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Autore: cup of tea    10/10/2012    2 recensioni
Terra, anno 2101.
L'inquinamento ha cambiato il volto del nostro pianeta e ha ucciso gran parte della popolazione mondiale.
I superstiti cercano di condurre una vita normale, mentre, in un piccolo villaggio, Grimborough, accadono cose strane.
Il Cacciatore di Notizie Marc Temple viene mandato in quel luogo per indagare sugli agghiaccianti avvenimenti.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ci siamo, gente. Capitolo 10!

Prima di lasciarvi alla lettura, ringrazio tutti come al solito.
Questa volta, però, oltre a tutti voi che leggete, recensite, seguite e preferite, devo ringraziare una persona in particolare:
_ivan , il cui aiuto è stato davvero prezioso per questo capitolo.
Non solo si è reso disponibile a farmi da beta (credo si dica così..) ma ha contribuito a rendere il mio testo ben più ricco e curato.
E, per di più, ha fatto tutto ciò alla velocità della luce, ma non per questo facendo le cose di fretta. C’è molto di suo nelle righe che seguono, ci terrei che lo teneste a mente. Magari date un occhio alle sue storie, meritano davvero! Io le adoro.


Cup of tea
 








 
 

CAPITOLO 10 – VISITE DAL PASSATO





[…Invece, si ritrovò di fronte un uomo, seduto su una sedia proprio davanti alla sua cella, che sembrava stesse solo aspettando quel momento.
“Buongiorno Temple. Dormito bene?”]



L’uomo che aveva appena parlato si alzò in piedi, appoggiandosi ad uno scuro bastone da passeggio. Era vestito elegantemente e non sembrava troppo anziano, ma probabilmente dimostrava meno anni di quanti ne avesse in realtà. Senza dubbio, pensò Marc, tutta quella massa grassa che lo avvolgeva doveva essere il frutto di anni di abbuffate o, semplicemente, una delle conseguenze della sua grave zoppicatura. Ciò che era certo, comunque, era che tutto quel grasso vanificava il goffo tentativo di migliorare l’aspetto con tinte scure e quelli che sembravano ripetuti interventi di chirurgia estetica. L’odore della sua colonia era talmente forte da pungere le narici di Marc, nonostante la distanza: Temple arricciò il naso, disgustato sia dalla situazione che dall’uomo che aveva di fronte.
 
“Non fare quella faccia, Marc. Non mi riconosci? Io e te ci siamo già incontrati in passato, non ricordi?”
Marc fissò negli occhi quell’uomo pusillanime e viscido che gli sorrideva beffardo. Qualcosa gli sembrava familiare, ma non riusciva a mettere a fuoco chi potesse essere.

“Non so di cosa stia parlando, signore. E non sono neanche sicuro che mi interessi. Voglio solo uscire di qui e ritrovare i miei amici.”

“Oh, stai pure tranquillo, Marc. I tuoi amici stanno bene… se si può dire così. Ma ti consiglio di metterti comodo, perché ho intenzione di raccontarti una storia. E’ questo quello che fai, non è così, Marc? Tu vai a caccia di storie, e guarda dove questo ti ha portato. Non tutto può essere spifferato al mondo, Marc, ora non puoi lamentarti di dove ti trovi. Comunque, sono così dispiaciuto che non ti ricordi di me, che mi sembra un peccato non riportarti alla mente il nostro precedente incontro, Marc.”

Temple trovava estremamente irritante l’insistenza con cui quel signore ripeteva il suo nome. Decise quindi concentrarsi sui suoi occhi più che sulle parole: quegli occhi, oh, gli erano tremendamente familiari. Taglio a mandorla e iride così scuro da confondersi con la pupilla ma, se si guardava con più attenzione, si poteva notare chiaramente una fitta venatura rosso sangue. Occhi così non si potevano dimenticare facilmente… e solo una persona di sua conoscenza ne era il proprietario. Eppure, il corpo non corrispondeva all’uomo che Marc credeva di aver individuato, perciò accettò il consiglio ricevuto e si rassegnò ad ascoltare ciò che aveva da dirgli.

“Fammi fare un rapido calcolo, Marc. Quanto tempo è passato? Da quanti anni sono in carica? Vuoi dirmelo tu, Marc?”

In carica? Dio, quello non può essere il Sindaco… almeno, non QUEL Sindaco – il Sindaco eletto ventisei anni fa – il Sindaco Frerrer.

Eppure doveva essere lui. Per quanto diceva la stampa, il sindaco attuale di Grimborough era lo stesso che fu eletto quando, con suo padre, era andato a Grimborough per scrivere del suo ingresso in carica. Marc era certo di non essersi perso nel frattempo l’elezione di un nuovo sindaco, perché aveva seguito la scena politica di Grimborough attentamente, soprattutto negli ultimi mesi. Allora perché l’uomo che aveva di fronte non era affatto uguale fisicamente a quello ritratto nelle fotografie sui giornali? Gli occhi erano decisamente quelli di un tempo, perciò non poteva che essere lui.

“Allora, Marc?”

“Lei è il Sindaco Frerrer, non è così?” azzardò Temple.

“Sapevo che eri perspicace. Ti ricorderai, allora, dell’affascinante articolo che scrisse tuo padre sulla mia ascesa.”

“Avevo otto anni, non sapevo nemmeno cosa fosse la politica. Non l’ho mai letto, né mi è mai venuta voglia di farlo negli anni successivi, considerato il dolore che mi causa il ricordo della scomparsa di mio padre. Ovviamente ho colmato quella lacuna leggendo negli anni altri articoli su di lei.” Ora Temple si sentiva confuso. Cosa c’entravano adesso suo padre e un articolo così vecchio?

“Beh, Marc, è un vero peccato che tu non l’abbia mai letto, perché non saprai mai cosa tuo padre aveva scoperto. L’unica copia esistente era la bozza su cui stava lavorando e fu preventivamente eliminata prima della sua pubblicazione. Dev’essere un vizio dei Temple immischiarsi in faccende che non li riguardano.”

“Non capisco, cosa avrebbe scoperto di così pericoloso per lei?”

“Vedi Marc, sarò magnanimo con te.” Disse Frerrer muovendosi d’un passo dalla sua posizione, per dare un po’ di tregua alla gamba buona.“In poco più di una settimana ti sei macchiato di reati vergognosi che non posso ignorare. Nascondi una fuggitiva, resisti alle autorità… non posso permettere che uno come te crei scompiglio nella mia tranquilla cittadina.”
Marc sbuffò un sorriso, incredulo. “Tranquilla cittadina? Ha voglia di prendermi in giro.” Disse. “C’è più marcio qui che nelle vecchie fogne.”
 
 “Non interrompermi, Marc. E’ maleducazione. Come stavo dicendo, temo non ti rimanga molto da vivere, e credo che questo lo potessi supporre anche tu, viste le severe punizioni che riserviamo alle persone come te. Ma mi sembra una cosa orribile lasciarti andare via senza averti presentato una persona. Magari lui saprà schiarirti le idee. Temple?”

“La sto ascoltando.” Sbottò.

“Oh, non tu, Marc. Lui.”


A Marc si fermò il respiro. A un rumore di passi lenti che si avvicinavano seguì l’arrivo di un agente che indossava un’uniforme bianca molto simile a quella che portavano i Difensori. Frerrer si spostò non senza fatica, per lasciare spazio al nuovo arrivato di fronte alla finestra della cella.

“Marc, credo non serva che ti presenti Grant Temple.”

Quando riconobbe i tratti di quel volto così familiare, Marc sentì sparire la terra sotto ai suoi piedi, sconfitto dall’emozione. Quello era l’uomo di cui aveva sempre temuto il ricordo. I suoi capelli chiari e la sua pelle leggermente dorata stonavano con i tratti gelidi tipici degli abitanti di Grimborough. Quelle erano le inconfondibili caratteristiche proprie di qualsiasi persona proveniente da Monroeville. Marc, ammutolito ed esitante, si avvicinò alla piccola finestra senza distogliere gli occhi dall’uomo che stava dall’altra parte neanche per un momento. Non poteva essere lui. Suo padre era morto, ventisei anni prima… e neanche a Grimborough avevano ancora inventato chissà quale stregoneria in grado di riportare in vita i morti. Allungò un braccio fuori dall’apertura e sfiorò, insicuro, il viso di suo padre, che poteva facilmente essere il proprio, invecchiato di qualche anno. Ne seguì i lineamenti con le dita: prima la fronte segnata da rughe scavate dal tempo e dalla preoccupazione, poi scese lungo le sopracciglia folte e giù lungo il naso fino alle labbra, serie e bagnate dalle lacrime appena nate. Marc ne sentì scorrere una sulla propria guancia e si ridestò solo quando questa ebbe raggiunto il mento. Ritrasse la mano e si passò il dorso sulla guancia rigata.

“Figliolo.” Disse l’uomo, con la voce affaticata di chi sostiene un mondo sulla propria schiena. Marc non rispose. Sentiva che non poteva essere vero, che quello doveva essere un trucco, una trappola della quale non conosceva lo scopo. Oppure lo avevano di nuovo drogato e quella era solo un’allucinazione. Arretrò e allontanandosi spaventato dalla porta finì con lo sbattere la schiena contro la parete opposta. I due topi corsero via squittendo nel sudiciume, disturbati dai piedi di Marc.

“Marc” riprovò Grant, ma anche questa volta non ottenne nessuna risposta.

“Bene, suppongo che vi serva un po’ di tempo. Vi lascio soli, tanto né tu né lui potete andare da nessuna parte.” Così dicendo, Frerrer si congedò e per qualche minuto l’unico suono che si sentì riecheggiare nel corridoio fu quello dei suoi passi strascicati e del suo bastone da passeggio che puntellava come uno zoccolo la pietra del pavimento.

“Marc.” Questa volta la voce di Grant suonò più decisa.

“Ventisei anni.” Fu l’unica cosa che Marc ebbe voglia di dire. “Ventisei fottutissimi anni. Io ti credevo morto, ti ho visto quando ti hanno portato via le guardie! E invece in tutto questo tempo tu eri qui, vivo e vegeto… e  lavori per loro, addirittura!”

“Lo so, m-“

“No! Non lo sai!” La voce del giovane Temple riecheggiò tra i corridoi delle prigioni, perdendosi negli angoli più bui. “Non sai cosa ho passato in questi anni! Ero solo un bambino! Sono tornato a casa pensando di aver perso l’unica persona al mondo a cui volevo bene, dopo aver perso la mamma solo qualche anno prima! Perché? Perché mi hai fatto questo?!”Marc attraversò in lacrime la cella. Con rabbia cominciò a sferrare i primi pugni contro la porta, che vibrò con rumorosi clangori.
 
“Marc, ora devi calmarti.”

“Calmarmi?! Non so nemmeno chi sei, non sei l’uomo che credevo mio padre! Lui lottava per la giustizia, non sarebbe mai passato dalla parte di qualche squilibrato a cui piace la scienza! Dio, non sei nemmeno di Grimborough, perché lavorare per il suo sindaco?!”

“Marc, ci sono cose che non scegliamo perché ci va di farlo. A volte bisogna fare ciò che è necessario.”

“Ed era necessario abbandonare un bambino di otto anni a sé stesso, senza spiegazioni, per seguire la tua nuovissima vocazione?!”

“Non pretendo che tu mi perdoni per averti lasciato. Sappi però che l’ho fatto perché era giusto così.”

“Continuo a non capire.” Rispose frustrato Marc.

“Non importa, quello che ci interessa adesso è che domani subirai un processo, poco importa se giusto o no, e non servirà a nulla dire qualcosa a tua discolpa. Ti condanneranno. Ora, utilizza bene questa lunga notte e ragiona sul da farsi: i tuoi amici faranno lo stesso, per lo meno lo farà il ragazzino. Ho avuto modo di vedere anche loro prima di vedere te.”

“Li hai visti?! Alicia sta bene?! E Ethan?!”

“Oh, il ragazzo è forte, è solo un po’ ammaccato. Lei invece… non se la passa troppo bene.”

No, Alicia.

Un allarme sonoro li interruppe, intermittente come il suono di una sveglia. Grant guardò il cercapersone. “Il nostro tempo è scaduto. Hanno bisogno di me giù di sotto. Abbi cura di te, Marc, e… non permettere che questo scempio continui a Grimborough.”

Abbandonato alla ferocia dei suoi pensieri, Temple poggiò una spalla alla porta e, stremato, si lasciò scivolare a terra.
 

   
 
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