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Autore: anqis    08/10/2012    10 recensioni
Zayn si morse l’interno della guancia, fino a sentire il sapore metallico del sangue intorpidirgli il palato. Cosa avrebbe dovuto dirle per convincerla? La strinse ancora di più. “Io, Nelly, diventerò i tuoi occhi, fin quando non tornerai a vedere. Registrerò per te tutto ciò che perderai, fin quando non riacquisterai la vista, perchè sono certo che tornerai a vedere. Lo so, Nelly, io lo so” sbiascicò nella speranza che non sentisse quei fottuti singhiozzi che lo stavano smuovendo. Affondò il naso tra i ciuffi biondi della ragazza e chiuse gli occhi, fremendo.
“Zayn” lo chiamò
“Mh?” si limitò a rispondere, consapevole che non sarebbe riuscito a fingere dopo l’ultima frase.
“Grazie."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You are my Eyes.

 

 
 
“Signorina, è pronta?” la voce del dottore giunse alle mie orecchie ovattata dal tessuto che fasciava la mia fronte, ma ormai mi ero quasi abituata.
Annuii impercettibilmente, le mie corde vocali sembravano aver appena preso una vacanza ai Caraibi, lasciandomi muta e agitata. Chiusi le palpebre, pur essendo fasciate dal tessuto bianco, preoccupata di quello che avrei visto,o peggio, non visto. Quando le mani fredde dell’uomo toccarono la mia tempia ebbi un brivido e un ricordo lontano ma vivido affiorò nella mia mente.
 
“Non ti preoccupare” sussurrò il giovane all’orecchio della ragazza, stringendola in un abbraccio e infondendole incosapevolmente calore e fiducia. La mano di lei si strinse sul suo tessuto del maglioncino e affondò il naso nel petto di quest’ultimo, mordendosi il labbro nella speranza di reprimere le lacrime, tentativo troppo lontano. Scendevano copiose dal viso, rigando le guancie rosse e le labbra che tremavano.
“Non ti preoccupare” ripetè il ragazzo, stringendola ancora più forte tra le sue braccia, dridignando i denti, mentre una lacrima sfuggiva dalle sue ciglia per solcare il volto freddo e impassibile. Non doveva piangere, non doveva. Per lei. Doveva apparire forte, sorreggerla dal peso che stava incontrastato cadendo come piombo su di lei, doveva aiutarla a superare anche quell’ostacolo, e per questo non doveva assolutamente dimostrarsi debole. Non poteva.
“Andrà tutto bene” provò a dire, ma la frase fu rotta a mezz’aria da un lamento.
“Non dirlo neanche. Non andrà tutto bene, Zayn. No cazzo, vuoi capirlo? Non ci sono più speranze per me!” singhiozzò ancora più forte, mentre le braccia del ragazzo la circondavano spaventato.
“Merda, Nelly” ringhiò frustrato. “Dopo l’operazione, si risolverà tutto!”.
La ragazza scosse la testa, coprendosi gli occhi con le mani tremanti e ormai senza forza, cominciò a tirare pugni sul petto di lui, deboli e inutili.
“Zayn sono ceca. I-io, non ci vedo più, vuoi capirlo? Apro gli occhi e vedo il buio, una macchia nera, nient’altro. Cammino nel buio, alla ricerca di una luce, di quello che una volta mi circondava” balbettò tra una scossa e l’altra. “Come farò ad andare avanti? La fotografia era il mio tutto, ed ora che non riesco a vedere più niente, Zayn? Cosa farò della mia vita?” disse torturandosi le labbra screpolate e rotte, fissandolo con le due iridi azzurre ormai senza vita. Zayn deglutì mentre cercava in quei occhi disastrati, la luce che ricordava, senza però trovare niente se non lacrime gonfie e tristi. Un rantolo sfuggì dalle sue labbra, che diedi il via a gocce di acqua represse che caddero insieme pesanti come macigni, bagnandogli il viso sofferente.
“Ci sarò io con te, te lo prometto Nelly. Niente mi porterà via da te, okay? Sono qui, non ti lascerò da sola, mai. Promesso” disse Zayn raccogliendo il viso bianco e triste tra le grandi mani, costringendola a guardare, anche se era consapevole che la cosa le sarebbe stata impossibile.
E cosa mi dirà che tu rimarrai al mio fianco? Non puoi passare la vita a corrermi dietro, non puoi.. perdere tutto a causa mia!” gridò lei, allontanando le mani con un violento strappo. 
“È una mia scelta, Nelly. Niente e nessuno, tra cui te, mi impedirà di starti vicino. Quando riaprirai gli occhi, quando rivedrai i colori, ti prometto che sarò al tuo fianco, sarò la prima persona, la prima cosa che vedrai va bene?” le parole scivolavano dalle sue labbra veloci e spezzate, “E se il dottore cercherà di buttarmi fuori, giuro lo prenderò a calci in culo, stanne certa” disse riuscendo a strapparle una risata amara, un vecchio ricordo di quella taceva in silenzio nella sua mente.
“Va bene?” chiese titubante, unendo le sue mani a quelle della ragazza.
“Non lo so..”
Zayn si morse l’interno della guancia, fino a sentire il sapore metallico del sale intorpidirgli il palato. Cosa avrebbe dovuto dirle per convincerla? La strinse ancora di più. “Io, Nelly, diventerò i tuoi occhi, fin quando non tornerai a vedere. Registrerò per te tutto ciò che perderai, fin quando non riacquisterai la vista, perchè io sono certo che tornerai a vedere. Lo so, Nelly, io lo so” sbiascicò nella speranza che non sentisse quei fottuti singhiozzi che lo stavano smuovendo. Affondò il naso tra i ciuffi biondi della ragazza e chiuse gli occhi, fremendo.
“Zayn” lo chiamò
“Mh?” si limitò a rispondere, consapevole che non sarebbe riuscito a fingere dopo l’ultima frase.
“Grazie”.
 
“Puoi aprire gli occhi”.
Tirai un lungo sospiro prima di farlo. E poi dischiusi le palpebre lentamente. La luce mi colpì forte, costringendomi a chiudere gli occhi, ma non lo feci. Avevo appena visto qualcosa di diverso dal buio e niente mi avrebbe impedito di ‘vedere’. Di vedere finalmente.
Lottai contro la pesantezza delle palpebre, e spalancai gli occhi fino a distinguere quasi due figure confuse di fronte a me. Strinsi la mia visuale, e con il groppo in gola, misi a fuoco. La speranza rimasta in me, scomparve nel momento in cui posai lo sguardo su due occhi azzurri ghiaccio e affianco a lui una ragazza. Non era il colore che avrei realmente voluto vedere, non era quel cioccolato profondo che ripercorreva spesso i miei vecchi ricordi, non erano loro. E non era lui. Deglutii a fatica.
“Signorina, mi dica cosa vede?” mi chiese, questa volta la voce calda raggiunse le mie orecchie chiara e rassicurante.
Non risposi, ancora intenta ad osservarmi intorno, alla ricerca di un ombra familiare, ma intorno a me solo i muri bianchi e spogli dell’ospedale.
Non c’era.
“Signorina, sta bene?” mi riportò alla realtà.
Annuii tornando a fissarlo. Era bello, doveva essere giovane, dedussi dalle poche rughe che percorrevano il volto, e per il sorriso radioso e amichevole che mi stava mostrando. Peccato che al posto dei corti ciuffi chiari, avrei voluto rivedere una cresta nera e perennemente perfetta; o al posto dei pozzi azzurri, due fiamme ardenti; invece di quel sorriso dolce, uno sghembo e strafottente.
Non c’era.
“Allora, devo farle un po’ di domande. Signorina..”
“Nelly” lo corressi distrattamente.
“Benissimo, Nelly. Mi dica..”
Non c’era.
 
La serratura scattò. Tirai un sospiro di sollievo, le chiavi erano giuste.
Appoggiai le mani sulla maniglia bronzea, ma prima di entrare mi soffermai ad osservare il color mogano della porta. Passai le dita sulla superficia liscia, era proprio come me la ricordavo. Spinsi la porta ed entrai, avvolta nel buio premetti subito la mano sull’interruttore della luce, accendendo la lampada della sala. Lasciai cadere la borsa sul divano rosso e mi ci tuffai sopra. Tutto era rimasto come me lo ricordavo. Il divano appoggiato al muro, la libreria, la televisione nel mezzo, il tappeto peloso, tutto.
Era come me lo ricordavo, mancava un unica cosa.
Non c’era.
Mi alzai lentamente, mi avviai in cucina e tirai fuori una bottiglia d’acqua, che scolai in un batter d’occhio, ad un tratto assetata. Sbadigliai e mi recai in camera, aprendo la porta con un calcio assestato bene. Arrancai fino all’interruttore posto dalla porta opposta della porta, un vero pericolo che avevo affrontato con fatica i primi giorni di buio. Schiacciai il pulsante e mi girai. Mi morì il respiro in gola.
Tutto era al suo posto, il letto ad una piazza e mezza, la scrivania chiara, le tende verdi. Ma i muri bianchi, i muri.. pezzati da foto, di ogni genere, bianche e nere, o colorate, seppia, grandi, piccole. Foto che riconobbi subito il soggetto, me. Feci un passo titubante, fino ad avvicinarmi al muro, scorrendo con le dita, le immagini mentre gli occhi incominciarono a pizzicare violentemente, tanto da farmi male. Una foto che ritraeva me, seduta su un recinto in campagna, un’altra di me seduta sotto un ciliegio in fioritura, un’altra di me alle prese con una cioccolata calda, e tante altre.. Mi morsi il labbro, ricacciando i ricordi quando posai gli occhi su un foto che ritraeva me, stretta tra le sue braccia. Accarezzai la superficie liscia della foto, soffermandomi sul sorriso obliquo e tanto arrogante, ma felice, il vero protagonista dell’inquadratura.
Feci un passo indietro quando sentii la gamba scontrarsi con qualcosa. Abbassai gli occhi da quel muro imprinto di ricordi lontani e caldi, per posare lo sguardo su una scatola verde, ai miei piedi. Mi inginocchiai e levai il coperchio, scoprendo il contenuto: altre foto, un registratore ed un pennarello.
 
Pescai tra le mani il registratore, e premetti incosapevolmente il primo tasto, ed una voce cominciò a parlare. Un orbosa stretta si impossessò del mio stomaco, torturandolo e rigirandolo fino a distruggerlo. Calda, bassa, con quel particolare accento e dolcezza che non avevo mai sentito in nessun uomo; era la sua voce. Deglutii a fatica, obbligandomi la mente offuscata ad ascoltare.
“Ciao Nelly”.
Sorrisi. Il modo con cui pronunciava il mio nome. Mi era mancato.
“Dunque.. allora.. cazzo, non so che dire. Sai che non sono mai stato bravo con le parole, vero? E credo che sia l’idea più rincoglionita che mi sono fatto venire in mente, ma ormai il gioco è fatto. Ho speso ben 50 sterline per questo fottuto registratore, e l’idea di aver sprecato gran parte del mio stipendio mensile, mi fa al quanto incazzare.”
Il solito scaricatore di porto. Scossi la testa, mentre sorriso e lacrime combattevano per aver la meglio di me.
“Ho dunque, avuto la brillante idea – chi prendo in giro – di.. ecco, registrare quello che faremo, dato che in fondo vedere le foto non ti aiuta a ricordare. Minchia non ci avrai capito niente” risata amara.
“Facciamo un esempio. La prima foto, una viola. La vedi? Prendila in mano e voltala. Dietro c’è una data, giusto? 3.03.2010. Ti ho portato in una piccola cittadina sperduta tra le montagne, in una valle. Ora non mi ricordo il nome, ma sono certo di averlo scritto. Ti ho portato lì come nostra prima tappa, perchè mi ricordo che la prima volta che abbiamo davvero parlato senza azzannarci mi hai detto che adoravi le viole, e Liam mi ha suggerito quel paesino, dicendomi che ne era strapieno. Tutte balle, abbiamo passato la giornata intera a camminare sull’erba alta un metro per cercare una fottuta viola. Se non l’avessi trovata non sarei tornato a casa, sai quanto sono testardo, no?”
Mi ricordavo. Ad un certo punto aveva anche cominciato a piovere e ci eravamo ritrovati a camminare tra il fango, mentre io mi lamentavo, tu bestemmiavi su Liam, ripromettendoti di fargliela pagare, facendogli ritrovare il letto pieno di cucchiai, la mattina in cui saremmo ritornati. Giocai con il bordo della foto, tremante.
“Poi l’ho trovata, si cazzo. Ho fatto la foto, e ti ho riportato a casa. Solo dopo mi sono accorta di quanto fosse sfocata e per poco non ti ho costretta a ritornare là, ma che ci posso fare? Mi ero infervorato”.
Risi di gusto, mentre la voce affievoliva, fino a scomparire.
“Ciao Nelly, sono ancora io” ed un’altra registrazione si fece eco tra le mura della camera.
 
Rimasi sdraiata sul pavimento, ad ascoltare la tua voce raccontandomi delle giornate che avevamo passato insieme, mentre sfogliavo le foto che tenevo strette tra le mani. Mi rotolai tra le risate quando mi raccontasti di come il tuo piano di vendetta contro di Liam funzionò; sorrisi quando mi narrasti di come avevi tentato di cucinare una torta con me e della difficoltà a causa della mia fottuta cecità: ci avevi sempre scherzato su, fino ad alleggerirmi quel dolore che mi schiacciava sul petto. Anche se a volte senza accorgertente mi ferivi con quelle frecciatine, colpivi un tasto dolente e le mie lacrima straripavano, ma poi senza dire niente mi stringevi in un abbraccio silenzioso che a modo tuo stava per un “scusa”. Perchè orgoglioso che eri non ti saresti mai permesso di chiedermi perdono. Ma a me bastava, quell’abbraccio e tu lo sapevi.
In silenzio, mi lasciai avvolgere dalla tua voce, non potendo non notare l’improvvisa inclinazione che aveva subito, la cadenza ad un tratto stanca e marcata, nell’andare avanti nelle registrazioni. E poi incominciò la tosse, all’inizio frivola, dinventando infine insostenibile e flacca; influenzò la tua voce, fino a renderla roca e lontana da quella chiara a pulita che ti contrastingueva dagli altri. Divenne man mano sempre più presente, spezzando le tue frasi a metà. Come avevo fatto a non notarlo prima.
 
“Ciao Nelly.
È giunto il gran giorno. Oggi finalmente ti hanno tolto quella fottuta benda che hai dovuto tenere per due mesi. Hai visto, alla fine l’intervento non è stato tanto doloroso, anche senza di me che ti tenevo per mano. Sei una femminuccia. Sei tornata da sola? Ho chiesto a Liam di portarti all’ospedale al posto mio, ma mi ha risposto che conoscendoti non ci saresti andata con nessun’altro se non con me. Sei davvero testarda, Nelly”.
 
Parli proprio te. Ti ricordo che sei stato tu quello mi ha costretto a passare una giornata intera in un villaggio alla ricerca di una viola, fuori stagione.
 
“Probabilmente in questo momento sarai qui, sdraita a pancia all’aria con le gambe distese e aperte, come il tuo solito. Non prendere freddo, mi raccomando”.
 
Il solito. Ora mi scopro la pancia, solo per farti ripicca.
 
“Copriti la pancia e non fare la mocciosa”.
 
Dannazione.
                      
“Ci vedi vero? Lo so, che ci vedi. So perfettamente che quando hai aperto gli occhi sei tornata a vedere, l’intervento ha funzionato, lo so. Deve esser andato a buon fine, per forza. Cazzo”.
 
Si, Zayn. Ci vedo, è andato tutto bene alla fine. Come hai detto te. Dovrei essere felice, giusto? Ma non lo sono, perchè non hai mantenuto la promessa.Mi avevi giurato che saresti sempre rimasto al mio fianco, che saresti stata la prima persona che avrei rivisto, che non mi avresti mai abbandonato. Ed ora, dov’eri? 
 
“Immagino la rabbia che stai provando per me in questo momento. Non voglio neanche immaginare quante bestemmie mi stai tirando contro. Nelly, quando sentirai questa registrazione, io non ci sarò, ma credo l’avrai già capito. Non ci sono, non me ne sono andato. Io sono sempre lì con te, anche in questo momento. Solo che tu non mi vedi.”
 
Che stava dicendo? Non capisco Zayn, che cosa..
 
“Oggi mi hanno dato i risultati dell’analisi.
Tubercolosi.
Ho ancora un mese di vita.”
 
No..
 
“Mi spiace Nelly. Avrei voluto parlartene prima, ma all’inizio non me sono neanche accorto io. Ho cominciato a tossire e non puoi capire il terrore che mi ha assalito la prima volta che ho visto il sangue. Ho avuto paura e non ne ho parlato a nessuno, mi sono ridotto all’estremo e solo alla fine mi sono deciso a chiedere aiuto. L’unico a saperlo è Liam. Sono uno stupido, ogni volta che cerco di dirtelo, mi muoiono le parole in gola, nel saper di riuscire a causare altra sofferenza e lacrime, e non voglio più doverti vedere come quella volta, mai più. Non ho voluto parlartene, non avrei potuto aumentare il peso che stai affrontando, a causa mia. Non me lo sarei perdonato.”
 
Idiota, idiota, idiota.
Strinsi con forza il cuscino che tenevo tra le gambe fino a inficcare le unghie nel tessuto, quasi a volerlo strappare. Non era possibile, no.
 
“Vivrò questo ultimo mese nel possibile modo migliore, ovverto con te. Non credo di poter chiedere di più. Anche se.. c’è un unica cosa di cui mi pento.. diamine, che nervoso che mi  viene al solo pensarci. Il non poterti dire che.. ti amo” silenzio, un rumore, un sospiro. “Cazzo, l’ho detto sul serio. Ti amo Nelly, e l’unica cosa che mi pento in tutta la mia vita è il non poterla trascorrere con te. Ma non posso permettermi neanche di dirtelo, cosa farai quando non ci sarò più? Lasciarti un’altro vuoto, non è quello che voglio.. desidero soltanto lasciarti ricordi felici. Ma credo che con questa frase mi sono fottuto da solo. Se solo sapessi come si cancella questo messaggio lo farei, ma oramai.
Nelly, mi mancherai tantissimo. Il tuo sorriso, la tua risata, il profumo dei tuoi cannelli – si profumano di cannella e miele, non ti formaggio come ti ho detto l’ultima volta -, i tuoi occhi, i nostri momenti passati insieme, la rughetta che ti si crea sulla fronte quando ti arrabbi, o il modo in cui increspi le labbra scettica, e soprattutto la dolcezza che usi quando pronunci il mio nome”.
 
Zayn..
Le lacrime cominciarono a scendere copiose sulle guance, rigandomi la pelle e le labbra piegate in una smorfia incontrollata. Salate e amare.
 
“Promettimi che non ti farai abbattere da niente, che continuerai a vivere, ti costrituerai una famiglia, un’esistenza anche senza di me. Perchè so perfettamente quanto dolore tu stia provando ora, a causa mia. So che anche te mi ami, so che se il destino non fosse contro di noi, saremmo l’uno adatto all’altro, perchè noi ci completiamo. Ma dato il fato avverso, promettimelo. Promettimelo o non riusciro a darmi pace, Nelly.”
 
Lo prometto.
 
“Devo andare, hai appena finito di fare la doccia e devo inscenare di averti spiata dallo spioncino della porta. Mi piace farti infuriare. Mi mancherai, anche se sarò comunque sempre lìaccanto a te. Ti amo Nelly, cazzo. Ti amo.”
 
Piansi quando mi accorsi di quanto cose mi ero persa, piansi di gratitudine, ringraziandoti per i meravigliosi ricordi che eri comunque riuscito a conservare, piansi nel sentire la tua voce affievolire fino a scomparire, piansi nel non sentire le tue braccia stringersi attorno a me, piansi chiedendomi dove fossi quel momento. Piansi, urlando che ti amavo.
 
 
 
“3.03.2011 Sono tornata nella valle.
Mi ci ha accompagnato Liam, ma non è lo stesso senza di te.
Abbiamo cercato le viole e ne abbiamo trovate tantissime, a differenza di te. Inoltre c’era un sole che spaccava le pietre, altro che pioggia. A quanto pare eri proprio sfigato di tuo. Ho fatto una foto e l’ho messa nell’album proprio accanto alla tua. Volevo parlarti di una cosa..
Ho cominciato a uscire con il Niall, sì il dottore che si è preso cura di me. Eh sì, non ti preoccupare, è dolcissimo con me, mi fa sentire speciale e importante, mi riempie di attenzioni e di complimenti, credo.. forse, di poter andare avanti con lui. Anche se i suoi occhi azzurri non sono minimamente belli quanto i tuoi carboni, anche se quando passo la mano tra i suoi capelli non sento la solita inspida cresta, anche se quando mi bacia non posso fare a meno di immaginare le tue labbra sulle mie. Zayn, fa male, fa fottutamente male immaginare qualcun altro che non sei te al mio fianco, fa male. Ci sono momenti in cui credo di non poter sopportare tutto questo dolore, ma poi ti guardo, sorridente sul muro di camera mia e mi ricordo della promessa che ti ho fatto. E sai che mantengo sempre la parola io, stronzo mi hai messo in trappola. Ti ho promesso di continuare a vivere, non di dimenticarti, perchè sai perfettamente anche te che mai e poi mai nessuno riuscirà ad avere il tuo posto nel mio cuore, stupido pakistano. Ti amo e il mio unico rimpianto è stato non potertelo dire, se solamente mi avessi svelato il tutto.. perchè l’hai fatto? Avremmo potuto combattere insieme, o almeno trascorrere gli ultimi giorni insieme godendoci la vita al massimo, e invece.. avrei voluto tanto mostrarti il mio amore, abbracciarti, darti dello stupido tra un soffio e un respiro, baciarti, fare l’amore con te, Zayn avrei voluto tanto fare queste cose con te, avrei tanto voluto amarti con tutto il mio cuore, ma te mi hai lasciato. No, lo so che sei sempre qui accanto a me, ma fisicamente no e questo mi strazia. Non so più con chi fare le nottate cinema, non so più chi sfottere per la paura dell’acqua, non so più chi prendere a sberle quando sono arrabbiata, non so più con chi piangere, non so più con chi vivere. Dio mio, Zayn mi manchi da morire.
O-ora, devo andare, Niall mi sta chiamando da almeno quindici minuti dal divano, dobbiamo uscire. Ciao, dormi bene, se sempre tu possa farlo” sospirai asciugandomi le lacrime che erano scese in silenzio irruenti sul mio viso e mi asciugai il naso. Lasciai il registratore sul letto prima di prendere la borsa e inforcarla, per uscire dalla stanza; ma arrivata alla porta mi bloccai e tornai indietro. Premetti il bottone rosso con la scritta play e chiusi gli occhi.
“Ah Zayn? Ti amo.”
 
 



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Della serie “Viva la Vita!”
Partiamo subito dicendo che non sono per niente soddisfatto dalla cosa.
Fa schifo, per me, fa schifo. Mi piace l’inizio ma con l’andare avanti della storia, mi sono persa e non sono soddisfatta per niente della storia.
Spero comunque che a voi, anime buone, sia piaciuto almeno un pochino! Cosa mi ha ispirato? Un video musicale cinese che vi consiglio di guardare, la storia è interamente basata su quello. Si chiama: 
你是我的眼 di 萧煌奇
Altro? Niente se non grazie per aver letto questa One Shot, e se mi vorreste fare il grandissimo favore di lasciarmi un commentino anche piccolo piccolo, mi fareste davvero felice!
Anche se il risultato e’ penoso, mi ci sono messa di impegno. #giuro!
Grazie ancora!
 
Alice

   
 
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