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Autore: BeJames    10/10/2012    1 recensioni
Willow Owen e Daniel Barlow hanno deciso di sposarsi. Come la prenderanno i loro genitori? E' davvero così semplice essere figli di due celebrità della musica inglese? Ma soprattutto..Willow e Daniel riusciranno a realizzare il loro sogno?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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07. Il Ritorno


 

“You think that I’m strong, you’re wrong, you’re wrong.” (Robbie Williams – “Strong”)
Robbie si sporse tra la folla che riempiva l’aeroporto quella mattina. Guardò l’orologio nervoso:Gary doveva essere già entrato in sala operatoria, maledizione!Voleva assolutamente esserci non appena fosse stato cosciente. Doveva sapere che era tornato per lui...Doveva sapere che non voleva più scappare!Ne aveva parlato con Ayda, la sera prima di partire, e avevano deciso che comprare casa a Londra era la cosa migliore. Non voleva trasferirsi in maniera definitiva, di quello ne era più che certo..Ma la conversazione che aveva avuto con Mark pochi giorni prima lo aveva convinto che avere una base anche in Inghilterra era la cosa migliore. Non sapeva con esattezza come mai non si era più fatto vivo, dopo quello che era successo a lui e ad Ayda. Certo, si era fatto sentire qualche volta, ma non aveva più avuto il coraggio di tornare. Forse perché il ricordo di lui e sua moglie che fantasticavano di come avrebbe potuto essere loro figlio mentre aspettavano Natale a Londra era troppo doloroso. Stava di fatto che il tempo era passato, le ferite erano state curate, e lui e Ayda erano più forti di prima. E pensò che non sarebbe mai riuscito a perdonarsi il fatto di essere mancato per tutti quegli anni, quando magari i suoi amici avevano avuto bisogno di lui. Beh, stavolta non sarebbe scappato!Si alzò di nuovo tra la folla per vedere se gli avevano davvero mandato qualcuno per accompagnarlo, e vide un ragazzo agitarsi in lontananza e chiamare il suo nome. Socchiuse meglio gli occhi per mettere a fuoco e si avvicinò titubante. Il ragazzo che aveva davanti non era molto alto ed era magro, minuto nel complesso, ma con spalle ben solide e tonde anche se piccole;attirarono la sua attenzione i capelli biondo scuro lunghi fino a poco sotto le orecchie e spettinati, gli occhi azzurri e il sorriso smagliante, che aveva contribuito a formare delle piccole rughe d’espressione intorno alle labbra. “Mark?!” sussurrò appena, sbigottito. Possibile che, in quindici anni, il suo migliore amico fosse...Ringiovanito?!Gli sembrò di tornare indietro al 1995 quando il ragazzo in questione gli saltò al collo, ridendo.“Zio Robbie!” esclamò, battendogli una mano sulla schiena, alzandosi sulle punte. Zio Robbie?!Cioè, vuol dire che il clone di Mark era...“Elwood?!” esclamò, fissandolo sbalordito. Il ragazzo annuì allegramente, sorridendo “Proprio io!”.Sul viso di Robbie si colorò un grosso sorriso “Per l’amor del cielo, Elwood!!” esclamò, abbracciandolo energicamente. Ma certo, che cretino che era stato! “Come sei cresciuto, è incredibile!” continuò, entusiasta “Sei la fotocopia di tuo padre!” gli disse “Non..Non credevo ti ricordassi di me” aggiunse infine, sentendo gli occhi pizzicargli. “Come potevo dimenticarmi di te?!” fece incredulo “Sei lo zio Rob! Avevo già sei anni l’ultima volta che ti ho visto...E poi papà ha foto di te insieme a tutta la banda sparse per casa!” concluse con un sorriso. Robbie sentì di nuovo le lacrime fare capolino;allora non si erano dimenticati di lui! Mentre andavano in ospedale e Elwood non smetteva per un attimo di parlare, continuò a pensare che doveva assolutamente recuperare il tempo perso. E avrebbe cominciato da subito!
In sala d’attesa, la tensione era palpabile. L’operazione si era conclusa e il medico li aveva rassicurati, dicendo che era andato tutto bene ed erano riusciti ad asportare tutta la massa anomala con successo. Ora dovevano superare l’ultimo scoglio:l’analisi. Daniel sbuffò nervoso, pensando che quella mezz’ora che era passata gli sembrava più lunga di una giornata intera. Accanto a lui, Willow gli prese la mano e la strinse. Daniel alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise. “Lo sai, vero, che sono qui accanto a te?” gli chiese, arrossendo leggermente. Daniel sorrise a sua volta “Lo so, Will” le disse dolcemente, prendendole il mento con due dita e posando le labbra sulle sue. Daisy, seduta tra i suoi fratelli maggiori, batteva i piedi a terra nervosamente e si chiedeva come mai, tra tutti quelli che potevano offrirsi di andare a prendere Robbie all’aeroporto, si era offerto proprio Elwood. Le sarebbe piaciuto averlo accanto a sé in quel momento, e sentirsi coccolata come probabilmente si stava sentendo Willow in quel momento. Finalmente, il medico che aveva operato Gary fece capolino sul corridoio della sala d’aspetto e fece segno a Dawn di avvicinarsi. Lei guardò brevemente Emma per cercare un po’ di conforto, prima di alzarsi e dirigersi verso l’uomo col camice bianco. Mark deglutì mentre fissava attentamente la reazione di Dawn:aveva ascoltato attentamente, poi si era portata una mano alla bocca e aveva pianto. Un grosso nodo iniziò a formarsi alla bocca dello stomaco di Mark, che fissò Howard e Jason per cercare di leggere i loro pensieri. Poi, non appena Dawn si avvicinò di nuovo a loro, si rese conto che le sue erano lacrime di gioia, e tirò un sospiro di sollievo. “Era solo un polipo!Niente di grave!” annunciò, tentando di contenere l’enorme sollievo che aveva dentro. Daniel, Emily e Daisy si avventarono su di lei, abbracciandola contenti. Mark socchiuse gli occhi e sorrise, sentendosi finalmente rilassato dopo dei giorni d’inferno.
Robbie seguì Elwood all’interno del reparto di chirurgia teso come una corda di violino. Una cosa se la ricordava bene:il traffico Londinese era veramente insopportabile, soprattutto quando si aveva maledettamente fretta!Appena arrivarono in fondo al corridoio, vide un gruppo di persone parlare sottovoce e si bloccò, mentre Elwood corse incontro ad una ragazza bionda che gli saltò in braccio, stringendolo. Robbie studiò le persone che sapeva avrebbe riconosciuto subito. In piedi a pochi centimetri da lui con in mano un bicchierino di the, c’era un uomo esile ed alto coi capelli corvini arruffati ed appena striati di grigio:era Jason, raffinato ed elegante come sempre. Vicino a Jason, seduto scomposto con le gambe accavallate e l’espressione sorniona, c’era Howard:avrebbe riconosciuto quei capelli folti e ricci tra mille. Finalmente, si focalizzò sul piccolo uomo che si stava avvicinando a lui con un grosso sorriso e i capelli spettinati ad arte. Si ritrovò a pensare che Mark non fosse invecchiato per nulla:gli occhi azzurri erano rimasti vispi e i capelli folti e castani. Si fermò di fronte a lui, emozionato. “Rob..” sussurrò, quasi come se non potesse credere che lui fosse davvero lì con loro. Robbie alzò le braccia “Te l’avevo promesso che sarei venuto” disse solamente. Mark lo abbracciò istintivamente, stringendolo forse troppo forte. Robbie ricambiò l’abbraccio incredulo, sentendo le lacrime scendere dagli occhi verdi. “Gary sta bene, Rob!Non era nulla di grave” trovò la lucidità di dirgli. I singhiozzi di Robbie si fecero più forti. Mark si ritrovò a sorridere, commosso “Dai Rob, non fare così!” gli disse allegro. Robbie sorrise, suo malgrado “Lo sai che non sono forte come voglio far credere a tutti!” si giustificò, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. “L’importante è che sei qui” gli disse Howard, appoggiandogli una mano sulla spalla. Robbie si voltò a guardare lui e Jason, che si erano avvicinati. Sì, era quello l’importante.

“You think that I’m strong, you’re wrong, you’re wrong.” (R. Williams)

Robbie si sporse tra la folla che riempiva l’aeroporto quella mattina. Guardò l’orologio nervoso:Gary doveva essere già entrato in sala operatoria, maledizione!Voleva assolutamente esserci non appena fosse stato cosciente. Doveva sapere che era tornato per lui...Doveva sapere che non voleva più scappare!Ne aveva parlato con Ayda, la sera prima di partire, e avevano deciso che comprare casa a Londra era la cosa migliore. Non voleva trasferirsi in maniera definitiva, di quello ne era più che certo..Ma la conversazione che aveva avuto con Mark pochi giorni prima lo aveva convinto che avere una base anche in Inghilterra era la cosa migliore. Non sapeva con esattezza come mai non si era più fatto vivo, dopo quello che era successo a lui e ad Ayda. Certo, si era fatto sentire qualche volta, ma non aveva più avuto il coraggio di tornare. Forse perché il ricordo di lui e sua moglie che fantasticavano di come avrebbe potuto essere loro figlio mentre aspettavano Natale a Londra era troppo doloroso. Stava di fatto che il tempo era passato, le ferite erano state curate, e lui e Ayda erano più forti di prima. E pensò che non sarebbe mai riuscito a perdonarsi il fatto di essere mancato per tutti quegli anni, quando magari i suoi amici avevano avuto bisogno di lui. Beh, stavolta non sarebbe scappato!Si alzò di nuovo tra la folla per vedere se gli avevano davvero mandato qualcuno per accompagnarlo, e vide un ragazzo agitarsi in lontananza e chiamare il suo nome. Socchiuse meglio gli occhi per mettere a fuoco e si avvicinò titubante. Il ragazzo che aveva davanti non era molto alto ed era magro, minuto nel complesso, ma con spalle ben solide e tonde anche se piccole;attirarono la sua attenzione i capelli biondo scuro lunghi fino a poco sotto le orecchie e spettinati, gli occhi azzurri e il sorriso smagliante, che aveva contribuito a formare delle piccole rughe d’espressione intorno alle labbra. “Mark?!” sussurrò appena, sbigottito. Possibile che, in quindici anni, il suo migliore amico fosse...Ringiovanito?!Gli sembrò di tornare indietro al 1995 quando il ragazzo in questione gli saltò al collo, ridendo.“Zio Robbie!” esclamò, battendogli una mano sulla schiena, alzandosi sulle punte. Zio Robbie?!Cioè, vuol dire che il clone di Mark era...“Elwood?!” esclamò, fissandolo sbalordito. Il ragazzo annuì allegramente, sorridendo “Proprio io!”.Sul viso di Robbie si colorò un grosso sorriso “Per l’amor del cielo, Elwood!!” esclamò, abbracciandolo energicamente. Ma certo, che cretino che era stato! “Come sei cresciuto, è incredibile!” continuò, entusiasta “Sei la fotocopia di tuo padre!” gli disse “Non..Non credevo ti ricordassi di me” aggiunse infine, sentendo gli occhi pizzicargli. “Come potevo dimenticarmi di te?!” fece incredulo “Sei lo zio Rob! Avevo già sei anni l’ultima volta che ti ho visto...E poi papà ha foto di te insieme a tutta la banda sparse per casa!” concluse con un sorriso. Robbie sentì di nuovo le lacrime fare capolino;allora non si erano dimenticati di lui! Mentre andavano in ospedale e Elwood non smetteva per un attimo di parlare, continuò a pensare che doveva assolutamente recuperare il tempo perso. E avrebbe cominciato da subito!

In sala d’attesa, la tensione era palpabile. L’operazione si era conclusa e il medico li aveva rassicurati, dicendo che era andato tutto bene ed erano riusciti ad asportare tutta la massa anomala con successo. Ora dovevano superare l’ultimo scoglio:l’analisi. Daniel sbuffò nervoso, pensando che quella mezz’ora che era passata gli sembrava più lunga di una giornata intera. Accanto a lui, Willow gli prese la mano e la strinse. Daniel alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise. “Lo sai, vero, che sono qui accanto a te?” gli chiese, arrossendo leggermente. Daniel sorrise a sua volta “Lo so, Will” le disse dolcemente, prendendole il mento con due dita e posando le labbra sulle sue. Daisy, seduta tra i suoi fratelli maggiori, batteva i piedi a terra nervosamente e si chiedeva come mai, tra tutti quelli che potevano offrirsi di andare a prendere Robbie all’aeroporto, si era offerto proprio Elwood. Le sarebbe piaciuto averlo accanto a sé in quel momento, e sentirsi coccolata come probabilmente si stava sentendo Willow in quel momento. Finalmente, il medico che aveva operato Gary fece capolino sul corridoio della sala d’aspetto e fece segno a Dawn di avvicinarsi. Lei guardò brevemente Emma per cercare un po’ di conforto, prima di alzarsi e dirigersi verso l’uomo col camice bianco. Mark deglutì mentre fissava attentamente la reazione di Dawn:aveva ascoltato attentamente, poi si era portata una mano alla bocca e aveva pianto. Un grosso nodo iniziò a formarsi alla bocca dello stomaco di Mark, che fissò Howard e Jason per cercare di leggere i loro pensieri. Poi, non appena Dawn si avvicinò di nuovo a loro, si rese conto che le sue erano lacrime di gioia, e tirò un sospiro di sollievo. “Era solo un polipo!Niente di grave!” annunciò, tentando di contenere l’enorme sollievo che aveva dentro. Daniel, Emily e Daisy si avventarono su di lei, abbracciandola contenti. Mark socchiuse gli occhi e sorrise, sentendosi finalmente rilassato dopo dei giorni d’inferno.

Robbie seguì Elwood all’interno del reparto di chirurgia teso come una corda di violino. Una cosa se la ricordava bene:il traffico Londinese era veramente insopportabile, soprattutto quando si aveva maledettamente fretta!Appena arrivarono in fondo al corridoio, vide un gruppo di persone parlare sottovoce e si bloccò, mentre Elwood corse incontro ad una ragazza bionda che gli saltò in braccio, stringendolo. Robbie studiò le persone che sapeva avrebbe riconosciuto subito. In piedi a pochi centimetri da lui con in mano un bicchierino di the, c’era un uomo esile ed alto coi capelli corvini arruffati ed appena striati di grigio:era Jason, raffinato ed elegante come sempre. Vicino a Jason, seduto scomposto con le gambe accavallate e l’espressione sorniona, c’era Howard:avrebbe riconosciuto quei capelli folti e ricci tra mille. Finalmente, si focalizzò sul piccolo uomo che si stava avvicinando a lui con un grosso sorriso e i capelli spettinati ad arte. Si ritrovò a pensare che Mark non fosse invecchiato per nulla:gli occhi azzurri erano rimasti vispi e i capelli folti e castani. Si fermò di fronte a lui, emozionato. “Rob..” sussurrò, quasi come se non potesse credere che lui fosse davvero lì con loro. Robbie alzò le braccia “Te l’avevo promesso che sarei venuto” disse solamente. Mark lo abbracciò istintivamente, stringendolo forse troppo forte. Robbie ricambiò l’abbraccio incredulo, sentendo le lacrime scendere dagli occhi verdi. “Gary sta bene, Rob!Non era nulla di grave” trovò la lucidità di dirgli. I singhiozzi di Robbie si fecero più forti. Mark si ritrovò a sorridere, commosso “Dai Rob, non fare così!” gli disse allegro. Robbie sorrise, suo malgrado “Lo sai che non sono forte come voglio far credere a tutti!” si giustificò, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. “L’importante è che sei qui” gli disse Howard, appoggiandogli una mano sulla spalla. Robbie si voltò a guardare lui e Jason, che si erano avvicinati. Sì, era quello l’importante.

 


   
 
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