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Autore: Love_in_idleness    23/04/2007    1 recensioni
Due storie diverse intrecciate tra loro per una strana, irresistibile Legge delle Ambivalenze.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mercoledì tredici Dicembre

Mercoledì tredici Dicembre;

 

Una conversazione introspettiva che inneggia alla notte; un post-it fosforescente. I fratelli mancanti.

 

I.

 

La sua sola presenza manifesta

Il meraviglioso splendore

Dei reami del mondo.

(Novalis; Primo Inno alla Notte)

 

E mentre questo mondo si addormentava freddo, mentre gli occhi delle persone si chiudevano dolcemente accarezzati dal velo delle tenebre dischiuse nel cielo, mentre le percezioni si perdevano in riverberi onirici e sfumature indistinte; due ragazzi rimanevano sveglie nel cuore della notte scintillante. O meglio, uno era sveglio, mentre l’altro tentava di non assopirsi sui cuscini soffici.

Lelio continuava a leggere dal suo libro con una certa scintilla negli occhi. Mircea, sdraiato sul letto a testa in giù per evitare di chiudere le palpebre, cercava di essere di compagnia il più possibile.

Non un rumore usciva dalla loro camera – parlavano in sussurri. La loro piccola stanza segreta era una bolla di vetro imperturbabile preservata dall’oblio precipitato sul mondo-di-fuori. Tra le quattro mura calde e intime dimoravano parole sospese e l’Equilibrio Cosmico.

Hymnes an die Nacht!” Disse Lelio all’improvviso, trascinando di nuovo Mircea nella sua realtà. “Lo sai cos’hanno di speciale, e di così straordinariamente commovente?”

Mircea era troppo stanco per riflettere.

“La Notte! Non è così stupido, se ci pensi- è il senso di tutto il romanticismo. Dicono qualcosa di utile, i romantici? Forse sì e forse no. Dicono qualcosa di vero? Non lo sappiamo. Dicono qualcosa di bello. Di esaltante, di evocativo. Questo li pone, sotto un certo punto di vista, ad un livello artistico superiore. La loro fantasia è trascendente. Combinano le stagioni col cuore umano. Io mi posso innamorare di un verso qualsiasi, di una pagina qualsiasi di Schiller, di Coleridge, Di Hugo – non tanto perché esprimono idee giuste, ma perché dipingono immagini più sconvolgenti di molti quadri.”

“Già.” Rispose Mircea. “Hai intenzione di leggerlo tutto questa notte?”

“E’ una notte bianca.”

“La notte è fatta per dormire, Lelio.”

“La notte è fatta per amare.”

“Amare un libro?”

“Per amare quello che c’è dentro. Non sono parole, sono qualcosa che supera lo schema delle parole, è la loro metafisica, è il significato che si portano dietro, ed è sempre la stessa straordinaria teoria dell’associazione di idee. Mi posso appassionare fino a dimenticare il sonno in certe visioni.”

“Lelio?”

“Sì?”

“Leggi nella tua mente ed assimila ogni emozione che il tuo cuoricino ti suggerisce, poi, se vuoi, se senti la tua anima grandiosa traboccare del sacro fuoco dell’Arte e della Bellezza, non tentare di svegliarmi, ma aspetta domani mattina per raccontarmi ogni cosa. Grazie, Buonanotte, Ciao.” Mircea si girò nel letto e decise finalmente di volersi addormentare.

“Oh, no, Endimione! Non dimenticare la tua Luna!”

“Zitto.”

Mircea era illuminato fiocamente dalla lampada bassa che faceva luce a Lelio. I suoi capelli splendevano nel buio della stanza e della Città; la sua figura trasmetteva una tranquillità e una dolcezza meravigliose.

Lelio lesse tutti gli Inni alla Notte. Fino all’ultima riga. Si sentiva pieno di una passione riverberante e di quel senso notturno che Novalis gli aveva mostrato. Sapeva che non sarebbe riuscito a dormire un solo istante, almeno fino a che non avesse albeggiato. Cioè quando si sarebbe dovuto svegliare. Coprì bene Mircea che sognava placidamente e rimase seduto ai piedi del letto fino al mattino. Per un po’ di tempo rimase incantato a guardarlo come se appartenesse a una di quelle visioni romantiche e tutte indefinite. Nel suo petto volava sempre quello strano senso di inquietudine ed ansia.

 

Aspirami in te,

amato, con forza,

perché mi addormenti

e impari ad amare.

(Novalis; Quarto Inno alla Notte)

 

II.

Mircea si risvegliò da solo nel letto, tardissimo alla mattina. Sulla porta era attaccato un post-it giallo.

“Ossignore, prende gli occhi!” Annunciò sbadigliando. Il chiarore del giorno investita la stanza. La macchia fosforescente concentrava tutta la sua attenzione. Diceva:

 

            Sono andato a trovare i miei fratelli. Impegno imprevisto. Mi dispiace abbandonarti senza averti fatto un minuzioso resoconto delle mie follie notturne. È tutto vero. Non so verso che ora tornerò, e non so come potrai vivere senza la mia abbagliante presenza. Eventualmente, prenditela con Ottavia, grazie. Lelio.

 

III.

Quella mattina Lelio usciva di casa da solo sentendosi quasi scoperto su un fianco. La mancanza fisica di Mircea cominciava a preoccuparlo. Camminò lentamente e rabbuiato anche all’inizio di quella bella giornata tersa di sole. Ultimamente il clima era stato grigio, fosco, cupo, invernale. Dicembre avanzava, passava la metà del mese e si avvicinava a Natale.

Arrivò al locale dell’appuntamento in perfetto orario – perché lui era puntuale, solo, Mircea lo ritardava sempre. Entrò nell’elegante pasticceria. Ottavia era già seduta al suo solito tavolino vicino alla finestra illuminata, tra Die e Nikita. Il granito nero del tavolo e il tessuto scuro dei divanetti contrastavano nella loro eleganza con il chiarore proveniente dall’esterno. A Mircea quel posto non piaceva – “troppo formale, troppo scolorito.” Aveva detto una volta. Ma era perfetto per lui, o, almeno, per quella parte di lui precisa, ordinata, pulita, nitida.

Die e Nikita non erano veramente suoi fratelli, erano figli di primo letto di suo padre, quindi, rispetto a lui ed Ottavia, erano soltanto fratellastri. Dopo il divorzio dei suoi genitori si erano trasferiti col papà e con la sua piccola sorellina. Non avevano una grande differenza d’età, ma non avevano nemmeno lo stesso sangue. Questo distacco e questa lontananza forzata, avevano scalfito ed parzialmente inaridito i loro rapporti. C’era stato un tempo in cui, presumibilmente, li aveva amati molto. Quell’affetto si era conservato intatto soltanto verso Ottavia.

Die e Nikita erano tutto quello che si può considerare Perfezione. Die stava per Diego, ma lui odiava il suo nome. Ventitré anni e una prossima laurea in ingegneria genetica, intelligentissimo, bellissimo, simpaticissimo, gentilissimo, perfettissimo. Lavorava come modello per non pesare troppo sulle spalle di papà, che doveva già sostenere parecchie spese. Ora la sua faccia stava sul retro di tutti i giornali vagamente glamour. Alto, fisico scolpito, i suoi stessi lineamenti molto femminili, due labbra splendide, grandi occhi blu, capelli scurissimi lunghi fino alle spalle. La sua aura di perfezione luccicava fino a chilometri di distanza. Peccato che l’unica cosa che avrebbe voluto fare nella sua vita era suonare progressiv metal.

Nikita stava per Nicola, e nessun aveva idea di come si fosse potuto trasformare in quel modo. Secondo Ottavia, Nikita aveva una punta di fascino in più e un punta di intelligenza in meno rispetto a Die, ma rimaneva comunque eccezionale. Studiava medicina ed era in pari con gli esami, si sarebbe laureato entro due anni. Anche lui lavorava come modello, era appena ritornato da New York. E anche lui, ovviamente, era tutta quella serie di perfezioni encomiabili. Nikita era un po’ più alto di Die, un po’ meno alto di Lelio e aveva la loro stessa faccia splendida. Occhi azzurri, capelli lunghi fino a metà schiena e liscissimi, ultimamente tinti di blu, che era il suo colore preferito. La frangia perfetta completava la cornice del suo viso meraviglioso e sensuale. Al contrario di Die, che vestiva molto simile a Lelio, era esasperato dalla moda e dalle firme. Non usciva di casa se non era assolutamente in ordine e perfetto, ma soprattutto se non aveva i suoi occhiali da sole, di cui aveva una collezione vastissima e milionaria. Nikita sembrava all’apparenza inscalfibile nella sua totale superiorità rispetto ai comuni mortali, ma, come Die sapeva, i figli non sono mai perfetti.

“Sono arrivato.” Lelio li salutò sedendosi al tavolo.

“Ciao!” Ottavia saltò sul divanetto. “Stavo loro dicendo che quella cosa.”

“Cosa?”

“Sì, che ti avevo detto quella cosa. O avevo detto a Cea di dirti quella cosa. O cosa?” Guardò il vuoto inclinando la testolina.

“Cosa?” Ripeté Lelio. Nikita rise.

“Cioè, volevo dire che per Natale papà mi ha chiesto di andare con lui a Parigi. Deve presenziare a qualche riunione non-so-cosa il ventitré, e allora coglie l’occasione per un bel week-end. Te l’avrei detto se non fossi stato impegnato a sfuggirmi.”

“Non sfuggivo a te, sfuggivo al Cervo. È diverso. Tu non sbatti le ciglia con quella potenza impressionante.”

“Non ti farai scoraggiare da un battito di ciglia, vero?”

“E’ mortale! Tu non ti rendi conto del pericolo, quella può ipnotizzare.”

“Oh, la dovreste conoscere!” Ottavia si rivolse ai due fratellastri. “Si chiama Giulia, ma noi la chiamiamo Piccolo Cervo perché ha le ciglia come Bambi e continua a sbatterle pensando di essere seducente.”

“E’ carina…” Disse Lelio timidamente.

Ottavia lo fulminò.

“Solo perché non hai le sue ciglia non significa che sia sbagliato sbatterle in continuazione.”

“Sai, Lelio, credo che le dirò che trovi le sue lunghe ciglia flessuose molto attraenti.”

Lelio sbuffò. Andò al banco per ordinare qualcosa di dolce e guardò di lontano il modo affettuoso in cui Ottavia chiacchierava con Nikita di qualche trucco miracoloso per esaltare le ciglia – perché stava facendo le imitazioni del Cervo. Die era soprappensiero.

“Divertente?”

“Le mie imitazioni sono uno spasso.”

“Hai davvero intenzione di lasciarmi solo per Natale?”

“Oh, no!” Rispose lei. “Tu stai con Mircea. Lo sai, prima o poi papà lo chiederà anche a te, ma tu rifiuterai come al solito, perché non passeresti mai Natale lontano dal tuo amore.” Sbatté un po’ le ciglia.

“Chi? Chi è il tuo amore?” Chiese Nikita.

“Nikita! Ma è Mircea!”

“Ah! Il nostro fratellino si è innamorato.” Disse Die.

“Bella cosa,” Aggiunse Nikita. “Si vede che sei più bello.”

“Io l’ho sempre detto…” Puntualizzò Ottavia.

“Già, era evidente.” Riprese Die.

“E poi l’amore è meraviglioso e la vita è meravigliosa e tutto canta.” Nikita si portò una mano sulla fronte con aria teatrale.

“Sì, Giulietta!” Die rideva di nuovo.

“Cea è una persona di cui ognuno si potrebbe innamorare.” Terminò Ottavia.

Lelio li guardava sconvolto con la bocca aperta. Riuscì solo a dire – “Cosa?”

Definitivamente sentiva il rumore dell’Equilibrio Cosmico che si squarciava sopra la sua testa. Si limitò a guardare il suo caffè con insistenza.

 

___

Die e Nikita avranno un ruolo importante tra qualche capitolo. Die soprattutto. Io lo amo. Ma questo non vi interessa, no? Commentate ^_^

   
 
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