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Autore: mikaela    12/10/2012    1 recensioni
raccolta per la Klaine week. non sarò precisa con gli aggiornamenti, ma cercherò di essere puntuale.
spero che apprezziate le storie e come ho voluto sfruttare i temi!
Day 1: Cooper+Klaine "io avrei un'idea"
Day 2: Roomates Klaine "posso stare da voi?"
Day 3: Heroes/Klaine "coppia di supereroi"
Day 4: Skank/Nerd Klaine "sogni di un nerd"
Day 5: Photographer/Model Klaine "la foto perfetta"
Day 6: Dalton Klaine "lezione di orientamento sessuale"
buona lettura :)
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Al mio telepatico,
che mi aveva dato l’idea per questo capitolo.
lui si che è un fotografo fantastico

 

 

La foto perfetta

 

 

 

Blaine era esausto.
Avevano lavorato tutta la notte, solo per soddisfare i capricci di François. In ogni caso non poteva lamentarsi: lavorare per uno dei fotografi più importanti di New York era un onore, poco importava se fosse un pazzo con idee del tutto anticonformiste.
Di certo non era l’unico a soffrire la notte insonne: i suoi colleghi a mala pena reggevano la macchina fotografica tra le mani, e i modelli non riuscivano più a connettere il cervello.
Però Blaine ne osservava uno in particolare tra di loro, con cui aveva lavorato per altri progetti (essendo uno dei preferiti di François), e a suo parere personale era il migliore, nonché il più carino.
Nonostante fosse evidentemente stanco, continuava a lavorare seriamente, eseguendo con precisione ogni ordine del fotografo.
Blaine ci aveva parlato, qualche volta. Era l’unico dei modelli a non comportarsi con superiorità e a fermarsi per chiacchierare con lui. Gli faceva un effetto strano: il tempo con lui sembrava essere sempre troppo poco, e quando chiacchieravano si sentiva libero di dire qualunque cosa.
Anche se “chiacchierare” era una parola grossa. Più che altro Blaine parlava, poi si scusava perché non faceva altro che straparlare, e l’altro gli assicurava che era un piacere ascoltarlo.E il ciclo si ripeteva così tutte le volte, in quei pochi minuti davanti alla macchina del caffè.
A volte pensava di essere un vero idiota, perché alla sua età non poteva comportarsi come un liceale imbranato.

Sospirò e chiuse un secondo gli occhi, per riposarli. Aveva lavorato troppo.

Se ci pensava però, non era l’unico a comportarsi in modo strano; insomma con tutte le premure che il modello gli riservava, poteva pensare che avesse una “cotta” per lui.
Cosa però impossibile, visto che lui poteva avere un sacco di modelli per lui quando desiderava.
-ragazzi, abbiamo finito per oggi!- comunicò François, facendo levare sospiri di sollievo nella stanza.
Piano piano smontarono il set, e gli addetti andarono a casa.
Blaine, che si era offerto di aiutare, fu uno degli ultimi ad andarsene. Si affrettò a recuperare la sua roba, compresa la sua amata Colpix, e prese il giubbotto.
Quando frugò la borsa alla ricerca del cellulare, fu molto colpito di trovarci un biglietto.

Raggiungimi all’indirizzo sul retro del foglio.
porta al tua macchina fotografica

Kurt.

Ancora sorpreso dal biglietto del modello, Blaine uscì dal palazzo, chiamò un taxi e si fece portare all’indirizzo indicato. Aveva intenzione di andare a casa e farsi un bella dormita, ma il sonno poteva spettare.
Una miriade di emozioni gli attraversavano il corpo, e non era ancora riuscito a levarsi il sorriso dalle labbra. Non riusciva ancora a credere che il bigliettino che stringeva tra le mani fosse reale, e infatti aveva paura che fosse tutto uno scherzo solo per prenderlo un po’ in giro.
Entrò nell’edificio, che Dio solo sapeva quanti piani avesse, e si affrettò a raggiungere l’ultimo piano.
Aprì la pesante porta di metallo del tetto e rimase senza fiato: davanti a lui si presentava una delle viste più belle di New York.
-ti piace?- chiese una voce alla sua destra.
Blaine, che era perso nella contemplazione del paesaggio, sussultò e si voltò verso la figura di Kurt Hummel.
-io….- non aveva parole per descrivere quanto fosse bella la vista della città dall’alto. Quanto sembrasse calma (trattandosi comunque di New York) con le luci soffuse del mattino, o quanto i grattacieli fossero così maestosi, o di come Central Park acquisisse una luce del tutto nuova dall’alto -…. È spettacolare-
-speravo ti piacesse- commentò Kurt sorridendo.
-ma… perché mi hai portato qui?- chiese curioso Blaine. Non che fosse dispiaciuto, giammai, ma voleva sapere il perché.
-bhè…- Kurt parve un attimo in difficoltà -… è per la tua foto perfetta-
Blaine mise in modo gli ingranaggi del suo cervello, e fu colpito dallo scoprire che il ragazzo lo aveva ascoltato davvero durante tutti i suoi sproloqui.
La sua foto perfetta.
Per quanto Blaine amasse il suo lavoro, era sempre stato un fotografo più portato per opere artistiche, che set per dei giornali famosi.
Da quando aveva frequentato il suo primo corso di fotografia si era fatto una promessa: un giorno, lui avrebbe scattato una foto perfetta.
Ma con “perfezione” lui non intendeva colori meravigliosi, soggetto sensazionale e ottima inquadratura.
Lui voleva una foto che fosse perfetta per lui, sfocata, fatta senza nessun criterio, mossa o in bianco e nero. In qualsiasi modo e con qualsiasi tecnica, doveva essere una foto che lui avrebbe adorato per sempre e di cui avrebbe potuto dire “sono orgoglioso di averla scattata”.
Non pretendeva che Kurt lo avesse ascoltato seriamente quando gli aveva parlato di questa foto, ne di quando aveva espresso il desiderio di vedere New York dall’altro.

Notando che Blaine era perso nei suoi pensieri, Kurt parlò –vengo qui, di tanto in tanto. Posso stare tranquillo e osservare la mia città senza che nessuno mi disturbi- spiegò, poggiandosi con i gomiti sul parapetto.
-nessuno sa che vieni qui?-
Kurt si voltò verso di lui e sorrise –tu lo sai-.
Quel ragazzo non smetteva mai di stupirlo. Al lavoro sembrava sempre così perfetto e irraggiungibile, mentre alle macchinette era un semplice ragazzo che sopportava i suoi sproloqui.
Ma adesso l’unica cosa che vedeva Blaine era un ragazzo gentile che si era preoccupato per lui in modo dolce e disinteressato.
-guarda- Kurt indicò un punto tra i palazzi- l’alba-.
Blaine vide il sole salire piano piano e illuminare la città, rendendo tutto ancora più magico.
Blaine osservò Kurt, che sembrava troppo assorto nel contemplare il paesaggio per notare i suoi movimenti.
Aveva gli avambracci poggiati sul parapetto, il corpo leggermente proteso in avanti e il viso illuminato dal sole.
Il fotografo si affrettò a prendere la sua macchina, e lo fotografò.
Kurt, sentendo il rumore della macchina, si voltò verso di lui e lo guardò confuso.
Blaine gli sorrise.

Aveva la sua foto perfetta.

 

 

 

Miki’s corner

Ecco il capitolo 5!
vi piace come ho trattato il tema di oggi? Spero proprio di si!
un ringraziamento speciale a Betty: quella povera pazza continua a recensire questi obbrobri che scrivo. Che amore **

E un grazie al mio amico Blaine. Avevo già l’idea per questo capitolo da prima della Klaine Week, perché lui mi aveva ispirato.

A domani (si spera)

miky

   
 
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