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Autore: Kornblume Cavalier    11/10/2012    0 recensioni
Premetto che questa non è una mia storia, bensì di una mia amica che teneva al fatto che questo suo sfogo venisse pubblicato (quindi non stupitevi se non è il mio solito stile xD). Enjoy :3
Oggi è stata una giornata no.
Proprio quelle dove premeresti rewind perché così proprio non si può , quelle che dici “cazzo, ma ce l’avete con me lassù?” perché davvero non ti è andata UNA SOLA cosa giusta in tutta la giornata, quelle che sono così brutte ma così brutte che ti butti sul letto come in coma, vorresti uscirne ma come ti alzi per cercare di fare qualcosa ti accorgi che non hai la minima forza fisica e mentale per farla e quindi ti ributti sul letto e torni a quella odiata catalessi.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi è stata una giornata no.
Proprio quelle dove premeresti rewind perché così proprio non si può , quelle che dici “cazzo, ma ce l’avete con me lassù?” perché davvero non ti è andata UNA SOLA cosa giusta in tutta la giornata, quelle che sono così brutte ma così brutte che ti butti sul letto come in coma, vorresti uscirne ma come ti alzi per cercare di fare qualcosa ti accorgi che non hai la minima forza fisica e mentale per farla e quindi ti ributti sul letto e torni a quella odiata catalessi.
Comincio col dire che il fatto che ha reso questa giornata una merda totale è la speranza. Eh sì, proprio lei. Uno potrebbe pensare “Uh che bello la speranza” e invece no : la speranza è la forma di dolore più spietata secondo me; la speranza è ciò che ci annienta di più nell’animo. Ed ecco perché devo ringraziare questo stupido tentativo di allegria della mente umana se la mia giornata di oggi è stata così pietosa.
Mi sono un po’ persa… che volevo dire ? ah sì.. la speranza! Ecco la speranza era di trascorrere una giornata perfetta! E si prospettava proprio così ieri sera: come un giorno perfetto. Infatti oggi entravo alla seconda ora a scuola = dormivo un po’ di più e non facevo grammatica, e uscivo alla quarta = arrivavo prima a casa e non facevo storia. E già così è meravigliosa. In più domani non andiamo a scuola. E avevo nutrito la speranza di fare qualcosa, di uscire, di stare con i miei amici e con il mio ragazzo.
Che illusa, credevo che avrei potuto passare così questa serata, credevo che finalmente dopo aver passato un anno intero (il quarto ginnasio) senza amici, senza un ragazzo e a casa da sola ogni sabato sera, questo fosse il principio di una nuova vita dove finalmente mi sarei divertita e avrei avuto una vita sociale. Cretina idiota. Non avevo fatto i conti con la maledizione che ho addosso e che con molte probabilità mi porterò nella tomba e cioè che anche se io sono gentile con tutti, faccio sempre in modo che un mio gesto generi un sorriso, che dedico un pensiero a chiunque e mi faccio in quattro per accontentare gli altri, non avrò mai un cazzo, e dico proprio UN CAZZO, in cambio. Ed è questo il motivo per il quale questo è stato uno dei giorni più brutti della mia vita.
Stamattina ho fatto tardi e ho perso il pullman, subito dopo ne passa un altro, non altrettanto utile ma non si può ancora dire che la giornata è cominciata male. Scendo e aspetto un altro pullman da sola perché qualunque persona che io possa conoscere in questo momento è già a scuola. In pullman non riesco a ripassare latino perché c’è folla, “e vabbè che sarà mai” penso. Arrivata a scuola ripeto la lezione in cortile poi entro e di LUI nessuna traccia a questo punto vado in classe e mi convinco che sì la giornata è cominciata male! Matematica. Capirai! Con la nostra prof. è solo bordello che non giova affatto al mio mal di testa: mi avvolgo lo sciarpone fino al mento, mi appoggio con la schiena al muro e i piedi sulla sedia di Antonella e fisso il vuoto aspettando che finisca. Suona. Dio sia lodato. E adesso… Latino! Un resoconto dettagliato sull’accoppiamento delle mantidi religiose è molto meno noioso .
Non ci credo, è suonata la campanella dell’intervallo! Il mio mal di testa è peggiorato. Mi costringo a uscire giusto per vederlo. Sembra impossibile eppure tra i 782 ragazzi che ci sono in corridoio proprio LUI non c’è. Ma che cazzo!!
Saluto qualcuno, due chiacchiere con Miriam, ciondolo un po’ così e poi costringo Antonella ad andare in cortile perché ho bisogno di un po’ d’aria… Ci sono Serena, Giusy, Antonio, Lorenzo, Nicoletta e Arianna a cui l’anno scorso ero molto legata e che quando mi vedeva emetteva suoni acuti e mi abbracciava adesso non sono più nessuno per lei come per tutti quanti poi. Passa Elisa della II C e mi saluta. Sono così presa a fissare tutti in cortile per trovarlo che non me ne accorgo. Allora mi scuote la spalla. Sono mortificata: le do un bacio e faccio una finta risatina a mo’ di scusa. Non lo vedo, che rabbia! Me ne torno in classe. Non importa a nessuno. Cammino svelta nel corridoio. Io non lo trovo e lui non mi cerca. Sono triste e arrabbiata allo stesso tempo. In classe mi rimetto nella mia posizione a ribelle depressa e mi rimbacucco. Dai miei occhi scendono tre lacrime. Non se ne accorge nessuno. Entrano in classe Antonella e Emily e vengono verso di me, non per me si capisce, solo perché il mio banco è attaccato a quello di Antonella. Stanno ridendo, si abbracciano. Emily mi guarda, nota le tre strisce sul mio viso. Aggrotta le sopracciglia : “Cosa c’è ?” chiede. Ovviamente rispondo : “niente”. Mi fa un gran sorriso e se ne va. Se non ti importa di sapere il mio niente perché me lo chiedi ? Tanto sai bene che posso risponderti solo così se me lo chiedi così! Perché me la prendo con lei ? Non ha fatto niente…Antonella invece non si gira nemmeno, esce dalla classe e si appoggia alla porta. Aspetto qualche secondo poi la seguo: l’intervallo è quasi finito, avrò un’altra ora per stare seduta con lo sguardo nel vuoto. Mi appoggio alla libreria adiacente alla porta e socchiudo gli occhi concentrandomi sul tepore del mio sciarpone profumato. Arriva lui, fa una battuta e poi aspetta che io rida. Inutile, perché non l’ho ascoltata. Mi ricordo che prima di scendere da casa avevo incartato per lui con tanta premura un muffin fatto da me il giorno prima, ecco perché lo cercavo. Vado in classe, lo prendo e glielo metto in mano. Poi torno alla mia libreria. Non è stupido, ma non si è accorto che qualcosa non va. Prova a baciarmi varie volte e ogni volta lo scanso, lo prende come un giochino, sorride e riprova con più insistenza. Me ne vado.. Torna accanto a me e chiacchiera con le mie amiche e poi mi bacia. Basta. Mi ha rotto. Giro la testa. Dice qualcosa simile a “che c’è che non va oggi?” e se ne va. Se solo mi avesse chiesto cosa c’era che non andava gli avrei detto che negli ultimi giorni mi sento più sola di quando lui non c’era, probabilmente perché allora ero abituata all’idea mentre adesso che da parte sua ho delle attenzioni il fatto che non siano costanti mi fa molto male. Entro in classe e mi riaccoccolo nella mia “tana” con la schiena al muro e i piedi sulla sedia. La prof di Greco entra in classe pronta per l’ora imminente. Anche io sono pronta e già la fisso senza guardarla, seguendo il filo logico dei miei pensieri. Dopo circa 20 minuti ricomincio a vedere il mondo intorno ed è come se riaprissi gli occhi che non ho chiuso, perché la prof sta interrogando e sono cazzi se si accorge che non seguo. Non mi interroga. Cominciamo a correggere le versioni. Se lo prenda in culo quasi nessuno ha il libro e non posso leggere. Interroga qualcun altro. Non so chi. Ho già ristaccato il cervello. Controllo il cellulare ogni cinque minuti. Finalmente mancano otto minuti. “..ed ecco perché i Veneti usavano le vele di pelle ” chi l’ha detto? La prof ? ah non lo so proprio. Suona. Chiudiamo i libri. Lui è già uscito a quest’ora. Controllo il telefono ma non mi ha inviato il messaggio che aveva detto che avrebbe mandato. Mi scendono delle lacrime. Ormai siamo rimaste io e Antonella in classe. E lei sta ascoltando una canzone: E non vedi che sto piangendo, chi se ne accorge non sei tu… Tu sei troppo distratto.
A quel punto mi abbandono al pianto.

   
 
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