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Autore: PenelopeGin    12/10/2012    0 recensioni
Dopo che la 4x04 ha seminato ovunque disperazione, non c'è niente di meglio che una Klaine week per riprendersi lentamente!
1. Klaine + Cooper (Come Cyrano)
2. Roomates Klaine (Caro diario...)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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100 foto
 

Blaine non avrebbe mai pensato che dal quel regalo sarebbe nata una passione tanto grande. Il giorno del suo quattordicesimo compleanno, i suoi genitori avevano deciso di donargli una macchina fotografica, una di quelle professionali ad alta definizione.
 
Inizialmente Blaine non ne era stato molto contento. Avrebbe di gran lunga preferito una mazza da baseball come quella che avevano regalato a Cooper anni prima. Per diversi mesi la macchinetta rimase dentro il suo scatolo, al chiuso. Blaine non aveva provato nemmeno ad accenderla, neanche per testare se funzionasse o meno. Dopo due giorni aveva persino dimenticato della sua esistenza.
 
Tutto cambiò un freddo giorno di Novembre, quando era solito andare a prendere un caffè caldo al Lima Bean prima dell’inizio delle lezioni. Di solito si sedeva all’angolo per sorseggiare la sua bevanda in santa pace. Al mattino si definiva “intrattabile” senza la sua dose di caffè, così cercava di non rivolgere la parola a nessuno, se non dopo aver consumato la sua ordinazione. Non faceva caso alla gente che aveva intorno, immerso com’era nei suoi pensieri. Dopo una settimana però aveva cominciato a notare una presenza quasi costante al tavolo di fianco a quello dove solitamente sedeva. Anche l’altro sembrava essersi accorto di lui, ad un certo punto, quasi avessero imparato a riconoscersi.
 
Lui era una ragazzo dalla pelle finissima, elegante nei gesti così come nell’aspetto. Beveva lentamente il suo caffè, osservando la gente. A differenza di Blaine, si soffermava a scrutare gli altri, ma allo stesso tempo sembrava volersi nascondere da sguardi curiosi, quasi fosse impaurito da questi. Non sorrideva mai, sembrava avercela col mondo. Quando il locale si svuotava, il ragazzo prendeva un libro dalla borsa e cominciava a sfogliarlo fino a raggiungere la pagina a cui era interessato.
 
Era la prima volta che Blaine sentiva il bisogno di osservare così qualcuno. Non lo aveva mai fatto, aveva provato sempre un certo disinteresse nei confronti degli altri, ma molto probabilmente era la gente comune che lo annoiava. Quel ragazzo non doveva essere come tutti gli altri. Cosa aveva di così speciale? In fondo le sue azioni erano così normali e delle volte persino scontate. Eppure non poteva fare a meno di voltarsi verso di lui, seduto sempre al solito tavolo, e soffermarsi sui dettagli più sciocchi, come un pezzetto di pelle nuda visibile attraverso la camicia leggermente aperta oppure la piccola piega che prendevano le labbra quando le poggiava sulla tazza del caffè.
 
Ogni giorno a quelli si aggiungevano cose nuove, particolarità che Blaine legava mentalmente al ragazzo sconosciuto. Dopo qualche settimana il tutto era diventato quasi morboso, tanto che Blaine ne ebbe per un po’ paura. Cos’era quel bisogno di incontrarlo? Non lo conosceva nemmeno. Non sapeva se fosse un bravo ragazzo, uno come lui, che amava la sua famiglia e aiutava gli amici, non sapeva se fosse veramente così triste oppure stesse solo cercando di camuffare un eccesso di gioia. E poi, perché nascondere di essere felice?
 
Pensieri indistinti e confusi, quelli di Blaine. Aveva cominciato a contare i giorni da quando lo aveva visto per la prima volte: trentacinque. Lo aveva incontrato trentacinque volte, ma mai era stato tanto audace da rivolgergli la parola, nonostante avrebbe voluto farlo. Ma più di tutto, voleva continuare ad osservarlo, scrutarlo da lontano, senza che nessuno lo disturbasse mentre cercava di capire se il colore dei suoi occhi fosse più simile a quello del mare o del cielo.
 
Ancora una volta si era seduto all’angolo del Lima Bean, col suo caffè tra le mani, aspettando il ragazzo, quasi avessero un appuntamento. Quel giorno però non era venuto. Lo aveva aspettato fino alla fine, aveva persino saltato le lezioni quel giorno, sperando che fosse semplicemente in ritardo. Niente. Era stato persino tentato di ordinare il caffè, il suo caffè, e finalmente presentarsi offrendoglielo, col rischio di sembrare invadente, ma con la consapevolezza che avrebbe quantomeno appagato il desiderio di sentire la sua voce.
 
Era tornato a casa di pessimo umore, nemmeno il caffè lo aveva aiutato. Si era chiuso in camera, cercando di concentrarsi a studiare e non ripensare alla delusione della mattina. Cosa gli prendeva? Non avevano un appuntamento, nessuno dei sue doveva aspettarsi niente dall’altro. Eppure si sentiva tradito, o forse era soltanto la paura di non rivederlo più. Magari aveva deciso di cambiare il posto dove prendere il caffè. Che si fosse accorto di essere osservato? Blaine aveva cercato di essere il più discreto possibile nel farlo. No, non era possibile. Allora perché non era venuto? A malincuore, andò a dormire col dubbio che martellava in testa.
Erano cinque giorni ormai che il ragazzo non si era più fatto vivo. Blaine lo aveva aspettato pazientemente ogni giorno, ma nessuna traccia di lui. Aveva azzardato persino a chiedere ai camerieri se l’avessero visto con conseguente risposta negativa di questi. Si sentiva preoccupato per qualcuno che non conosceva. Non voleva che gli fosse capitato qualcosa di brutto, non a quel ragazzo così bello e buono, o che almeno lo sembrava.
 
Dopo un weekend tormentato, Blaine era tornato alla sua solita routine. Prendeva il caffè al Lima Bean, lo sorseggiava apaticamente in un angolo del locale e poi correva a scuola. Aveva anche iniziato a leggere il giornale per distrarsi e non pensare all’assenza accanto a lui. Il tavolo dove solitamente sedeva il ragazzo sconosciuto adesso era occupato da diversa gente di cui a Blaine non importava molto. Si era così abituato all’idea che non aveva notato immediatamente il ritorno del giovane, due giorni dopo. Lui era lì, elegante come sempre, con in mano una tazza fumante di caffè, sempre pronto a dare occhiate furtive al popolo che affollava il locale. Il suo sguardo era quello di sempre, indecifrabile, a tratti malinconico.
 
Blaine avrebbe voluto parargli, chiedergli perché non ci fosse stato per tutto quel tempo, come mai lo avesse fatto sentire così solo con la sua assenza. Era stato tutto quel tempo a chiederselo, avrebbe voluto saperlo adesso. Era quasi arrabbiato con lui, deluso, ma per fortuna la sua parte razionale lo informava sulla natura del rapporto che aveva con quel ragazzo.
 
Mentre pensava a tutto ciò, due occhi profondi incontrarono i suoi, che in quel momento dovevano essergli apparsi persi nel vuoto. Se aveva pensato di essere attratto da quel ragazzo, adesso ne era certo. Lui lo affascinava, così diverso come sembrava, migliore. E quello sguardo poteva forse essere il segno che anche lui fosse in qualche modo interessato? No, impossibile. Uno così non avrebbe mai nemmeno pensato di essere attratto da lui.
 
Il ragazzo distolse immediatamente lo sguardo, poi si alzò e uscì dal locale. Blaine avrebbe voluto seguirlo per vedere dove stesse andando, quale scuola frequentasse, ma la paura di sembrare ossessionato era tanta, troppa. Così lo guardò uscire, fino a che quello non svoltò l’angolo e scomparve.
 
Odiava ammetterlo, ma quel ragazzo lo stava cambiando. Stava cambiando le sue abitudini e il suo modo di pensare. Prendere il caffè non era più lo stesso da quando c’era lui e i colpi di fulmine non sembravano una cosa poi così sciocca.
 
Steso sul suo letto, Blaine si ritrovò a pensare a cosa sarebbe successo se non avesse più rivisto quel ragazzo. In fondo, era già capitato che non avesse frequentato assiduamente il Lima Bean, non era così strano pensare che un giorno, per chissà quale motivo, non ci avrebbe mai più messo piede. Fu allora che ricordò della macchina fotografica che aveva ricevuto in regalo.
 
Il giorno successivo la portò con sé nella borsa. Pesava, ma ne valeva la pena. Prese il suo caffè al bancone e si posizionò ad un tavolo diverso, poco distante da quello in cui sedeva il ragazzo  sconosciuto. Lesse un po’ per distrarsi e di tanto in tanto alzava gli occhi per guardare se fosse arrivato.
 
Eccolo lì, bello come sempre, seduto di fronte a lui, distante qualche metro, con le gambe accavallate, lo sguardo rivolto verso il nulla. Quello era il momento perfetto. Aprì la borsa e, cercando di non fare movimenti bruschi che avrebbero potuto attirare l’attenzione, scattò la prima foto. Poi un’altra e un’altra ancora. Con un tasso elevato di adrenalina in corpo, Blaine continuò in quell’operazione, fino a contare più o meno cinquanta foto scattate. Quando uscì da locale per andare a scuola, si sentiva felice, quasi sollevato. Avrebbe avuto cinquanta foto su cui soffermarsi, sognare, emozionarsi.  
 
Ad un certo punto non fu più convinto che bastassero. In fondo c’erano così tante espressioni che il ragazzo assumeva nel corso di un’ora che cinquanta foto non sembravano essere sufficienti. Decise di continuare a scattarne altre il giorno successivo. Questa volta il giovane sembrava più allegro del solito, cosa che fece scaldare il cuore di Blaine. Rimase a fissare ogni suo piccolo movimento, fino a quando non lo vide sorridere, per la prima volta, e non si seppe nemmeno spiegare come fosse riuscito a scattare una foto proprio in quel momento, mentre il mondo sembrava essere diventato estremamente più bello. Altre cinquanta foto da aggiungere alle precedenti, in totale cento foto che ritraevano quel meraviglioso ragazzo, di cui Blaine aveva catturato sia le espressioni malinconiche che quelle gioiose. Le aveva tutte conservante in quell’aggeggio che aveva nelle borsa, quell’arnese di cui non aveva sentito parlare per tanto tempo e che poi si era rivelato decisamente utile. Sentiva che non se ne sarebbe più separato, non se avesse avuto sempre un modello come quel ragazzo da fotografare.
 
Quel giorno faceva particolarmente freddo, ma Blaine sembrò non accorgersene. Il giovane seduto di fronte a lui aveva sorriso, cosa era il sole in confronto?  Per di più, ancora una volta il ragazzo aveva alzato lo sguardo verso di lui. Improvvisamente Blaine sentì che niente aveva più nessuna importanza. Le persone, le cose, niente esisteva. Solo lui e il ragazzo di fronte. La terra sotto i suoi piedi venne a mancare, l’aria si era fermata.

“Cosa sei, tu, splendida creatura?”, avrebbe voluto chiedergli.

Quando distolse lo sguardo da lui, il ragazzo prese la borsa e si alzò dal tavolo. Blaine si era svegliato da quello stato di adorazione totale e lo stava seguendo con gli occhi. Fu preso dal panico quando la figura tonica del giovane lo raggiunse a pochi passi dal suo tavolo. Che lo avesse scoperto? Doveva cercare una scusa, inventare qualcosa per giustificare il fatto che lo avesse fotografato. Oppure poteva arrendersi, confessare quanto fosse attratto da lui, estasiato.

“La tua sciarpa…”.

Blaine era talmente preso dalla voce del ragazzo, così angelica, cristallina, che non era riuscito esattamente a capire cosa quello avesse detto.

“La tua sciarpa”, ripetè l’altro. “La tua sciarpa è caduta per terra”.

Blaine guardò nel punto dove il ragazzo stava indicando, osservando che la sua constatazione era vera. Nel prendere la macchina fotografica non aveva fatto caso alla sciarpa che era scivolata fuori dalla borsa.

“G-grazie”, balbettò, raccogliendola.

Il ragazzo sorrise e poi uscì, senza dire niente. Quasi immediatamente, Blaine decise che era arrivato il momento di parlargli. Lo avrebbe fatto veramente il giorno successivo, era sicuro di questo.

Purtroppo quella fu l’ultima volta che Blaine lo vide. Lo aveva aspettato per così tanto tempo che, a malincuore, dovette constatare che non avrebbe frequentato più il Lima Bean così spesso. Anche questa volta rimase profondamente deluso. Non lo avrebbe più rivisto, non in carne ed ossa almeno. Chissà dove era, in quale posto prendeva il caffè, se si fosse mai ricordato per un momento del ragazzo sbadato a cui era caduta la sciarpa dalla borsa.

Blaine poteva vederlo, poteva immaginarlo in qualsiasi tipo di scenario. Aveva le sue foto, cento foto con cui farlo. Cento foto di cui era fiero, cento foto in cui l’anima del ragazzo fotografato sembrava brillargli negli occhi. Cento foto tutte diverse, una più bella dell’altra, che scorrevano lentamente sul display ogni giorno. Blaine le guardava ovunque, persino a scuola, o anche a Lima Bean, dove faceva finta che accanto a lui ci fosse ancora quel ragazzo.

Non lo avrebbe mai più incontrato, ma di questo non poteva esserne certo.  

 
 
 
 
 
 
 
Eilà!
Qualcuno si sarà accorto che manca la quarto giorno, cioè Skank/Nerd. Ecco, ho i miei buoni motivi. La verità è che per quel prompt avevo pensato ad una cosa più complessa e raccontarla in un solo capitolo mi sembrava troppo riduttivo, quindi penso che scriverò qualcosa del genere in seguito. Per il resto grazie a tutti per gli apprezzamenti, non li merito, soprattutto perché ho scritto tutto velocemente  senza alcuna revisione (e il risultato è piuttosto disastroso).
A presto :)
  
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