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Autore: Frankie92    11/10/2012    1 recensioni
Happy Klaine Week! Questo è il mio piccolo contributo per questa iniziativa, bellissima e necessaria per sopravvivere a queste lunghe settimane. Grazie a chiunque leggerà questa raccolta che spero vi regali un sorriso, anche se piccolo.
Day 1: Cooper + Klaine: Fratelli di troppo e boxer fortunati
Day 2: Roomates Klaine: Dalton Arrest
Day 3: Heroes!Klaine: New York's Hero
Day 4: Skank/Nerd Klaine: Smoke and Bowties
Day 5: Photographer/Model: Purple Album
Day 6: Dalton Klaine: Modellini, colazioni e sorprese speciali
Day 7: Winter in NY Klaine: Best moments with you
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Smoke and Bowties 


Kurt Hummel se ne stava seduto sotto le gradinate del campo di football, facendo l'ennesimo tiro di sigaretta: una vocina nella sua mente (fin troppo simile a quella di Rachel Berry) lo tartassava sui danni del fumo ai suoi polmoni e alla sua voce.
Ma a lui non importava. Ormai aveva rinunciato al Glee Club, la sua voce era spenta da tempo, da quel giorno di un annoprima.
Quinn stava accanto a lui, fumando una sigaretta quasi finita e giocherellando con le ciocche rosa semi sbiadite.
“Cavolo, mi tocca comprare un altro flacone di tinta” sbuffò gettando la sigaretta a terra.
“Cerca di non comprare quella a buon mercato: almeno ti dura più di una settimana”
“Certo Hummel e me li presti te i soldi? Mia madre mi ha quasi tagliato i fondi dopo la storia del tatuaggio”
“E la biasimi? Almeno potevi farti tatuare una farfallina. O una stellina. No, cancella l'ultima frase: non ci serve un'altra Berry”
“Se non la finisci di dire cretinate, la prossima volta che ti prendi una sbronza ti faccio tatuare un arcobaleno sul culo, che dici?”
Kurt abbozzò un sorriso “Touchè Fabray”
Fare amicizia con Quinn Fabray era stato strano. Quando era incinta cercava di darle sostegno come tutto il Glee, ma non erano mai stati così affiatati come in quel momento.
Ma Quinn era stata lì nel suo momento peggiore, per aiutarlo a superare quella maledetta disgrazia, per aiutarlo a costruire quei muri che lo proteggevano dal dolore e dall'odio.
Ma il dolore era ancora lì e l'odio... Beh, era pur sempre l'Ohio.
“Oh guarda, Mister Papillon alias la tua dolce metà” sottolineò in modo stucchevole “Sta venendo qui. In programma un'altra sveltina”
L'altro scoppiò a ridere e gli offrì un'altra sigaretta e cinque dollari “Aggiungili al fondo tinta e magari scegline una meno rosa shocking” 
Quinn roteò gli occhi, ma accettò l'offerta e se ne andò, facendo l'occhiolino a “Mister Papillon” quando gli passò accanto.
Kurt sbuffò per poi addolcirsi alla vista del ragazzo: riccioli neri intrappolati in due dita di gel, due occhi color caramello incorniciati da spessi occhiali neri, un maglione color verde che ne faceva risaltare le spalle toniche e infine un adorabile papillon con qualche strana fantasia.
Buttò via la sigaretta e si alzò in piedi mentre aspettava l'arrivo del suo fidanzato: Blaine Anderson, il ragazzo più nerd di tutto il McKinley.

Finalmente era arrivato il primo giorno dell'ultimo anno del liceo. Solo nove mesi e sarebbe uscito da quella scuola, quella città, quello stesso stato per volare dritto a New York, il suo più grande sogno. Ancora seduto in macchina, si sistemò i capelli, chiazzati da qualche ciocca rosa (aveva vietato a Quinn di tingere più di due ciocche contate), prese una sigaretta appoggiandosela su un orecchio e scese, con gli occhiali da sole inforcati sul naso e il tintinnio della catena sulla tasca a fare da sottofondo. Era quasi in ritardo, ma a chi sarebbe importato? I professori il primo giorno si prendevano i dieci minuti iniziali per spiegare i corsi, come se qualcuno ascoltasse davvero. Si avviò verso il portone principale, quando sentì uno schiamazzo di risate provenire da dietro di lui: erano i giocatori di football, soddisfatti di qualche stupido scherzo che avevano architettato.
“Abbiamo dato una bella lezione a quel frocetto, eh?” disse uno dei ragazzi orgoglioso. 
“Quella fatina passerà un bel po’ di tempo ad uscire da quel cassonetto. Poverino, salterà tutte le lezioni” aggiunse un altro con una grassa risata.
Passarono vicino a Kurt senza neanche notarlo, fin troppo consapevoli di cosa quel ragazzino sapesse fare: sarà anche stato gay, ma quei pugni e quei calci bruciavano ancora al loro orgoglio. 
Sapeva bene di quale cassonetto stessero parlando, al primo anno ce lo buttavano almeno una volta al mese, tanto per cadere nella solita routine: era quello vicino alla mensa, il più grande di tutti.
Povero ragazzo, avrebbe davvero saltato l'intera mattinata. 
Forse sarebbe potuto andare ad aiutarlo... Un momento, cosa stava dicendo?!? Nessuno l'aveva mai aiutato, nessuno era stato disposto a farlo. D'altra parte proprio per questo si diresse verso la mensa, perché lui non era come gli altri.
Iniziò a sentire dei piccoli gemiti: probabilmente stava facendo di tutto per uscire. 
Arrivato davanti a quella prigione improvvisata, si arrampicò sul bordo e li vide: i più bei occhi nocciola che avesse mai visto. E anche il resto non era male, se levavi le palate di gel su quei poveri capelli. 
Alla vista di Kurt, il ragazzo impallidì visibilmente.
“Cosa vuoi?” gli chiese con una voce mista di finto coraggio e vera paura “Sei venuto ad infierire ancora di più? Hai intenzione di buttarmi yogurt scaduto in testa? O uova marce? Almeno fanno bene ai capelli!”
Ok, quella situazione stava diventando tragicomica.
“Ringrazia che sia il primo giorno di scuola, perché altrimenti la spazzatura ti arriverebbe fino al collo” gli offrì una mano “E sono venuto ad aiutarti: vista la tua altezza ci metteresti più di una mattinata ad uscire.”
Il ragazzo lo guardò titubante ma accettò comunque l'aiuto.
Una volta fuori si iniziò a togliere la sporcizia dai vestiti.
“G-grazie” balbettò piano “e scusa per prima, ma questo primo giorno di scuola fa schifo” 
Kurt annuì appena “Sarà meglio andare o faremo tardi sul serio” 
“Sai dov’è la segreteria? Almeno non dovrò perdere tempo a cercarla per tutta la scuola” 
Ma Kurt se ne stava già andando “Novellino, ti ho già aiutato fin troppo. Un consiglio: stai lontano dalla squadra di Football”
“Come se fossi io a cercarli” borbottò in risposta “Ehi, il mio nome è Blaine” urlò poi sperando che il ragazzo sentisse.
Kurt si fermò senza girarsi “Appena entri dalla porta principale, in fondo al corridoio, la seconda porta a destra: non puoi sbagliare” 
E se ne andò, lasciando interdetto Blaine, che non riuscì a dimenticare quegli occhi cerulei per tutto il giorno.

All'inizio non fu facile essere anche solo amici: Blaine faceva di tutto per passare più tempo con il suo salvatore, che a strozzi e bocconi era riuscito almeno a dirgli il suo nome.
Kurt Hummel.
Kurt Hummel.
Blaine Anderson e Kurt Hummel.
Blaine Anderson-Hummel. 
Kurt Hummel-Anderson. 
Ok, la sua cotta stava superando ogni limite possibile e si conoscevano da meno di un mese.
Nota mentale: mai prestare gli appunti di storia a Kurt.

Ma Kurt non era indifferente a tutte quelle attenzioni, anzi un po’ gli piacevano. Va bene, gli piacevano molto, ma non voleva fidarsi, non poteva fidarsi. Tutte le persone di cui si fidava, che amava con tutta l'anima se ne erano andate. E così avrebbe fatto Blaine. Ma questo non gli impediva di godersi la vista.
“Perché fumi così tanto?” gli chiese un giorno Blaine. Erano stravaccati sullo sgangherato divano sotto alle gradinate. 
“È utile per lo stress: invece di riempirmi di dolci, fare yoga o bere tisane annacquate, mi faccio un tiro e tutto scivola via”
“Sì, come il catrame scivola nei tuoi polmoni”
Kurt scoppiò a ridere e buttò la cicca ormai finita “Hai mai provato?” Blaine scosse la testa “Allora non puoi giudicare”
Prese il pacchetto e fece per prendere un'altra sigaretta, ma Blaine lo bloccò e la prese al posto suo.
“Che stai facendo?” chiese lo Skank accigliato. 
“Provo, almeno potrò giudicare e ricordarti tutti i giorni della tua vita quanto sia nocivo per te”
“Nocivo? Sei proprio un secchione” lo prese in giro Kurt prendendo l'accendino “Ne sei proprio sicuro?”
Blaine annuì e portò la sigaretta sulle labbra, mentre Kurt gli si fece sempre più vicino, i nasi che quasi si sfioravano.
Gli accese la sigaretta “ora aspira per bene e..." ma non terminò la frase che Blaine si tolse la sigaretta di bocca e iniziò a tossire. "Non ci riesco! Ha un sapore orrendo!"
"L'hai tenuta in bocca due secondi e già ti lamenti?" gliela tolse dalle mani "Sei proprio un pappamolle” lo prese in giro e iniziò a fumare di nuovo.
"E non vale come esperimento, quindi non iniziare a rompere di nuovo"
Blaine sbuffò "Solo perché non riesco a tenerla in bocca. Ci deve essere un altro modo"
"Sei troppo insistente" Kurt si avvicinò a lui "Vieni qui, proviamo in questo modo. Apri la bocca"
Blaine arrossì visibilmente "C-che hai intenzione di fare?"
"Ferma le strane idee che vagano nella tua mente da verginello. Vedilo come un esperimento"
Fece un altro tiro, ma trattenne il fumo fino a quando non fu a meno di due centimetri dall'altro e, con estrema lentezza, soffiò tutto il fumo nella bocca di Blaine, che questa volta non rischiò di soffocare. Kurt si allontanò leggermente.
"Allora? È cosi male come pensavi?" 
Blaine non riusciva a pensare, non per il fumo quanto per quella vicinanza al ragazzo per cui si struggeva da almeno due mesi.
Poi gli venne un'idea che non seppe se definire geniale o alquanto stupida. Forse tutte e due. Decisamente tutte e due.
"Stavolta non ho rischiato di morire, ma non credo che conti come esperimento"
Kurt alzò un sopracciglio "Blaine, la tua fissa per la scienza è inquietante"
"Concedimi un ultimo esperimento, se non funziona giuro che ti compro sigarette per un mese"
"Accetto. Ma solo un tentativo"
"E non devi andare fuori di testa" aggiunse poi il moro "O meglio, non cercare di uccidermi dopo"
"Ti ringrazio per avermi paragonato ad un omicida"
Blaine sospirò e fece per avvicinarsi ancora di più al ragazzo, poggiò entrambe le mani sul suo collo e lo guardò dritto negli occhi.
"Per favore non odiarmi"
E chiuse la distanza con un bacio, il suo primo bacio.
Che diavolo aveva fatto? E se Kurt lo avesse odiato per sempre? 
Ma tutto questo passò momentaneamente in secondo piano quando sentì la morbidezza delle labbra di Kurt, il gusto di nicotina che non era mai stato così… delizioso.
Sentì Kurt irrigidirsi in un primo momento, ma poi iniziò a rispondere a quel bacio, che presto si trasformò in uno scontro di lingue, denti e morsi.
E Blaine pensò che le labbra di Kurt fossero piùassuefanti delle sigarette, una droga così dolce da non poterne fare più a meno.
E Kurt pensò che poteva vivere per sempre senza il fumo se poteva baciare Blaine così ogni secondo, ogni minuto, ogni ora. 
Si separarono (stupido bisogno di ossigeno), entrambi con le guance arrossate e le labbra gonfie.
Per un minuto calò un silenzio che per Blaine non prometteva niente di buono.
Poi Kurt scoppiò a ridere "Spero che tutti i tuoi esperimenti non comprendano baci di questo genere, altrimenti dovrò scambiare due paroline con il tuo partner di laboratorio"
"Credimi, non bacerei Rachel Berry neanche ubriaco"
"Bravo il mio piccolo scienziato" rispose il ragazzo dandogli un altro bacio un po’ più casto del primo.
"Kurt... Non voglio metterti pressione sia chiaro, ma questo cosa significa?"
"Questo dovresti dirmelo tu" ribatté Kurt giocherellando con la catena attaccata alla cintura "Sei stato tu a baciarmi"
Blaine deglutì: ora o mai più. 
"Mi piace stare con te, anche quando mi prendi in giro sulla scuola o sui miei cardigan. Mi piaci quando ridi, perché ti si formano quelle due fossette all'angolo delle labbra che vorrei baciare per ore. Mi piaci quando sei protettivo nei miei confronti, perché mi fai capire che in qualche modo c'è qualcun'altro che si cura di me oltre a mia madre e mio fratello. Mi piace litigare sull'uso eccessivo del gel sui miei capelli o sul tuo dannoso vizio del fumo…”
“Ma guarda dove ci ha portato” aggiunse Kurt “Ma continua per favore”
“Fondamentalmente mi piaci. E tanto. Ho voluto baciarti da quando mi hai tirato fuori da quel cassonetto, anche se forse non sarebbe stato il caso. Ci conoscevamo da pochi minuti e non era così romantico. Oddio anche questa situazione non lo è stata e… ti prego non odiarmi, avrei voluto fare le cose per bene, te lo giuro! Ti avrei portato a cena fuori, comprato dei fiori e…”
Kurt interruppe il monologo del riccioluto con un bacio veloce “Stai straparlando, lo sai?”
“Lo faccio sempre quando sono nervoso. Mi spiace”
“Lo trovo adorabile” Sorrise e posò un bacio sulla guancia di Blaine “Ora, quanto manca al suono della campanella?”
Blaine controllò l’orologio “Quindici minuti, perché?”
Kurt sorrise malizioso e lo fece sdraiare completamente sul divano “Abbiamo quattordici minuti per portare a termine il nostro esperimento, che ne dici?” gli sussurrò poi sulle labbra.
“Sono pronto a sacrificarmi per la scienza”

 
“Ehi, straniero” lo salutò Blaine risvegliandolo da quei ricordi così piacevoli.
Kurt si avvicinò a lui e lo salutò con un bacio “Come è andata al club di informatica?”
“Le solite cose: discussioni su quali programmi fossero migliori, riparare qualche server, hackerare il sito della CIA, normale amministrazione”
“Se ti arrestano, ti assicuro che non ti verrò a trovare in prigione. Quelle tute arancioni sono orrende”
Blaine si portò una mano al petto “Sono deluso, Kurt. E io che credevo che il nostro amore non avesse limiti”
“Oh no, c’è un limite: niente arancione” 
Scoppiarono a ridere e Blaine, presa la mano di Kurt, iniziò a trascinarlo verso il “loro” divano, ma fu bloccato.
“Oggi non ci sono gli allenamenti, che ne dici di andare a goderci un po’ di sole primaverile?” propose lo Skank con un piccolo sorriso.
L’altro lo guardò incerto “Ok”.

Si ritrovarono così seduti sulle gradinate, Kurt seduto su un gradino più alto rispetto a Blaine, appoggiato tra le sue gambe con la testa sul petto del fidanzato mentre quest’ultimo giocherellava con i riccioli sfuggiti alla prigionia del gel.
“Dovresti smettere di torturare così i tuoi capelli. Credo che stiano chiedendo pietà in ogni lingua possibile”
“Ne abbiamo già parlato” sbuffò l’altro “Sono un disastro senza gel”
“Tesoro ti ho visto senza gel tante volte, non sei un disastro, sei adorabile” ribatté Kurt lasciandogli un bacio sul collo.
“Sembro una specie di barboncino”
“Se non la finisci di dire stupidaggini, ti scordi il fine settimana da te”
Blaine alzò gli occhi verso di lui “Non riusciresti a resistere”
“Hai ragione” lo baciò delicatamente “Mi infilerei di nascosto nel tuo letto. Te l’ho già detto che amo quel letto? È dieci volte migliore del mio”
“Sì, me lo hai ripetuto non so quante volte” Il volto di Blaine si fece pensieroso “Kurt, ti posso chiedere una cosa?”
“No, Blaine, niente più film Disney quando facciamo l’amore: l’ultima volta ti sei fermato per vedere la fine della Sirenetta, che avrai visto almeno cento volte” 
“È il mio film preferito!” si difese prontamente il ragazzo “Ma non era questo di cui volevo parlare”
Si girò completamente verso di lui, appoggiò le mani sulle sue ginocchia e accarezzò il lembo di pelle scoperta da un buco sui jeans. 
“Siamo insieme da 6 mesi, giusto?” aspettò un cenno di risposta “E mi sono sempre chiesto perché non ho mai visto casa tua. Non fraintendermi, amo averti a casa mia, mia madre ti adora e Cooper ancora vaneggia al ricordo di quei buonissimi muffin che hai cucinato. Ma non capisco perché non siamo mai stati da te. Ho voglia di vedere casa tua, camera tua. Mi hai spiegato fin dall’inizio che la tua situazione familiare non è delle migliori e ho sempre aspettato che tu fossi pronto per presentarmi alla tua famiglia, ma adesso mi chiedo se per caso… non ti vergogni di me”
Oh. Non si aspettava una cosa del genere. No, decisamente non se l’aspettava, soprattutto l’ultima parte.
Prese il viso di Blaine tra le mani e lo baciò amorevolmente, volendogli trasmettere tutto ciò che provava per lui.
“Blaine, non mi potrei mai vergognare di te, chiaro? Non devi dubitare mai di questo”
Il suo ragazzo annuì “E allora perché non ho mai conosciuto la tua famiglia?”
Kurt sospirò: il momento della verità era giunto.
“Non l’hai mai fatto perché non ho una famiglia”
Blaine sgranò gli occhi a quella dichiarazione “Cosa?”
“Non sono un senzatetto, né vivo in una specie di centro sociale. Ma devo iniziare dall’inizio e sarà una storia lunga”
“Ho tutto il tempo del mondo” rispose subito il moro prendendogli la mano.
“Ho perso mia madre quando avevo otto anni: un ubriaco al volante si scontrò con la sua macchina, ferendola nello scontro. Arrivata in ospedale, provarono a rianimarla, ma fu tutto inutile. Ricordo che mio padre entrò nella mia stanza, mi prese tra le braccia e balbettò qualcosa sul genere “La mamma ha avuto un incidente… adesso non c’è più”. Cominciai subito a urlare di volere la mia mamma, iniziai a scalciare come un matto mentre mio padre mi tratteneva piangendo. Era la prima volta che lo vedevo piangere. Il giorno del funerale fu ancora più tremendo: tutti che mi guardavano sussurrando “Oh povero piccolo” o “perdere la madre ad otto anni è una vera disgrazia”. Mio padre non lasciò mai la mia mano, ne io la sua. C’erano tante persone, ma era come se fossimo solo noi due. Eravamo una famiglia, dovevamo superare tutto questo insieme. Mio padre è stato la mia roccia per anni, mi ha sempre amato con tutto il cuore, perfino quando ho fatto coming out. A lui non importava, ero sempre suo figlio” Kurt chiuse gli occhi, stringendo sempre di più la mano di Blaine “Era il mio secondo anno: il bullismo era peggiorato, il Glee era l’unica cosa che mi risollevasse il morale. Poi un giorno il mio intero mondo crollò: mio padre ebbe un attacco di cuore. Rimase in coma svariati giorni ma non si risvegliò: il suo cuore si fermò tredici giorni dopo.
Tutto il Glee tentò di starmi vicino, ma io rifiutai il loro aiuto: ero solo al mondo, mi sarei dovuto abituare presto”
Non sapevano chi dei due avesse iniziato a piangere per primo, ma entrambi i loro visi erano rigati da lacrime di tristezza e rabbia.
“In tutto questo mi sono scordato un dettaglio: l’estate prima mio padre e Carole Hudson, la madre di Finn Hudson, si erano sposati”
“Un momento: Finn Hudson come Finn Hudson il quarterback?”
Kurt annuì “Non sei nel Glee Club, quindi non mi stupisce che non lo sapessi. Io e Finn abbiamo fatto il tacito accordo di non parlarne a scuola, anche se a casa la situazione non cambia. Comunque Carole decise di prendersi cura di me, come una brava matrigna avrebbe fatto. Ci siamo trasferiti in una casa più piccola e così abbiamo iniziato la nostra vita familiare insieme. Ma quella per me non era una famiglia: Carole è fantastica, una donna fenomenale, ma non è mio padre. Non riesco a vederla come una figura genitoriale, non riesco a vederla come parte della mia famiglia, come anche per Finn. Ero distrutto, non volevo una nuova famiglia, rivolevo solo mio padre con me. Dopo il funerale, tornare a scuola fu peggio che mai: i bulli continuavano a darmi il tormento, la gente mi compativa e neanche il Glee era più lo stesso. Fu un mese devastante, fino a quando Quinn non si presentò alla mia porta per parlarmi. Mi disse queste stesse parole “Non so cosa stai passando, ma anch’io ho perso mio padre, in un modo diverso, ma l’ho perso.” Mi disse che era stanca di essere giudicata come la ragazza rimasta incinta, stanca degli sguardi giudici delle altre persone, così insieme ci costruimmo una facciata, un muro che ci difendesse da tutti gli altri.
E così ci tingemmo in capelli, cambiammo il nostro abbigliamento, lei iniziò a fare strani scherzi a scuola, io a difendermi dai bulli con le cattive. Ricordo ancora quando diedi il mio primo pugno ad Azimio, rompendogli quasi il naso. Nessuno poteva più ferirci, ne avevamo passate così tante che niente più ci avrebbe scalfito. Ma sotto, siamo rimasti gli stessi. Lei è rimasta ancora l’insicura ragazza incinta del secondo anno e io il povero orfano che ogni mese piange sulla tomba di suo padre. Ero infelice, ma non volevo che gli altri lo vedessero. Ero infelice fino a quando non ho trovato un ragazzo stupendo imprigionato in un cassonetto” Kurt sorrise appena e iniziò ad accarezzare la guancia di Blaine “Sei stato tu a riportarmi alla vita. Sei stato la mia luce dopo anni di buio. Sono fiero di amarti e di poterti chiamare “il mio ragazzo”. Ti amo, Blaine Anderson. Non dimenticarlo mai”
E Blaine non resistette più e lo baciò con tutta la passione possibile, perché quel ragazzo, quell’angelo, ne aveva passate tante, eppure era ancora lì, bello e coraggioso come un principe delle favole. 
“Sei il mio principe” sussurrò Blaine sulle sue labbra “Hai affrontato così tanto nella tua vita, eppure non ti sei mai arreso. Grazie per aver condiviso la tua storia con me. Ti amo tanto”
“Mi spiace di non avertelo detto prima, ma purtroppo non sono un tipo che si fida della gente”
Blaine lo baciò di nuovo “E di me ti fidi?”
“Mi fido di te. E ti amo tanto anch’io” 
“Ti amo anch’io” non riuscivano più a smettere di dirlo “Mi spiace per i tuoi genitori, avrei voluto tanto conoscerli”
“Ti avrebbero adorato” lo rassicurò Kurt “Sei il perfetto ragazzo da portare alle cene di famiglia”
“Merito del gel e del papillon: danno un tocco di classe”
Lo Skank scoppiò a ridere “Giusto. Forse la prossima volta puoi venire con me a fargli visita. Non ti voglio costringere, ovviamente”
Blaine annuì vigorosamente “Sarebbe un onore”
“Bene” Lo baciò di nuovo “Ti amo tanto”
“Ti amo anch’io. Ora che ne dici di tornare a casa mia. Il mio letto sente la tua mancanza”
“Mi sembra un’ottima idea. Ho bisogno di un po’ di coccole da Mister Papillon”
“Quando smetterete tu e Quinn di chiamarmi così? È odioso!” 
Kurt scoppiò a ridere e si alzò, offrendogli una mano per aiutarlo “Andiamo, ti concedo un film Disney che non sia la Sirenetta”
“La Bella e la Bestia?” chiese il riccioluto eccitato.
“Basta che non inizi a sbavare sulla Bestia. O su Gaston”
Blaine strinse le spalle “Che me ne faccio di un cartone, quando ho un ragazzo stupendo nel mio letto?”
“Amo i tuoi ragionamenti, Anderson”
E se ne andarono via, Kurt con un peso in meno sul cuore e Blaine con la consapevolezza che Kurt Hummel era il suo principe azzurro, l’amore della sua vita.

Note dell'autrice
Bene, siamo giunti al quarto giorno della nostra Klaine Week, dove ho aggiunto un pizzico di angst (nota per gli sceneggiatori: angst in una coppia non vuol dire solo tradire o andare a letto con uno che ha un faro come immagine del profilo...Sì, stamattina mi sono rivista un pezzo della 4x04) 
Questo rientra tra la top 3 dei prompt con cui ho avuto molte difficoltà, ma alla fine penso di essere abbastanza soddisfatta del risultato.
Per quanto riguarda la morte di Burt (non mi uccidete, io adoro quel personaggio) è stata una decisione presa sul momento: cosa porta una persona a cambiare così radicalmente, a creare una maschera che impedisca alle altre persone di non vedere il dolore? Personalmente per me è la morte di una persona che amiamo, perchè l'ho provato sulla mia pelle.
Non vuoi apparire debole, ma in realtà soffri dentro, nascondi le lacrime dietro una facciata o un sorriso, sopravvivi invece di vivere. E poi arriva chi ti salva dal baratro.
Blaine pensa che Kurt sia il suo salvatore, il suo principe azzurro, ma anche lui è il principe azzurro di Kurt.
E perchè vi intristisco con queste cose di prima mattina? 
Ok, detto questo, vi saluto augurandovi una buona giornata e sperando che questa storia vi sia piaciuta.
Grazie a chiunque abbia recensito, chi recensirà e chi ha messo la storia tra seguite/preferite/ricordate: mi incoraggiate sempre di più a scrivere.
Grazie alla mia Beta Michela, che trova le soluzioni a ogni cosa 

Un bacio e un sorriso
Frankie


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