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Autore: Hogwarts Games    11/10/2012    4 recensioni
Nessuno era lì davvero, nessuno. Le case. Oh, quelle sì che era popolate. C’era chi preparava l’abete con la propria famiglia, chi addobbava il porticato con ghirlande e luci per fare bella figura con i vicini e chi, nella tranquillità della vigilia di Natale, giocava con i propri amici a lanciarsi palle di neve. Forse neanche la Umbridge era lì davvero.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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In Sala Grande il clima era assai teso. Il bisbiglio degli studenti e la voce rotta del coro accompagnavano l’ingresso della preside.Umbridge. «Non possono toglierci anche il Natale» - «Cosa credevi Charlie?» - «Qui non ci si deve aspettare nulla, è la prima regola e tu lo sai bene» La conversazione terminò così com’era iniziata e cessò anche l’inno. Il silenzio calò. La donna accennò un piccolo saluto poi cominciò la sua marcia. Il suono dei suoi tacchi riecheggiava in ogni direzione; era un suono snervante, ma mai quanto il sorrisino che il suo piccolo volto color porcellana metteva tanto in evidenza. La donna, sotto lo sguardo preoccupato degli studenti, camminava a passo lento verso il tavolo degli insegnanti che la scrutavano con espressioni che andavano dallo stupore alla più totale non curanza di quello che stava accadendo. Una volta giunta ai quei pochi scalini che la separano dal leggio si voltò verso la platea e regalò uno dei suoi sorrisi per nulla rassicuranti. Un leggero colpo di tosse annunciò l’inizio del discorso d’apertura. «Benvenuti giovani maghi e giovani streghe alla XV edizione degli Hogwarts Games» Un piccolo applauso diede la possibilità agli studenti di respirare. «E’ per me un grandissimo piacere vedervi nuovamente qui; con la speranza di sentir leggere i vostri nomi. Ma, prima di procedere con il sorteggio è mio dovere presentarvi le novità di quest’edizione» - «Prima di tutto, da quest’anno, l’onore di partecipare a questa competizione è stata vietata agli studenti del I e del II anno, e credetemi, non sapete quanto ho combattuto per questa causa» La ragione era chiarissima. Lo scorso anno, erano stati sorteggiati ben due studenti del I anno ed, evidentemente, lo spettacolo non dev’essere piaciuto molto. Male, non ci poteva essere novità peggiore: meno studenti, più possibilità di essere sorteggiati. Pessimo inizio. «Suvvia, non disperate. Ogni cosa ha il suo tempo. Come voi ben sapete, gli scorsi anni, è stato vietato agli studenti l’utilizzo di alcuni incantesimi più, beh, dolorosi, ecco» Una goccia di sudore cadde dalle guance della Umbridge per cadere direttamente sulla punta delle sue ballerine color senape. «Beh, sono certa che il nostro docente di DCAO saprà spiegarvi il tutto con maggior precisione. Ma per questo c’è tempo» Ennesimo sorrisino. L’ora di cena era ormai passata da quasi un’ora e mezza eppure nessuno aveva toccato niente di quello che era stato cucinato. L’ambiente era diventato invivibile. Incredibile quanto la Sala Grande, in realtà, fosse vuota e tranquilla. Nessuno era lì davvero, nessuno. Le case. Oh, quelle sì che era popolate. C’era chi preparava l’abete con la propria famiglia, chi addobbava il porticato con ghirlande e luci per fare bella figura con i vicini e chi, nella tranquillità della vigilia di Natale, giocava con i propri amici a lanciarsi palle di neve. Forse neanche la Umbridge era lì davvero. Il punto era quello, sempre quello da quindici anni: l’odore di una teglia di biscotti, il calore del Natale, l’abbraccio di un nipote non avranno mai un sapore più invitante della sua spietata vendetta.

L’orologio alle spalle degli insegnanti batté le nove e la Sala Grande tornò a popolarsi. Puntuale come al solito segnava l’inizio della lettura del regolamento degli Hogwarts Games. Le candele, sospese sopra le teste degli studenti, si spensero e tutto divenne buio per qualche istante. Un uomo, seduto accanto all’insegnante di Incantesimi, si alzò di scatto e agitò la bacchetta. Un bagliore ne illuminò il volto prima di divampare e di illuminare nuovamente la Sala Grande. Era un signore sulla cinquantina, capelli bianchi, un viso rotondo e rugoso, consumato dall’età. Si presentò come Cornelius. Cornelius Oswald Caramell. Non disse nulla. Si limitò a metter via la bacchetta e a prender posto accanto alla Umbridge. Si scambiarono un saluto veloce, lei gli indicò qualcosa sul leggio e lui ricambiò con un cenno del capo. «Ehm. Bene. Cominciamo senza indugiare: 1. L’utilizzo dell’incantesimo Homenum Revelio è severamente vietato» - «Hai paura Natalie?» - «Tanta. Ma non per me. L’idea di essere scelta non mi spaventa. Non posso non pensare a mia madre. L’idea di rovinarle anche questo Natale mi spaventa. E tu?» – «Dopo i GUFO dall’anno scorso la Umbridge avrà messo almeno cinquanta volta il mio nome in quella teca e quest’anno la mia media non supera il Desolante. Ma cerco di vederla nei migliori dei modi» – «Si può?» – «Non ho mai dato modo di essere orgoglioso di me a nessuno. Nessuno Natalie. Vincere gli Hogwarts Games mi darebbe una ragione per continuare» - «Non sai come cambiano le persone in quel posto. Non lo puoi neanche immaginare» – «Tu si invece?» - «5. All’interno dell’arena è impossibile smaterializzarsi» - «Ascolta,  non lasciare che un voto condizioni la tua esistenza. Nell’arena la gente muore. Capisci?» - «E che problema c’è? L’abbiamo voluto noi, non ricordi? Qui la gente muore in continuazione eppure nessuno se ne accorge» - «Non voglio ricominciare a parlare di ciò che è successo in passato. Chiaro?» - «10. L’uso di manici di scopa non è consentito» Alle dieci e mezza il signor Caramell aveva appena terminato di leggere il regolamento. Quasi due ore per un totale di centocinquanta articoli. Il bagliore si spene e il buio tornò nuovamente. Qualche sbadiglio poi le candele tornarono ad emanare luce e calore. Sino alle undici nessuno disse più nulla. Pausa. All’improvviso le porte della Sala Grande si spalancarono e degli uomini fecero il loro ingresso. Cinque uomini portavano sulle spalle, a due a due, delle grandi teche. Il destino di quasi cinquecento studenti era segnato. Vivo o morto. Nell’arena o a casa. 

  
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