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Autore: Chanelin90    10/10/2012    3 recensioni
La guardia afferrò il mento di Romano, affinchè Francis potesse esaminarlo.
- E’ terribilmente sudicio e rozzo...- constatò altezzoso il francese, guardandolo con pena.
Romano lo sfidò con sguardo rabbioso e di disprezzo.
- …e indisciplinato!- assodò.
-Vuole che segreghiamo questo ladro nelle prigioni ?- domandò la guardia, afferrandolo fermamente per il collo.
- Io.Non.Sono.Un.Ladro!- protestò Romano, cercando inutilmente di divincolarsi.
Francis scrutò, ancora più interessato, il giovane e, sul suo viso, comparve un sorriso malizioso.
- Però non è male! Una volta ripulito potrebbe diventare , addirittura, attraente!-
Romano sgranò gli occhi.
Francis allungò la mano verso di lui.
- NON TI AZZARDARE A TOCCARMI, LURIDO PORCO MANIACO!- urlò Romano, fuori di sé.
- Una bellezza selvaggia!- ridacchiò ambiguo il francese, compiaciuto.
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
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IL PRINCIPE  E  L’ AMANTE
-Capitolo-2


                                                                                                  IL PATIBOLO

Romano venne sbattuto, senza troppo garbo, in uno di quei carri di legno che trasportavano prigionieri di guerra, assassini,  criminali, fuorilegge, streghe, mendicanti e zingare che leggevano i tarocchi.
- SONO INNOCENTE! ASCOLTATEMI! AVETE PRESO L’UOMO SBAGLIATO!- sbraitò disperato, aggrappandosi alle sbarre.
Fu tutto inutile.
I cavalli vennero sferzati e il carro fatto muovere.
Numerosi e vani furono i tentativi di spiegazione perchè le sentinelle, semplicemente, non lo consideravano.
Affranto si lasciò cadere sulla parete del vagone, portandosi le ginocchia al petto.

“ Che faccio adesso?” meditò sconsolato.

Una vecchia si approcciò a lui.
Il suo corpo e il suo volto erano nascosti da un lungo drappeggio ingrigito e ammuffito.
Romano la guardò con diffidenza.

- Povero ragazzo- gracidò rauca  - così giovane e già destinato alla morte! Quale sciagura!- disse levando le braccia coperte al cielo.Romano aggrottò la fronte.
Le campagne e i villaggi erano pieni zeppi di ciarlatani e folli fattucchiere che, oramai, aveva imparato a non dar loro più peso del dovuto e anche a  difendersi, se fosse stato necessario.
- Non c’è orrore più grande, per una vecchia come me, che vedere un adolescente penzolare per il collo!-
- Dove siamo diretti?- domandò brusco il ragazzo.
La vecchia sputò del muco verde.
- Nelle regie prigioni, se siamo fortunati! - sentenziò asciutta  - Altrimenti.. se non lo siamo..-
Romano si accigliò –.. se non lo siamo?- la incoraggiò.
- ..In pubblica piazza!- concluse lei con un ghigno.
Il cuore del ragazzo sussultò e rabbrividì.
- Non posso! Io devo tornare da mio fratello! Ha bisogno di me! Ho bisogno di parlare con qualcuno!- supplicò Romano, rialzandosi e calciando con forza lo spesso legno del carro.
- Dubito il tuo destino possa essere tanto diverso dal mio!- sancì la vecchia, ridacchiando sadicamente.
- Di cosa sei stata accusata, vecchia?- inquisì il giovane, cercando di leggerle gli occhi.
La vecchia gli prese la mano.
La sua era avvolta dal drappo, ma Romano percepì comunque le lunghe dita scheletriche e le unghie arcuate.
- Vuoi proprio saperlo?- e scoprì il volto, rivelando le piaghe del volto e gli ascessi della pelle.
Romano inorridì alla vista.
Quella era una prostituta, probabilmente vittima di quello che veniva definito il mal francese: la sifilide.
Presagio di sventura.
Con disgusto e ribrezzo, cacciò via la mano .
- PUTTANA FIGLIA DI CANI ROGNOSI! CHE IL TUO CORPO POSSA MARCIRE ALL’INFERNO  DIVORATO DAI LOMBRICI E DAGLI SCARAFAGGI!- chiosò schifato.
- Non farà una fine tanto differente dalla tua!- valutò, ridacchiando diabolica, quest’ultima.

Romano avrebbe dovuto confessarsi dal parroco della piazza per aver toccato quell’essere immondo, ma nutriva seri dubbi sul fatto che gli avrebbero permesso di mettere piede in una chiesa o anche solo in una cappella, ora.
Si ripulì la mano sui vestiti.
La vecchia l’osservò divertita.
- Cos’hai da guardare, profana figlia del demonio?- domandò irritato Romano, tenendosi a distanza.
- Il tuo frenetico strusciare!-  confidò la vecchia.
- Cerco di togliermi il tuo lordume di dosso!- proferì sdegnato l’altro.
- Oh, caro! Credo di aver frequentato salotti ben più lussuosi ed elevati di quanti ne abbia mai potuti immaginare tu!- lo stuzzicò la donna.
Poi avvicinò il suo naso adunco.
- ..E ho scoperto tante cose bizzarre che avvengono nei palazzi!- sogghignò.
Romano si distanziò prontamente.
- STAMMI LONTANO!-
- Come quando venni ingaggiata per allietare le caldi notti del principe ma, vedi, lui era…era..strano. A lui piaceva..-
A quel punto, Romano calciò quella ributtante donna, mandandola traballante sulle assi del carro.
- NON ME NE FREGA UN CAZZO! SONO INNOCENTE! VOGLIO TORNARE DALLA MIA FAMIGLIA !- si esasperò incollerito.
La vecchia si riavvolse nel lenzuolo e sghignazzò maligna: – Non la rivedrai mai più! Farai la fine di un qualunque misero criminale da strapazzo, quale sei! Appeso col cappio al collo!-
Romano prese a colpirla più forte, fin quando non venne fermato, affannato, da un soldato che lo prese per un braccio.
- Razza di furfantello!- la guardia lo tirò violentemente fuori dal carro e lo schiaffeggiò senza ritegno – T’insegno io ad attaccar brighe!-

Improvvisamente si udì una voce provenire dal sentiero :
- Cos’è questo baccano?-
Il soldato e Romano s’imbatterono nel principe Francis che era uscito per la consueta battuta di caccia che, a giudicare dal nutrito numero di carcasse, pareva essere fruttuosa.
Francis studiò la scena.
- Perché state picchiando questo ragazzo, monsieur?- domandò con la voce cristallina perfettamente intonata, dal marcato accento francese.
Il soldato scostò Romano, levandolo dalla vista del principe.
- Si tratta di semplici criminali, mio Signore! Li portiamo in città per farli giustiziare pubblicamente!- si scusò la guardia.
Afferrò il ragazzo per infilarlo nuovamente nel carro, ma il principe fece cenno con la mano di avvicinarlo.
- Stia attento! Potrebbe morderla!- avvertì il guardiano.
 
La guardia afferrò il mento di Romano, affinchè Francis potesse esaminarlo.
- E’ terribilmente sudicio e rozzo...- constatò altezzoso il francese, guardandolo con pena.
Romano lo sfidò con sguardo rabbioso e di disprezzo.
- …e indisciplinato!- assodò.
-Vuole che segreghiamo questo ladro nelle prigioni ?- domandò la guardia, afferrandolo fermamente per il collo.
- Io.Non.Sono.Un.Ladro!- protestò Romano, cercando inutilmente di divincolarsi.
Francis scrutò, ancora più interessato, il giovane e, sul suo viso, comparve un sorriso malizioso.
- Però non è male! Una volta ripulito potrebbe diventare , addirittura, attraente!-
Romano sgranò gli occhi.
Francis allungò la mano verso di lui.
- NON TI AZZARDARE A TOCCARMI, LURIDO PORCO MANIACO!- urlò Romano, fuori di sé.
- Una bellezza selvaggia!- ridacchiò ambiguo il francese, compiaciuto.

Il soldato colpì il giovane sul capo.
- NON TI AZZARDARE A RIVOLGERTI IN QUEL MODO A SUA ALTEZZA!- latrò.
- Ahah! Tranquillo paladino! E’ così patetico e affascinante che lo trovo..mm.. divertente!-  replicò Francis, fissando gli occhi inviperiti di Romano che s'infrangevano nei suoi sorridenti iridi celesti.
- Se sua altezza desidera, lo frusteremo e lo marchieremo col fuoco!- propose ossequiosa la sentinella.
- Mi piacerebbe poterlo trovare nelle mie stanze al ritorno dalla caccia. Pulito, possibilmente!- comandò il francese, strizzando l’occhio al ragazzo rimasto completamente allibito.
Anche il soldato era attonito.
- Vostra Grazie! Se posso permettermi…si tratta di un INFIMO CRIMINALE! Potrebbe essere pericoloso!- obiettò sconcertato.
Francis ridacchiò preso dall’ilarità.
- Cosa potrà mai fare questo monello? Rubare qualche forchetta d’argento dalle cucine?-
La guardia si azzittì sbigottita.
- Nelle mie stanze tra qualche ora!- ripetè convinto il principe.
- E cosa ne facciamo degli altri?- domandò perplesso l’altra sentinella.
Francis rivolse uno sguardo distaccato agli occupanti pigiati nel carro.
- Degli altri non so che farmene! Giustiziateli pure !- decretò con indifferenza.

Fu così che Romano proseguì il suo viaggio.
Prima d’imboccare la strada per la cittadella, dove era stato montato un grosso palco appositamente per il divertimento sadico delle genti, venne affidato a un altro reggimento che lo trattò con maggior riguardo.
Per quanto si potesse definire “riguardo” un ben poco confortevole viaggio a cavallo, legato come un salame da robuste funi e con degli stracci arrotolati per impedirgli di parlare.
Gli liberarono la bocca solo per permettergli di bere, di tanto, in tanto.

Arrivarono la sera alla reggia reale.
Romano se ne accorse perché tutto traspariva cura, magnificenza e perfezione.
Il giardino era immenso.  Decisamente , più grande dei suoi campi di pomodori.
Le bestie che lo abitavano sembravano non essere di questo mondo.
Uccelli e pesci dagli accesi colori occupavano statue e fontane, opere di famosi artisti.
Un pennuto colorato , era pronto a giurare il giovane, gli aveva rivolto la parola.
Non ebbe nemmeno il tempo di stupirsi di tutte quelle meraviglie che venne liberato, anche se non dubitava che, la fuga, sarebbe stata impossibile ugualmente, considerato il numero della guardie ai portoni.
Venne consegnato a delle leggiadre ancelle che lo accompagnarono nei bagni regi che, certo, avevano poco da invidare allo splendore dei giardini.
Quello non era un posto per  incolti villani e, per questo, il ragazzo non era a suo agio.

Le fanciulle lo spogliarono, nonostante le significative proteste di Romano, e tentarono a immergerlo in una vasca di acqua calda.
- POSSO LAVARMI DA SOLO, GRAZIE!- si dimenò imbarazzato.
Ma queste non parvero prestargli ascolto e lo strofinarono con forza, tramite delle spugne marine, per scrostargli il fango e lo sporco appiccicatosi sulla pelle.
Nonostante i tentativi di conversazione del ragazzo, le pulzelle sembravano troppo occupate a pulirlo per rispondere alle sue domande e, dato che non aveva modo d’opporsi, le lasciò fare.
Provò a fare mente locale e a ripercorrere gli eventi della giornata.
Era stato catturato a causa di un tranello.
 Invece di essere condannato a morte si trovava nel palazzo reale.
 Il principe, che non sapeva cosa volesse, desiderava la sua compagnia nelle sue stanze.
 E suo fratello era, ancora, a casa ad aspettarlo.
- CHE SITUAZIONE DI MERDA!- commentò sconsolato, portandosi una mano insaponata sulla fronte.

Venne lasciato, lindo e profumato, sopra un letto matrimoniale bordeau, impreziosito da cordicelle dorate e disegni di velluto.
Gli avevano dato da indossare una specie di corta tunica di seta bianca, ricamata da decorazioni verdi e perlacee, che risaltava sulla sua pelle abbronzata.
Non si aspettava gli restituissero i suoi indumenti rustici da contadino.
Provò a forzare le porte e le finestre, ma i lucchetti e i chiavistelli erano troppo massicci per riuscirci senza gli adeguati attrezzi.
Si stese sul letto ad attendere rassegnato l’arrivo del Principe che, a giudicare dai ciò che lo circondava, doveva essere un soggetto alquanto pretenzioso e viziato.
Proprio il genere di personaggi con cui Romano non sarebbe mai d’accordo.


Sentì la serratura che veniva rimossa e Francis, ancora bagnato, avvolto da un accappatoio bianco e azzurro, entrò suadente, portandosi alle labbra un calice di vino rosso.
Romano fissò le movenze di quell’individuo, esterefatto.
Muovendosi con grazia, si sedette accanto a lui e liberò l’umida lunga chioma bionda dal telo.

- Bonsoir!- sussurrò intrigante.
- Salve! Perché sono qui?-  chiese Romano insospettito.
- Mi hanno detto che hai rubato del vino..- e prese un altro calice, colmandolo di un vino di chissà qual pregio - ..serviti pure. Sei un mio caro ospite!- e gli porse il bicchiere.
Romano s’indispettì.
- Prima di tutto, vostra Grazia, io NON sono un ladro! Si è trattato di un fraintendimento, o meglio, di una trappola al fine di derubarmi dei miei beni!- spiegò.
Francis gongolò e si avvicinò ancora di più.
- Addirittura? Dei tuoi beni?- e lo sfiorò dolcemente sulla guancia con un indice bianco come la luce lunare – E cosa può possedere un contadino di così importante da renderlo vittima di una così insidiosa macchinazione?-
- Al..Alcuni grammi d’oro!-
- E come te li sei procurati?- sogghignò divertito il Principe.
- Me li sono guadagnati come ricompensa di una buona azione!- replicò Romano stizzito, allontanando le dita di Francis dal suo viso.
Il francese si alzò e, bevendo un altro po’ dal calice, s’inumidì le labbra.
- Bè..credo tu non possa dimostrarlo, dato che non vi sono testimoni pronti a soccorrerti!-
Romano abbassò lo sguardo e digrignò i denti.
Era vero! Nessuno avrebbe mai rischiato la pelle , per un povero villano, sfidando un potente esponente della casta dei mercanti.
Si morse le labbra dal nervoso.
Francis sorrise compiaciuto.

- Il furto è un grave reato, punito con leggi altrettanto severe! Però, forse, potrei farti scampare il patibolo e risparmiarti dalla gogna pubblica! -
Improvvisamente, il suo sorriso diventò insinuante e, avvicinandosi, ondeggiando,  poggiò le lunghe mani sulle coscie brune del ragazzo.
- Co..Co..Cosa..sa..- balbettò turbato Romano, mentre il francese muoveva le mani sinuose per tutta la lunghezza delle sue gambe – ..Cosa vuoi?-
- Cosa voglio?- domandò Francis sensuale.
Romano sussultò quando il Principe gli posò una mano sul suo sesso.
- No, aspetta! Credo..credo ci sia un equivoco..io..non..- esitò.
Prima che potesse completare la frase, Francis lo baciò direttamente con la lingua.
A quel punto Romano, riprendendosi dall’improvviso stupore, lo respinse con forza.
- CHE CAZZO STAI FACENDO?- gridò scandalizzato.
Francis si leccò le labbra, come per testare il sapore esotico di Romano.
Poi lo fissò con occhi languidi e, allo stesso tempo, maliziosi.
Romano intese fin troppo bene.
- Piuttosto la morte!- comunicò disgustato.
- Su questo puoi starne certo!- ridacchiò carezzevole l’altro, tentando un nuovo approccio.
- CHI CAZZO TI CREDI DI ESSERE, FIGLIO DI PUTTANA?!!- sbottò Romano.

**********************************
Fine del secondo capitolo.
Perdonate, la brutalità del linguaggio di Romano: perviene dal suo retroterra culturale, vittima anche dei tempi che furono, quindi non stupitevi troppo.
Epoca piena di pregiudizi quella..ma, come vi sarete ben accorti, neanche di fronte al principe, Romano, è disposto ad abbassare la testa. Forse..


 

  
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