolo è venuto benissimo, purtroppo, ma non potevo proprio aspettare ancora!

melanita: Grazie e mille! ^^ Spero di non averti deluso fra ritardi e capitolo così così!

Una Certa Ragazza: Sai che all'inizio volevo dare il ruolo a Scar? Il mio amore per lui mi ha accecata (Scar!!! <3 **), ma alla fine ho capito che è troppo serio per fare Jack e restare IC! Per fortuna, perchè Roy mi è venuto proprio bene e non mi pento affatto della scelta ^^

Silvery Lugia: MAI!! Non mi arrenderò mai! ** Anche se è l'anno della maturità, io finirò questa fanfiction, dovessi impiegarci cent'anni!... ... Be', speriamo di no, ho già accumulato abbastanza ritardo :(

Risponderò alle prossime recensioni direttamente come messaggio, senza aspettare il prossimo cap :)

A presto! ;)
 


  
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