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Autore: Frankie92    10/10/2012    2 recensioni
Happy Klaine Week! Questo è il mio piccolo contributo per questa iniziativa, bellissima e necessaria per sopravvivere a queste lunghe settimane. Grazie a chiunque leggerà questa raccolta che spero vi regali un sorriso, anche se piccolo.
Day 1: Cooper + Klaine: Fratelli di troppo e boxer fortunati
Day 2: Roomates Klaine: Dalton Arrest
Day 3: Heroes!Klaine: New York's Hero
Day 4: Skank/Nerd Klaine: Smoke and Bowties
Day 5: Photographer/Model: Purple Album
Day 6: Dalton Klaine: Modellini, colazioni e sorprese speciali
Day 7: Winter in NY Klaine: Best moments with you
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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New York's Hero 


Blaine Anderson era un ragazzo come tanti. Frequentava la New York University, lavorava come stagista in uno dei tanti giornali della città e viveva in un piccolo (minuscolo) appartamento, collocato tra un’enorme insegna di un vecchio cinema e un ristorante cinese di dubbia qualità. Aveva giurato che qualche mese fa ci fossero molti più gatti nel quartiere. 

Amava la musica, suonava la chitarra e il piano e il venerdì sera si concedeva una serata libera da passare con i suoi amici in qualche bar karaoke o in qualche caffè pieno di universitari.
C’era solo una piccola cosa che lo rendeva diverso da tutti gli altri. E non era di certo la sua omosessualità di cui non si era mai vergognato.
Ormai da qualche anno, nella città di New York si aggirava una misteriosa figura, un vigilante della notte che proteggeva gli abitanti dalla peggiore feccia criminale della città: il suo nome era Spiderman.
Cosa centra tutto questo con il giovane Blaine Anderson? Beh, chi avrebbe mai sospettato che sotto quella zazzera di ricci neri, gli occhiali sempre cadenti sul naso e una macchinetta al collo, si nascondesse proprio l’eroe di New York?

Tutto era iniziato durante le superiori, al suo ultimo anno. Era andato con la scuola ad una visita guidata in un modernissimo laboratorio di scienze, dove venivano effettuati esperimenti sull’energia nucleare e la radioattività. E, mentre i suoi compagni continuavano a torturarlo con spintoni e stupidi scherzi, sentì qualcosa scendergli lungo il collo, poi un pizzico fastidioso proprio alla base. Nonostante il lieve bruciore iniziale, non fece più caso alla ferita fino al mattino seguente: continuava a grattarsi il collo, il suo appetito era decisamente aumentato e il suo equilibrio e la sua coordinazione erano decisamente migliorati (la sua media era di circa quattro o cinque cadute al giorno).
Quella mattina scese le scale quasi saltellando, salutò i suoi zii (che si erano subito offerti di ospitarlo al trasferimento in Europa dei suoi genitori) e si avviò verso il liceo, il suo inferno in terra.
Era stanco di spintoni, insulti, scherzi infantili e fin troppo prevedibili. Ma il culmine arrivò quello stesso giorno: uno dei suoi aguzzini, Flash Thompson, lo spinse contro l’armadietto e gli rubò la macchina fotografica, iniziando a lanciarla in aria come fosse un giocattolo.
Quello era troppo: aveva passato mesi a lavorare come fattorino delle pizze per comprarsi quella macchinetta, non gliel’avrebbe lasciata rompere così tanto facilmente. Con una forza che non pensava minimamente di avere, prese Flash per il bavero della giacca e lo sbatté contro gli armadietti, alzandolo di circa venti centimetri da terra, con grande stupore di tutti, compreso il suo.
Flash fu costretto a ridargli la macchina fotografica dopo che il ragazzo lo ebbe minacciato di lasciarlo appeso lì per tutto il giorno se non gli avesse ridato indietro l’oggetto. 
Fu il giorno in cui tutto cambiò. Fu il giorno in cui, per la prima volta in vita sua, riuscì a salire la corda durante educazione fisica, facendo il miglior tempo di tutta la storia del liceo. Fu il giorno in cui scalò un edificio di trenta metri a mani nude e riuscì a fare salti mostruosamente lunghi.
Il giorno in cui la sua intera vita cambiò.

Decidere di essere Spiderman fu una scelta dettata dal suo senso di giustizia, dal suo essere stanco di tutti i soprusi, le ingiustizie, i crimini che neanche la polizia riusciva a fermare. Creò un sistema di spara ragnatele, composto da un filo appiccicoso come quello di un ragno, ma capace di sopportare più di dieci volte il suo peso, si cucì una tuta (realizzata in Spandex) e assunse l’identità segreta di Spiderman.

Iniziò da dei piccoli crimini, furti d’auto e rapine nei vicoli, ma ben presto la sua fama aumentò: i giornali erano divisi dal nominarlo il “Nuovo Eroe di New York” o un uomo in calzamaglia capace di creare più guai di quanti ne risolvesse; i poliziotti lo definivano “un ostacolo all’operato della giustizia” per i suoi modi poco consoni di collaborare con la polizia. Ma la gente lo adorava: i bambini portavano maschere simili alla sua e ne imitavano le gesta e le donne speravano di essere salvate da quell’affascinante eroe.
Ma, nonostante la fama, le calunnie e la sua crescente popolarità, era rimasto lo stesso ragazzo umile di un tempo, riuscendo inoltre a mantenere la sua vita privata separata dalla sua vita di supereroe.
Questo fino a quando non incontrò un certo Kurt Hummel.

Era una giornata di fine autunno mentre, camminando per Central Park, era intento a leggere attentamente un articolo su Spiderman. Non era un tipo vanesio, ma vedere le sue foto in prima pagina gli dava un certo moto di orgoglio. Certo, bastava ignorare l’enorme titolo “Spiderman: eroe o criminale?”
Il suo capo a volte ostentava un po’ troppo la sua avversione verso Spiderman.
Era così preso dall’articolo che non si accorse di un enorme labrador che gli venne addosso, facendolo cadere per la sorpresa.
“O mio Dio, stai bene?” chiese una squillante voce dal tono preoccupato.
Blaine si sistemò meglio gli occhiali e annuì “Sì, sono solo un po’ ammaccato, ma non c’è niente di ro...”
Non riuscì a terminare la frase perché davanti a lui c’era l’uomo più bello, elegante e affascinante che avesse mai visto: fisico a dir poco perfetto, pelle diafana, come porcellana, morbidi capelli perfettamente acconciati tra il castano e il biondo e due occhi così azzurri da sembrare due pezzi di cielo o d’oceano.
“Ehi, ci sei? Oddio, hai battuto la testa, vero? Andiamo, ti porto in ospedale”
Blaine, ripresosi dal contemplare quell’essere umano così perfetto, scosse la testa “Sto bene. La testa è ancora tutta intera” Si batté un leggero pugno sui capelli “Vedi? Tutta intera” 
Lo sconosciuto scoppiò a ridere, una risata così cristallina da procurargli un brivido leggero sulla schiena.
“Comunque mi spiace, ma Silver è una cagnona fin troppo esuberante” Il ragazzo accarezzò la cagna seduta vicino a lui, poi gli tese la mano “Andiamo, ti aiuto ad alzarti”
Accettò l’aiuto, non soffermandosi troppo sulla morbidezza delle mani dello sconosciuto, e lo ringraziò con un sorriso a trentadue denti.
“Per la cronaca, sono Kurt. Kurt Hummel” disse il ragazzo non lasciando la sua mano “E la signora qui è la mia “cagnolina”, Silver. Sì, c’è un collegamento tra il fatto che il suo pelo sembra quasi dorato. Chiamarla Gold sarebbe stato un cliché e non mi fa impazzire come nome. E poi sembrava piacerle Silver, giusto piccola?” L’animale abbaiò felice “Certo a volte è troppo… esuberante, ma non farebbe male a una mosca! E adesso sto straparlando. Mi spiace” Kurt arrossì visibilmente “Non conosco neanche il tuo nome”
“Blaine. Blaine Anderson” rispose l’altro, facendo internamente una piccola danza della vittoria per non aver balbettato.
“Bene, Blaine Anderson, per farmi perdonare che ne dici di un caffè? Ovviamente offro io”
Il sorriso di Blaine in  quel momento avrebbe potuto illuminare tutta New York “Molto volentieri”

In meno di un mese Blaine si ritrovò innamorato perso di Kurt. Quel pomeriggio di autunno erano stati fino a tardi in una graziosa caffetteria, bevendo ettolitri di caffè e sgranocchiando ottimi biscotti glassati. Aveva scoperto che Kurt aveva la sua stessa età, lavorava a Vogue.Com (e dai suoi abiti particolari si capiva fin subito il suo amore per la moda) e aveva adottato Silver da un canile ormai in chiusura, salvandola da una morte certa. Inoltre avevano molte cose in comune, come l’amore per il teatro, per la musica e per l’ottimo caffè. A fine serata si erano scambiati i numeri e finirono per messaggiarsi fino ad addormentarsi con i telefoni in mano.
Passavano quasi ogni momento libero insieme, telefonandosi, incontrandosi alla caffetteria, nei loro appartamenti. Come amici, ovviamente.
Ma quella situazione era diventata fin troppo insostenibile, così con un impeto di coraggio, chiese a Kurt di uscire per un vero appuntamento con lui. Inutile dire che Kurt accettò subito e con tale entusiasmo da far sorridere Blaine per giorni.

Stava preparando la serata perfetta: aveva prenotato ad uno splendido ristorante italiano in centro, comprato una dozzina di rose e preparato il suo completo migliore. Stava finendo di sistemarsi i capelli quando alla TV la voce della giornalista informò che da un paio d’ore vi era una rapina in corso in una banca lì vicino: c’erano quattro rapinatori e circa una ventina di ostaggi, tutto il perimetro era circondato da auto della polizia e uno dei poliziotti stava cercando di contrattare con i criminali, ma con scarso successo.
Blaine si morse il labbro inferiore, indeciso se intervenire o meno. Il suo appuntamento con Kurt era importante, ma non poteva voltare le spalle a quei cittadini presi in ostaggio. Guardò l’orologio: mancavano trenta minuti all’appuntamento. Magari riusciva anche a farcela, forse avrebbe ritardato un po’, ma ce l’avrebbe fatta. Dopo aver avvertito Kurt di aspettarlo direttamente al ristorante, prese il costume dall’armadio e lo indossò: Spiderman era pronto ad entrare in scena.

Correva a perdifiato sul marciapiede, sistemandosi la giacca e la cravatta: il lieve ritardato che aveva programmato si era rivelato un ritardo di tre ore e quaranta minuti. 
La rapina era finita bene: era riuscito ad intrufolarsi nella banca di soppiatto, a disarmare i criminali e a metterli fuori gioco. Venne ringraziato più volte dagli ostaggi ormai messi in salvo, tra cui una bambina che gli stritolò una gamba e un vecchietto che lo intrattenne fin troppo coi principi del coraggio e della giustizia.
Aveva fatto più in fretta che poteva, non era neanche passato a riprendersi i fiori, ma quando arrivò al ristorante, notò frustrato che il locale stava chiudendo.
“Mi scusi” disse ad uno dei camerieri “Per caso è venuto un ragazzo alto, con gli occhi azzurri…”
Il cameriere ci pensò su e annuì “Sì, se ne è andato circa mezz’ora fa. Non sembrava molto felice”
“Grazie mille, Capitan Ovvio” pensò tra sé Blaine ringraziando il ragazzo per l’informazione.
Tornò a casa, abbattuto e infelice, e provò a chiamare Kurt più volte, ottenendo come risposta la sola segreteria. A volte essere Spiderman era una vera e propria seccatura.

Il suo piano “Fare in modo che Kurt mi perdoni” era in atto.
Aveva comprato (di nuovo) un mazzo di rose rosse, un adorabile peluche a forma di pinguino con un grosso fiocco rosso, una cheesecake al cioccolato e un paio di biglietti per uno dei loro musical preferiti, Wicked.
Suonò all’appartamento di Kurt, quasi non riuscendo a fare niente per tutta la roba che aveva in mano.
La porta si aprì, mostrando un Kurt Hummel piuttosto irritato.
“Cosa vuoi Blaine?” chiese senza mezzi termini mentre si appoggiava allo stipite della porta.
“Kurt, mi dispiace” disse il moro nella maniera più sincera possibile “C’è stato un inconveniente a cui non ho potuto rinunciare, ma mi dispiace. Avrei dovuto chiamarti, ma avevo dimenticato il telefono, e mi devi credere: non avrei mai voluto mancare al nostro primo appuntamento”
Il viso di Kurt si addolcì leggermente “E perché hai tutta questa roba in mano?”
“Per farmi perdonare: avevo comprato un mazzo di rose per l’altra sera, ma si sono seccate tutte. Quindi te ne ho preso un altro” Armeggiò per dare i fiori all’altro ragazzo che accettò più che volentieri “Poi ho visto questo adorabile pinguino e non ho potuto fare a meno di prenderlo. E ti ho portato la migliore cheesecake di New York perché so quanto le adori. Infine, ho due biglietti per il prossimo spettacolo di Wicked, a cui vorrei avere l’onore di accompagnarti”
Kurt lo guardò estasiato,  trattenendo le lacrime per la tanta premura, e annuì velocemente mentre abbracciava stretto Blaine, ringraziandolo più volte per tutti i bellissimi regali.

Il giorno dello spettacolo arrivò in fretta e Blaine si trovava già davanti al teatro, in trepida attesa del suo accompagnatore.  Ad un tratto una serie di camion dei pompieri sfrecciarono davanti a lui con le sirene che squillavano assordanti. 
“Cosa sta succedendo?” chiese tra sé, notando solo allora del fumo che proveniva da qualche isolato più in là.
Uno dei passanti lo ascoltò e rispose alla domanda “C’è un gigantesco incendio a tre isolati da qui. Sembra però che i soccorsi non siano sufficienti: non credono di riuscire a salvare tutti in tempo”
“Dannazione” imprecò sottovoce e sentì la tuta prudere sotto lo smoking: doveva togliersi il vizio di portarla con sé.
Non era certo di cosa fare: questa volta era certo che Kurt non l’avrebbe perdonato, ma non poteva non fare niente in una situazione del genere.
Si avvicinò al botteghino del teatro, mostrò alla ragazza alla cassa una foto di Kurt e le chiese di dirgli che non ce l’avrebbe fatta a vedere lo spettacolo, ma che lui avrebbe potuto usufruire dei biglietti.
E poi corse in un vicolo buio, si cambiò e, volando sopra la città, si diresse verso il luogo dell’incendio.

La mattina seguente, Blaine si stava strofinando della crema antiustioni su parte del braccio, inveendo appena al dolore, troppo piccolo rispetto al dolore di aver perso quasi definitivamente Kurt.
Ovviamente aveva provato a chiamarlo, invano, certo che mai e poi mai avrebbe risposto. 
Trattenne le lacrime, lacrime di rabbia per quegli appuntamenti sfumati, per non aver dato a Kurt la priorità, ma la sua morale aveva sempre la meglio. Il destino gli aveva offerto un dono e doveva ripagare in qualche modo. 
Ma se la sua vita privata ne soffriva così tanto, era davvero la cosa giusta da fare?

So che non vuoi vedermi, ma dammi un’ultima possibilità di spiegare. Vediamoci sul tetto del mio appartamento stasera alle otto. Giuro di non mancare. Mi manchi tantissimo –Blaine 
Blaine rilesse più volte il messaggio che aveva mandato a Kurt, sperando che lo avesse letto prima di cancellarlo. Sospirò mentre osservava le luci della città, in quel momento così tranquilla.
Sentì il rumore della porta aprirsi e una snella figura farsi avanti nella penombra.
“Sei venuto” mormorò Blaine tra il sorpreso e il sollevato.
Kurt annuì leggermente  “Volevi parlarmi. Sono qui”
La freddezza di quelle parole fu come una pugnalata al cuore del moro.
“E’ difficile da spiegare, Kurt. Non avrei mai voluto saltare i nostri appuntamenti, devi credermi. Non li avrei mancati se non per situazioni di estrema emergenza”
“E quali sarebbero?!? No, perché la prima volta posso anche sorvolare, ma non sono così stupido da passarci sopra una seconda volta. Spiegami in cosa sei stato così impegnato da lasciarmi come un cretino ad aspettarti ogni volta!” La voce di Kurt tremava, come se si stesse trattenendo dal piangere.
“Non posso… Io, mi spiace, ma non posso” ammise Blaine disperato “Non posso”
L’altro ragazzo trattenne un singhiozzo “Pensavo che tu fossi diverso, sai? Ti credevo un ragazzo sincero, di cui potersi fidare, invece sei come tutti gli altri. Addio, Blaine. Ti auguro buona fortuna per tutto” 
Kurt fece per andarsene, quando qualcosa sembrò tirarlo indietro e si ritrovò tra le braccia di Blaine, in un bacio disperato che contraccambiò subito e con la stessa passione. 
Blaine era certo che Kurt fosse l’amore della sua vita, non aveva più dubbi. Avrebbe potuto passare tutta la vita a baciare quelle labbra così morbide, così calde e così perfette.
Era stato un primo bacio da fuochi d’artificio.
Dopo un paio di minuti il bisogno di ossigeno fu impellente e si staccarono leggermente l’uno dall’altro, le fronti appoggiate e con un tenero sorriso sulle labbra.
Kurt arrossì leggermente, incerto su cosa dover fare, fino a quando il suo sguardo non si posò su un filo appiccicoso attaccato alla sua schiena. Era stato sicuramente quel filo a trascinarlo fino a Blaine, ma come aveva fatto?
Un momento: quei fili appiccicosi assomigliavano a…
“Oh…” riuscì a proferire allontanandosi da Blaine “Tu sei… oddio…”
Blaine lo guardò con tutta la serietà possibile “Kurt, sono Spiderman”
“Come quello Spiderman che vola a penzoloni su un filo, scala gli edifici e salva la gente?” 
Un altro cenno da parte di Blaine.
“Come lo stesso Spiderman che ha sventato quella pericolosa rapina e salvato almeno cinque persone da quell’enorme incendio vicino al teatro?”
“Non per vantarmi, ma sì”
Kurt rimase in silenzio, ancora sotto shock, mentre Blaine si avvicinava cautamente a lui, prendendogli delicatamente le mani.
“Sono Spiderman” ripeté con un sussurro “Ma prima di questo sono Blaine Anderson. Lo stesso Blaine fissato con la fotografia e la musica, che canta Katy Perry e Pink sotto e fuori la doccia. Lo stesso Blaine Anderson che avrebbe voluto portarti fuori a cena, dividere un dolce ipercalorico, magari sfiorarti intenzionalmente il piede sotto al tavolo” Sorrise malizioso “E litigare per chi dovesse pagare il conto. Sono lo stesso ragazzo che hai incontrato quel pomeriggio a Central Park, con cui ti sei incontrato ogni pomeriggio libero e con cui hai bevuto talmente tanti caffè da non farci dormire per un anno. Spiderman è solo una parte di me, per il resto sono semplicemente me”
Un silenzio fin troppo pesante scese tra i due ragazzi, incerti su quale sarebbe stata la prossima mossa.
Blaine aveva sempre creduto che i suoi poteri fossero un dono, ma in quella circostanza sembravano la cosa peggiore mai accaduta nella sua vita. Ogni tanto aveva pensato di “appendere la maschera al chiodo”, ma non riusciva a fare a meno dell’adrenalina, del senso di soddisfazione nel fare del bene, della speranza che in questo mondo non tutto andava male. Essere Spiderman era una parte di lui a cui difficilmente avrebbe rinunciato.
Sembravano essere passate ore e il ragazzo stava ormai perdendo ogni speranza, quando sentì un corpo caldo stringersi a lui, due braccia circondargli il collo e un respiro affannato solleticargli la guancia.
“Sarai sempre il mio Blaine” sussurrò Kurt con voce roca e si allontanò leggermente dall’altro per guardarlo negli occhi “Ma mi devi comunque un paio di appuntamenti, supereroe o meno”
Blaine scoppiò a ridere e iniziò a riempire di baci il viso di Kurt, che non poté fare a meno di ridacchiare.
“E comunque avrei qualche suggerimento per il tuo costume” iniziò a dire “Certo, ho sempre ammirato  l’aderenza di quella tuta nei punti giusti, ma forse possiamo dargli un tocco di classe”
“Sorvolo sul commento al mio splendido e originale costume, ma Kurt, quante volte ti sei messo a fissare l’aderenza della tuta di Spiderman?”
Kurt sbuffò “Una o due volte. Facciamo tre” Lo baciò delicatamente, giocherellando con i riccioli alla base del collo “Perché sei geloso?”
“Forse … ma non avrei mai pensato avessi un feticismo per lo spandex”
Si beccò un pugno sulla spalla “Ouch! Così adesso sei anche un sadico?”
“Blaine Anderson, se non smetti di parlare subito e non mi baci, questa relazione termina adesso” lo avvisò Kurt semiserio.
Blaine fu più che felice di obbedire, ormai assuefatto dalle dolci labbra del suo ragazzo… Un momento.
“Adesso siamo fidanzati, giusto?” chiese un po’ nel panico, scatenando una risata da parte dell’altro.
“Secondo te vado a baciare il primo ragazzo aka supereroe che incontro? Anderson, forse non mi conosci così bene”
“Era giusto per controllare” mormorò Blaine avvicinandosi sempre di più alle labbra del suo fidanzato “E, per la cronaca, non vado a dire al primo che capita della doppia identità. Ritieniti fortunato, Hummel”
“Sono molto fortunato” rispose Kurt annullando la distanza tra le loro labbra.
Continuarono a baciarsi per una decina di minuti, ogni tanto scambiandosi qualche piccola battuta giocosa o semplicemente specchiandosi l’uno negli occhi dell’altro.
Era come trovarsi in un idillio felice, solo loro due, la luce rossa dell’insegna al neon e il suono delle sirene della polizia. Ok, quello non era buono.
Blaine sospirò “Credo che sia meglio che vada a controllare…”
Kurt annuì e gli accarezzò una guancia “Vai a fare il tuo lavoro, Spidey. La città ha bisogno di te”
Gli diede un ultimo lungo bacio e si avviò verso la porta, fermandosi però a metà strada “Ah Spiderman, puoi farmi un piccolo favore?”
L’eroe sorrise giocosamente “Certo, onesto cittadino, qualunque cosa tu voglia”
Kurt si girò leggermente verso di lui “Quando hai finito di “lavorare”, dì a Blaine Anderson che lo aspetto al mio appartamento. E non accetto un no come risposta”
Blaine trattenne una risata, mentre si poggiava in piedi sul cornicione e iniziava a togliersi il vestito, rivelando una tuta rossa e blu. Prese la maschera e se la poggiò in testa.
“Glielo dirò volentieri” gli promise con fare serio prima di abbozzare un ghigno malizioso “E si ricordi di tenere la finestra aperta”
“Perché mai?” 
Il moro puntò il braccio verso di lui e sparò una ragnatela, attirandolo nuovamente a sé.
“Perché fare le scale a piedi e usare la porta, quando posso scalare un muro e entrare dalla finestra? Devi ammettere che sarebbe un’entrata ad effetto” Gli sussurrò sulle labbra, non riuscendo a trattenere un sorriso.
“Sei sempre così originale?”
“Solo con te, tesoro” E gli schioccò un altro bacio, non riuscendone più a fare a meno “Ci vediamo dopo, ok?”
Kurt annuì e si allontanò da lui, osservandolo cadere dal cornicione per poi librarsi in cielo tra gli alti grattacieli di New York. 
“Il mio ragazzo è Spiderman” pensò tra sé mentre tornava a casa, ma si corresse mentalmente “Blaine Anderson, il mio ragazzo, è Spiderman” Perché lui non si stava innamorando di Spiderman, della sua fama e della sua tuta aderente. No, si stava innamorando di Blaine Anderson, il ragazzo che quel pomeriggio di autunno gli aveva tolto il respiro e rubato il suo cuore. Forse adottare Silver era stata più che un’ottima idea.

Spiderman quella sera aiutò la polizia a catturare il boss di una famosa banda di criminali, dopo di che scomparve in fretta e furia, non lasciando neanche il tempo ai giornalisti di scattare le foto. Poco dopo, Blaine Anderson si trovò davanti ad un piccolo condominio a fissare la finestra al terzo piano. Si guardò intorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno, e si arrampicò sul muro, pronto a passare quella che sarebbe stata la migliore notte della sua vita.

Chi avrebbe mai pensato che Blaine Anderson, aspirante fotografo, ossessionato da Katy Perry, con una zazzera di splendidi ricci neri in testa e gli occhiali spessi cadenti sul naso, fidanzato del futuro guru della moda di New York, Kurt Hummel, fosse in realtà Spiderman, il famoso eroe della città? 



Note dell'autrice
Happy Heroes!Klaine a tutte! Non vedevo l'ora che arrivasse questo prompt, anche perchè è stata la prima shot che ho scritto per la Klaine Week: ho sempre avuto un debole per i supereroi, anche se la mia esperienza si basa sui film e sui cartoni che passano in TV (non me ne vogliate, ma da me non esiste una fumetteria decente). 
Dunque, dunque Blaine Anderson come Spiderman? In realtà la mia idea iniziale era partita come crossover di Avengers, ma ho rivisto The Amazing Spiderman e, pensando a quanto Andrew Garfield fosse così attraente in spandex, il mio cervellino bacato ha collegato subito l'idea a Darren Criss in quella tuta superaderente (anche se come Kitten Boy fa la sua fantastica figura) e beh, dopo circa un'ora di contemplazione, ho scritto questa storia. I fan dei fumetti mi perdonassero per qualche errore nei dettagli o altro, ma la mia esperienza si basa su Wikipedia, film visti e un cugino di 19 anni che mi ha fornito tutti i dettagli più meticolosi (che non ho inserito, altrimenti io mi annoiavo a scrivere e voi a leggere). E Kurt non può essere paragonato né a Mary Jane né a Gwen: lui è molto più figo u.u (cosa ovviamente ovvia)
Bene, grazie per aver letto fino a qui (visto che è presto vi offrirò un cornetto) e per aver letto anche le altre shot, visto che state facendo salire il livello della mia autostima.
Grazie a chiunque abbia recensito e messo la storia tra seguite/preferite/ricordate.
A domani con una nuova storia!
Un bacio e un sorriso
Frankie

  
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