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Autore: Lady Anderson    11/10/2012    1 recensioni
"Avevo provato a convincere mia madre a darmi il permesso di non partecipare alla festa, ma era come se avessi chiesto di cedermi il trono di Imperatrice d’Austria ancora prima che lei trapassasse."
Piccola one-shot senza pretese su Maria Antonietta d'Austria.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Sera di maggio.

 

Gettai un’occhiata a tutto il salone addobbato a festa da dietro una grande colonna. C’erano già parecchi invitati, tutti perfettamente vestiti con i loro migliori e pomposi abiti. Le ampie gonne di seta rivestite di pizzi e merletti delle ragazze si intonavano con le maschere che portavano sul viso, nascondendo le loro identità. Abbassai lo sguardo sul mio abito, disgustata dall’abbondanza di perline e svolazzi che lo ricoprivano. Avevo provato a convincere mia madre a darmi il permesso di non partecipare alla festa, ma era come se avessi chiesto di cedermi il trono di Imperatrice d’Austria ancora prima che lei trapassasse. Mi aveva guardato con i suoi occhi severi ed impenetrabili, ordinando alla mia balia di stringere bene il corsetto, prima di andarsene silenziosamente. Dopo aver trovato un briciolo di voglia mi avventurai per l’immenso salone del nostro palazzo di Schȍnbrunn, avviandomi a passo incerto verso la grande porta a vetri che dava sul curatissimo giardino. Mi mancava già l’aria, in mezzo a tutte quelle ochette impettite e a quei finti galantuomini che avrebbero deposto la cavalleria al chiodo appena tornati a casa. Non appena varcai la soglia della porta fui investita dalla frizzante aria di maggio, intrisa del profumo dei fiori e dall’odore dell’erba appena tagliata. Tolsi con impazienza le delicate scarpette foderate in raso e coperte di brillanti, abbandonandole vicino ai grandi scalini che portavano all’ingresso del palazzo, precipitandomi a piedi nudi verso la fontana. Amavo sentire l’erba solleticarmi la pelle. Mi guardai intorno, cercando nella luce ormai scura del crepuscolo la presenza di qualche individuo. Perfetto, non c’era nessuno. Approfittando della mia solitudine immersi i piedi nell’acqua fresca della fontana, sorridendo ai brividi che mi percorsero tutto il corpo. Se mia madre mi avesse visto in quel momento avrei potuto dire addio a quella poca libertà che mi era rimasta da quando aveva deciso di darmi in sposa al delfino  di Francia, distruggendo la felicità dei miei 16 anni. All’improvviso, il rumore di un ramo spezzato mi fece girare di scatto. Ritrassi i piedi velocemente, pregando che non fosse qualcuno mandato da mia madre, o peggio, mia madre stessa. Mi stavo dirigendo a passo svelto verso l’ingresso del palazzo, terrorizzata, quando una mano si strinse delicata intorno al mio braccio. “Excuse me, Milady..”. Mi voltai, al suono di quella profonda e bellissima voce dall’accento straniero proveniente dalla figura scura dietro di me. Non so per quale motivo, ma non riuscivo ad aver paura di quello sconosciuto..Cercai di osservarlo, senza però riuscirci del tutto. Lui prese la mia mano e vi poggiò sopra un piccolo insetto luminoso. “Un regalo per voi, Milady.”, disse ancora, prima di scomparire nel buio della corte di Schȍnbrunn. “Aspettate, Monsieur..Aspettate!”. Percorsi qualche metro nella direzione in cui era scomparso, ma non riuscii a trovarlo. Sconsolata, guardai la mia mano, leggermente chiusa sopra quel piccolo insetto che emanava una forte luce verde. La portai al petto,  prima di aprirla. La minuscola creatura se ne andò fluttuando, lasciando una scia di luce sul suo percorso. Sorrisi, scrutai un’ultima volta il buio e poi mi diressi verso il palazzo, sperando di sentire nuovamente quella voce in mezzo alla folla del salone.

Un tonfo ovattato mi costrinse ad aprire gli occhi. Un cielo striato di rosso, viola e blu scuro si stagliava privo di nubi sopra di me, portatore del tipico fresco della sera inoltrata di maggio. Cercai di muovermi, ma la schiena dolorante mi bloccò sulla panchina per qualche minuto. Non appena riuscii ad alzarmi, mi guardai intorno alla ricerca della fonte di rumore che mi aveva spaventato. Il libro che stavo leggendo – una biografia di Maria Antonietta d’Asburgo – giaceva in mezzo all’erba umida. Lo raccolsi allarmata, e subito analizzai lo stato delle pagine. Avevo una cura quasi maniacale dei libri. Una leggera brezza profumata mi scompigliò i capelli, facendomi scorrere un brivido lungo la schiena. Un punto luminoso nel cielo catturò la mia attenzione; doveva essere Venere, il primo astro della sera. Mi sistemai al meglio il maglioncino sulle spalle e mi avviai verso casa. Prima che potessi muovere un passo però, il mio sguardo fu catturato da un altro punto luminoso, che volava davanti a me. Allungai la mano  verso la piccola luce verde e afferrai delicatamente l’insetto. Per un attimo mi sembrò di poggiare i piedi sulla curatissima erba del giardino di  Schȍnbrunn, immersa nell’ampio vestito a perline che avevo sognato. Respirai a fondo l’aria satura del profumo dei fiori e dell’erba tagliata, prima di aprire la mano e liberare la piccola lucciola. Percorsi il sentiero di casa sorridendo, gustandomi lo spettacolo di luce che una miriade di quei piccoli insetti avevano inscenato non appena era calato il buio.

 

 

NdA: Maria Antonietta fu data in sposa al Delfino di Francia a soli 12 anni, ma la Maria Antonietta che ho immaginato in questa storia è già adolescente. Inoltre, la descrizione del palazzo e dei suoi dintorni sono frutto della mia fantasia, così come la presenza a corte di un gentiluomo inglese.

   
 
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