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Autore: _lolololo_    08/10/2012    1 recensioni
Mi avvicino allo specchio e mi tocco incredula. Quel viso non mi appartiene, quella non sono io. Mi sciacquo il viso, mi strofino gli occhi, ma quella figura è ancora là, che mi guarda con aria beffarda e coraggiosa.
Sento scorrere in me un nuovo potere. Ora sono un eroina.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correvo, non so da quanto, immersa nel buio, avvolta dalle tenebre, correvo. Avevo dimenticato anche il motivo per il quale lo stavo facendo. Volevo gridare, ma non avevo voce, volevo fermarmi, ma le gambe non rispondevano ai miei ordini. Andavano sempre più avanti, verso il buio, verso la morte. Non so come facevo a saperlo, ma lo percepivo, se avessi continuato a correre, questo era il mio ultimo pensiero. Mi avvicinavo sempre di più. E' difficile crederlo, ma quella prospettiva mi attraeva. Ero stanca, terribilmente stanca. Non percepivo più nè gambe nè braccia, bocca o piedi, volevo abbandonarmi e riposare.Un altro passo e sarebbe tutto finito. Mi lancio nel vuoto e poi buio, ancora più insistente: ora so di non esistere. Mi alzo di scatto, sono sudata e respiro affannosamente. Ancora un volta è venuto a farmi visita lo stesso incubo. Dalle persiane entra un bagliore di luce, guardo l'orologio: sono le sei di mattina. Mi alzo ed esco fuori dalla mia camera con le punte dei piedi per non far rumore, sento dei lamenti nella stanza accanto: starà ancora piangendo. Davanti a me non lo fa mai, vuole darmi coraggio, vuole farmi vedere che è forte, ma non ne può fare a meno. Ormai era un mese che trascorreva così: io la notte mi svegliavo di soprassalto e lei continuava a chiedersi cosa avesse fatto di sbagliato o come non era riuscita a portare avanti un amore profondo come il loro, ma la verità è che questo non esistava già da un po'. Papà non le mostrava più attenzione, era diventato distratto e dimenticava gli eventi più importanti. Usciva la mattina e tornava la sera tardi, a volte non lo faceva. Mia madre, dal canto suo, non lo aveva mai capito, si dava una colpa, quando invece l'unico ad averla era lui. Ci aveva lasciato sole. Se n'è andato con una russa: classica donna con un corpo da schianto , capelli biondi e occhi da gatta. Ma non lo voglio ricordare, non voglio avere niente a che fare con mio padre. Per questo mi sono rifiutata di vederlo, sarebbe troppo difficile anche solo guardarlo negli occhi. All'inizio avevo pianto anch'io ma poi me ne sono fatta una ragione. Lei invece no,non è più allegra come il solito, sembra aver perso l'anima e i suoi occhi sono spenti, mangia poco, è dimagrita tantissimo e la notte non dorme: preferisce imbottire il suo cuscino di lacrime. Busso. I singhiozzi si interrompono e mi dice di entrare. Un'altra abitudine. Non riusciamo a dormire entrambe, per questo vado nella sua camera e mi sdraio accanto a lei. Averla vicino mi conforta, entrambe ci sentiamo sole, ma in realtà ci apparteniamo, ci diamo forza a vicenda e talvolta piangiamo per lo stesso dolore. 
  
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