Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sorella_Erba    23/04/2007    2 recensioni
Sirius Black è un uomo, un magnifico uomo. E come ogni magnifico uomo che si rispetti ha sempre avuto attorno a sé una calca ammaliata di donne. Donne che lo hanno amato, e che sono state amate da Black a loro volta. Eppure, fra queste molte donne, soltanto cinque hanno avuto un forte ascendente su di lui.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Lily Evans, Sirius Black, Sorelle Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Narcissa Black Malfoy.


Bella come il fiore di cui porta il nome, Narcissa è la più giovane delle mie tre cugine. La pelle delicata e bianca come latte, la chioma fluente e d’oro pallido, spesso raccolta in uno stretto chignon raccolto sulla nuca, e le iridi chiare, penetranti e fredde come il ghiaccio - che appunto richiamano alla mente - la rendono meravigliosa alla vista.
Narcissa somigliava tanto a quelle bambole di porcellana con cui da bambina amava giocare. La rinvenivo spesso seduta su uno dei due divani scuri del salotto di Casa Black, le esili gambe incrociate sotto la voluminosa gonna di seta azzurra e le piccole mani che accarezzavano con delicatezza i ruvidi capelli delle bambole, mentre il tiepido sole invadeva la camera e illuminava il suo corpo minuto e le risaltava gli occhi cerulei.  
Sono rimasto sempre incantato dalla sua bellezza. Da bambina, Narcissa ha ostentato un puerile fascino che con l’avanzare dell’età è germogliato in una delicata avvenenza.
Esattamente come una giunchiglia candida nel mese di maggio.
Ricordo che, al mio primo anno a Hogwarts, in una pallida giornata autunnale stavo sdraiato al limitare della Foresta Proibita, all’ombra di un alto pino. Lasciavo che il fresco vento scompigliasse la mia chioma corvina e portasse via con sé lo sconforto che mi attanagliava l’animo.
Per quale motivo ero triste? Be’, a causa del mio Smistamento nella Casa dei Grifoni. Allora non pensavo di poterne andare fiero come oggi; forse perché non avevo compreso appieno la diversità fra me e i miei familiari e perché non avevo ancora l’amicizia di James.
Ero steso sul verde manto che rivestiva gran parte del parco del castello, ascoltando il latrato del cane di Hagrid, legato nei pressi dell’abitazione del suo padrone, e il canto degli usignoli, alto e lontano. Improvvisamente le mie iridi plumbee s’illuminarono. Poco distante dalla mia figura smilza, si ergeva solitario un fiore dall’aria delicata: il Narciso.
Subito un nome fece capolino fra i miei pensieri mesti.
Il nome di Narcissa.
Portandole quel fiore, avrei potuto recuperare la sua stima. Credevo che con un simile gesto, Narcissa non si sarebbe più comportata ostilmente nei miei confronti, ero sicuro di poterla riconquistare.
Ammetto di essere stato abbastanza ingenuo da bambino.
Raccolsi con dolcezza quel perfetto bocciolo, chinandomi su di esso e facendo attenzione a non rovinare la sua grazia. Iniziai a correre, celere e spedito verso la Sala Grande, dov’ero sicuro di trovare mia cugina.
Difatti la vidi accomodata al tavolo dei Serpeverde, sola e china su delle pergamene, devota allo studio.
Tremante di esitazione, mi avvicinai con lentezza alla sua figura, che mi porgeva le piccole spalle ricurve, con ancora il Narciso fra le mani.
«Cissy».
Al mio appello, la bella fanciulla si voltò. Incrociando il mio sguardo titubante e in cerca della sua sicurezza, s’irrigidì, strinse gli occhi freddi e alzò il dritto naso.
«Ah, Sirius» biascicò, osservandomi dalla testa ai piedi. «Cosa vuoi?».
Deglutii, insicuro, e le porsi il candido fiore bianco, studiando ogni sua mossa, dall’occhiata perplessa e glaciale fino all’accettare il mio dono di indulto.
Sorrisi di gioia quando Cissy lo prese e lo fissò con curiosità, regalandogli carezze delicate con le dita nivee. Alzò all’istante gli occhi cerulei sul mio viso, fino ad incrociarli con i miei.
«Non posso accettarlo» dichiarò, senza scomporsi.
Il mio piccolo cuore perse un battito.
«Perché, Cissy? Perché non puoi?» domandai in un pigolio sommesso, che però arrivò alle sue orecchie.
Per tutta risposta mi sorrise. Ma non era il sorriso buono, dolce e comprensivo che cercavo. Era un ghigno di perfidia.
«Vedi, fra Grifondoro e Serpeverde non c’è mai stato molto affiatamento» mi spiegò, voltandosi del tutto verso la mia figura. «Perché instaurarlo così, senza preavviso? E poi, mi è stato esplicitamente detto di evitare di frequentarti. Sai, sei stato la delusione della famiglia… tutti si aspettavano chissà quali grandi cose da te, il primogenito dei Black. Invece sei finito in mezzo a quei piantagrane Grifondoro. Mi dispiace, cuginetto, non posso assolutamente accettarlo».
Le sue parole colpirono il mio animo come uno schiaffo in pieno viso. Ma il suo gesto fu la cosa che mi fece più male: si alzò dalla panca dei Serpeverde, prese le sue pergamene fra le braccia e, osservandolo prima per l’ultima volta, gettò il Narciso sul pavimento in pietra.
«Ops» sogghignò, calpestandolo.
Mi diede le spalle e si allontanò con aria soddisfatta, uscendo dalla Sala Grande.
Una lacrima carica di amarezza, delusione e rabbia si mostrò sul mio viso, scorrendo lungo una mia paffuta guancia fino a giungere al mento. Si arrestò, in bilico sul profilo del mio volto; infine si staccò e cadde nel vuoto.
Ero la delusione della famiglia. I miei parenti mi spregiavano perché Grifondoro, un babbanofilo, privo della caratteristica malizia e dell’orgoglio Black.
Abbassai gli occhi arrossati sul Narciso; quel fiore aveva rappresentato il mio ultimo spiraglio di speranza. Speranza che era stata calpestata e sfumata. Lo sollevai da terra con la stessa delicatezza con cui l’avevo estratto dal suo terreno natio e mi incamminai verso la mia sala comune.
Quella stessa sera, dopo aver passato ore e ore disteso sul mio letto, piangendo ogni lacrima amara che i miei occhi riuscivano a versare, mi si era avvicinato James Potter. Mio fratello.
Quella stessa sera avevo imparato da lui ad andare fiero del mio essere Grifondoro, della mia diversità, e che ogni persona, Purosangue, Mezzosangue o Babbana che sia, andava rispettata sempre e comunque, senza alcuna differenza.
Quella stessa sera capii che dovevo lasciarmi alle spalle mia madre, Narcissa, Bella e tutta la Casata dei Black. Dovevo abbandonare il passato per abbracciare il presente e le opportunità che il futuro mi offriva.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sorella_Erba