CAPITOLO 2
Ingrid guardò la distesa davanti a sé. Era sera,
ma lei vedeva quel posto in una delle giornate in cui da piccola si rincorreva
con suo fratello e Juan.
Erano inseparabili a quei tempi: facevano tutto
insieme. Erano come una famiglia in formato ridotto. Era tutto così bello e
tranquillo, nella felice semplicità dell'infanzia. Almeno finché non se n'era
dovuta andare...
La compagnia gli aveva dato tanti momenti di
goia, per non parlare poi di Nelly: era stata fantastica con lei, non l'aveva
fatta sentire triste nemmeno un istante. Ma gli era mancata sempre la sua cara
Argentina, in cui Ramon e il suo migliore amico stavano diventando campioni di
calcio. Un'ondata di tenerezza le invase il volto al pensiero di suo fratello.
Era così dolce con lei... Quando lo aveva rivisto aveva temuto che l'avesse
trattata con distacco, come una conoscente; invece le aveva sorriso e corso
incontro, sollevandola di peso per la contentezza. Si vedeva proprio che si
volevano bene...
Ora quello che la preoccupava era Juan. Da
quando lo aveva rivisto dopo tanti anni, beh, non era tanto sicura di provare
solo amicizia per lui. Era cresciuto, era maturato, era diventato un calciatore
dalla tecnica fantastica...e quel che è peggio, veramente, veramente carino. Non
aveva mai pensato ai ragazzi mentre stava in compagnia, ma lui era tutta
un'altra storia. Gli riservava un affetto del tutto sincero sin da quando si
conoscevano, ma il pensarlo non più solo come amico ma anche e soprattutto come
ragazzo la confondeva. O semplicemente voleva dire che le piaceva. E questo
complicava le cose: lei a settembre avrebbe dovuto ritornare in compagnia e
chissà quando lo avrebbe rivisto...
Dopo anni, si rispose da sola, e probabilmente
con una qualche bella ragazza incontrata in chissà quale festa a cui
partecipavano i calciatori. Perché non la sfiorava minimamente l'idea che anche
lei avrebbe potuto trovare un ragazzo fuori dall'Argentina? A questo non
riusciva a rispondere.
Sospirò rivolgendo lo sguardo al cielo stellato.
Dopotutto era ancora giovane: non doveva crucciarsi con questioni del genere.
Prima la carriera e poi i ragazzi, andava dicendo a tutte Nelly. Diceva, mentre
in realtà lei prima fra tutte ci provava spudoratamente con il portiere della
scuola...come si chiamava? Ah, sì, la S. Francis.
Rise all'immagine dell'amica.
-Cosa c'è di divertente?
Ingrid saltò per la paura, per poi
girarsi.
-Juan!- gli colpì la spalla -mi hai fatto
prendere un accidente!
-Scusa- rispose lui ridacchiando -che ci fai qui
tutta sola?
-Mi pareva di avervi detto che andavo a fare due
passi.
-Sì, ma ora stai ferma qui.
-Tu prendi tutto alla lettera?
-No, di solito no.
La ragazza abbassò il capo. Aveva uno sguardo
strano e il tono che usava la stava innervosendo.
-Cosa c'è che non va?
A Ingrid le vi volle un po' per
rispondere.
-Niente, niente...a parte il fatto che sono
appena arrivata e già penso a quando devo ripartire.
-Cioé qui stai così male da non vedere l'ora di
andartene?
-No, qui sto così bene da essere già triste per
la partenza.
-Sì, è un peccato che tu non possa restare,
altrimenti...- si bloccò in tempo.
-Altrimenti?- domandò lei
incuriosita.
-No, niente.
Entrambi sospirarono.
-Ramon dov'è?
-Dove lo hai lasciato. Mi ha mandato cercarti
per dirti che dovevate tornare a casa.
-Ma guarda te che sfaticato... beh, sarà meglio
che vada, così ti faccio andare a dormire.
-Sembro davvero così stanco?
-Sembri stravolto.
-Colpa tua che mi hai fatto
ballare.
-Ehi, la colpa è di mio fartello che è
pigro.
Risero, per poi abbasare lo
sguardo.
-Va bene, allora buonanotte.
-Buonanotte- Juan la baciò sulla guancia -cerca
di stare un po' più allegra, la partenza è ancora lontana. Non ci
pensare.
-Ok. Ciao.
-Ciao- la ribaciò sull'altra
guancia.
Per un attimo tutto normale; il secondo
successivo i loro volti vennero invasi dallo stupore.
-Scusa, io...
-Non è niente. Fermiamoci qui.
-Sì, forse è il caso.
-Bene- Ingrid indietreggiò -'notte- e si diresse
verso casa, lasciando Juan lì, a guardarla.
-Eccoti!- esclamò Ramon vedendola arrivare -su
andiamo, che mi sto addormentando in piedi.
-Sì, sì, va bene. Ma potevi anche venire tu a
chiamarmi, così ti svegliavi un po'. Invece fai fare sempre tutto a
Juan.
-Come? In che senso?
-Come in che senso? Prima lo fai ballare con me
al posto tuo, poi lo mandi a chiamarmi...
-Sì, per il ballo è stato così, ma guarda che è
voluto venire lui a chiamarti quando la mamma mi ha detto che era meglio
tornare.
-Ah...
-Cosa te lo ha fatto pensare che lo avessi
mandato io?
-No, niente...
continua...
A hikarisan: grazie per i complimenti, spero di
non deluderti! Baci
N.d.A.: a chi ha letto questa storia prima della
pubblicazione di questo capitolo, ho sostituito il nome di Carlos con Ramon per
uno sbaglio mio, cioé è Ramon il vero nome di Victorino.