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Autore: xmariaria    08/10/2012    7 recensioni
Per la millesima volta mi ritrovai su quelle scale. Per la millesima volta bussai su quella porta.
« Cosa vuoi ancora,Elise? » « Voglio...te. »
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era la terza volta che facevo dietro-front davanti a quell’immagine riflessa in quel vetro appannato dal calore di quella stanza. Il viso era ancora bagnato da quelle piccole lacrime che si erano accumulate nascoste dietro quegli occhi sofferenti d’amore, spesso affondavo leggermente il palmo al di sotto di quell’enorme abito bianco panna con tanto di cristalli ai lati della chiusa lampo rimasta ancora aperta a scoprire schiena e fianchi.
Quella mattina avevo trovato un regalo decisamente inaspettato da David: un abito da sposa ereditato probabilmente dalla sua amatissima madre. Era proprio lì, sul mio letto senza un foglio, una lettera che potesse spiegare il motivo di quel gesto.
‘Non sei emozionata?’ Mi chiese mia madre proprio qualche ora prima, emozionata? Ero decisamente sconvolta, impaurita e chi più ne ha ne metta! Avevo cercato di nascondere la mia tristezza dietro ad una paralisi facciale per tutto il mattino, avevo provato a chiamare David per spiegarmi il motivo di quel gesto, ma mia madre mi bloccava proprio sul procinto di farlo…che mi stesse nascondendo qualcosa, lo sospettavo da sin troppo. La cosa inimmaginabile è che avessero preso queste iniziative senza neppure consultarmi. Avevo deciso di affrontare mia madre proprio nel momento in cui si preparava, agitandosi, ad aprire il pacco rimasto ancora socchiuso per paura probabilmente.
‘Che mi nascondi?’
‘Oh, tesoro…niente!’ Occhi bassi, sussurri leggeri: mentiva spudoratamente.
‘Mamma!’
‘E va bene, sai che non resisto a quegli occhioni…Ti sposerai con David, l’anno prossimo, tra due anni, tre anni, quattro forse…ma lo farai con lui. Sai già del fedele patto, tra qualche mese ci sarà il fidanzamento ufficiale.’ Tirò tutto d’un fiato senza mai fissarmi neanche per un secondo.
Come potevo reagire a quelle parole? Ero cosciente di quello che avrei dovuto affrontare, una parola era una parola. Aggiungiamoci anche le bugie di mia madre, dette a Michelle, riguardo al fatto che io provassi un’attrazione in tutti i sensi per David…
Il tempo sembrava non passare mai, più mi guardavo e più avevo voglia di strapparmi di dosso quel terribile e strettissimo abito, chi lo avrebbe mai immaginato che per i miei primi diciassette anni avrei dovuto preoccuparmi di cosa indossare al mio matrimonio. Altra fitta al cuore, non amavo ancora David. Come posso imparare ad amarlo tra qualche anno? Come?
Improvvisamente sentii qualcosa di caldo coprire leggermente i fianchi ancora scoperti, il freddo della cerniera laterale del vestito si alzava e finiva contro la mia calda pelle…Chase.
‘Questo non è l’abito che fa per te, Elise.’ Per una volta mi aveva chiamato Elise senza pronunciarlo in maniera altezzosa, ma in un modo unico che mi lasciava decisamente senza fiato.
‘Sentiamo…qual è l’abito che fa per me allora?’ Ero ritornata la solita stronza con Chase, mentre lui era più serio che mai.
‘Un abito che stringa il tuo piccolo seno…’ Disse poggiando la sua mano sotto al mio seno destro, non fiatai. Lo lasciai continuare…
‘Uno che lasci liberi i tuoi bellissimi fianchi, magari lungo e di un bianco più scuro che valorizzi i tuoi morbidi capelli neri…’ Impugnò una ciocca dei miei capelli per poi giocarci liberamente.
Quello era il mio abito dei sogni, era sempre stato così nei miei più oscuri pensieri. Mi conosceva così bene in così poco tempo. Non parlai, lasciai che la voglia di saltargli addosso e abbracciarlo mi sfiorò la mente, avrei voluto abbracciarlo per così tanto tempo probabilmente da fargli mancare il respiro. Illusa.
Non avevo più parole, avevo smesso di usare il mio atteggiamento duro con lui, in quel momento ero diventata debole eppure non mi importava.
‘Comunque le tue tette sono troppo piccole.’ Volevo abbracciarlo? No, cambiamo decisamente azione, volevo ucciderlo.
‘Meglio di niente.’ Per la prima volta mi sembrava di scherzare per davvero con lui, senza quelle provocazioni stupide e quei punzecchiamenti frequenti tra di noi: stavamo scherzando proprio come due…amici.
 Non mi interessai neppure del perché era a casa mia in quel momento, probabilmente cercava Lucas che era uscito da lì a qualche minuto.
‘Che fai, non ti spogli?’ Mi domandò, vedendomi rossa in viso e con una gran voglia di rinchiudermi nel mio bagno per liberarmi effettivamente del regalo del mio carissimo David.
‘Ti gireresti?’ Dissi con tono imbarazzato, avrei dovuto cacciarlo fuori, ma non mi andava né fisicamente né moralmente.
‘Cos’è che non ho ancora visto di te, Edwards?’ Imbarazzo al cento per cento.
Mi spogliai alla velocità della luce e mi venne spontaneo sorridere vedendolo girato dall’altra parte della stanza senza fiatare a scrutare la mia libreria.
‘Perché sei qui?’
‘ Sto aspettando Lucas.’ Illusa, non sarebbe mai venuto per te.
 
19.10 Doccia e shampoo.
19.35 Vestiario.
20.00 Cena a casa di David.
Fine serata: il mio funerale.
‘Amore, sei pronta? Sai quanto è importante per loro essere in orario.’ Mio padre, come era solito fare, mi aspettava fuori alla porta di casa per potermi salutare come si deve e darmi delle raccomandazioni importanti per riuscire ad arrivare viva a casa.
Durante il tragitto pensai a chi in quei momenti mi incoraggiava meglio di tutti in quelle situazioni: la mia migliore amica. Tracce di Clara ne avevo davvero poche, i genitori vivono ancora nell’oscurità di tutto, ogni sera ci sentiamo tramite uno stupido cellulare: aveva deciso di trasferirsi da sua nonna che viveva a distanza di km da me. Mi faceva male tutto questo, ma sapevo che ben presto sarebbe ritornata più in forma di prima e magari con un po’ di coraggio in più.
‘Siamo arrivati, tesoro. Mi raccomando! Mostraci quel bel sorrisone adesso, dai!’ Che la serata infernale senza fine abbia inizio…
 
Per il momento mi sembrava essere la serata perfetta, eravamo tutti in armonia attorno a quel tavolo e per una volta mi sentii appartenere ad un certo senso a quella famiglia. Tra una parola e l’altra sembrava già essere arrivata l’ora del dessert, servita personalmente dallo chef della serata e dal suo cameriere personale. Chissà che avrà di speciale questo cameriere, forse era un nipote, o magari il suo migliore amico o magari…CHASE?
 Mi affogai in un istante col pezzo di frutta ancora in gola, David mi fissò quasi sconvolto vedendomi lacrimare prima di darmi qualche colpo alle spalle.
‘Tutto apposto?’ Mi chiese David, e, con un sorriso annuii. Possibile che facesse parte di ogni minima cosa nella mia vita quel coglione? Era assurdo quasi da pensare.
Mi fissò con uno sguardo stupito, probabilmente neanche lui sapeva per chi fosse stato organizzato tutto quel catering e non sapeva neppure la famiglia a cui era destinato tutto quel cibo.
La cosa che più mi stupì era immaginare Chase, giovane e intelligentissimo ragazzo Universitario, come cameriere. Era un lavoro nobile, ovviamente, ma non ce lo vedevo proprio in quelle vesti, specie per il suo caratterino e la sua vita da nullafacente.
‘Attenzione, signorina.’ Mi disse, quasi con un sorriso divertito mentre mi versava lentamente un drink.
‘No, grazie. Non bevo.’
Iniziò a ridere, non capivo sinceramente il motivo, ma iniziavo a vedere tutti la famiglia di David aggiungersi alla sua risata divertita.
Lo guardai quasi implorando e sperando di non aver fatto una delle mie figure, mi sussurrò un leggero ‘tranquilla’.
‘Lo devi versare sul dessert, è crema tesoro!’ David mi porse la sua mano, quasi volendomi tranquillizzare per la bellissima figura fatta. Chase guardò tutta la scena, chinai il capo per non fargli notare del mio rossore presente ancora in viso, poi sentii dei passi allontanarsi. La serata in fin dei conti era davvero volata, avevo sbagliato a giudicare la famiglia di David così in fretta. Sembrava anche che l’incidente della prima cena fosse stato dimenticato.
‘Vuoi che ti accompagno?’ Mi chiese gentilmente David, avevo deciso di fare quattro passi a piedi quindi inventai una scusa ben valida e mi allontanai cercando di aumentare il passo quando vidi Chase distante pochi metri da me camminare tranquillamente.
‘ASPETTA!’ Gridai, sperando si fermasse e così fu. Mi guardò con un ghigno di stupore, con una sigaretta in bocca e intento a fissarmi. Gli strappai dalle mani un accendino e , come se avessi il permesso, frugai nella sua tasca per estrarre una sigaretta.
‘Che cazzo fai?’
‘Voglio provare a fumare.’ Ammisi, in realtà volevo soltanto sapere che cosa si provasse a farlo, ero sempre stata indifferente alla nicotina, erbe o cose del genere.
Provai ad aspirarla, ma il risultato fu abbastanza schifoso visto il fatto che avevo praticamente inghiottito il fumo o quel che era.
‘Non sai neppure fumare!’ Sorrise.
‘Insegnamelo tu.’ Dissi, morivo dalla voglia di vedere di cosa sarebbe stato capace.
‘…Aspetta…’ Dissi tra un salto e l’altro mentre cercavo di togliermi quel bel quindici di tacco, ero decisamente bassa in confronto a lui senza quei maledetti cosi.
Aspirò d’un botto la sua sigaretta, era così bello che sarei rimasta a fissarlo per ore, così concentrato…così…
‘Apri la bocca, adesso.’ Disse soffiando dentro il fumo, era così assurdo essere a soli pochi centimetri dalla sua bocca e oppormi di baciarlo o anche semplicemente di toccarlo.
‘Mi prometti una cosa?’ Si sporse verso di me, con un sorrisino adorabile.
‘Cosa?’
‘Non provarci mai più, intendo col fumo, non prendere questo vizio e se sei depressa sfogati col sesso.’
‘Possibile che tu pensi solo a quello? Dammi la sigaretta che mi spetta.’
‘Come sei cattiva…’ disse ridendo scroccandomi la sigaretta che avevo preso senza permesso dalla sua tasca.

‘Cattivissima.’ Ci scherzai anch’io su, ancora una volta quella era una prova di quanto mi facesse bene stare con lui.
 ‘Ti accompagno, non vorrei che una macchina ti buttasse sotto piccolina come sei.’
‘Non importa. Ho ancora due gambe.’ Non finii neppure di pronunciare l’ultima sillaba che inciampai nei gradini e se non ci fosse stata la mano di Chase probabilmente avrei fatto una caduta universale.
‘Ahia.’ Dissi, toccandomi leggermente la parte lesa del sedere.
‘Ti devo ancora accompagnare?’
‘Accompagnami, ti prego.’ Dissi saltellando, avevo decisamente esagerato con quella caduta.
‘…Mi dai quella sigaretta prima?’ Chiesi, in realtà non volevo assolutamente fumare, volevo vedere la sua reazione…
‘Scordatelo.’ Era il genere di risposta che mi aspettavo, sorrisi quasi involontariamente…
‘Edwards…mi prometti una cosa?’ Finalmente la sua voce spezzò quel silenzio insopportabile.
‘Dimmi.’
‘Nessuno saprà del mio lavoro extra, chiaro?’
‘Promesso.’

 

Spazio d’autrice!
Tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan! Eccomi qui! Sono ritornata, non ho ritardato molto stavolta dai!
Non abituatevi troppo a questa versione di Chase dolce e carino con Elise, ancora non deve arrivare il primo! Siamo solo agli antipasti! Ho avuto un periodo ultimamente che avevo preso l’iniziativa di fermarmi qui col scrivere questa storia, l’ispirazione non mi manca mai, ma non riesco a scrivere. E’ una cosa stranissima! Ho tantissime idee in mente, ma quando mi ritrovo con la mia fottuta tastiera tra le mani non prendo iniziativa di nulla…
Vi prego ditemi che non fa così tanto schifo questo capitolo!
Bacione! A presto (spero).
Maria!
   
 
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