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Autore: Eternal_Blizzard    09/10/2012    3 recensioni
Gli mollò un pugno sulla spalla.
«Questo è per la tua incoscienza».
Un altro.
«Questo per esserti fatto ferire».
Un altro.
«Questo perché te lo dovevo».
Un altro.
«Questo perché te lo meriti».
Un altro.
«Questo perché solo io posso menarti».
E ne seguì un ultimo, più forte degli altri e dritto sul naso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Knuckle sandwich, senpai! Lo conosci?» domandò innocentemente Kariya, avvicinandosi con un sorrisone a trentadue denti al compagno di squadra con i capelli rosa, che inarcò un sopracciglio perplesso. Scosse il capo, riuscendo a capire solamente la parola “sandwich”. «No perché, stavo proprio pensando di dartene uno!» sghignazzò l’azzurro. L’altro inclinò il capo poco convinto e ringraziò.
Tutto ciò si svolgeva sotto gli occhi dorati di Tsurugi, che fissava i due piuttosto annoiato, seduto di fronte alle sedie dove di solito stavano le manager, gli adulti e gli inguaribili panchinari quali Ichino e Aoyama. L’allenamento era finito da qualche minuto e l’attaccante ne stava approfittando per riprendere fiato. Non staccò gli occhi dai due ragazzi finché non si trovò una bottiglia di fronte al viso, che gli bloccava la visuale. Alzò lo sguardo e trovò, a porgergliela, l’ex capitano della squadra. «Sorano mi ha chiesto di portartela» spiegò Shindou, notando lo sguardo interrogativo dell’altro. Il più piccolo tornò a guardare Kirino e Kariya, che ormai sembravano “litigare” come al solito, quindi Shindou – che si stava tamponando il viso con un asciugamano – bevve dopo un sospiro rassegnato.
«Chi ha detto che no la volessi?» domandò il ragazzo blu.
«Io te l’ho porta, ma tu non l’hai presa. Adesso non lamentarti» rimproverò il castano chiudendo gli occhi, con aria superiore. Quando li riaprì vide che Tsurugi aveva sollevato una mano come per farsi passare l’oggetto, ma ancora concentrato a guardare i due rimasti in campo. Shindou posò la bottiglia sul palmo della mano aperta del kohai e lasciò che l’asciugamano gli ricadesse sul petto, attorno al collo. «Che guardi?» gli chiese allora, sedendosi accanto a lui.
«Quanto ha Kirino in inglese?» domandò, invece di rispondere. L’altro fece spallucce.
«Perché?» chiese di rimando.
«Rispondi. Come se la cava?» insistette.
«…normale? Non eccelle, ma non ha insufficienze gravi se intendi questo» informò. «Ripeto: perché?» richiese e Tsurugi indicò l’oggetto della loro conversazione.
«Ha ringraziato Kariya che voleva dargli un “knuckle sandwich”» rese noto prima di bere.
«Ma… vuol dire che vuole mollargli un cazzotto!» disse allibito, spostando a sua volta lo sguardo sui due.
«Appunto. Penso non abbia recepito la prima parola» alzò una spalla. Poco gli importava; che Kirino venisse “menato” o meno non era un suo problema. I suoi occhi dorati poi, vaghi, si spostarono sul ragazzo vicino a lui. «Se gli mollasse davvero un cartone sul naso che faresti?» indagò.
«Mi pare ovvio che interverrei in difesa del mio amico» disse sicuro, senza un velo di esitazione. La risposta non sembrò compiacere molto il ragazzino, che inarcò un sopracciglio e si voltò, prima che il senpai si accorgesse del suo sguardo.
«E se a prendere il potenziale pugno fosse un altro?» continuò.
«Che domande, farei lo stesso!» annunciò ovvio. «Non si devono mai colpire i compagni di squadra!»
«Tu stavi per colpirmi, senpai» annunciò tranquillamente Tsurugi, che si girò leggermente. Anche Shindou si era voltato, non ricordando quando quello fosse accaduto. «Quand’ero ancora un SEED. Stavi per darmi un pugno in faccia, ma ti hanno fermato» aggiunse tranquillo. Il castano mostrò un mezzo sorriso imbarazzato ed annuì.
«Giusto, non ci pensavo. Beh…» si grattò la testa, per poi agitare una mano all’aria. «…io posso» decretò.
«E a me? Difenderesti o lasceresti colpire?» chiese beffardo. Se glielo avesse chiesto mesi prima la risposta sarebbe stata un sicuro “lascerei colpire”, ma in quell’ultimo periodo si erano avvicinati abbastanza, almeno sembrava, quindi la risposta poteva essere mutata. L’ex capitano diede un leggero colpo di tosse e poi lo guardò saccente, facendo finta di nulla.
«Secondo te? Ovvio che ti difenderei» annuì, stupendo l’altro. Lo stupore, però, venne subito cancellato dal seguito della frase, «perché così sarei io a darti quel pugno sul naso. Te lo meriteresti» sorrise, alzandosi. Senza nemmeno salutarlo e forse troppo frettolosamente, si sbrigò ad andarsene, preso totalmente in contropiede dalla domanda che gli era stata rivolta poco prima.
 
«Grazie mille, ci vediamo la prossima settimana!»salutò Shindou uscendo dal suo negozio di musica preferito. Non era esattamente vicino casa, ma era il più fornito e soprattutto sapeva cosa gli piaceva, mettendoglielo quindi da parte senza bisogno di dire nulla. Fischiettava allegro per il fatto che finalmente aveva comprato il tanto atteso panno per coprire i tasti ricamato a mano da uno dei più grandi artisti del momento, le coperture per i pedali che a furia di usare aveva consumato e, tempo una settimana, sarebbe anche arrivato il tasto che si era staccato durante un’esecuzione – cosa che limitava di molto le esecuzioni che poteva fare in quell’arco di tempo. Strinse la busta come faceva un bambino con il suo primo giocattolo e si diresse verso l’auto che avrebbe dovuto riportarlo a casa, ma la sua attenzione fu catturata da un gemito seguito da uno sputo, un colpo e un tonfo. Si voltò alla sua destra, la direzione dalla quale provenivano i rumori, ma non vide nulla, quindi decise di proseguire per la sua strada, ma quando sentì una voce familiare che imprecava si fermò. Strinse gli occhi per vedere se tante volte riuscisse a notare qualcuno, ma non riusciva a visualizzare nulla di diverso da qualche ombra nel vicolo distante neanche un paio di metri dal negozio di musica. Devo aver sentito male… Ma sì, per forza. Si disse scuotendo la testa, ma dopo un secondo suono come se venisse scagliato un pugno, vide una coda blu fare capolino dal vicolo che stava fissando e sgranò gli occhi. La presa fino a quel momento tanto salda sulla sua amata busta si allentò, lasciando che cadesse malamente in terra; quasi la calpestò quando iniziò a correre in direzione della stradina secondaria dove si trovava, ne era certo, quella testa calda del suo kohai.
«Beh? Non fai più la voce grossa, adesso?» rise sguaiatamente un ragazzone, guardando Tsurugi dall’alto al basso, mentre gli tirava un calcio allo stomaco. Il blu, però, non sembrava curarsene molto, eccetto quell’istante in cui un’espressione dolorante si faceva largo sul suo volto. «Sei deboluccio, eh» sghignazzò, venendo ancora ignorato. Shindou arrivò in pochi istanti all’entrata della viuzza e digrignò i denti, vedendo che le sue orecchie e i suoi occhi non erano stati tratti in inganno: lì c’era davvero Tsurugi.
«Lasciatelo stare!» gridò a colui che lo stava percuotendo e ad altri due ragazzi che si trovavano lì con lui. Fece per dire altro, ma prima che se ne rendesse conto si ritrovò disteso con la schiena a terra, dolorante alla testa a causa della botta data e sentendo un dolore anche più grande al naso, che era certo stesse iniziando a perdere sangue. Sentì una seconda risata sguaiata.
«Capo, che me ne faccio di questo?» rise di gusto uno dei due “scagnozzi” che appena aveva visto un possibile testimone era schizzato per metterlo KO. L’altro, lanciò un’occhiata divertita a Tsurugi.
«Ah, adesso mi pari bello incazzato. Cos’è, l’amichetto tuo?» sghignazzò, mettendosi le mani in tasca ed avvicinandosi a Shindou, che intanto si era tirato a sedere, tenendosi il naso e guardando storto quello che l’aveva colpito. «Ma guardalo il signorino, com’è vestito di tutto punto. Quindi sei ricco, ciccio?» domandò al castano, che fece per alzarsi ma venne rispinto giù dal piede dello sconosciuto. «No perché, se è così, oltre a menarti di brutto di ti prendo pure qualche cosa da rivendermi e qualche “dindino”» allargò il ghigno.
«Devi solo provarci!» sbraitò il ragazzo, facendo per alzarsi ancora, ma il tempo di dire quella frase che vide il suo possibile rapinatore accasciarsi con le mani tra le gambe e le lacrime agli occhi. Dietro di lui spiccò la figura sporca di Tsurugi, con la gamba ancora alzata dopo il pesante calcio tiratogli. Quello che aveva colpito il castano si voltò per cercare l’aiuto del terzo compare, spaventato, ma anche quello era in terra dolorante.
«Portateli via. Ora.» sibilò e quell’altro, con titubanza, eseguì. Fatto ciò, Tsurugi si lasciò cadere sul ciglio della strada sospirando, mentre il senpai l’osservava un misto tra l’inquietato e il perplesso. «Certo che te la cavi bene nelle risse, eh?» scosse la testa, distendendo e piegando le dita della mano destra più volte.
«Beh, non è che ne faccia molte. Io» informò, andandogli vicino e porgendogli un fazzoletto. «Sei pieno di graffi»
«E a te cola il naso. Signorile» schernì, facendo roteare gli occhi all’altro, che si premette l’oggetto sul naso.
«Perché ti stavano picchiando?» chiese, guardandolo.
«Non mi stavano menando» replicò secco Kyousuke, osservando un punto indistinto di fronte a sé.
«Che stress. Che stavate facendo, allora? Meglio?» insistette.
«Non mi risulta siano affari tuoi» inarcò un sopracciglio.
«Tsurugi!» sbottò Shindou, battendosi un pugno sul ginocchio. Il blu sbuffò.
«Mi stavo facendo menare perché così la finivamo prima. Se li avessi riempiti di botte, poi mi avrebbero cercato e sarebbe stata una scocciatura» informò.
«Non ha senso. E comunque, perché alla fine hai reagito, allora?» chiese. Stupido lui a preoccuparsi per niente, dato che era benissimo in grado di cavarsela da solo, evidentemente.
«Perché se la stavano per prendere con te» mormorò. La bocca di Shindou si dischiuse per lo stupore e Tsurugi, accorgendosi del fatto che il castano avesse sentito, scosse la testa. «Nel senso, io incasso bene. Se se la fossero presa con te, ci saremmo ritrovati senza regista per la squadra» si giustificò. Il castano distolse lo sguardo e si grattò il mento, indeciso se far cadere o no il discorso.
«E il motivo per cui se l’erano presa con te? Che gli hai fatto?» decise di domandare.
«Quante domande» sbuffò il più piccolo. «E, ti sembrerà strano, ma non li ho provocati con cattive intenzioni» ringhiò. «Stavano spezzando le zampe ad un gatto, per poi giocarci. Questo» disse, voltando lo sguardo. Come dire, non era una cosa che, vedendolo, la gente si sarebbe aspettata da lui probabilmente. Era imbarazzante da ammettere. Takuto prima inarcò le sopracciglia, ma poi sorrise.
«Beh, in questo caso non ho nulla da dirti» ammise.
«Tu invece che ci sei venuto a fare qui?» chiese secco Tsurugi. Il più grande si schiaffò una manata in fronte e si alzò di scatto, guardando in direzione della macchina e dei suoi amati oggetti.
«Dannazione, spero siano ancora tutti lì!» disse allarmato, facendo per correre verso di loro. Prima, però, si girò un’ultima volta verso Tsurugi, che lo guardò interrogativo. Si avvicinò, prese fiato e…
Gli mollò un pugno sulla spalla.
«Questo è per la tua incoscienza».
Un altro.
«Questo per esserti fatto ferire».
Un altro.
«Questo perché te lo dovevo».
Un altro.
«Questo perché te lo meriti».
Un altro.
«Questo perché solo io posso menarti».
E ne seguì un ultimo, più forte degli altri e dritto sul naso.
«E questo?!» inarcò un sopracciglio il blu, sobbalzando dal gesto inaspettato.
Per avermi fatto preoccuparerispose mentalmente. Scosse la testa. «Perché mi andava» mentì, tornando davanti al negozio ed iniziando a raccogliere le sue cose, mentre, dopo uno sbuffo, Tsurugi si avviò verso casa.
«Ah, senpai» chiamò voltandosi. «Devo restituirtelo!» dichiarò mentre lo guardava raccogliere affannato i suoi oggetti musicali. Si girò anche il castano, inarcando un sopracciglio e un ultimo rivolino di sangue scese da una delle sue narici. «…no, in effetti no. Ci hanno già pensato» sospirò.
«Che cosa? Il favore?» domandò non capendo. Sì, l’aveva difeso, quindi forse un favore glielo doveva, ma… l’ultima parte non gli tornava. Il kohai mostrò un mezzo ghigno.
«Ma che hai capito. L’unica cosa che ti devo» gli diede le spalle, «è un knuckle sandwich.»


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CHEPPAURA HO AVUTO. So che è una boiata di fic, ma... come dire, l'avevo pensata e scritta tempo fa, mi mancava la fine che già avevo in mente. Siccome io rimando smepre tutto, mi son detta, dato che è tardi la pubblico il 9/10 che è il secondo KyouTaku day. Ebbene, l'ho finita oggi e, cosa cosa? EFP NON FUNZIONAVA...
.ma ora funziona, quindi la posto, giusto in tempo :°D
Beh, non o molto da dire... se non che è una fic beota, nonsense e... ispirata da Ducktales. Solo perché vedendo Ducktales ho sentito "knuckle sandwich". E ne è uscito ciò.
Mah, devo uggire, quindi vi saluto qui.
Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito le mie ultime fic!

Ryka
  
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