Era l’ennesima volta che lo aspettavo lì sul muretto del lungomare di La Push e come succedeva oramai da tre giorni lui non si fece vedere, né sentire, eppure era il nostro ritrovo ormai da tre anni, cioè da quando ci eravamo fidanzati, infatti ogni giorno, dopo la scuola, ci incontravamo lì. Mi trovavo lì da un’ora ma non accadeva niente. Guardavo le onde dell’oceano infrangersi sulla riva, sembrava proprio che anche il mare si prendeva gioco di me… io ero l’onda che correva dietro Sam e lui la riva che non si faceva mai afferrare. Incominciai a piangere… perché mi trattava così? non gli avevo fatto niente. La domenica l’avevo invitato a cena ed era stato con me, i mie genitori e mio fratello Seth. Eravamo stati bene si rideva, nessuna arrabbiatura o litigio anzi, all’arrivo mi aveva baciato come sempre e mi aveva portato una scatolina di cioccolatini. All’improvviso però la sua pelle si era fatta di fuoco, aveva sempre avuto una temperatura corporea più alta della mia, ma quella sera sembrava particolarmente bollente. Lui diceva di sentirsi bene, mia mamma gli disse di andare a casa, di mettersi a letto e di chiamare il dottore. Anche papà gli consigliò di andare a casa e disse che lo avrebbe accompagnato lui. Così si alzò per andare a chiamare il vecchio Quil Anteara e Billy Black. Disse loro di farsi trovare a casa di Sam, che era urgente, si trattava dei freddi. Non capii il senso della telefonata, ma non me ne preoccupai più di tanto, ero più preoccupata per il mio “tesoro”. Lui con riluttanza si convinse, lo accompagnai alla porta e mi salutò baciandomi. Incominciò a tremare e mio padre, vedendolo così, si affrettò a uscire con lui. Da quella sera non rispondeva più al cellulare né al telefono, nè c’erano messaggi da parte sua e, inoltre non si faceva trovare a casa né veniva a scuola. Mi sentivo il cuore spezzato per il suo comportamento. Ripresami dal ricordo, con rabbia afferrai una pietra da terra e la lanciai nel mare gridando <