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Autore: Medea00    11/10/2012    14 recensioni
Ecco la mia Klaine week, in stile Blame it on Blaine!
Ebbene sì: sono tutti spin off della mia prima fanfiction, e questa cosa mi ha emozionata molto. Ha superato le 150 preferite e dopo tanto tempo ancora c'è gente che la legge, la recensisce e che mi ringrazia per quella storia. Beh io ringrazio voi. E ho voluto ringraziarvi così. Spero che vi piaccia :)
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ci credeva? Bene, quella sera sarei stato l’uomo più sobrio del mondo!
 
Ero l’uomo più ubriaco del mondo.
-Blame it on Blaine, capitolo 14

 
 
 
Ronzio. No, anzi, brusio. Continuava imperterrito accanto al mio orecchio, e io non me ne sarei accorto se non fosse stato per un tonfo sordo fuori dalla mia camera, probabilmente causato da qualche Warbler che era inciampato nelle scale del dormitorio.
Cercai di aprire gli occhi, ma sentii come un macigno posarsi sulla mia faccia, una sorta di incudine fatta da alcool, sonnolenza e sessantotto chili di Kurt spalmati addosso.
Un momento. Kurt?
“Mhhhhmmmmmmmmhmmmmm.”
Ecco spiegato il brusio.
“Ma che diav- oh.” Fui costretto a richiudere gli occhi di scatto per via della luce che filtrava senza pietà dalla finestra, e quando mi portai una mano sul viso mi accorsi finalmente della mancanza di qualche indumento. Del tipo, che ero con soltanto i pantaloni della divisa e la camicia sbottonata a due metri dal letto.
“Cazzo.” Mi alzai di scatto in piedi, scostando un po’ bruscamente il corpo di Kurt per analizzare la situazione circostante; camera mia era completamente messa a soqquadro da bottiglie di birra e buste di patatine vuote, c’erano delle coperte mezze imbrattate di qualche sostanza umida e un denso odore di alcool che sovrastava me, Kurt, le tende e anche una parte di lenzuola. Chiari segni di un precedente festino Warbler: fin qui, tutto normale. Anche avere un terribile dopo sbronza, a conti fatti, era del tutto plausibile: non era certo la prima volta che mi svegliavo con un mal di testa lancinante e Kurt accanto a me, nelle medesime condizioni. Eravamo Warblers, dopotutto. Eppure, c’era come un certo presentimento, come un alone malvagio, che mi faceva stare un po’ sull’attenti.
“Blaine?”
Mi voltai di scatto, come preso in contropiede; e per quanto fosse una visione assolutamente paradisiaca avere Kurt al mio fianco, vederlo svegliarsi dolcemente, per quanto una minuscola parte di me desiderò che succedesse altre milioni di volte, non riuscii proprio a contenere una risata non appena vidi le sue occhiaie, accompagnate da un’espressione poco convinta.
“Chi... dove... perche?”
“Una domanda alla volta, che ne dici?” Borbottai risdraiandomi sul letto per trovarmi a pochi centimetri dal suo viso. Aveva ancora gli occhi chiusi, forse, più per volontà che per bisogno.
“Buongiorno.”
“Buongiorno”, miagolò, evidentemente, anche a lui bastò poco per fare due più due e capire la situazione;  quando feci per dargli un piccolo bacio si scostò indietro facendo una piccola smorfia, allibito: “Blaine non mi vorrai veramente baciare.”
“...Sì? Sai credo che in quanto fidanzato io abbia qualche diritto a riguardo. O dovere, a seconda dei casi.”
“Non quando sappiamo entrambi di alcool e abbiamo un’intera serata da focalizzare. A proposito...” si passò una mano davanti gli occhi, cercando di riacquistare lucidità e rimanere concentrato: “Tu ricordi qualcosa?”
“Black out totale.”
“Come sempre?”
“Come sempre. Cavolo Kurt, la prossima volta che ci sbronziamo ad una festa faremo meglio a-“
“Oh mio Dio.”
Mi fermai. Perchè Kurt adesso aveva aperto gli occhi, eccome se li aveva aperti: sembrava che avesse visto una specie di dinosauro. O un mostro situato, esattamente, all’altezza dei miei capelli.
“Oh no.” Feci per tastarmeli quasi spaventato, cominciò a mancarmi l’aria nei polmoni, lui continuava a fissarmi come se non si ricordasse come parlare e ne approfittai per rantolare qualche discorso sconnesso e agitato.
“Ho – ho i capelli che sono un disastro vero? Ho i riccioli, lo so, cerco sempre di tenerli a bada con il gel ma-“
“Blaine. No. Tu. Capelli. Rosa.”
E un momento.
Rew, stop play.
Tu. Capelli. Rosa.
Capitolai giù dal letto, trascinandomi poco aggraziatamente una coperta e mezze lenzuola, mentre sentivo Kurt continuare a trattenere il fiato nel più completo stato di shock.
Ed eccoli lì. I miei capelli. I miei poveri, innocenti, capelli, ed erano fucsia.
“Oh mio Dio.”
“Okay, stiamo calmi, stiamo molto calmi.” Kurt si alzò subito dopo, arrivandomi lentamente alle spalle, afferrandole con forza mentre continuava a vedere il mio riflesso allo specchio: “Non è sucesso niente, insomma, una tinta si può lavare via... Blaine ma perchè hai i capelli rosa?”
“Non lo so. Non me lo ricordo!”
Stavo piagnucolando. Letteralmente, piagnucolando. Kurt sembrò quasi svenire sul posto, ma per fortuna era troppo preoccupato a reggere me: era proprio ben visibile, un orecchino che, per fortuna, era fatto con la clip così da poterlo togliere quasi subito; ma prima indugiai a osservarne le fattezze, sembrava molto simile a quello dei venditori ambulanti che si trovavano per le strade di Lima, di qualità scadente e, di certo, non di mio gusto.
“Blaine.”
“Oh no.” Avevo già intuito dal suo tono di voce tremante che, forse, le sorprese non fossero finite lì.
“Blaine... adesso devi prendere profondi respiri.”
“Cosa Kurt, andiamo, uccidimi ora e facciamola finita subito.” Borbottai con gli occhi serrati, i pugni stretti e la mascella contratta in una smorfia. Mi preparai al peggio; davvero, ci provai. Ma poi quando sentii il mio ragazzo dire: “Hai un tatuaggio.” Rischiai quasi un attacco cardiaco.
“No dai Kurt, non scherzare.”
“Non sto scherzando. Hai veramente un tatuaggio. Sul braccio destro.”
Forse, se avessi tenuto gli occhi chiusi, sarebbe scomparso? Ma dopo aver raccolto ogni mia pazienza e fatto appello a tutto il mio coraggio, abbassai lo sguardo verso il bicipite, e si trovava proprio lì: un tatuaggio di un delfino con un diario che diceva LA SKUOLA FA SKIFO.
“Io... io devo...”
“Siediti”, ordinò Kurt, e io fui ben lieto di obbedire perchè, beh, mi sentivo un po’ a corto d’aria, e il suo sguardo preoccupato non aiutava granchè, francamente. In pochi secondi eravamo di nuovo sul letto, l’uno voltato verso l’altro, le mani intrecciate e un po’ sudate, forse, per l’attacco di panico che ci stava cogliendo in pieno petto.
“Blaine... non ti ricordi niente?”
“No. Tu?”
“No. Però è strano, voglio dire, tu...”
E poi si bloccò. Si bloccò e per un attimo credetti quasi che stesse per notare qualcos’altro di terribile, ma poi, improvvisamente, lo vidi scoppiare a ridere.
“Certo, come no”, bofonchiai, sviando lo sguardo, “Ridi pure di me, non ti preoccupare.”
“Ma Blaine”, cercò di discolparsi lui, “hai i capelli fucsia.”
Oh beh, in effetti, non potevo dargli tutti i torti. Però, non mi impediva di prenderlo un po’ in giro e dire: “Kurt, sei davvero meschino, non sono fucsia.”
“No, infatti. Sono più rosa schiaparelli.”
E forse non era molto carino ridere di me stesso, ma dopotutto, come potevo trattenermi quando la risata di Kurt era così contagiosa?
Pensavo che il peggio fosse passato, che adesso avremmo potuto finalmente occuparci di far tornare i miei capelli ad un aspetto normale, di togliere quel tatuaggio che sembrava uscito da un pacchetto di patatine e, magari, di disinfettarmi l’orecchio per evitare qualche malattia tipo il tetano. Ma poi, nel momento in cui entrambi ci alzammo per dirigerci in bagno, e Kurt mi lasciò dolcemente un bacio a fior di labbra prima di aprire la porta, un altro, misterioso mondo si aprì di fronte a noi, e noi due non sapemmo proprio più cosa dire.
“Kurt...”
Perchè c’era una foto di lui con la maglietta di Superman, attaccata allo specchio del bagno?
 
 
 
La sera prima
 
“Blaine, quanto hai bevuto?”
“Nnnnnnnnnoon tanto!” Esclamai facendo versare mezzo Long Island, con la musica di Ke$ha che risuonava per tutto il corridoio buio illuminato solo da qualche luce al neon; il dormitorio degli Warbler si era trasformato in una vera e propria discoteca, con tanto di barman – Wes aveva fatto un corso d’estate, e in realtà era piuttosto bravo -, casse prese dalla camera di Jeff e DJ FUNKY, che in realtà era soltanto il soprannome di Colin. Nessuno aveva avuto il coraggio di smontare il suo entusiasmo quando l’aveva scelto.
“Siete tutti bellissimi, questa notte è solo vostra!” Urlò contro il microfono che raggiunse le potenti casse, con un tono di voce che sembrava uscito dall’ultimo video di Lady Gaga. Erano le classiche frasi che si ripetevano in discoteca, ma insomma, eravamo tutti troppo sbronzi per l’originalità.
Io, in particolare, avevo bevuto esattamente otto shortini, un cocktail alla menta e adesso stavo per finire il long island alla coca-cola, anche se, francamente, non mi ispirava poi molto.
Era passata quasi mezz’ora e io non avevo ancora nessuna traccia di Kurt.
“Ed, ehi, Ed!” Urlai all’orecchio del mio amico, che in quel momento era intento a rimorchiare una della Crawford imbucata insieme a Priscilla e altre sue amiche.
“Blaine, non lo so dov’è Kurt, non scocciare.”
Sgranai gli occhi, pietrificato: “Oh mio Dio Ed, mi leggi nel pensiero! Stavo proprio per chiederti di Kurt!”
“No Blaine, e frena il tuo alcool in corpo”, sentenziò prendendomi per le braccia e costringendomi a stare fermo sul posto, mentre io stavo cercando di fare tutto l’opposto.
“Non ti ho letto nel pensiero, mi è bastato vedere il Kurt-sorriso che hai stampato in faccia.”
“Kurt è proprio bello, non è vero?”
“...Sì. Sì Blaine.” Ormai sapeva che non c’era un vero e proprio modo per evitare il mio tono languido, specialmente quando avevo bevuto.
“Che ne dici di andare a cercarlo? Eh? Ce la fai a camminare?”
“Certo che ce la faccio!” E come dimostrazione tentai di sollevare la gamba stando in equilibrio su una sola, ma con scarsi risultati; abbozzando una smorfia, mi girai di centottanta gradi per camminare con passo spedito verso l’altra parte del dormitorio, più o meno, dove si trovava la mia stanza invasa da alcool, cibo, persone e sigarette.
“Kurt? Kurt!”
Il mio ragazzo stava dicendo qualcosa a Wes, giocherellando con la sua cravatta sgualcita e guardandolo in modo incredibilmente deciso: “Allora hai capito bene?”
Avrei subito intuito quanto fosse stato ubriaco, se io non fossi stato esattamente come lui.
“Sì”, ripetè Wes, “Formula Warbler: qualcosa di alcolico, la più forte che ho e anche se fa schifo va bene.” (*)
“Bravo.”
Mentre lui annuiva verso il nostro amico, aspettando il suo cocktail misterioso, io gli cinsi la vita da dietro, lasciandogli un bacio sul collo. Dio, Kurt era così sensuale...
“Ecco dov’eri!” In meno di un secondo, si voltò verso di me abbracciandomi stretto, per poi cominciare a baciarmi ignorando completamente il resto del mondo che ci circondava.
“Ehm... ragazzi? Kurt? Non lo vuoi il tuo drink?”
Wes dopo poco rinunciò all’idea di stabilire un qualsiasi contatto con noi, tornando ad occuparsi degli altri e lasciando io e Kurt a baciarci con disinvoltura per le seguenti due ore e mezza; lui era spalmato completamente contro il muro e aveva le braccia avvolte contro le mie spalle, mentre io passavo dalla schiena alla vita accarezzandole dolcemente.
Avremmo potuto continuare in quel modo per sempre, lasciandoci annebbiare la testa dal rumore davvero assordante e dall’alcool che ormai aveva preso completamente il controllo dei nostri corpi, ma poi Flint ci passò accanto quasi sbandando contro di noi; si fermò barcollando, chiedendoci subito scusa, ma poi il suo sguardo cadde inevitabilmente sul mio braccio scoperto, dal momento che indossavo una semplice maglietta a mezze maniche.
“Dì un po’ Blaine, lo vuoi un tatuaggio?”
“Se voglio un tatuaggio?”
“Sì, un tatuaggio, lo vuoi?”
“Ma che tatuaggio?”
“Tu dimmi solo se vuoi un tatuaggio!”
“Dai Blaine, digli di sì così sparisce prima”, mormorò Kurt contro il mio orecchio, la voce talmente bassa che mi fece venire i brividi.
Beh, come dire di no dopo una frase del genere; gli esposi il mio braccio ignorando completamente tutto quello che stava subendo, dal momento che ero troppo impegnato a venerare il mento e il collo del mio splendido, sensuale, meraviglioso ragazzo.
“Ecco qui.”
Mi voltai giusto in tempo per vedere quello che sembrava, a tutti gli effetti, una sorpresina uscita dalle patatine, con una frase stupida e che in quel momento non riuscivo nemmeno a leggere bene.
“Sei fantastico.” Flint sembrava del tutto compiaciuto, come se stesse ammirando la sua opera d’arte: “Sembri un vero punk adesso.”
“Sì, nel mondo di Patty, forse.”
“I punk sono sexy.”
Fu proprio allora, esattamente in quell’istante, che mi paralizzai: perchè mon avrei mai creduto di sentire una cosa simile; non da Kurt, per lo meno. Perchè nel mio corpo avevo più litri di alcool che di acqua, e Kurt mi stava guardando con un sorrisetto che avrei osato definire... malizioso.
Da lì, bastò veramente poco a dirigermi nel bagno con lui e Flint, mentre quest’ultimo applicava una sostanza dalle dubbie origini sui miei capelli, spacciandolo per un gel per acconciature anti-gravità.
“Fidati”, continuava a ripetere, e forse, mi sarei dovuto accorgere da quello che non era molto conveniente affidare la mia testa a uno completamente ubriaco. “L’ho preso dalla camera di Nick, è a prova di bomba. Altro che quello stucco che usi tu. Adesso sciacquati, sarai fighissimo!”
“Voglio essere anche io fighissimo”, borbottò Kurt, e io afferrai il suo viso con entrambe le mani, dandogli un lungo bacio.
“Ma tu sei sempre fighissimo, sei il mio ragazzo fighissimo.”
“No Blaine, tu sei un punkettaro, voglio essere anche io qualcos’altro. Facciamo tipo i roleplay!”
E, per un brevissimo momento, quella millesima parte di me che era ancora lucida lo guardò stranito, perchè no, non poteva davvero avermi proposto di fare... di travestirci.
“Ma che bella giornata, vi pare?!” Flint sembrava indeciso se ridere o scappare via, cercando di distrarci e, magari, cambiare argomento di conversazione, ma Kurt sembrava incredibilmente fissato su quello, continuava a dire di voler essere figo, che io ero figo, e che lui non sarebbe mai stato figo abbastanza.
Beh, da ubriachi non si fa molto caso alla ripetizione di concetti e parole.
“Che succede qui?” Nick piombò nel nostro bagno, senza maglietta e con una macchina fotografica in mano. Eppure, la sua espressione era sin troppo allarmata per un comune ragazzo che aveva preso un drink di troppo: “Flint, quello è il MIO gel?”
“... Sì? Lo sto mettendo su di Blaine per fargli una bella cresta, ma ha i capelli troppo corti!”
“... Oh Dio.”
“No. Cosa?” Bofonchiai, ma poi Flint mi fece di nuovo voltare la testa, tappandomi le orecchie come se fossi un bambino.
In realtà, tutto ciò che riuscii a captare dalla loro conversazione fu scherzo a Colin, gel finto e rosa, ma insomma, dovevo essermelo immaginato, no? Come facevano tre parole del genere a finire nella stessa frase? Era colpa dell’alcool. Sicuramente colpa dell’alcool. Il giorno dopo non mi sarei ricordato niente.
Quando Flint si staccò da me era sull’orlo di piangere dalle troppe risate, mentre indicava la macchina fotografica di Nick dicendo: “Dovrai proprio fare una foto, lo sai.”
Era una di quelle polaroid che probabilmente dovevano appartenere a suo fratello, o a suo zio, o a qualche Warbler diplomato che aveva lasciato quei cimeli in favore delle generazioni future. Conteneva gli scatti di tutte le cose più imbarazzanti della scuola, da Ed che aveva pianto per una puntura di vespa a David che si era presentato a lezione vestito da Papa, con gli altri ragazzi che facevano i preti e, qualcuno, le guardie del corpo con tanto di auricolare. Era un oggetto mistico, di cui si provava sia affetto che paura: quella macchina era il presagio per qualcosa di epico.
“Nick, perchè sei senza maglietta?”
“Superman!”
Di nuovo, tutta la nostra attenzione fu catturata dall’esclamazione di Kurt, che adesso stava indicando la maglietta che Nick teneva tra le mani.
“Superman, eccolo! Voglio essere Superman!”
“Kurt, sei ubriaco”, cercò di sdrammatizzare lui, forse perchè non era poi così tanto contento che il mio ragazzo si stesse letteralmente avventando sulla sua maglietta.
“Eddai Nick, me la presti? Posso diventare un eroe e volare. Come Buzz Lightyear.”
“Ma Buzz Lightyear non-“
Lo bloccai con un gesto secco della mano, intimandogli di non proseguire: non volevo sorbirmi per la seconda volta tutta la crisi di pianto di Kurt per Buzz che era caduto dalla finestra.
Senza nemmeno aspettare un’ulteriore conferma, Kurt si tolse la camicia e si infilò in un attimo la maglietta di Nick, guardandosi allo specchio come compiaciuto; se non fossi stato troppo ubriaco per rendermi veramente conto della situazione, probabilmente, sarei scoppiato a ridere immediatamente.
“Non assomiglio per niente a Superman.”
“No”, commentò Nick, “Sembri più uno di quei nerd che passano il sabato sera a guardare telefilm di terza categoria.”
“Nip and Tuck è un grandissimo programma!” Ribattè quasi offeso, ma poi strizzò gli occhi infastidito dal flash accecante della macchina fotografica.
“Non ti azzardare a fare una foto.”
“Ma l’ho già fatta.” Sventolò l’immagine sbiadita fra le mani, e poi Kurt si avventò su di lui con uno scatto repentino, come se volesse placcarlo, minacciarlo, picchiarlo o, probabilmente, strappargli l’arma del delitto fra le mani e frantumarla a terra in mille pezzetti.
“Blaine, Blaine!” Flint stava cercando di trattenerlo bloccandolo con entrambe le braccia, mentre il nostro amico sgattaiolava via dal bagno con una risata malvagia. “Fai qualcosa, insomma, è il tuo ragazzo!”
Oh, e va bene, pensai. Perchè, dopotutto, c’era un solo modo per calmare Kurt Hummel quando era completamente ubriaco e isterico.
“Blaine non ti azzardare nemmeno a fermarmi quella foto finirà su ogni annuario della scuola e io odio con tutto il mio cuore quel manichino che si osa definire uomo e tu... perchè ti stai avvicinando, non ti avvicinare, non ti voglio, lasciami combattere la mia guerr-“
Il resto della frase morì contro le mie labbra, le sue mani andarono a stringere immediatamente il mio collo e noi continuammo a baciarci per ore ed ore, senza il minimo risentimento.
Poco importava se ad un occhio esterno sembravamo due usciti da un videoclip sui Clash e dal Comicon.
Era la regola diciassette di un Warbler: “Se non lo ricordo, non è successo. E le foto sono false.”







***

Angolo di Fra

Non ha senso.
Davvero, non ha per niente senso.
Visto che non so davvero come commentare questa OS penso che vi dirò un piccolo random fact: il (*) l'ho messo perchè è la MIA formula drink quando vado a ballare. E poi mi chiedo perchè non mi ricordo mai niente ahahahahah
vabè basta. Non ha senso questa OS.

   
 
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