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Autore: JessL_    10/10/2012    8 recensioni
Si dice che l’amore è cieco e che la sfortuna ci vede più che bene; Jessica ha sempre concordato in pieno... soprattutto da quando ha capito che non vede più Francesco solo come un amico. Dovrebbe, perché lui è fidanzato, perché si conoscono da una vita... e perché in un certo senso lo ha promesso a sua cugina.
Come andrà a finire? Jessica sarà veramente innamorata di Francesco?
E Francesco che cosa prova per la sua migliore amica?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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È permesso? Avete intenzione di decapitarmi? Ne avreste tutte le ragioni. Avete intenzione di leggere e poi chiudere immediatamente la pagina? Fareste bene... anche se spero non accadda xD
Sì, sono viva e finalmente sono riuscita a scrivere. Finalmente il mio neurone è tornato a posto e si è sentito di farmi sopraffare dall’ispirazione.
Questo capitolo mi piace, questo capitolo l’ho scritto di getto – come non mi accadeva da più di due mesi – questo capitolo è importante... e spero vivamente che vi piaccia. Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma è dipeso dal criceto del mio cervello, non da me.
 
Se per puro caso pubblicate anche voi su questo sito, e per caso volete una cover per la vostra storia, o comunque una copertina per facebook, potrei esservi d’aiuto, basta farmi una richiesta in questa pagina di grafica che ho aperto qualche tempo fa.
Buona lettura a tutti! :*



 
<< Dovremmo rifarlo, sai? >> Dico appoggiandomi alla porta di casa mia. Alessandro ridacchia e appoggia le mani accanto al mio viso.
<< Non abbiamo fatto niente di così strano o particolare. >> Mi fa notare, ma io scrollo le spalle e continuo a guardarlo divertita, con un sorriso che non riesco a togliermi dalle labbra.
<< Lo so, ma ogni volta che mi è capitato di andare al cinema con qualche ragazzo... beh non ricordo di aver mai visto il finale di un film. >> Alessandro si tappa le orecchie e scuote il capo con gli occhi chiusi.
<< Abbi pietà di me, per favore! >> Rido e gli accarezzo un braccio.
<< Ok, niente dettagli scabrosi. >> Mormoro – sempre con quel sorriso che Bec definisce diabetico.
<< Ti ringrazio. >> Sussurra lasciandomi un lieve bacio sulle labbra.
Al momento mi sento... sospesa. Proprio come quando ci s’immerge nella vasca e ogni suono sparisce, per rimanere solo il fruscio dell’acqua che ti accarezza il corpo o direttamente il silenzio assoluto. Nemmeno il rumore dei propri pensieri riesce a infastidirti in quel momento. Ecco, io mi sento esattamente così, nonostante le mie orecchie non siano immerse nell’acqua.
Alessandro mi fa sentire così. E io adoro sentirmi in questo modo.
<< È meglio che ora te ne torni a casa... sai, la ragazza qui presente domani deve lavorare. >> Gli dico, però tenendolo stretto a me dai fianchi. Alessandro aggrotta la fronte e mi porta all’indietro i capelli facendomi alzare anche il viso.
<< Io dico che questa ragazza lavora troppo. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Disse il ragazzo più stacanovista che conosco. >> Ale ridacchia e infine fa toccare le nostre fronti.
<< Va bene, ti lascio andare a dormire. E per favore, non sognare Ted. >> Scoppio a ridere e l’osservo allontanarsi. Siamo andati a guardare l’orso Ted, un film che è uscito da poco al cinema... e devo dire che mi sono fatta delle grasse risate.
<< Non ti prometto niente. >> Gli dico mentre entra in macchina, scuotendo il capo divertito, mette in moto e si allontana.
Ancora con la testa leggera, e il sorriso che oramai mi contraddistingue, entro in casa e mi stranisco di notare praticamente tutte le luci accese. Mi avvio verso il salotto e quasi mi scontro con Lea e Greta che borbottano qualcosa tra di loro.
<< Che succede? >> Chiedo con un tono più basso del normale.
<< Finalmente sei arrivata! >> Esclama Lea, afferrandomi per le braccia e parlando con un tono di voce normale. Annuisco con gli occhi sgranati.
<< Beh sì... che succede? >> Richiedo, sperando in una risposta.
<< Eccotiiii! >> Sobbalzo e guardo subito dietro le spalle di Lea, notando Francesco praticamente ubriaco che non si regge in piedi, mentre cerca di raggiungermi nel corridoio.
<< Francesco? >> Chiedo stranita, scambiandomi uno sguardo confuso con le mie amiche.
<< È arrivato mezzoretta fa. Ovviamente era già ridotto così. Ha chiesto di te, e poi si è buttato sul divano divorando popcorn e guardando qualche sitcom in tv. >> Mi spiega Lea molto velocemente mentre Francesco ci raggiunge per poi abbracciarmi – o meglio stritolarmi.
<< Amica! Amica mia! Cavolo, è una vita che non ci vediamo. >> Il fatto che riesca ancora a scandire bene le parole dovrebbe rasserenarmi, ma purtroppo è tutto il contrario... Francesco non è abituato a bere, almeno non alcolici, preferisce la birra ma il suo alito sa di vodka... o forse Gin.
<< Come sei arrivato qua? >>
<< Mi ha... ppportato Luca. >> Annuisco e cerco di portarlo verso il divano. Sento le mie amiche rintanarsi da qualche altra parte. Facendo attenzione a non cappottarmi per via dei tacchi – e del suo corpo spalmato sul mio che mi fa traballare – lo faccio sedere per poi togliermi le scarpe.
<< Perché sei ubriaco marcio? >> È poco più di una settimana che non lo vedo, ci siamo sentiti veramente poco e soprattutto non ci siamo mai fatti degli “interrogatori”. Devo ammettere di essere sempre stata un po’ fredda, più che altro perché sono ancora un po’ offesa del silenzio stampa in cui si è rintanato. Sono la sua migliore amica, non merito un po’ di rispetto e soprattutto di essere aggiornata sulla sua vita?
<< Perché sono andato a bere! >> Mi risponde come se fosse ovvio, appoggiandosi allo schienale.
<< Certo, che domanda stupida. >> Rispondo ironicamente. << Aspetta che rettifico; perché ti sei ubriacato di mercoledì sera? >>
<< Perché ne avevo voglia! E poi domani non devo mica lavorare. >> Cerco di non ridere.
<< Ah no? Tu di giovedì non lavori? >> Le chiedo curiosa, e divertita.
<< Giovedì? Domani non è giovedì! >>
<< Davvero? Perché io ricordo che dopo il mercoledì viene proprio il giovedì... mi sbaglio? >>
<< Cazzo! >> Esclama schiaffandosi una mano sul viso. Scuoto il capo e mi dico che non c’è bisogno di fargli un cazziatone che tanto non ricorderà, che il dopo sbornia sarà sicuramente più efficace di una mia strigliata.
 
<< Fra? >> Lo chiamo mentre lo osservo bere una tazza di caffè, sperando lo aiuti a riprendersi un po’. Confronto a un’ora fa sembra più tranquillo e meno “fuori”, di conseguenza oso fargli una domanda, ma solo una volta che i suoi occhi blu incontrano i miei. << Perché non ti sei fatto vedere? Che cos’hai fatto in questi giorni? >> Non risponde subito, e mentalmente mi sgrido, perché ora come ora potrebbe tranquillamente dirmi che si è fatto i cazzi suoi, e di non impicciarmi. O almeno... io da ubriaca – molto probabilmente – risponderei qualcosa di simile.
<< Ho rimorchiato. Ho fatto tanto tanto tanto sesso. Sai... avevi ragione: il sesso aiuta a non pensare. Perciò, mentre tu fai la donnina che sogna il principe azzurro... io ho scopato come un coniglio con sconosciute e mi sono mooolto divertito. >> Ok, dovevo farmi i fatti miei, anzi, se mi avesse detto di non impicciarmi, ci sarei rimasta molto meglio di quanto sto adesso.
<< Wow... quindi non sei tornato con Elisa. >>
<< Elisa? Figurati. Ho chiuso con lei, con lei e la sua lingua velenosa. >> Di questo dovrei rallegrarmi, ma almeno quando stava con quella serpe, avevo ancora il mio migliore amico che si reggeva in piedi... e che mi cercava.
<< Quindi ti stai dando alla spensieratezza e alla vita da single. >> Mormoro con tono incolore. Annuisce dopo aver bevuto un altro sorso di caffè.
<< È una figata, sai? Che te lo dico a fare, tu lo sai. Tu hai vissuto! Tu non ti sei mai fatta problemi di abbordare un ragazzo, farci quattro risate anche solo per farti offrire da bere. Tu hai vissuto! >> Lo guardo come se davanti ai miei occhi avessi uno sconosciuto, non lo riconosco e una parte di me ha paura che quello che ha appena detto lo pensi davvero.
È vero, non mi sono mai fatta scrupoli per avere quello che volevo – anche solo un drink in omaggio – ma... ma lui mi ha quasi descritta come un’approfittatrice, una donna di mondo... una poco di buono. E la cosa non mi piace.
<< Già. Io andrei a letto. Sai, io domani lavoro. >> Mi alzo dal tavolo con il suo sguardo stranito e confuso puntato addosso.
<< Ho detto qualcosa di male? >> Mi volto e lo osservo, per qualche secondo non batto ciglio, ma infine scuoto semplicemente il capo.
<< Ti vado a preparare il divano. >> Gli comunico, lasciandolo al tavolo con uno sguardo spaesato.
 
Non so da quanto tempo sto guardando il soffitto buio della mia stanza. So solo che il mio sorriso diabetico è scomparso da quando sono entrata in casa. So solo che il mio migliore amico è un deficiente. So solo che fra tre ore dovrei svegliarmi, ma non ho ancora chiuso occhio.
Il cigolio della porta mi fa immediatamente voltare la testa verso quella direzione, e mi stupisco di vedere Francesco che entra con passo furtivo e si avvia al letto andando a sbattere ovunque. Trattiene qualche bestemmia e si siede sul letto, dandomi le spalle e lo immagino massaggiarsi un piede, se non tutti e due.
<< Se per puro caso stavo dormendo... beh mi avresti svegliato. >> Gli dico candidamente, facendolo sobbalzare. Si volta verso di me e accende l’abatjour ma mettendola molte tenue, in modo da non affaticare i nostri occhi abituati al buio.
<< Sei sveglia. >> Capisco subito che non è più ubriaco, e ne sono contenta, però... cosa ci fa nella mia camera?
<< Sì, non ho chiuso occhio. >> Gli dico, e subito dopo si passa una mano sul viso.
<< Ho detto qualche stronzata che ti ha offesa, vero? >>
<< No... cioè... non proprio. Solo che mi hai destabilizzata, non ti avevo mai visto combinato in quel modo. E poi perché eri qui? Perché eri ubriaco? >> Chiedo mettendomi seduta, ma pur sempre coperta.
<< Troppe domande, e soprattutto abbassa la voce: ho mal di testa! >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Avevi solo da non bere. >>
<< Tu bevi sempre! >> Mi rinfaccia.
<< Innanzitutto, io non bevo sempre... non sono mica un’alcolizzata! E poi... io reggo l’alcool, al contrario di te. >>
<< Non mi pare di aver vomitato. >> Mormora, cercando di ricordarsi se lo ha fatto o meno.
<< È un dettaglio! E comunque non hai risposto alle mie domande. >>
<< Avevo voglia di vederti, e sapevo che non mi avresti chiuso la porta in faccia. E poi... eravamo fuori, una cosa ha tirato l’altra e ci siamo messi a bere, non c’è niente di male. >>
<< Sì, se lo si fa in settimana, scordandosi che il giorno dopo si deve andare a lavorare. >>
<< Ok, mamma, hai ragione, ma puoi non farmi la predica? E comunque sono arrivato qua e tu non c’eri. Non ci sei mai! Oramai passi tutto il tuo tempo con quell’altro. >>
<< Oh mio Dio, non ricominciare! Non iniziare a farmi la predica, quando tu, sì, proprio tu, te ne vai in giro a scopare come un coniglio che è uscito dal letargo! >> Ho cercato di non urlare, e ci sono riuscita, ma il mio nervosismo è palese.
<< I conigli vanno in letargo? >> Mi chiede confuso e curioso.
<< Ma che ne so! >> Dico spazientita gesticolando. << Era un esempio, deficiente! >>
<< Ehi! Non insultare... e comunque... hai ragione, non mi sono comportato bene ma sapevo che tu avresti scelto di passare il tuo tempo col principe azzurro, di conseguenza mi sono messo da parte. >> Gli afferro una mano, cercando di non far troppo trapelare il fatto che il mio isterismo sia diminuito.
<< Non devi metterti da parte, sei il mio migliore amico. È vero, sto uscendo con Alessandro, ma non per questo non dobbiamo vederci o sentirci. >> Abbassa lo sguardo e accarezza la mia mano stretta alla sua.
<< Devo solo abituarmici. E comunque... hai un tempismo del cazzo! Ora dovevi impegnarti e mettere la testa a posto? Proprio ora che io sono single? >> Scoppio a ridere.
<< Cos’è, avevi bisogno del supporto? Della spalla che ti facesse rimorchiare di più? >> Ride anche lui.
<< Beh sì, perché no... sarebbe stato divertente. >> Lo spingo ma lui non si muove di una virgola; mi sdraio e lui mi affianca. Entrambi fissiamo il soffitto.
<< Alessandro mi fa stare bene, mi fa ridere e mi coccola senza esagerare. >> Dico una volta che ha spento la luce.
Non ribatte subito, e io mi volto per osservarlo.
<< Mi fa piacere. Meriti questo e molto di più. >> Sorrido nell’oscurità e mi avvicino dandogli un bacio sulla guancia, ma lui si volta e i nostri nasi si sfiorano. Nonostante attorno a noi ci sia solo oscurità, vedo benissimo i suoi occhi, il suo viso, il suo corpo coperto solo da una maglietta e dai boxer. Ho il cuore che batte a mille.
<< Buonanotte Fra. >> Mormoro, ma nonostante questo, non riesco a tornare sdraiata e nemmeno a distogliere lo sguardo dal suo.
<< Sì, buonanotte batuffolo. >> Sorrido dolcemente del mio nuovo nomignolo e gli accarezzo una guancia.
<< Tu non sei normale. >>
<< Nemmeno tu, ma è anche per questo che ti voglio bene. >> Sento le mie guance colorarsi, ma non dico e non faccio niente. Francesco sorride e infine si mette di lato, verso di me. I nostri visi sono più vicini e sento il suo respiro rompersi contro le mie labbra.
Devo allontanarmi. Devo dargli le spalle e cercare di dormire un po’... ma invece sto ferma. Lo guardo e aspetto. Aspetto non so cosa, ma attendo.
<< Sai... è difficile dire cosa vorrei fare adesso... >> Sussurra, il mio cuore riprende a battere forsennato, perché lui sa, capisce di cosa sta parlando il mio amico. Ma proprio perché è mio amico, sorrido e pensando ad Alessandro, mi volto dandogli le spalle e chiudo gli occhi maledicendomi perché per un momento, ho pensato – anzi no – sperato che il mio migliore amico mi baciasse. Sì, nonostante ci sia Alessandro che mi faccia stare bene.
Sono veramente pessima.
 
<< Hai un uomo nel tuo letto. E non è quella sottospecie di fidanzato che ti ritrovi. >> Mi fa notare Bec non appena metto piedi in cucina.
Mi sento letteralmente rimbambita, non ho chiuso occhio, alla fine ho continuato a rimuginare e rimuginare, e non sono venuta a capo di niente, tanto che alla fine mi sono voltata verso Francesco e l’ho guardato russicchiare. Sono un caso disperato.
<< Ne sono al corrente. >> Le dico sedendomi sul bancone della cucina.
<< Sai anche che è solo in boxer? >> Mi chiede e io la guardo male.
<< Non è accaduto niente. Assolutamente niente. >> Asserisco facendola sorridere.
<< Non ancora. >> Sussurra, ma io la sento, però non ribatto. Non ho nemmeno il coraggio di dirle i pensieri che mi hanno tormentato tutta la notte. Non ne ho la forza.
<< Ragazze! Ragazze! Ragazze! Ho passato la notte a messaggiare con Riccardo! >> Esclama Lea, arrivando di corsa dalla sua stanza, ovviamente svegliando Greta che appare come uno zombie, guardandola male.
<< Riccardo chi? >> Chiede Bec con una tazza di caffè in mano.
<< Il batterista! >> Dice Lea trafiggendola con lo sguardo. Io sorrido.
<< Dove avete messaggiato? >> Chiede Greta, seduta al tavolo, con un braccio sulla superficie legnosa e una mano tra i ricci neri e ribelli.
<< Su facebook. Finalmente ho iniziato ad apprezzare quel social network! >> Continuo a sorridere, contenta per la mia amica e aspettando qualche succulento scoop.
<< Quindi? Uscite? Fate sesso? >> Chiede, con molta delicatezza, Bec.
<< Ma va! >> Risponde Lea, arrossendo.
<< Di cos’avete parlato? >> Chiedo, intromettendomi cautamente, accettando la tazza che mi porge Rebecca.
<< Di tante cose, ha detto che stasera mi devo fare avanti, devo salutarlo... vuole vedermi di persona. Oddio! Sono agitata... sono in ansia! Cosa mi metto stasera? >>
<< Ma fin dalla mattina parlate di queste cose? >> Chiede Francesco, entrando in cucina e sedendosi al tavolo.
<< Ebbene sì! Soprattutto quando si tratta di me e della missione “cattura il batterista”. >>
<< Ma la missione non era “fai innamorare il batterista”? >> Chiedo confusa. Lea scrolla le spalle.
<< È la stessa cosa. >> Ah. Annuisco e mi scambio un’occhiata spaurita con Francesco.
<< Scusa ma... te che ci fai ancora qua? >> Chiede, un attimo tornando lucida, la mia cara Lea, ovviamente rivolta a Francesco.
<< Devi ancora ringraziare che ho sentito le tue urla di giubilo e sia riuscito ad aprire gli occhi. Arriverò in ritardo. Tanto l’importante è che io mi presenti. >>
<< Certo... come no. Comunque... che cosa mi metto stasera? >>
<< Anche nuda, faresti un figurone. >> Le dico passandole accanto e facendole l’occhiolino. Lea arrossisce e m’inveisce contro, ma non sto ad ascoltarla e mi catapulto in bagno afferrando il mio cellulare, dove trovo un messaggio di Alessandro.
“Ciao piccola, passa una bella giornata. Ci vediamo stasera. Ah! Ti ho sognata ;)”
Ecco... e io posso mai farmi venire strani pensieri quando ho un ragazzo del genere?
No, non posso e non devo. Soprattutto se quel ragazzo che mi fa’ fare pensieri strani è il mio migliore amico.
   
 
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