Una mail qualche settimana prima fece tornare alla mente di Sophie tanti ricordi, belli e brutti.
Delle parole semplici e allegre che la distrassero dal suo lavoro schematico e pieno; quasi le diedero fastidio, a dire il vero. Era del parere che qualunque cosa non fosse consona al suo impiego potesse portarla alla rovina.
La sua vita era organizzata nei minimi particolari, nella sua giornata l’unico momento di pausa era dedicato all’ascolto della musica che aveva sempre amato. Ascoltava i Beatles alternati ai Velvet Underground, passata dalla musica rock melodica a quella un po’ più pesante: solo questo l’aiutava a rilassare la mente.
A volte si perdeva talmente tanto nell’ascoltare quelle melodie che risvegliarsi le faceva quasi male: si ricordava di qualcosa che avrebbe dovuto fare e iniziava ad innervosirsi; si alzava di fretta, spegneva la radio, metteva a posto i cd – rigorosamente in ordine diacronico – e si dirigeva nello studio dell’appartamento in cui viveva. Lì rimaneva sveglia fino a tarda notte per revisionare articoli su articoli.
Metteva in serio pericolo la sua salute: dormiva si e no tre ore al giorno, era diventata una caffeinomane delle peggiori e da poco aveva imparato ad avere il vizio del fumo. Lindsey, la sua migliore amica, le aveva consigliato proprio questo tenore di vita: sempre pronta a fumare una sigaretta davanti ad un caffè amaro – che Sophie detestava, ma stando alle regole ferree dell’amica doveva berlo per forza così – con gli occhi spalancati per evitare di perdere la concentrazione.
Inizialmente fu contenta della sua nuova vita, ne fu talmente entusiasta che aumentò di giorno in giorno la dose di caffeina e sigarette e per un lungo periodo evitò anche la pausa nella sua stanza con la radio: dopotutto quel che faceva la rendeva meno stressata, no?
Purtroppo per lei, però, un giorno suo padre le passò un giornale scientifico in cui si ritrovavano tutti i danni che sigarette e caffè potevano procurare. Non che non ne fosse consapevole – all’inizio quasi guardava schifata la sua amica per questo – ma leggere tutte quelle controindicazioni la rese particolarmente vulnerabile, più di quanto non fosse normalmente.
Cancro, perdita dei denti e dita gialle cominciarono a ronzarle per la testa per un periodo incredibilmente lungo. Cercò di smettere di fumare ma non ci riuscì, così dosò il numero di sigarette. Così fece con il caffè, rimanendo esterrefatta: le forze che prima sentiva in ogni momento della giornata vennero sostituite dalla stanchezza e dalla voglia incredibile di cibo.
Decise di cambiare nuovamente vita, non riuscendoci. Rimase la solita donna indecisa che per continuare ad avere un ritmo sfrenato e stancante deve per forza scegliere il meglio – o in questo caso il peggio – per sé.
 
Object: Riunione di classe
By: david_mcconnor@yahoo.uk
To: sophieyoung@yahoo.uk
Date: 25-9-2012
“Vi starete chiedendo il perché di questa mail, no? Spero non l’abbiate cancellata ancor prima di aprirla, trovare i vostri contatti è stata un’Odissea!
Magari mi presento, cioè vi faccio presente chi sono: David McConnor, il capoclasse al liceo, vi ricordate? Bene, ho pensato che, magari, potremmo incontrarci ancora. La nostra classe al completo! Sono passati ben nove anni, non sarebbe male vedere che fine abbiamo fatto. Vi prego di farmelo sapere al più presto, così da organizzare un incontro coi fiocchi.
Ci si vede o sente, dipende da voi.                                       
                                                                                                                      David McConnor”
 
 
Sophie fu sul punto di non accettare, ma i ricordi si fecero vividi come non mai. Perché no? Avrebbe rivisto i suoi compagni di classe, quelli con cui aveva condiviso i migliori anni della sua vita. Avrebbe pagato per riviverli, dopotutto.
Rispose cordialmente usando i soliti termini che una redattrice userebbe, ma non lo fece per sentirsi troppo intelligente o altro: oramai era abituata a comportarsi così e non si sarebbe meravigliata se il suo vecchio amico l'avesse pensata come una scorbutica.
Sorrise rileggendo quella mail con occhi sognanti. Solo un piccolo pensiero le passò in un lampo nella testa.
Harry Styles. L’avrebbe rivisto dopo anni provocandole qualcosa di strano alla bocca dello stomaco? No, era cresciuta, non poteva pensare ancora a certe stupidaggini da adolescente innamorata.
E per di più era troppo tardi, aveva inviato la mail di risposta.
Ma lei era una donna oramai, una redattrice con le contro palle.