Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: MieloCat    11/10/2012    1 recensioni
Questo è un racconto molto riassuntivo della mia vita intesa sotto forma di fantasia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In una piccola cittadina, c'era una piccola bambina, non piccola di statura quanto d'età, Meila, questo era il suo nome. Meila per quanto si sforzasse odiava andare a scuola, odiava alzarsi la mattina, odiava vedere i suoi genitori che già dalle prime luci litigavano, odiava dover sentire freddo perchè le coperte la lasciavano. Meila, tuttavia si alzava ogni mattina, convinta che sarebbe andata bene, convinta che potesse essere diverso, uno di quei giorni, ma mai Meila ebbe ragione, erano un sacco di giorni a ripetizione, Svegliarsi, sentire le urla, prepararsi svogliatamente, ho saltato la colazione? Oh no, Meila raramente faceva colazione, e i suoi genitori nemmeno se ne rendevano conto, perchè erano tropo presi a lanciarsi oggetti di vario tipo, cosi, Meila si infilava le scarpette, e prendeva in spalla uno zaino più grande di lei, e passo dopo passo si recava a scuola.

Tutti i bambini odiano la scuola, almeno la maggior parte di essi, ma Meila la odiava non perchè fosse faticoso andarci, non perchè ci fosse da fare i compiti, o da ricordare le poesie, lei la odiava semplicemente perchè c'era la gente, gente che tutto sommato non si era mai mostrata gentile con lei, da subito. A Meila non piacevano le maestre, eprchè le davano brutti nomi, e li davano solo a lei, facendola anche piangere in classe, sotto gli occhi di tutti, a Meila non piacevano nemmeno i suoi compagni, perchè spesso la picchiavano oppure la prendevano in giro, ancora ora, Meila non sa se fosse stato peggio prendere i calci e spintoni, o le parole. C'era stato per un breve periodo, una bambina di colore, che si chiamava Carmen, una bambina piuttosto grossa, ma simpatica, che assieme a Meila veniva derisa perchè diversa, Meila non era diversa da nessuno, per lei c'era un'altro motivo. Fecero amicizia, e Meila riacquistò il sorriso, non si occupava più di nessun altro, e anche se i calci e le parole facevano ancora molto male, poteva sorridere guardando da un'altra parte, dove c'era ombra per il cuore. A Meila, piacevano tantissimo i capelli di Carmen, erano corti corti, riccissimi e profumavano di strano, a differenza di tutti i capelli biondi e lisci delle sue compagne, quelli erano scuri, di uno scuro che intrappolava l'occhio, e passavano cosi le giornate, tra uno sguardo ai suoi capelli e uno alle sue maestre, che dovevano insegnargli per prima cosa a non odiare nessuno, cosa difficile perchè loro in primis avevano applicato l'odio incondizionato verso una bambina, solo perchè sua madre non piaceva loro, la madre di Meila, non piaceva a quasi nessuno del “vicinato” in effetti, i genitori dei bambini dicevano
-Non giocare con Meila, è sporca.-
oppure anche
-Non giocare con Meila, ha i pidocchi, poi te li attacca-
Erano tutte sporche bugie, ma bastavano a tenere lontani gli altri da Meila, anche se lei queste cose le seppe molti anni più tardi, quindi, ogni giorno non capiva, perchè trovava la desolazione in un

-oggi giochiamo assieme?-
Arrivò il giorno in cui, anche la sua amica Carmen se ne dovette andare, si trasferì lontano, cosi lontano che i suoi piedi nemmeno in un anno avrebbero potuto raggiungerla, i primi tempi Meila, non ci credeva, era convinta che l'avrebbe vista rientrare da quella porta, si, perchè Meila, l'ultimo giorno in cui Carmen era rimasta a scuola, non c'era, perchè si era sentita male, e cosi non potè dire addio all'unica persona che ne avrebbe meritato almeno uno, allora.

E quindi sporca di una convinzione la aspettava con il naso puntato verso la porta per svariati mesi, tanto che spesso si prendeva delle lavate di testa perchè non seguiva la lezione, ma Meila era molto più brava ad usare la fantasia, quante volte aveva fantasticato per fuggire da quel mondo orribile? Anche quando “seguiva la lezione” lei immaginava draghi che staccavano la testa alle maestre, e poi davano fuoco a tutti i suoi compagni, ed in fine si facevano cavalcare per fuggire da quella piccola finestra a lato.
E cosi passarono i mesi, immaginandosi ogni scusante con la quale Carmen potesse rientrare, le cose più disparate e disperate le pensò, fino a quando non si arrese, a quasi un'anno dalla sua “scomparsa”.. Tuttavia entrò al posto suo, dopo un'anno, un bambino, si chiamava Jacomo, ed era cosi, tremendamente carino per Meila, la sua prima cotta, ma a dispetto di quello che si può pensare, non le piacque perchè era carino, ma perchè era l'unico maschietto che non le alzava le mani addosso, Non la picchiò mai, non le rivolse nemmeno la parola, mai, ma a Meila non importava, era cosi innocentemente bianco, tra tutti gli sporchi ragazzi che popolavano la sua classe, ed ecco che magicamente su quel drago si aggiunse un'altra persona alla fuga.

Anche lui durò poco, Si trasferì qualche mese dopo, abbastanza lontano da non poterlo andare a trovare, ma abbastanza vicino da sperare in un futuro di poterlo fare.
Meila ripiombò nelle sue fantasie, fantasie sfrenate, violente spesso e volentieri, oppure buie da non poterci più uscire, Meila preoccupava spesso le sue care e dolci maestre con disegni, dove la gente prendeva fuoco senza motivo, oppure disegni dove c'era davvero moltissimo sangue, e quando le chiedevano
-Perchè disegni questo?-
le risposte erano sempre le stesse
-Perchè vorrei che fosse la realtà-
Di fretta e furia le maestre tutte preoccupate, e segretamente soddisfatte d'aver trovato in me qualcosa che non andava, proprio come in sua madre, chiamarono a casa, e consigliarono caldamente, molto caldamente la visita da uno specialista, che si occupasse di queste cose.
Il fatto che Meila non salvasse nessuno nei suoi disegni probabilmente era legato al fatto che ogni domenica a messa dicevano che l'unico modo di assolvere ai peccati era bruciare nelle fiamme dell'inferno, e lei cosi voleva, non che fosse religiosa, ma pensava che un fondo di verità dovesse pur esserci, E cosi dava fuoco a tutti, nei suoi disegni.
Andò dalla psichiatra, oh come può rovinare una diagnosi fatta da uno scimpanzé con una laurea comprata?

Moltissimo, credetemi, Meila infatti venne definita “Sociopatica e schizzofrenica” quando in realtà lei voleva solo dare l'assoluta salvezza a tutti coloro che ogni giorno la trattavano male, se le avessero detto che per dare la salvezza bastasse dare le caramelle, allora lei avrebbe disegnato persone ricoperte di caramelle, per davvero.
Ad ogni modo, a parte la sentenza e una specie di ramanzina da parte dalla psichiatra, non se ne cavò un ragno da un buco, Meila continuò a disegnare ciò che voleva, ma evitava questa volta di farlo in pubblico. Aveva paura di fare male ai suoi genitori che si erano veramente preoccupati per lei, e quindi nascose quel lato di se, ma quel lato si se, oramai, Esisteva.
Dicono che i bambini hanno bisogno di un amico immaginario con cui giocare, ma anche che c'era bisogno di amici reali, per non perdere la realtà, Tuttavia Meila la realtà l'aveva persa da tempo, Anche se degli amici li aveva, al di fuori di scuola, erano più che altro, due bambini che venivano l'estate, in vacanza, e che per sua fortuna non avevano niente contro di lei, e quindi poteva giocarci assieme, non la picchiavano,a nche se i giochi erano violenti, e tornava comunque a casa con parecchi lividi e sbucciature, per quanto bruciassero o dolessero quelle, non ne rimpianse nemmeno una, Fino al giorno in cui, uno di quei ragazzini non la fece piangere, per un motivo davvero stupido,
L'aveva anche minacciata del fatto di “non essere più amici” sono le solite frasi che un bambino dice quand'è arrabbiato, senza essere realtà , tuttavia Melia, che di amici, per quanto pochi furono, se li vide andare via tutti quanti, non ci vide più, afferrò il braccio del suo amico, e lo morse, lo morse con tutta la forza che aveva in quelle mandibole, lo morse cosi tanto che sentì il sangue del suo amico sulla lingua, allora, e solo allora lo lasciò, chiedendosi cos'è che aveva fatto, Si sentì tradita, da se stessa, da lui, e dal mondo ancora una volta, girò i tacchi senza chiedere scusa, senza aspettare non una parola da parte dell'amico, e Qualcosa, o Qualcuno le disse che non doveva preoccuparsi, che ci avrebbe pensato Lei, a questa cosa, che non era colpa sua, e che aveva fatto la cosa giusta.

E se ne andò, o forse è più preciso dire che se ne andarono da li, il più in fretta possibile.
L'argomento non fu più ripreso, i suoi amici non tornarono più l'estate successiva, Ma se lo aspettava, lei Melia, ma continuava ad esserci una voce che le ripeteva che non ne aveva bisogno, affatto, che poteva andare bene anche loro due da sole. E cosi Finì anche l'ultimo anno di elementari, l'anno dopo sarebbe iniziato il primo anno di medie, la cosa la spaventava tantissimo, chi avrebbe trovato? Sarebbe stato come gli anni passati? -Sicuramente si- Ripeteva quella voce, -Ma non preoccuparti- aggiungeva sempre -Ti difenderò io- Così Meila rincuorata andò al suo primo giorno di scuola, i compati erano tutti diversi, venivano anche da più lontano, non c'era nessuno “del quartiere” nessuno che la odiasse a prescindere, certo, c'era la persona alla quale stava antipatica a prescindere, ma quelle Meila le conosceva.

Quindi andava bene? Poteva andare bene così?
Conobbe un ragazzo, sempre della sua classe, non che lo amasse, ma ci si trovava bene assieme, e quindi passava le giornate con lui, tutti dicevano che erano “fidanzatini, piccioncini carini” a Meila questo non dispiaceva anche se non sapeva se fosse davvero cosi, tuttavia smise di sentire quella voce, le giornate, i mesi, passarono tranquilli, a dire il vero passarono due anni senza che niente fosse fuori posto, due anni di ordinaria vita scolastica che fecero quasi dimenticare a Meila gli anni passati. Però poi, ci fu un episodio, della quale parlarne le fa ancora male, ma è giusto che venga raccontato, in cui una sua, cara, presunta amica, La fece uscire la sera, erano le sue prime uscite, era impacciata, si mise una gonna, non troppo lunga, non troppo corta, arrivava leggermente sopra al ginocchio, e una maglia normalissima, a dirla tutta non era nemmeno tutta questa bellezza, ma ugualmente dei ragazzi più grandi fecero apprezzamenti, Meila, non seppe come sentirsi, era, più spaventata, che contenta, e, qualcosa, o Qualcuno la implorava di andarsene da li.

Dopo poco esaudì ciò che qualcuno dentro di lei le stava chiedendo di fare in lacrime, girò i tacchi, ed imboccò una via, con la sua amica, per tornare a casa, stupidamente seguì il consiglio dell'amica -Per di qua! La via, è più breve!!- Oh si, la via era la più breve, ma era anche quella più in ombra, Esitò la ancora decisamente piccola Meila, si fermò al bivio, guardò la strada illuminata, grande, e riboccante di gente, e la gente la spaventò, poi guardò la strada piccola e buia, con nessuno dentro, strinse i pugni, inghiottì quel poco di saliva che le era rimasta in bocca, e seguì l'amica che era già andata avanti.

Non l'avesse mai fatto, nella via dove, presumibilmente “nessuno” c'era, due ragazzi c'erano eccome, poco più grandi di lei, la stavano aspettando, era un'imboscata bella e buona, la presero con la forza, fu un altro momento dove non capì più nulla, un'altra occasione in cui, quella, uscì senza ritegno, le sfilò, o si sfilò, il sandalo di legno, e prese a colpire furiosamente il volto di uno dei due ragazzi, non curante di ciò che stava facendo l'altro, voleva solo fargli il più male possibile, e ci riuscì -Tak- un dente volò fuori dalla bocca del ragazzo assieme a molto, moltissimo sangue, questo arretrò tenendosi la bocca, ed era il momento, strinse più forte il sandalo, che nel frattempo aveva perso il laccetto, e -Sbam- lo diede in faccia all'altro ragazzo, con tutta la forza che poté non guardò nemmeno i risultati che aveva appena ottenuto con quel colpo da maestro, che subito, l'altra voce, quella di prima, che la implorava di andarsene, ora la implorava di correre a gambe levate, e cosi fece, ignorando l'amica che in tutta questa storia era da una parte a gustarsi la scena, ridacchiando malignamente, corse come una lepre fino a casa, dove si ricompose leggermente, entrò e non disse nulla, non voleva dire nulla, ma Quella voce, quella che piangeva sempre, fece uscire da lei lacrime e parole, tanto furiosamente trattenute dentro di se.
Le fù vietato di uscire la sera, come se avesse più voluto uscire la sera, o vedere una gonna in vita sua.


Ci fù un periodo dove sembrava più un maschio, che una femmina, capelli corti, pantaloni e maglie maschili, molto larghe, e non ci fù più un rapporto umano che andava oltre al ciao, e arrivederci, una sola ragazza, di nome Arianna, riusciva a farla parlare, abitava davanti a casa sua, si era trasferita da poco, erano diventate amiche abbastanza facilmente, perchè avevano una passione in comune, e anche quando dovette ritrasferirsi, le si rincuorò il fatto che andava solo nella città affianco, raggiungibile con 10 minuti d'autobus.
Ma nel mentre, nonostante Arianna era un ottimo sbocco di sentimenti per l'anima, Melia aveva iniziato a maturare che dentro di lei c'erano altre lei, incontrollabili, che se c'era l'occasione giusta, avrebbero fatto tutto ciò che loro stesse volevano, perchè loro stesse erano altre lei totalmente indipendenti da lei, non era mai riuscite a fermarle, nemmeno quando le situazioni erano banali, nemmeno quando “non ce n'era bisogno” d'esser protetti, o di piangere. Decise di dare loro dei nomi, Non sono gli stessi nomi che hanno tutt'oggi, tuttavia, non posso rivelarveli.

 

Meila decise una cosa, poiché le dispiaceva che queste creature vivessero solo tramite lei, si recò in un posto che lei conosceva bene, La sua fantasia, nel corso degli anni l'aveva salvata più volte e l'aveva fatta divertire moltissimo, chiuse gli occhi la piccola Meila, si mise a creare, per primo, il mondo della sua forza, della prima voce che aveva sentito in vita sua, di quella più impulsiva, di quella che aveva morso il suo amico, quella che aveva spaccato i denti a quell'infame, quella che se avesse potuto avrebbe ucciso chiunque si sarebbe permesso di ferire ancora Meila.

Il mondo che creò per lei era un mondo triste, perchè cosi lei stessa gli aveva suggerito, gli suggerì anche un nome, che poteva usare con lei, il nome fù Maschera, ma maschera non piaceva a Meila, o meglio, la sonorità di quel nome, quindi cercò la parola “maschera” in tante lingue, ma da sempre aveva una passione sfrenata per il giapponese, e quindi fu Kamen, cosi ora si chiamava, la ragazza, Meila poi seppe, da Kamen stessa, che lei non era una vera e propria ragazza, ma una specie di donna lupo, ed era per questo che era cosi, e si scusava, con lei, si scusava di essere cosi violenta, ma non poteva farne a meno, poi, ringraziò Meila, e le disse che anche se aveva creato quel mondo per lei, Lei non l'avrebbe mai abbandonata, se ci fosse stato bisogno lei si sarebbe intromessa sicuramente, e questo è solo perchè
-Ti voglio bene-
le disse, fu l'unica volta che lo disse, perchè è una di quelle cose, disse Kamen, che vanno ripetute due volte nella vita, la prima, quando te lo senti, e la seconda quando muori, se è ancora vero.
Kamen ine ffetti si fece risentire nella vita di Meila, capitò una volta su un treno, quando Meila stava tornando a casa,c he un gruppo di ragazzi cominciarono a tormentarla, e allora, senza ne sue ne tre, Meila, o meglio Kamen si azò in piedi, e cominciò ad urlare a loro, sbraitando cosi forte parole cosi acide, con un tono cosi violento, che questi se ne andarono dicendo
-Stavamo solo scherzando, calmati eh-

Il secondo mondo che creò fu quello della voce che spesso piangeva, sconfortata di tutto e di tutti, il mondo che creò per lei fu un mondo pericoloso e desolato, perchè cosi lei le aveva suggerito, ma non fu lei a suggerirle quel nome che oggi stesso ha, ma un altro ragazzo di un'altra fantasia ancora, glielo diede, Nova, perchè era nuova, e proveniva dalle stelle, Lei, nonostante abbia un mondo tutto suo, stà spesso con Meila, non che voglia farla piangere, ma spesso Meila tende a tenersi tutto dentor, e questo Nova sa che non fa bene, e quindi la aiuta spesso e volentieri a piangere, da sola, davanti agli altri, senza se e senza ma, perchè una cosa che dice sempre Nova è che
-Le persone sono più vere se non hanno paura d'essere se stesse, anche si dovesse trattare di paingere davanti al mondo intero, se senti di doverlo fare, devi farlo.-
Non è stupida come sembra, quella piccola impertinente, è solo eternamente fragile.

Ed il terzo mondo che Meila creò fu il suo, e cosi, erano tre le persone ad acquistare una nuova vita, ora, Meilo vive tra sogno e realtà, ogni giorno, parlando con tutti, ascoltandone pochi, il suo mondo è fatto da chi vuole lei, spesso cambia, perchè ciò che vuole la annoia facilmente, una cosa che però in tutti questi anni non è mai cambiata, sono le due porte di collegamento agli altri mondi, tutti gli altri mondi, i suoi, e quelli dei suoi amici.

Meilo, Kamen, Nova ed Io, vi ringraziamo per aver letto ciò che ci ha fatto soffrire per molti anni e che ci ha reso quelle che siamo, quelle che saremo, e che non rimpiangiamo d'esser state, mai. =)

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: MieloCat