Dieci minuti.

A te forse non importerà, ma ogni mattina percorro dieci minuti di strada a piedi.
Mi sveglio costantemente in ritardo perchè sono pigra e molto.
Guardo se fuori piove o se c'è il Sole, se piove meglio perchè il Sole non lo sopporto, ma a te non importa neppure di questo.
Ma te ne accorgeresti, se mi degnassi di uno sguardo. Non lo fai, stai nella tua testa bacata, con i tuoi amici stupidi a ridere di tutto. E menti. Sì, perchè io ti osservo sempre, sappilo. Come eri e come sei, non c'è molta differenza, ma sei diverso.
E io penso a questo, ogni dannata mattina. Mi scervello per farti sorridere di nuovo, ma io non ti conosco abbastanza. L'unica cosa che so di te è che il tuo sorriso regnava felice sul viso, un tempo. Ed ora, c'è un surrogato che gli somiglia, ma non è lui.
Penso a te e non penso a me.
Cerco un sorriso o una parola gentile nei tuoi occhi, però ci trovo solo i miei fallimenti. Ed è quello che ho fatto: ho fallito. Credevo che andando d'accordo con gli altri compagni di classe sarei andata d'accordo anche con te, ma non ci siamo mai parlati prima.
Eppure ora sei stato spostato vicino a noi, ma la mia vicina è più affabile, evidentemente. O forse sono io che non so come parlarti, è più probabile. Nonostante tutto non riesco a mettermi l'anima in pace.
Ed anche stamattina percorro i soliti dieci minuti che separano casa mia dalla scuola. Aspetto di entrare in classe e di vederti lì, spaparanzato sulla sedia, ma oggi non ci sei.
Mi hanno detto che si sei fatto male, cadendo dalla moto, e io non ci voglio credere. Tu ne hai passate tante, eppure hai sempre trovato la forza di rialzarti. Io sarei rimasta lì, a terra, perchè sono una codarda.
E non mi importa se singhiozzo senza motivo davanti agli altri, a me dispiace. Mi dispiace, ma non so il motivo, però passa in fretta: era solo uno sfogo.
Vado a casa, ma le chiacchiere mi distraggono dai pensieri. Sei quasi un'ossessione, per me. Oggi c'è il pomeriggio, ore infinite che non passeranno mai. Con te e le tue balle si poteva ridere, sarò un filo più lento del solito.
Però sento un senso di gioia -forse merito del voto super di inglese?- e sono più allegra. Entro in classe con le auricolari nelle orecchie e tu sei lì, accerchiato da tutti. Ti sei fatto male alla spalla, ma ridi lo stesso.
Sei bravo a mentire, te lo hanno mai detto?
Passo oltre, provo ad ignorarti e non ne sono in grado. Ti guardo lo stesso, con la testa appoggiata sul banco e i capelli sparsi attorno. Suona la campanella, tutti vanno a sedersi e tu fai una piccola smorfia di dolore. Sei un attore, lo sai?
Facendo finta di prendere un libro, ti saluto: “Ciao”.
Mi rigiro e sospiro sapendo che questo sarà l'ennesimo saluto all'aria. Però mi viene da sussultare, mi sento stupida e una parte di me si illumina, non ci è voluto neppure mezzo minuto.
“Ciao”, mi regali con un mezzo sorriso.
Mi volto verso la finestra, pensando che potremmo diventare amici sul serio e che i soliti dieci minuti a pensare a come rallegrare la tua giornata non siano stati del tutto inutili. Ed ora ho scoperto il tuo segreto e ne avrò cura.
Io ero felice davvero e fuori pioveva.

Angolo di milichituli 

Con questa ho fatto piangere una mia amica e mi sono sentita in colpa.
Però è reale, io la sento crescere. Ed avevo bisogno di scriverla, come se fosse lì da tempo e io l'ho scritta solo ora.
Non sarà particolare, o chissà che cosa, ma è tutto quello che cercavo.
Scusatemi per questo piccolo commento senza senso, forse era meglio non metterlo?

milichituli