Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: __Sabotage    08/10/2012    2 recensioni
Quinn, Santana, Brittany, Puck, Finn e Sam vivono sotto lo stesso tetto e sono diventati un gruppo affiatato e inseparabile. Tra occasioni perse, amori segreti, gelosie ben celate e fantasmi del passato che ritornano, ne vedremo delle belle.
FutureFic!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SEBASTIAN.
Sebastian non aveva dormito granché quella notte. Dava la colpa allo scomodo divano su cui riposava, o almeno ci provava, da almeno due settimane. Era incredibile il fatto che Santana lo avesse sopportato così a lungo, si aspettava di essere buttato fuori a calci da un momento all’altro, ma evidentemente ci teneva molto al patto che le aveva offerto. Non a lui, ovviamente. Sapeva che la latina lo odiava con tutta sé stessa, soprattutto dopo l’altra sera. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine dei suoi occhi infuocati, sentiva ancora la tensione che faceva vibrare la stanza e dovette espirare a lungo per scaricare tutta l’agitazione che quel ricordo gli aveva provocato. Sebastian era abituato alle occhiatacce, alle fulminate e all’odio in generale, ma in quell’istante, faceva particolarmente male perché Santana era davvero l’unica amica che gli era rimasta. Si rigirò un’ultima volta sul divano, stropicciandosi la faccia, come a voler cancellare quei pensieri dalla sua mente, quando udì dei passi leggeri avvicinarsi al cucinino che era poco dietro di lui.
Si infilò i pantaloni, a differenza del solito, e si avvicinò alla latina, con l’intenzione di parlarle.
– Ben svegliata. – disse con un sorriso, per la prima volta sincero.
– Mhm. – Santana mugugnò qualcosa e si versò i cereali nella tazza, mentre attendeva che il latte si scaldasse.
– Posso? – chiese, puntando il dito verso la scatola di cereali. Santana lo guardò aggrottando le sopracciglia, poi scrollò le spalle e gli passò la scatola.
– Grazie. – rispose versandoseli nella tazza, per poi andare a controllare il latte.
Per ironia della sorte, i due ebbero la stessa idea, tanto che si scontrarono e Sebastian per mantenere Santana in equilibrio, la prese per i fianchi, incontrando i suoi occhi color cioccolato.
– Dio Smythe, come sei imbranato! – furono le prime parole che la latina gli rivolse, allontanandosi bruscamente.
– Era pronto il latte. – si giustificò, cercando di far tornare il battito del suo cuore ad un ritmo regolare. Sebastian sapeva di non essere maldestro, era tutta colpa della Lopez.
Santana sbuffò e si avviò verso la porta, era già vestita e truccata, quindi non aveva nessun motivo per rimanere lì.
– Dove vai? – si interessò prontamente Sebastian, notando gli spostamenti della ragazza.
– A fare colazione da un’altra parte, non sei contento? Doppia dose per te. – esclamò annoiata, aprendo la porta di casa.
– No! – esclamò il ragazzo, quasi in un urlo, mentre si precipitava a chiudere la porta con una mano, per poi piazzarsi di fronte a lei. – Dobbiamo parlare.
– Togliti immediatamente dalla mia porta, se non vuoi avere le palle in gola. – ribatté acida, incenerendo il ragazzo con uno sguardo.
– Ho sempre pensato che le scuse siano per i perdenti e i deboli, quindi non ho la minima idea di come si facciano. – Precisò, prima di fare un bel respiro. – Non volevo fare lo stronzo ieri sera, cioè sì lo sono, ma non con te, non avevo idea che le mie parole potessero ferirti, a tal punto.
Santana fece una risatina sarcastica, molto simile a quelle del ragazzo. – Non pensare che possano bastare due parole in croce a ferirmi. – Replicò.
– Dev’essere che quelle parole hanno significato qualcosa per te. – constatò Sebastian, trovandosi ancora incollato alla porta.
– Hai rovinato la privacy di casa mia, la felicità di passare una serata con i miei amici ed ora vuoi rovinare pure la storia con il mio ragazzo. Non sei capace di fare altro, a parte rovinare tutto? – domandò retoricamente, con il solito fuoco negli occhi. Santana sapeva di essere cattiva, ma doveva sfogarsi da quell’inquietudine che Sebastian le aveva trasmesso e lo stava facendo nell’unico modo che conosceva: ferire per non essere ferita.
– Ho rovinato il rapporto con la mia famiglia, i miei amici, il mio conto in banca e il mio futuro. Ed ora ho rovinato anche quello che c'era tra noi. – Sebastian si sentì un po' strano a pronunciare quella frase, anche perché non sapeva spiegare cosa c'era tra di loro. – E sì, non so possedere qualcosa senza doverla danneggiare, per questo volevo sapere il motivo per cui le mie parole ti avevano ferito, per poterti aiutare. Come tu hai fatto con me, perché sei stata l'unica che l'ha fatto. – asserì il ragazzo, col fiato un po' corto per tutto quel parlare al quale non era abituato.
Santana lo guardò stranita, quando pronunciò la fatidica frase “quello che c’era tra noi.” Non sapeva descriverlo, lo odiava, quello era certo. Però gli ricordava tanto la vecchia lei, la liceale che andava alle feste e si ubriacava insieme al capitano della squadra di football, quell’incasinata che si incasinava ancora di più, cercando di trovare un po’ di tranquillità.
– Vuoi saperlo davvero? Bene. Non mi hanno fatto ferire le tue parole perché sono state dette da te, ma perché sono state parte dei miei pensieri e delle mie paure per la mia prima vera relazione stabile. Perché ho paura di non poter essere abbastanza, di far soffrire un ragazzo così dolce come Finn, perché è davvero quello che ho sempre desiderato. – Si lasciò andare alla fine, confidò le sue paure più nascoste alla persona di cui si fidava di meno.
– Spesso i desideri si rivelano sbagliati. – Santana alzò un sopracciglio per l’affermazione di Sebastian e lui si affrettò ad aggiungere – Voglio dire, è che non ti vedo per niente bene con lui! E’ più forte di me, io non riesco a vederti con lui. – Aveva paura Sebastian, non come quando giocava e sentiva scorrere l’adrenalina in corpo per il timore di poter perdere tutto, o come quando aveva saputo che i creditori gli stavano alle calcagna e quindi sarebbe dovuto scappare. Terrore puro, di aver detto qualcosa di sbagliato, o semplicemente di troppo.
– Perché, perché non posso stare con Finn, secondo te? Io non sono più come te! – domandò confusa, cercando, con lo sguardo, di risolvere quel complicato enigma che era Sebastian.
– Io… non lo so! Non… – esclamò esitante, senza riuscire a pronunciare una frase di senso compiuto.
– Dev’esserci un motivo! Finn ti ha fatto qualcosa? Ti diverti a complicare la vita degli altri? Io ti ho fatto qualcosa? – Santana lo tempestò di domande, sempre più confusa, sempre più desiderosa di conoscere.
– N-no, no! – balbettò nuovamente il ragazzo. E Sebastian Smythe non balbettava.
La latina era sul colmo della rabbia, gli avrebbe fatto passare la voglia di giocare a fare il sibillino. Si avvicinò pericolosamente a lui, puntandogli minacciosamente contro il dito. – Ora mi spieghi esattamente che cazzo hai, altrimenti ti riduco a -
– Perché credo di essermi innamorato di te! Ed io non mi innamoro. – esclamò stremato Sebastian, aveva detto quella frase senza pensare, in preda all’esasperazione ed ora se ne stava pentendo veramente, soprattutto visto la reazione della latina, che aveva iniziato ad indietreggiare e a guardarlo come se avesse una qualche malattia contagiosa.
- Tu… stai scherzando vero? – chiese Santana turbata, conoscendo già la risposta. Dire che era incredula sarebbe stato l’eufemismo del secolo.
– Sì, sto scherzando. – rispose Sebastian allontanandosi dalla porta, con una velata ironia che faceva intendere che non stava scherzando affatto.
– Non mi mentire! – esclamò arrabbiata avvicinandosi a lui intimidatoria, osservando i suoi occhi verdi come uno smeraldo.
– Che cazzo dovrei fare allora? – domandò rabbioso, facendo un passo avanti verso la latina.
– Troverai qualcuno, Sebastian. – asserì sicura, sentendo la vicinanza del ragazzo.
– Non voglio qualcuno, però. Voglio te. – sottolineò, prima di tuffarsi su quelle labbra che erano una tentazione troppo forte. Santana si ritrovò a ricambiare, quasi per abitudine, come se fosse tornata ai tempi in cui un ragazzo diverso ogni sera era routine. Sebastian indietreggiò lentamente verso il divano, trascinando la latina con sé, senza mai smettere di gustarsi il sapore della ragazza. Quando si adagiarono sul sofà, il bacio si fece più intenso e il moro ne approfittò per sentire la pelle della latina. Cercò di liberarsi della maglietta della ragazza, che gli era solo d’impedimento e litigò per un po’ con il gancetto del reggiseno. Fu quel semplice gesto a far capire a Santana che era una stupida, che probabilmente Sebastian voleva semplicemente portandosela a letto di nuovo e che Finn non meritava tutto questo. Si meritava qualcuna migliore di lei, lo aveva sempre pensato. Per quello aveva lasciato che si mettesse con Rachel, perché lei sembrava una brava ragazza, invece l’aveva fatto soffrire e così aveva pensato di essere migliore di quella nanerottola, di potergli offrire qualcosa di meglio, invece si sbagliava. Era esattamente come lei, o forse peggio. Prese la mano di Sebastian e se la tolse bruscamente di dosso, cercando di alzarsi come meglio poteva, dal divano.
– No, no, tutto questo è sbagliato. Tu non vuoi me, vuoi il mio corpo e non puoi avere nessuno dei due. Devo andare. – scosse la testa molto confusa, uscendo di casa, per davvero.
Sebastian rimase immobile, mentre cercava di ordinare i pensieri che gli turbinavano nella mente. Santana non gli credeva, perché avrebbe dovuto? Non aveva nessun motivo per farlo, eppure era sincero, purtroppo. Non desiderava il suo corpo, cioè sì, ma voleva anche poterla stringere e considerarla sua. Beh era meglio cominciare a disilludersi.

QUINN.
– Uh la la, Quinn Fabray. – esclamò Noah Puckerman, osservando chi aveva bussato alla sua porta.
– Questa frase mi è familiare. – ridacchiò la bionda, per poi entrare nell’ormai conosciuto appartamento.
– Anche quello che stai per chiedermi, mi risulta familiare. – Il ragazzo la scrutò, per poi fare una risatina.
– Non sai quello che sto per chiederti. – affermò seria.
– Beh, le mie tariffe sono 50 euro all’ora, poi gli extra sono esclusi e dipende dal luogo… – La bionda lo interruppe, dandogli uno schiaffo sul braccio – Idiota! – rise, seguita dal ragazzo. – E’ una storia divertente. Allora... – La ragazza si riprese dalle risate e cercò di spiegare a Puck il motivo per cui era lì, ma lui sembrava aver già capito. – Il sale. Oh Quinn Fabray, non cambierai mai. – affermò ridacchiando.
– Non è il sale! – esclamò indignata incrociando le braccia, mentre il ragazzo sollevava eloquentemente un sopracciglio. – Ok, sì, è il sale. – sbuffò, cedendo allo sguardo inquisitore del ragazzo con la cresta.
– Perché non ti fermi a mangiare qui? – chiese con un sorriso sincero, svuotato dalla solita malizia e ironia, un sorriso a cui Quinn non poteva resistere.
La normalità tranquillizzava la bionda, erano tornati ad essere amici per la pelle, come lo erano stati nei mesi precedenti, evitando volontariamente di ricordare il periodo in cui erano stati assieme, perché non erano pronti. Puck non era ancora in grado di gestire tutti quei sentimenti che erano affiorati così forti in lui e Quinn non era decisa a chiudere definitivamente col passato, ad affidare di nuovo il suo cuore ad una persona sola. Così, cercavano di andare avanti con la loro vita, semplicemente ignorando la parte più importante della loro amicizia.

– Non immaginavo fossi bravo a cucinare, quella pasta era fantastica! – esclamò la biondina, accomodandosi sul divano.
– Ho tante doti nascoste. – E non solo quelle, anche molti sentimenti che provvedeva a tenere celati.
– Allora non sei solo un playboy senza scrupoli. – Quinn si morse la lingua per la frase appena detta, come aveva potuto dire qualcosa di così stupido? Era ovvio che lui non lo era e lei lo sapeva bene, perché lo conosceva davvero.
– Ricorderai sempre la parte peggiore di me, eh? – Volse il suo sguardo dagli occhi della bionda al pavimento, uno sguardo vuoto, deluso, aggiunto ad una risatina per nascondere tutto ciò.
– No scusami, io… ho detto una sciocchezza, lo so che sei più di quello, perché ti conosco ed è per quello che mi sono inn- che siamo amici! – Lo sapeva benissimo cosa stava per dire, la biondina, ma il cervello aveva controllato un’altra volta il suo cuore e l’aveva fermata in tempo.
Anche Puck se n’era accorto dell’errore della ragazza, però fece un sorriso ed annuì.
– Immagino di sì. Tv? – chiese puntando il telecomando allo schermo.
– Uhuh. – annuì la bionda incrociando le gambe per mettersi comoda – Cosa c’è di bello?
– Mhm, filmetti romantici, Fast and Furi -
– Metti su Fast and Furios! – esclamò Quinn, interrompendo il ragazzo. Puck sogghignò e pensò che Quinn Fabray era davvero la ragazza giusta per lui.
– Sai, non avevo mai pensato che fossi una fan di Fast and Furious. – asserì il ragazzo, cercando gli occhi della bionda.
– Anche io ho le mie doti nascoste. – rispose alzando un sopracciglio, prima di sentire un fastidioso ronzio nelle orecchie. Si voltò lentamente e notò di trovarsi di fronte ad un’ape particolarmente gigante. D’istinto, si gettò nelle braccia forti del ragazzo, il quale la strinse a sé, come a proteggerla dal pericolo che l’aveva turbata.
– Oddio, scusami, quell’ape era enorme! – Quinn tentò di giustificarsi per essersi praticamente fiondata su di lui, senza alcun preavviso.
– Perché dovresti scusarti? Quell’ape era una mia alleata. – affermò, scherzando.
– Ah, ecco, sono finita direttamente nella tana del lupo. – Rise – Ora puoi lasciarmi però. – Tentò di liberarsi dalla presa del ragazzo, con scarsi risultati.
– No. – La risposta giunse chiara e concisa, Puck aveva trovato il suo paradiso tra le braccia di Quinn e non aveva intenzione di lasciarla andare.
– Dai Puck, lasciami. – esclamò ridacchiando, cercando in tutti i modi di divincolarsi da quelle braccia che la teneva stretta.
– Dovrai pregarmi.
– Mai. – ribatté decisa, la bionda.
– Ti sei messa in un bel pasticcio, Quinn Fabray. – constatò il moicano, senza mai lasciare la presa.
– Lo so. – affermò sorridendo, esplorando con lo sguardo quegli occhi marroni che la tentavano così tanto.
E non erano una tentazione solo per la bella bionda, ma anche per il ragazzo con la cresta, che era particolarmente combattuto in quel momento. – Devo fare pipì. – Sciolse la presa intorno alla bionda e si alzò dal divano, lasciando Quinn in uno stato molto confusionario.
A farla tornare alla realtà, fu un biiip emesso dal telefono di Puck, che si trovava esattamente all’altro lato del sofà. Non aveva nessun diritto di spiare nella sua vita privata, si sarebbe sentita in colpa per sempre, però la curiosità la stava divorando.
Con un movimento furtivo, afferrò il telefono e sbloccò la tastiera. Ma quello che lesse la lasciò senza forze e senza parole.
“Ieri sera è stato da urlo, letteralmente. S.” Era un messaggio di Sugar, ma non era un caso isolato. Senza pensarci due volte, Quinn era scesa a leggere l’intera conversazione e aveva scoperto che i due avevano messaggiato molto negli ultimi giorni. Ed erano messaggi per niente casti.
Sentendo un rumore di passi avvicinarsi, Quinn lanciò il telefono all’altro capo del divano, stampandosi in faccia uno sguardo vacuo, che non era sfuggito al ragazzo.
- Che succede? Ti sono mancato troppo? - chiese ironicamente, sedendosi nuovamente a fianco della bionda, inconsapevole delle cose che lei aveva scoperto mentre lui era al bagno.
- In realtà ho ricevuto una brutta notizia, dovrei andare. Ci vediamo domani. - Non poteva ovviamente dirgli che aveva spiato nel suo telefono, anche perché loro non stavano più insieme e non aveva nessun diritto di invadere la sua privacy, però non poteva far finta che non fosse successo nulla, semplicemente non ci riusciva, così inventò una bugia. O meglio, una mezza verità.
- O-ok, allora a domani. - Il ragazzo sembrò essere preso alla sprovvista, ma si alzò e accompagnò l’amica alla porta, la quale lo salutò e poi si diresse scoraggiata al suo appartamento. Puck poteva frequentare chi voleva, non era affare suo, allora perché si sentiva come se qualcuno le avesse dato un pugno?

Angolo autrice. <3
SSSalve! Beh, lo so benissimo di essere in ritardissimo, solo che la scuola e la mancanza d’ispirazione non mi hanno aiutata. Non dovrete sopportare questi tempi lunghi ancora per molto, ancora un paio di capitoli e magari riuscirò a concludere questa FF :’)
Ma ne parleremo più avanti u.u dedichiamoci a questo capitolo piuttosto, tutto dedicata alla Sebtana e alla Quick! Sorpresa delle sorprese, no forse era abbastanza prevedibile che Seb e San finissero insieme, ma che ci volete fare con il mio cuore shipposo <3 Non dimentichiamoci però di Finn, con il quale la nostra bella latina parlerà nel prossimo capitolo, curiosi? :D
Per quanto riguarda i Quick, ogni tanto faccio riapparire Sugar come i funghi (gnam u.u), sono maligna XD sì beh, quello ormai si era capito. Ovviamente nessuno può vivere in pace perché c’è sempre qualche problema :D sono un po’ sadica, come Murphy. No, non esageriamo.
Detto questo, ringrazio come sempre tutti i miei pezzettini di lettori, luv y’all! :’)
Al prossimo capitolo, __Sabotage.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: __Sabotage