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Autore: Natalja_Aljona    11/10/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Trecentosessantaquattro



Trecentosessantaquattro

Postcards who nobody reads

Cartoline che nessuno legge

Почему так жесток снег, оставляет твои следы?

Počemu tak žestok sneg, ostavlyayet tvoi sledy?

Perché la neve è così crudele, lasciando le tue impronte?

 

Beati i poveri di spirito...

Beati quelli che piangono...

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia...

Lara camminava, ma a un tratto trasalì e si fermò.
Era per lei, quest’ultima.

Egli diceva: invidiabile è la sorte dei calpestati;

essi hanno qualcosa da raccontare di sé.

Essi hanno tutto davanti a loro.

Così pensava lui.

Era questa l’opinione di Cristo.

 

Lara andava sempre più in fretta.

Come una forza la spingeva, quasi incedesse nell’aria, una forza fiera, esaltante.

“Oh, come schioccano allegri gli spari”, pensava.

“Beati i perseguitati, beati gli ingannati.

Dio vi benedica, spari!

Spari, spari, voi volete quello che voglio io!”

(Il Dottor Živago, Boris Pasternàk)

 

Sparta, 11 Giugno 1843

 

Erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni

Erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni

(Stagioni, Francesco Guccini)

 

L’intestazione era scritta in russo, ma la lettera in ungherese.

Quel maledetto Jànos Desztor...

Sapeva che lui un po’ di russo l’aveva imparato, e per impedirgli d’intercettare le sue lettere a Natal’ja, le scriveva nella sua lingua assurda con tante consonanti da far girare la testa, la stessa lingua del Capitano.

Avrebbe potuto chiedere a Lys, ma lei era sconvolta, stringeva convulsamente il lenzuolo tra le dita tremanti e le lacrime le scorrevano ininterrottamente sul viso da quando aveva cominciato a leggere.

Cosa diavolo le aveva scritto suo fratello?

Quando si erano salutati era stato quasi gentile, ma lui non si fidava di quell’infame ungherese.

Forse non era pazzo e crudele quanto Feri, e a Natal’ja giurava di voler bene, del resto era sua sorella, la sua sorellina adottiva, ma quella lettera, allora?

Non poteva trattarsi d’Isaakij: era guarito, no?

Dentro di sé, George sperava che l’uomo che aveva quasi ucciso sua moglie fosse morto nel modo più atroce, e che fosse quello a far piangere Lys, ma quant’era stupida lei a piangere ancora per il Capitano!

Come se si fosse dimenticata quei quattro colpi di pistola, e le cicatrici.

Solo il Capitano avrebbe potuto farle così male.

In tutto il mondo, solo lui.

E lo zar, ma lo zar era a San Pietroburgo, e...

San Pietroburgo, appunto.

Che fosse successo qualcosa nella Capitale?

-Che c’è? L’hanno arrestato?- domandò allora a Lys, cupo, molto più scostante di quanto avrebbe voluto, e la Siberiana alzò su di lui i suoi lucidi occhi grigiazzurri, quasi spaventati.

-No... Stavolta non ce la faranno... Lui sta... Sta facendo tutto da solo... Ma è fantastico-

-Fantastico? Immagino. Ogni tanto, però, ricordati anche che ti ha sparato-

-Ma lui non...-

-Non azzardarti a difenderlo! Mio Dio, Natal’ja, non ti rendi minimamente conto che mi hai tradito con un malato mentale?

E adesso spiegami perché piangi, se lui è vivo! Quale miracolo ti ha dedicato stavolta, il tuo Capitano?-

-A un ricevimento nei pressi del Palazzo d’Inverno... Nessuno se l’aspettava...

Ha massacrato tutti i nobili presenti... Tutti. Per rappresaglia, li ha uccisi-

-Per te?-

-Per me e per la Rivoluzione!-

-Ma lui la sta facendo per te, la Rivoluzione-

-Jàn l’ha saputo dai giornali... Non sa a che indirizzo scrivergli, e lui non manda più sue notizie a Forradalom... Non ne manda da quando è arrivato a San Pietroburgo, per la verità-

-Non è né un bravo amante né un bravo fratello. Un bravo criminale però sì, questo non posso negarlo-

-Gee, è tutta la mia vita. La Rivoluzione è tutta la mia vita-

-E io?-

-Anche tu!-

-Sei con me, adesso. Non pensarci, né a lui né alla Rivoluzione.

Te lo giuro, un giorno ti riporterò a casa... Ma adesso, ti prego, stai con me-

Alja annuì, posando la testa sul suo petto.

Piangeva ancora, ma quelle lacrime Gee non gliele asciugò, si limitò a stringerla forte e a trattenere le sue.

-Non lo so perché piango, sai... In fondo è una cosa bella, quella che mi ha scritto Jàn...

È una cosa bella, quella che ha fatto il mio Capitano. Bellissima-

Gee le rivolse uno sguardo scettico.

-Oh, sì, è una cosa bella, massacrare così tante persone...-

-Non erano persone, Gee. Erano Zaristi. Quelli che mi hanno fatto questo-

Natal'ja scoprì il polso destro, e gli mostrò il marchio di Omsk, che campeggiava come una ferita mortale sulla sua pelle nivea.

-Non m'importa niente, di quanta gente ha ucciso e ucciderà... Avremo la libertà!-

-L'hai imparato da lui, a non avere pietà...-

-Gee, chi torna da Omsk muore dal dolore dei ricordi o prova a riprendersi tutto.

E uccide per riprendersi tutto. L'hai fatto anche tu! Ti sei ripreso tutto... Anche me!-

Gee sorrise, accarezzandole una spalla.

Non era del tutto vero, e lei lo sapeva.

Un conto in sospeso con i Turchi lui ce l'aveva ancora...

Ma per adesso aveva vinto.

Per adesso.

La sua Lys se l'era ripresa.

Per sempre.

Le lasciò un lieve bacio sulla fronte e poi si rimise sdraiato, tenendole stretta la mano e sfidando le stelle sul soffitto, una ad una.

 

Krasnojarsk, Dicembre 1833, l’anno dei quattordici anni di Feri e degli otto di Natal’ja, nel cuore dell’inverno siberiano.

Ecco, lì sembrava quasi un ragazzo normale, il Capitano.

Era seduto sui gradini di casa -Forradalom, 11 Perspektíva Szabadság-, innevati come sempre, con la sua copia appena rubata di Evgenij Onegin di Puškin sulle ginocchia e nei begli occhi neri uno sguardo sognante rivolto forse a Natal'ja o al pensiero di lei, come se la tempesta di neve che gli vorticava intorno altro non fosse che una manifestazione divina del suo amore e della sua Rivoluzione.

Aveva un'aria vagamente angelica e un sorriso astratto da poeta, come un filosofo del Romanticismo, un dolcissimo ragazzino dei vicoli che non aveva nulla a che vedere con il brigante delle stragi e dei massacri per le strade e delle risse in Osteria ch'era in realtà Feri Desztor per la maggior parte del tempo.

Faceva tenerezza, non paura, il Capitano, in quel ritratto, ed era per questo che Alja lo amava tanto, più di quelli in cui era riprodotto fedelmente spavaldo e fiero come pochi uomini al mondo.

Era vero anche il Feri di quel ritratto, le emozioni suggerite dal contrasto del bianco abbagliante della neve del paesaggio con l'altrettanto luminoso nero dei capelli e degli occhi di Feri, erano tutte state trasposte sulla carta con il tratto ed i colori esattamente com'erano in quel momento sul viso e nel cuore del Capitano: niente era stato lasciato alla fantasia del pittore, che poi pittore non era, perché quel ritratto l'aveva dipinto il loro caro Lörinc Csarabàs, e pochi conoscevano il terzogenito dei Desztor meglio di lui.

Qualsiasi altro anche bravissimo ritrattista, di lui avrebbe memorizzato prima di tutto la ferocia, la determinazione, sia fuori che dentro, e non sarebbe risultato certo né meno credibile e veritiero né meno suggestivo, ma incompleto sì, perché Feri non era solo l'implacabile terrorista ungherese-siberiano di cui tutti i giornali russi ricordavano la spaventosa, totale mancanza di pietà.

Parlare del suo amore senza nominare la follia era davvero troppo difficile.

Ma Lys lo conosceva.

Sapeva tutto di lui, e soprattutto sapeva la verità.

Quella verità che spesso era più facile ignorare, perché se la gente avesse smesso d'ignorarla si sarebbe interrogata sulle sue ragioni, scoprendone la giustizia avrebbe smesso di credere nello zar, e la Rivoluzione sarebbe stata non più solo per le strade, ma anche nei cuori del popolo.

Era una prospettiva troppo grave, troppo spaventosa, meglio continuare a consegnare alla rotativa i ritratti in cui lui sembrava solo un criminale, e stampare sui giornali articoli che facevano da didascalia a quello sguardo terrificante, che pietrificava e terrorizzava i lettori quanto bastava a convincerli che Feri Desztor era solo un nemico nazionale, uno da vedere impiccato nella Piazza del Senato di San Pietroburgo e nulla più.

Natal'ja baciò il ritratto di Feri come se fosse stata l'immagine di un santo, e Gee scosse la testa, con un sorriso triste.

-Lui non è un eroe, Lys. È un assassino. Tu confondi gli eroi con gli assassini...

E forse lo sai, ma non credo che t'importi. Non nel suo caso.

Tu non ragioni, quando c'è di mezzo lui... Non ragioni più-

-Allora non leggere mai la prima parte del mio quaderno...Tutto quello che ho scritto quando ero innamorata di lui... Quando io e lui eravamo promessi sposi... Non leggerlo mai-

-Dio, se solo riuscissi a scoprire che incantesimo ti ha fatto...-

Lys non riuscì a trattenere un sorriso, a quelle parole.

-Lui legge il destino, non li sa fare, gl'incantesimi...-

-Ma tu...-

-Io ho perso la testa per conto mio-

-Ma lui ci ha messo del suo-

-Beh...-

Lo Spartano scosse la testa, con un mezzo sorriso.

-Ma te la ricordi la nostra prima volta? Io ti stavo accarezzando i piedi, le cicatrici di Omsk, non ci pensavo davvero, a quello...

Poi però sono salito un po' con la mano e... Non erano più i piedi, ecco-

-Sì, ma tu l'hai fatto inavvertitamente, è stato un riflesso condizionato...-

-Vabbé, non è il caso di stare a sottilizzare. Ti ho guardata negli occhi, e allora sì, ci ho pensato, a tutto quanto... Tu mi hai sorriso e hai annuito, e a me non sembrava vero...

Ero relativamente tranquillo, perché era la prima volta e potevo anche permettermi di sbagliare qualcosa, tanto ne avremmo avute molte altre per migliorarci... Era la prima, mica l'ultima.

Non dovevo necessariamente farmi prendere dal panico-

-Il panico l'hai fatto venire a me quando ho capito che ti eri dimenticato che per me era proprio la primissima volta... Ma non ti ho fermato, chissà perché. Non ti ho più fermato...-

-Mi amavi... E sapevi che ti amavo. Lo sapevi, e ti fidavi. Come adesso, del resto-

-E tu ti fidi di me?-

-Mmh... Non mi fidavo già allora... Sei sempre stata troppo bella per meritare fiducia-

-Ma cosa c'entra?!-

-Era un complimento travestito da insulto- spiegò Gee, ovvio.

-Oh, certo..-

-Non tradirmi più, però, Lys, ti prego... Mai più, stellina. Mai più-

-Mai più...- ripeté lei, sulle sue labbra, e Gee le credette.

Prima di baciarla, però, infilò una mano sotto il cuscino, dove Lys aveva messo la lettera di Jàn, la prese, la accartocciò e la gettò ai piedi del letto.

Alja non disse niente, forse nemmeno se ne accorse.

Al diavolo Feri Desztor e la sua Rivoluzione.

Non gli sarebbe bastato uccidere lo zar, per prendersi sua moglie.

 

Quel giorno è arrivato, sorellina.
O lo ammazza o si fa ammazzare.

Он сделал это только для тебя.

Он сделал это чтобы вернуть тебя, Лис.

On sdelal eto tol’ko dlya tebya.

On sdelal eto čtoby vernut’ tebya, Lys.

L’ha fatto solo per te.

L’ha fatto per farti tornare, Lys.

Io ti vorrò sempre un bene dell’anima, anche se lo ucciderai.

 

Tuo,

Jànos

 

Come il sole brucia in faccia e lascia cenere

Come neve sciolta al sole posso cedere

Negli anni ho creduto di sapere tutto

Ma ora no

(Sembra Impossibile, Giorgia)

 

 

 

Note

 

Postcards who nobody reads - Cartoline che nessuno legge, The Sadies.

Почему так жесток снег, оставляет твои следы? - Počemu tak žestok sneg, ostavlyayet tvoi sledy? - Perché la neve è così crudele, lasciando le tue impronte? - Снег, Филипп Киркоров.

Riferito ad Alja e Feri.

 

Questo capitolo non è stato facile da scrivere, affatto, ma qui vediamo indirettamente cosa sta facendo Feri a San Pietroburgo.

Le ultime parole di Jàn -è per quelle che Lys piange- mi sono costate la vita, e anche la reazione di Lys e le lacrime trattenute di Gee.

Non dico altro, presto sapremo tutto direttamente dal punto di vista di Feri, e forse leggeremo anche qualche stralcio del quaderno di Natal’ja prima di conoscere Gee e dopo Omsk, quando era ancora fidanzata e promessa sposa di Feri.

Spero che vi sia piaciuto ;)

 

A presto!

Marty

 

  
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