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Autore: franceskik    08/10/2012    2 recensioni
"Sei unica." Le sussurrò lui, con i capelli appiccati ala fronte, gli occhi bagnati dalla pioggia.
Lei lo baciò, facendo aderire le loro labbra perfettamente insieme, come pezzi di puzzle.
La mia storia forse più drammatica.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel era una ragazza semplice, i capelli lunghi, ricci e rossi le accarezzavano dolcemente il viso dolce, poco truccato, era bella, bella davvero.
Maicol era un ragazzo rude, "uno di strada", poco acculturato, per niente ricco, decisamente privo di sentimento.
Conobbe la rossa per quel leggero e poco credibile destino di cui tutti parlano, ancora ringrazia il fato porgendo i suoi occhi verdi al cielo.
E nel momento stesso lo maledice, per quelle lacrime, quel dolore, quel male che ha deciso di concedere a lui.

***

"Sei sicura?" Sussurrò Maicol contro l'orecchio sinistro della ragazza, accarezzandole il volto, sprofondando nei suoi occhi.
"Sì." Rispose lei, sorridendogli lievemente, cercando di nascondere tutta la paura, l'ansia, il dolore che intrappolava dentro di sè.
Maicol iniziò a baciarle il collo, inspirava quel profumo di vaniglia di cui si drogò da subito. Sapeva di buono, sapeva di fresco e genuino, sapeva di perfetto, ecco.
Rachel tremava sotto il tatto del moro, impaurita quasi dalla bocca del ragazzo che vagava per il suo corpo e subito dopo tranquillizzata dalla maestosità dei suoi occhi verdi.
"Vuoi che mi fermi, Rachel?" domandò dolce lui, con la voce flebile, piccola, debole.
La rossa scosse la testa, tremò un po', prima di abbandonarsi in un bacio col ragazzo, che poi, in fondo non era il suo ragazzo.

Maicol aveva avuto chiunque, era un ragazzo abituato a vivere tra risse, droga, sangue, era un ragazzo che aveva costruito la sua dignità con la forza, perchè sull'asfalto, nella vita vera, quella cruda, le conquiste si guadagnano con la forza, dimostrando la propria imponenza.
Aveva conosciuto Rachel in un negozio di dischi, la rossa lo sorpresa a rubare un disco dei Pink Floid, lo bloccò prima dell'uscita, gli prese il disco dalla mano destra, si diressa alla cassa e lo pagò per lui.
"Non voglio passare per barbone." La rimproverò lui, offeso dal gesto della giovane.
"Penso tu non voglia passare neppure per ladro, giusto?" Ribattè lei, facendolo sentire, forse per la prima volta, solo e indifeso, debole davanti ad una tipa.

E poi il fato aveva voluto quello: si incontrarono spesso nel loro quartiere, si cercavano tra la folla, volevano l'uno gli occhi dell'altra.
Non poteva definirsi amore, era così spacciato, improvviso, tutto così nuovo per entrambi...
Si baciarono sotto la pioggia londinese, quasi per sbaglio, per impulso ormonale, o forse solo su consiglio del cuore.
"Sei unica." Le sussurrò lui, con i capelli appiccati ala fronte, gli occhi bagnati dalla pioggia.
Lei lo baciò, facendo aderire le loro labbra, perfette insieme, come pezzi di puzzle.

E adesso erano lì, sul letto del moro, a dimostrare il loro affetto, il loro "rapporto".
Maicol entrò in lei, sotto il gemito acuto della ragazza. Le baciò la guancia, accogliendo tra le sue labbra la lacrima di dolore della rossa.
"Se ti faccio male.."
"E' il dolore migliore della mia vita." Rispose lei, interrompendolo, strappandogli un sorriso.
La perfezione di quella rossa dagli occhi azzurri stava nell'aver reso felice un ragazzo che non conosceva neppure la felicità, come termine dialettale.
I loro corpi si scontravano, ballando la melodia migliore, la danza più bella.

Urlarono l'uno il nome dell'altra, sorridendo soddisfatti, per poi abbracciarsi una volta finito il piacere.
Rachel teneva la testa sul petto nudo del ragazzo, che le accarezzava i capelli, inspirando quel profumo di vaniglia, osservando il soffitto, sorridendo come un idiota.
"Ti prego accarezzami i capelli." Sussurrò lei, mentre una lacrima dipingeva il suo profilo.
"Rachel?" Domandò lui, preoccupato, inclinando un po' la testa in avanti, cercando di cogliere l'espressione cupa della rossa.
"Ti prego.." sibilò lei, trattenendo un singhiozzo.
Non la contraddì, iniziò a giocare con i suoi ricci, tenendo gli occhi fissi sulle mani della ragazza, che tremavano un po' dall'agitazione.
"Non potrai più accarezzarli, Maicol." Sospirò lei.
Il moro aggrottò la fronte, non capendo a cosa si rifessi lei. "Cosa?" Domandò perplesso.
"I miei bellissimi capelli rossi, questi ricci.. non potrai più accarezzarli." Ripetè lei, quasi per ricordarlo a sè stessa più che a farlo presente a lui.
"Di cosa stai parlando, Rachel?" Alzò un po' il tono di voce il ragazzo, iniziando a preoccuparsi.
La ragazza iniziò a lacrimare sempre più evidentemente, stringendosi tra le braccia di quello che forse era diventato il suo ragazzo.
"Ho un cancro Maicol. Lunedì inzierò la chemio."
Silenzio.
Maicol non credeva in Dio, non credeva ci potesse essere qualcuno di così importante da controllare la vita di tutti, ma alzò gli occhi al cielo, forse per impedire alla lacrima di non andare oltre al labbro.
Iniziò a tremare, socchiudendo gli occhi, ingurgitango singhiozzi di dolore.
"Perchè non me lo hai detto?" Domandò lui, con la voce ferma, impassibile.
"Non volevo.."
"Farmi preoccupare?" Finì la frase lui. "Beh, sto morendo dentro, quindi.."
Maicol si alzò di scatto, iniziando a rivestirsi. Una brutta reazione? Forse, ma è comprensibile.


Due mesi dopo, il reparto dell'ospedale poteva udire i passi delle scarpe rotte di Maicol, che si facevano gravi nel corridoio.
Il dottore uscì, con la sua camminata lenta.
"Rachel?"
Si fiondò addosso all'uomo col camice, sovrastandolo.
"E' suo parente?" Domandò il dottore.
Maicol sospirò. "Sono il suo ragazzo."
Il medico osservò il giovane negli occhi, posò la sua mano destra nella spalla sinistra del moro e socchiudendo le palpebre scosse la testa.
Maicol non credeva in Dio, ma iniziò ad imprecare contro qualsiasi divintà che aveva voluto quella fine.
Singhiozzava accasciato a terra, in un reparto di ospedale, con lo sguardo fisso, ancora non aveva razionalizzato: Rachel, la sua amata Rachel non c'era più.
"Mi dispiace" sibilò il medico.
"Io. io. io." Maicol balbettava, con gli occhi sgranati, il suo sguardo era puro shock, dolore estremo. "Io, devo dirle.. devo dirle che la amo, dottore. Capisce?"
Il medico rivolse il suo sguardo verso l'infermiera che scosse la testa, compianta dalla scena.
"Il cancro ha portato via mia madre quando io avevo dieci anni." Maicol era sotto uno stato di shock, puntava il vuoto, sfogandosi di tutto. "Ero abbastanza grande per capire che non l'avrei più rivista.."
Il medico scosse la testa. "E adesso.." Continuò Maicol "Adesso ha portato via anche l'unica persona che sono riuscito ad amare, a cui ho regalato il cuore, per la quale ho stravolto la mia vita, l'unica che non meritava questa fine."
"Nessuno merita questo." Replicò l'infermiera.
"La mia Rachel, la mia Rachel era perfetta."
Furono queste le ultime parole pronunciate da Maicol prima che il medico lasciasse che lo portassero in psichiatria.
Restò in stato di schock per un mese intero.
"Voglio la mia Rachel!" Continuava a ripetere ai medici che ogni volta lo obbligavano ad ingurgitare una pastiglia.
Certi dolori non si risolvono con una compressa, purtroppo. Sarebbe un mondo troppo facile..

***

Maicol on crede al destino, non vuole farlo, non riesce a pensare che ci sia qualcosa di astratto e insignificante che abbia potuto decidere della vita di Rachel, quella Rachel, la sua Rachel, l'unica ragazza che ha saputo regalargli il sapore della felicità, anche se questo le è costato gli ultimi cinque mesi della sua meravigliosa vita.





Forse la cosa più straziante che ho scritto, mio Dio.
Sono le 23.10 ed ho buttato giù questo, non so il motivo. Perchè tanta tristezza? mah...

Comunque, se mi lasciate un commento mi fareste un grandissimo piacere!
Grazie mille della lettura, spero vi sia piaciuta...
La vostra Fra,

  
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