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Autore: Bluemask    12/10/2012    4 recensioni
- Cappuccino, Alessandra?- domanda, facendomi sobbalzare.
Incastro i nostri sguardi e cerco di non abbassare il mio, perlopiù per non perdermi la sua espressione dolce e ribelle allo stesso tempo.
- Magari potrei cambiare.- sorrido.
- Bisogna sempre provare cose nuove, nella vita. – anche i suoi angoli della bocca si piegano all’insù.
- Sei un filosofo, Zayn?-
- Diciamo che ultimamente sono... ispirato.- sussurra, facendomi rabbrividire.
- Una cioccolata andrà benissimo, grazie.-
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       You are the best thing that’s ever been mine
 

Dedico questa song-fic (dicendo così sembra una cosa seriosa) a... *rullo di tamburi* nientepocodimenoche alla mia grande amica Alessandra :’D
Sì, Aluccia, sto parlando con te. È da tempo che volevo dedicarti una storia e non credo ci sia un momento migliore di questo per farti sorridere.
Esatto, io voglio solo questo. Sapere che tu hai sorriso, perché non posso abbracciarti e questo è il massimo che io possa fare. Scusami se è poco.
Beh, ho finito, divertiti a leggere (?)
La canzone è ‘Mine’ di Taylor Swift.
Ti voglio bene Ale.
Forevah, sistah bedda. ♥
 
Ps: all’inizio volevo scrivere una Ziam, ma non le so fare *piange*
 
 
 
 
 
 

You were in college, workin’ part time, waitin’ tables
Left a small town, never looked back
I was a flight risk, with a fear of fallin’
Wonderin’ why we bother with love if it never lasts

 
 

 

Mi lascio cadere stancamente sullo sgabello accanto al balcone rosso, quello del bar subito dopo le scalinate nel college, vicino al giardino.
Due ore di latino, decisamente stancante.
- Mike, mi porti un cappuccino?- chiedo, massaggiandomi le tempie con due dita e ignorando un ciuffo biondo che mi solletica la guancia.
- Certo, anche se non sono Mike. – risponde qualcuno.
Alzo il volto di scatto, incrociando due occhi marroni e un sorriso perfetto.
- Oh, scusami.- balbetto, sorpresa.
- E di cosa? Comunque mi chiamo Zayn, mi sono trasferito qui da poco, vengo da Bradford. – si presenta, posando lo straccio un po’ bagnato accanto a un bicchiere di vetro e tendendomi una mano.
Bradford? Deve essere un piccolo paese, non ne sapevo nemmeno l’esistenza.
- Alessandra.- mi limito a dire, stringendogli la mano morbida e calda.
Sono tentata di non lasciargliela andare, ma sarebbe un comportamento troppo strano e non voglio... non voglio cosa? Che si allontani da me così presto?
Anche lui?
- Tutto bene?- si affretta a domandarmi, forse sinceramente preoccupato.
- Certo.- mento, passandomi un polso sugli occhi in un gesto automatico, nonostante le lacrime non scendano più.
L’immagine di Dave mi entra in testa per pochi secondi e ho paura che non vada più via. Lui, sdraiato nel nostro letto insieme a una ragazza che avevo incrociato qualche volta nei corridoi. Non si era nemmeno dato il disturbo di tradirmi da qualche altra parte.
- Passerà, qualunque cosa ti faccia star male, ma non essere triste. Sei molto bella quando sorridi.- ammicca il ragazzo, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Arrossisco, abbassando leggermente la testa.
- Cappuccino, quindi?- continua lui, e sembra un tentativo così banale per cambiare argomento che mi ritrovo a sorridere.
- Con tanta schiuma, grazie.-
 
E’ passato solo una settimana da quell’incontro casuale e mi piacerebbe trovare il coraggio di andare da lui e parlargli; ogni giorno esco dalla scuola con un sorriso fiero ed attraverso il giardino, entro nel bar lanciando un saluto a qualche mia amica e quando lo vedo non ho più voce.
Mi siedo lontana da lui, in un tavolo un po’ isolato, e aspetto che Michael arrivi per prendere l’ordinazione.
“Potresti prenderlo al bancone, il cappuccino, hai sempre poco tempo.” Mi consiglia a volte.
Ed ha ragione.
Sono sempre di fretta, tra lo studio e tutto il resto, però solo l’osservare i suoi muscoli, la sua pelle più scura rispetto ai normali ragazzi inglesi e i suoi occhi mi fa tremare le gambe, così tanto che non riesco a stare in piedi.
Lui non passa mai per i tavoli. O meglio, non è mai passato fino ad oggi.
- Cappuccino, Alessandra?- domanda, facendomi sobbalzare.
Incastro i nostri sguardi e cerco di non abbassare il mio, perlopiù per non perdermi la sua espressione dolce e ribelle allo stesso tempo.
- Magari potrei cambiare.- sorrido.
- Bisogna sempre provare cose nuove, nella vita. – anche i suoi angoli della bocca si piegano all’insù.
- Sei un filosofo, Zayn?-
- Diciamo che ultimamente sono... ispirato.- sussurra, facendomi rabbrividire.
- Una cioccolata andrà benissimo, grazie.-
Annuisce  e dopo pochi minuti ritorna con un vassoio in mano, due tazze fumanti sopra.
- E la seconda?- inarco un sopracciglio.
- Ho finito di lavorare, ti dispiace se mi siedo accanto a te?-
 
 
 

 

I say, “Can you believe it?”
As we’re lyin’ on the couch
The moment I could see it
Yes, yes, I can see it now

 
 

 

 
- Ti dispiace se mi siedo accanto a te?-
Sobbalzo, lasciando un dito nel libro, chiudendolo, alzando il capo e sorridendo.
Ha usato la stessa frase l’altro ieri, quando eravamo al bar.
- Certo che no. Non credevo ti piacesse leggere.- mi sposto un po’ sul divano, facendogli posto.
Lui si passa una mano tra i capelli neri, guardandosi intorno imbarazzato.
- In effetti non ci vengo spesso in biblioteca, ma...- si interrompe, mordendosi il labbro inferiore.
Prego ogni Santo che mi venga in mente supplicando di non farmi svenire.
- Ma avevo voglia di leggere.- si stringe nelle spalle.
Ritorno alla storia di Amore e Psiche. Ho un compito, per epica, il giorno dopo e sto cercando di capirci qualcosa.
- Apuleio, eh? Metamorfosi, se non sbaglio. Bel libro.- continua Zayn, non intenzionato a star zitto.
- Devo leggerlo per domani.- faccio una smorfia contrariata, facendolo ridacchiare.
- Psiche è piuttosto stupida. Insomma, rimane mezz’ora con la lampada in mano sul corpo di Amore, ci credo che alla fine una goccia bollente cade e lo sveglia. Riesci a crederci? Se fossi stata in lei, appena avessi visto il suo volto, avrei spento la luce e sarei andata a letto.- roteo gli occhi e il suo sorriso divertito si allarga.
- Sai, credo di capire Psiche.- dice improvvisamente.
- Davvero?-
- Sì. Potrei stare immobile un infinità di tempo a guardare la bellezza di una certa persona.- afferma.
- La bellezza, ovvio. Tutto gira intorno alla bellezza, chissà quante ragazze in questa scuola hai visto di una bellezza sovraumana, scommetto che...- mi posa l’indice sulle labbra, scuotendo la testa.
- Parlavo di te, Alessandra. Della tua bellezza.-
 
 

 

You remember, we were sittin’ there, by the water
You put your arm around me for the first time
You made a rebel of a careless man’s careful daughter
You are the best thing that’s ever been mine

 

 
Scoppio a ridere, felice come non lo ero da molto tempo.
E’ una felicità strana.
E’ quella felicità causata dalle farfalle impazzite nello stomaco, dal sorriso ebete sulle labbra, dai battiti del cuore che aumentano e dai brividi sulla schiena.
E’ quella felicità causata dall’amore.
Ed è talmente ridicolo tutto questo da essere reale.
- Cosa c’è? Che ho fatto?- esclama accigliato, sistemandosi meglio sulla tovaglia a quadretti messa sull’erba vicino al lago del parco.
- Solo tu riesci a sporcarti così tanto col ketchup.- sospiro sconsolata, passandogli un dito sul mento e sorridendo quando dei piccoli accenna di barba mi pizzicano il polpastrello.
- Devi accettarmi così come sono, mi dispiace.- ride, trascinando anche me in quella risata.
A me non dispiace, invece.
Si sdraia, dopo aver respirato profondamente, ma non abbastanza soddisfatto mi prende per una manica, tirandomi giù accanto a lui.
Mi passa un braccio attorno alle spalle per la prima volta e io non so come comportarmi. Alla fine chiudo gli occhi, rilassando i muscoli sotto il suo tocco leggero che mi accarezza il braccio scoperto.
 - Guarda.- mormora all’improvviso, richiamandomi alla realtà.
- Cosa?-
- Quella nuvola, lassù. La vedi?-
- E’ molto bella.-
- Mi ricorda un cuore.-
- Anche a me. –
Lo sento alzarsi leggermente, piegandosi verso il mio viso mentre spalanco gli occhi.
- Alessandra, voglio donarti il mio cuore.- confessa, infrangendo la distanza che rimane fra noi e posando delicatamente le sue labbra sulle mie.
 

 

Flash forward and we’re takin’ on the world together
And there’s a drawer of my things at your place
You learn my secrets and you figure out why I’m guarded
You say we’ll never make my parents’ mistakes




 

Mi posa le sue mani sugli occhi, arrivando da dietro e dicendo un “indovina chi sono” misto alle risate.
E rido anche io, riconoscendo la sua voce nonostante non lo abbia ancora visto.
- Uhm, non saprei. Ciao Luke, vieni da me stanotte?- gli chiedo, prima di girarmi per vedere la sua reazione.
Rimane interdetto per qualche secondo, poi si accorge del mio sorriso malizioso e scuote il capo.
- Ci stavo per cascare, davvero.- ammette. Gli butto le braccia al collo e mi stringo a lui, rubandogli un bacio.
- Sei molto dolce.- strizzo l’occhio e lui sorride.
- Comunque nessun Luke potrà passare da te, visto che d’ora in poi vivremo insieme.-
Aggrotto la fronte, confusa.
- Di che parli?-
- Oh, non te l’ho ancora chiesto, vero? Vuoi venire ad abitare assieme a me?- chiede, lasciandomi di stucco.
Sbatto le palpebre. Forse è un sogno. È di sicuro un sogno.
- Abitare insieme?- ripeto.
- Sì, che ne pensi?-
Lo abbraccio di nuovo, ispirando il suo odore di tabacco e menta.
- Penso che sia fantastico.-
Mi stringe contro il suo corpo e appoggio la testa nell’incavo del suo collo.
- Non faremo lo sbaglio dei tuoi genitori, non ci lasceremo mai.- sussurra, sorprendendomi.
- Me lo giuri, Zayn?-
- Te lo giuro.-
 

 

But we got bills to pay
We got nothin’ figured out
When it was hard to take
Yes, yes, this is what I thought about



- Hai pagato le bollette?-
Chiudo gli occhi, prendendo la testa tra le mani.
- Toccava a te farlo.- ribatte lui.
- Non scherzare, per favore. Le hai pagate? – sbuffo, maledicendo la mia emicrania.
- Certo che le ho pagate, mi credi così irresponsabile? –
Sbuffo di nuovo, troppo stanca per dire qualcosa.
Distoglie lo sguardo, riportandolo alla televisione accesa e sedendosi meglio sulla poltrona.
Io mi appoggio allo stipite della cucina.
- Ti prepari qualcosa tu? Sono sfinita.- supplico, ricevendo un’occhiataccia.
- Sfinita? Tu? Ti ricordo che io ho lavorato tutto il giorno in quello stupido bar, tu che hai fatto? Hai studiato per l’esame del quinto anno?-
- Ti prego, Zayn. Non rendere le cose più difficili.-
- Cosa è difficile, Alessandra? Mettere dell’acqua in una pentola o apparecchiare la tavola?-
- Potresti anche aiutarmi, qualche volta, non credi?-
- Intendi dire che non ti aiuto mai?!-
- Non ho detto questo...-
- Invece è questo che hai detto, mi credi uno stupido? Perché sono pakistano? O perché abbiamo pochi soldi per colpa del mio lavoro?-
- Ma che stai dicendo?- urlo col principio di una crisi nervosa.
E’ tutto così difficile, accidenti.
 

 

And I remember that fight, 2:30 a.m.
You said everything was slippin’ right out of our hands
I ran out cryin’, and you followed me out into the street

Braced myself for the goodbye
‘Cause that’s all I’ve ever known
Then you took me by surprise
You said, “I’ll never leave you alone”

 
 
- Dove sei stata?-
Chiudo la porta della nostra camera, stanca come ogni sera, e mi giro verso di lui con un pessimo presentimento.
- Da Sarah. Te l’ho detto, avevamo una ricerca da fare e...-
- Non ero lì, l’ho chiamata poco fa. –
Spalanco la bocca, lui non si degna nemmeno di guardarmi.
Tiene lo sguardo fisso verso il muro, sdraiato sul letto.
- C’era traffico, lo sai che lei abita lontano.- boccheggio.
Si era sempre fidato di me, lo aveva sempre fatto.
- Chi me lo assicura?-
I suoi occhi marroni continuano a sfuggirmi ed è una cosa che odio.
- Io. Te lo assicuro io, non ti basta?-
- Invece non ti basto io? Non ti basto io?-
- Cosa...?-
- Sei tornata dal tuo ex, Alessandra? Sei tornata da lui? No, dimmelo se è così, dimmelo.- la sua voce trema in modo strano, ma probabilmente è solo la rabbia.
- Come puoi credere una cosa simile?-
Non risponde, resta in silenzio. Un silenzio così innaturale per lui, visto che ride sempre.
- Ah, se è questo che pensi...- esclamo ferita.
- La situazione ci sta scivolando di mano. – mi interrompe, secco.
- Perfetto, vorrà dire che ti “scivolerò di mano” anche io. – senza aspettare risposta corro via, fuori casa, fin sul marciapiede.
Incomincio a piangere, perché sta finendo tutto così?
Avevamo progettato il nostro futuro, dove sono finiti i nostri sogni?
Le lacrime mi bruciano le guancie, mi sembra di tornare indietro nel tempo.
Soffrire, soffrire, soff...
- Alessandra!-
Mi chiama e mi volto, in automatica.
- Alessandra.- dice di nuovo, arrivando da me e posandomi le mani sulle spalle.
- Alessandra, non lasciarmi. Hai ragione, è colpa mia, mi dispiace. Mi dispiace.- singhiozza disperato, non l’ho mai visto in questo stato.
Sbarro gli occhi, incredula.
-  Non dovrei essere geloso e io mi fido di te, sul serio, mi fido. Perdonami.-
Gli asciugo le lacrime fredde, sorridendo dolcemente.
- Ti amo, Zà. - sussurro baciandolo.
Sorride anche lui, con le labbra premute contro le mie e le nostre lingue che si sfiorano e giocano tra loro.
- Ti amo anche io, Ale. Non ti lascerò mai da sola.- soffia sulla mia bocca, le guancie lucide di pianto.
 

 

You said, “I remember how we felt sittin’ by the water
And every time I look at you, it’s like the first time
I fell in love with a careless man’s careful daughter
She is the best thing that’s ever been mine”



Sale sul palco del locale, tra gli applausi generali.
Rido, coprendomi gli occhi con le mani imbarazzata da quello che potrà dire.
Sarah e Mike sono seduti accanto a me e urlano a Zayn frasi di incoraggiamento, lui si limita a sorridere.
- Vorrei solo dire una cosa. – avvisa il pakistano fissandomi, io arrossisco.
- Anzi, vorrei solo dire una cosa a una certa persona qui presente. Ad Alessandra, la mia ragazza, la ragazza che amo. Ale, amore, ti ricordi quel giorno? Quello in cui ti ho dichiarato di essere innamorato di te? Mi ricordo come ci siamo sentiti quando eravamo seduti vicino alle rive del lago ed ogni volta che ti guardo è come se fosse la prima volta. Mi sono innamorato della figlia attenta di un uomo incurante, lei è la cosa migliore che sia mai stata mia.-
Dei cori arrivano dalle persone accanto a me, alcune ragazze sono perfino commosse.
- Quindi, Alessandra, vuoi essere mia per sempre? Vuoi sposarmi?- chiede poi, facendomi strozzare con la saliva.
Annaspo un paio di volte, con la mano di Sarah stretta sulla mia e gli occhi di tutti puntati addosso.
- Sì. – rispondo finalmente, con la voce ridotta ad un sussurro per l’emozione.
Zayn viene verso di me e mi accarezza una guancia, un sorriso gli illumina il bellissimo volto.
- Grazie.- bisbiglia, lasciandomi un bacio sulle labbra.
Sposarmi a venticinque anni non era esattamente nei miei pensieri, però, si sa, le cose più belle non vengono mai pianificate.
 
 

 

You made a rebel of a careless man’s careful daughter.
You are the best thing that’s ever been mine.
Do you believe it?

We’re gonna make it now.
And I can see it.



 
- Ci credi?- sussurra con le lacrima agli occhi, tenendo tra le braccia nostro figlio.
Mi porto una mano alla bocca, ancora scossa per i dolori del parto, e singhiozzo troppo felice per parlare.
- Ha i tuoi stessi occhi.- continua, la voce rotta dalla commozione.
Gli faccio segno di passarmi James e lui ubbidisce. Guardo il viso dolce e indifeso del neonato, così simile al padre.
- Ce la faremo, Zayn.-  prometto. – E riesco a vederlo.-
Lui annuisce, passandosi una mano tra i capelli e chinandosi per baciarmi.
E’ la migliore cosa che sia mai stata mia.
La migliore, insieme al bambino posato sul mio grembo.
 
 
 

 

  
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