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Autore: Giada810    13/10/2012    12 recensioni
Henley-on-Thames è una cittadina dell’Oxfordshire, placidamente adagiata sulle rive del Tamigi.
Dopo la guerra Draco Malfoy vi si trasferisce con la figlia Altair, conducendo un’esistenza tranquilla e riservata. Quando la piccola si affeziona a prima vista ad Hermione, trasferitasi da poco nel cottage accanto, tra lei e Draco nasce una strana e amichevole tregua, destinata a sfociare ben presto in qualcosa di più profondo e totalmente inaspettato.
Dal capitolo 1:
“-Granger?- domandò con una nota di disgusto nella voce.
-Malfoy.-
-E cosa ci faresti tu qui?-
-Sono venuta a riprendere il mio gatto.- rispose Hermione, con le sopracciglia aggrottate di chi non capisce cosa ci sia di difficile in una situazione tanto elementare.
-Non qui-qui, ma qui in questo paese.- specificò burbero.
-Non vedo come ti possa interessare.- commentò con distacco.
-Mi interessa nel momento in cui vieni qui per rovinarmi la vita e acquisire prestigio alle mie spalle. Sappi però, Granger, che non ti permetterò di sputtanarmi senza fare niente.- le sibilò, una sottile minaccia sussurrata a bassa voce per impedire ad Altair di sentire.
-Tu vaneggi, Malfoy.- rispose incredula Hermione –Non sono qui per te, anche se il tuo egocentrismo è così degenerato da farti credere il contrario.-“
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Cap. 22
Il pranzo per farli conoscere
Parte II

 

 
Mentre l’acqua della doccia spandeva nella casa silenziosa lo stesso piacevole suono di una cascata che scrosciava sulle rocce, Hermione aiutò Altair a svestirsi e a indossare il pigiama di flanella blu e le rimboccò le coperte. La piccola Malfoy si accoccolò comodamente sotto il piumone, gustando deliziata il tepore delle coperte, e trattenne Hermione per una mano.
La strega sorrise, intenerita. Altair era un amore.
 
-Hermione, mi aiuti a mettere il pigiama?-
Hermione aveva annuito, poi l’aveva presa in braccio e portata al piano superiore, sentendo la testa calda della piccola abbandonata mollemente contro la propria spalla. Forse dormiva già.
-Io vado in camera.- l’avvertì l’inconfondibile tono strascicato di Draco –Magari puoi aiutarmi a togliere i vestiti.- le propose a voce bassissima, suadente, poi la sospinse in camera della figlia, dando un bacio lieve ad entrambe.
 
Quando la stretta della bambina intorno alla propria mano si allentò e il respiro si fece regolare e lento, calmo, Hermione le sistemò le coperte e le diede un bacio sulla fronte. Uscì e si diresse senza esitazioni in camera di Draco, per salutarlo prima di andare a casa. La tensione iniziale di quel pranzo di Natale e l’ostinazione di sua madre l’avevano spossata e ora desiderava ardentemente una bella dormita riposante.
Quando aprì la porta e vide cosa –chi-  le si era parato di fronte, capì che nessuno dei suoi precedenti progetti si sarebbe realizzato.
Draco era già tornato in camera, ed Hermione si domandò come non avesse notato che l’acqua della doccia aveva smesso di produrre quello scroscio inconfondibile.
Con solo un asciugamano intorno alla vita stretta, il petto e le gambe ancora bagnate, su cui scorrevano luccicanti gocce d’acqua, Draco si stava frizionando i capelli con un asciugamano altrettanto piccolo. Quando la vide, si interruppe e gettò quel piccolo pezzo di tessuto spugnoso in un angolo, offrendole lo spettacolo dei suoi bei capelli biondi, insolitamente scompigliati, che gli incorniciavano il viso affilato.
-Ehm.- fu tutto quello che riuscì a dire.
 
Oh, complimenti, Hermione, davvero un commento intelligente.
 
-Ci hai messo un sacco di tempo.- le fece notare con disappunto, come rimproverandola per qualche grave mancanza in ambito accademico –Mi sono dovuto arrangiare da solo.- le disse, indicando con un dito i vestiti che aveva ammucchiato sulla poltroncina accanto alla finestra.
-Allora non c’è alcuna ragione per cui debba rimanere. Credo che andrò a casa a farmi una bella dormita riposante.-
Hermione gli voltò le spalle e si diresse verso la porta. Sulla soglia, venne raggiunta da qualche contrariato colpo di tosse. Guardò Draco al di sopra della spalla e lo vide fissarla indispettito, la braccia conserte e le gambe divaricate, in una posizione ostinata e combattiva.
-Sì?- domandò educatamente, deliziata nel vederlo sempre più infastidito ad ogni secondo che passava senza che la sua precisa volontà venisse esaudita.
-Non costringermi a venirti a prendere fin lì.- la minacciò.
Hermione roteò gli occhi, esasperata nel vedere tanta infantile ostinazione in un uomo che si supponeva fosse adulto. Tuttavia non se ne andò. Spinse la porta con una mano in modo che si chiudesse alle sue spalle e andò verso Draco.
Si scontrò con il suo corpo asciutto e scattante e, mentre gli baciava le labbra con dolcezza, cercando di arginare l’evidente foga che permeava i gesti del mago, sciolse il nodo con cui aveva bloccato l’asciugamano e lo fece cadere sul pavimento.
-Mai stuzzicare il drago che dorme.- le ricordò Draco, un mugugno a stento distinguibile nel modo in cui si ostinava a non volersi staccare dalla sua bocca.
-Hai detto qualcosa?- domandò ironica Hermione.
Draco, le mani saldamente artigliate alle sue spalle, la staccò fermamente da sé, scrutandola negli occhi con brama crescente nelle iridi chiare e con desiderio ormai evidente nel corpo.
-Sì. Toccami.-
Hermione si stupì di non provare alcun turbamento nel modo in cui Draco le aveva posto un invito così esplicito. Anche se istintivamente non aveva potuto far a meno di notare che Draco non usava mai mezzi termini né si preoccupava di mettere un filtro ai propri desideri riguardanti la sfera sessuale, dentro di sé Hermione aveva subito percepito che quello che le aveva rivolto non era stato un invito osceno, sporco, di cui vergognarsi.
Aveva solo espresso il desiderio di sentirla, di giocare con lei, di non limitarsi a fare l’amore con lei in modo convenzionale, noioso, ripetitivo.
Voleva che tutto, con lei, fosse indimenticabile, unico, prezioso.
Il rumore della cerniera del proprio vestito che veniva abbassata la riscosse.
Draco arricciò il vestito rosso fino alla vita e le abbassò il reggiseno di pizzo, toccandole il seno con urgenza, con ponderata violenza, mentre con l’altra mano ammucchiava il vestito di Hermione a terra e l’aiutava a calciarlo in un angolo, dove non avrebbe potuto essergli di impiccio.
Quando avvertì una mano di Hermione posarsi sui propri glutei e l’altra chiudersi attorno al suo membro e toccarlo con desiderio, proprio come le aveva chiesto, Draco proruppe in un ansito sorpreso e languido. Gemette piano, premendo la bocca contro il collo di Hermione.
-Merlino…- mormorò con voce rotta di piacere, sentendo che i gesti di Hermione non sembravano intenzionati a rallentare.
-Veramente sono Hermione.- gli rammentò la strega e lui le morse il labbro inferiore, trattenendolo tra i denti candidi, stretti nel tentativo di limitare i propri versi di eccitato apprezzamento a ciò che Hermione gli stava facendo.
-Non è… il momento… di scherzare.- le disse con fatica.
Hermione annuì, dandogli stranamente ragione senza protestare. Quando le dita di Draco artigliarono la sottile stoffa delle sue mutandine, chiuse gli occhi e posò la testa sulla spalla di Draco, avvertendo quelle stesse dita che iniziavano a toccarla con delicata urgenza.
-È da quando ti ho visto stamattina, che desidero farlo.- le confessò, continuando ad accarezzarla e toccarla con amore e attenzione, mentre con fatica recuperava la bacchetta e sigillava e insonorizzava la stanza.
Arretrando con circospezione, si sedette sul letto e trascinò Hermione sopra di sé, continuando a baciarla in mille modi diversi, leccandole le labbra prima di affondare nella sua bocca, esplorandola a fondo prima di riemergere e limitarsi a semplici e delicati sfioramenti di labbra dischiuse, che anelavano disperatamente un bacio in più.
 
L’amore con Hermione non era mai uguale.
 
 
***
 
 
In cucina, sovrastando il tintinnio di stoviglie e il sobbollire del cibo in pentola, l’aria densa di profumi era pervasa dalle chiacchiere delle tre donne che si affaccendavano intorno ai fornelli.
Hermione stava mescolando in pentola un sugo alle olive, una ricetta italiana che era sempre stata il suo cavallo di battaglia; Ginny, i capelli rossi raccolti da piccole forcine in perfetto contrasto con l’abito di lana azzurra che indossava, affettava il pane e controllava di tanto in tanto la cottura dell’arrosto; Luna, con un’eccentrica camicia gialla e viola con maniche a pipistrello, sistemava tartine e stuzzichini su qualche vassoio.
Dal salotto, giungevano le chiacchiere concitate di Harry e Neville riguardo l’ultima partita del campionato di Quidditch.
Si erano ritrovati a casa di Hermione per il pranzo di Santo Stefano, festeggiando in ritardo il loro Natale, dato che il giorno precedente ognuno era stato impegnato con le rispettive famiglie.
-Allora, come è andato il Natale dai tuoi con Malfoy?-
Hermione uccise una povera oliva innocente.
Quelli, insieme alle sedute di shopping bimestrali, erano i momenti in cui odiava la sua amica dal più profondo del cuore.
Luna abbandonò le ultime tartine ai carciofi e salmone e si sedette su una sedia, fissandola con curiosità, i grandi occhi chiari spalancati di curiosità tutta femminile, con un’aria molto meno svampita di quella che avevano negli anni di Hogwarts.
-Bene.-
-Oh, Hermione, non tenerti tutto dentro!- la rimproverò la bionda, dandole un colpetto sul gomito –Confidati con noi, altrimenti attirerai un sacco di Nargilli.-
Hermione sbuffò. Raccontò per sommi capi cosa era successo il giorno prima, mentre le sue amiche annuivano di tanto in tanto, come conquistate da una serie televisiva particolarmente appassionante.
 
Che cavolo, la sua vita era diventata la nuova “Beautiful”??
 
-E poi?-
-E poi nulla!- si indignò la proprietaria di casa, scolando la pasta –Siamo tornati a casa e siamo andati a letto.-
-Ah ah!- trionfante, Ginny le puntò un dito contro, mentre Luna rideva, coprendosi discretamente la bocca con una mano –È proprio qui che volevano arrivare. Com’è Malfoy a letto? Bravo?-
Hermione si concesse un’esclamazione indignata davvero poco educata, brontolando tra sé e sé. Alle sue spalle, Luna e Ginny risero di cuore, portandosi una mano sulla pancia, senza nemmeno tentare di nascondere il proprio divertimento.
-Oh, Hermione, quante scene! Sono argomenti normalissimi. Se non ne parli con le amiche, con chi puoi confidarti?-
Luna annuì, concorde.
-Ma io non ti vengo a chiedere delle prestazioni di Harry!- Hermione cercò di motivare la propria tesi, spostando poi uno sguardo eloquente su Luna –O di Neville.-
Ginny fece spallucce.
-E che problema c’è?- la giovane Weasley si sedette sul bancone e fece dondolare le gambe, sorridendo sorniona –Harry è  bravissimo. È così dolce, attento, passionale. Ve lo giuro, non c’è giorno che non lo facciamo almeno due volte.-
-Ginny!-
Hermione si coprì le orecchie. Le faceva impressione immaginare Harry sotto certi aspetti, nonostante sapesse benissimo che non poteva essere un santo. Ginny rise di cuore.
-Harry è stato il primo e l’unico uomo della mia vita, ma ti posso assicurare che non me ne pento. Mi dà tutto ciò di cui ho bisogno, sia dentro sia fuori dalle lenzuola. Quando faccio l’amore con lui è come andare in paradiso. Non è nemmeno un orgasmo, è…- ci pensò su, poi si illuminò e le guardò con fare cospiratorio –È l’estasi più totale.-
Hermione emise un grugnito disperato, ormai rassegnata e sentire confidenze sul proprio migliore amico.
 
Merlino, cosa aveva fatto di male?
 
-Anche Neville.- la voce trasognata di Luna interruppe le elucubrazioni di Hermione e gli sghignazzamenti di Ginny –Sapete, da piccolo mi ha detto di essersi perso nei boschi vicino a casa sua. Credo che abbia incontrato un satiro.* Sono famosi per le loro arti amatorie e credo che lui ne sia stato positivamente influenzato.-
Incontrando gli occhi stralunati e increduli di Ginny e Hermione, che mai avevano immaginato Neville -il caro piccolo impacciato e timido Neville- come un maestro dell’arte amatoria, Luna rise, mentre le sue gote assumevano una lieve tinta rosata.
-Ora tocca a te!- Luna diresse abilmente l’attenzione su Hermione –Racconta, racconta, racconta!- la esortarono.
Riluttante, con un profondo sbuffo rassegnato, Hermione decise di abbandonarsi a quelle confidenze femminili, certa che peggio di così la situazione non potesse precipitare. Magari le avrebbe fatto anche bene.
-Draco è bravo, molto bravo. Ed è insaziabile, giuro.- confessò, chinando lo sguardo mentre Ginny le rivolgeva uno sguardo di approvazione, come se solo quel particolare motivasse la sua scelta di stare con lui. Ginny era brava ad apparire molto più frivola di quanto non fosse, forse per il suo desiderio di alleggerire sempre l’atmosfera, non appena si faceva un poco più tesa.
-Come se ti dispiacesse!- la prese in giro Luna, scambiandosi uno sguardo complice con la signora Potter.
-Non ho detto che mi dispiaccia.- puntualizzò Hermione, decisa a non voler apparire come la fanciulla irretita dall’uomo cattivo, come una puritana. La voce di Draco che la canzonava, la spinse ad aprirsi un po’ di più a quelle confidenze intime. –Ma vi posso assicurare che è piuttosto difficile resistergli, visto che mi guarda costantemente in modo osceno, come se fossi… non so… qualcosa da sbranare.-
-Magari è esattamente quello che vuole.-
-E che tu gli lasci fare, ammettilo.-
-Già. Comunque è molto bravo, ma non nel senso che fa qualcosa di strano o di.. ehm, fantasioso. È solo che è così attento, gentile. Non si preoccupa solo di se stesso, cerca di… farmi…-
-Farti godere, prima di godere lui stesso.- terminò Ginny per lei, prendendo in mano la situazione. Hermione annuì, grata che avesse afferrato il concetto e l’avesse tolta dall’imbarazzo di rispondere lei stessa.
-Tesoro, hai trovato l’America.- si complimentò Ginny, scolando la pasta –Ci sono uomini orribili ed egoisti in giro, fidati. Ho sentito i racconti di Julia e ora più che mai sono convinta che siamo molto fortunate ad avere al nostro fianco uomini come Harry o Neville.- gli occhi di Luna brillarono d’amore.
-O Malfoy.- aggiunse Ginny, riluttante. Sorrise, però, quando vide Hermione sorridere come un ebete al frigorifero.
 
 
-Complimenti alle cuoche.-
Harry e Neville applaudirono alle rispettive compagne, mentre le ragazze portavano in tavola la pasta, adeguatamente protetta da un incantesimo Riscaldante, e i vassoi con tartine di vario tipo. Mentre l’attenzione di tutti si concentrava sull’antipasto, uno scampanellio proveniente dalla porta annunciò l’arrivo di qualcuno.
-Vado io.- si offrì Harry, vedendo che Hermione si stava dirigendo in cucina con i vassoi vuoti. Si alzò e andò risoluto verso la porta, desideroso di liberarsi dello scocciatore il più in fretta possibile. Il suo stomaco reclamava del cibo e quegli stuzzichini e quella pasta all’italiana avevano un aspetto davvero appetitoso.
Aperta la porta, Harry ebbe la sensazione che tutto il suo appetito fosse finito sotto le sue scarpe da tennis, schiacciato senza pietà dalla sorpresa di trovarsi di fronte due inaspettati occhi grigi.
Davanti a lui, Malfoy era venuto a far visita alla propria fidanzata. Questa verità colpì Harry con l’intensità di un Bolide in pieno stomaco dopo aver fatto un’abbondante colazione a base di salsicce e uova strapazzate.
Malfoy non era cambiato affatto e, benché il passare degli anni fosse ben visibile nella piega della bocca e nei tratti virili del viso, per un istante ad Harry parve lo stesso ragazzino odioso e sprezzante che l’aveva deriso per la morte dei suoi genitori, per le sue convinte dichiarazioni sul ritorno di Voldemort, per gli amici di cui amava circondarsi, etichettandoli come pezzenti e feccia.
Lo odiò.
Desiderò quasi spaccargli il naso, rivalendosi per tutte le volte in cui aveva dovuto trattenere questo istinto, in cui altre persone l’avevano trattenuto a forza e con fatica dal mettere in atto questo suo proposito violento.
Chiuse le dita a pugno, sentendo i tendini delle nocche tirare per lo sforzo.
Contrasse i muscoli.
-Hermione non c’è?-
Come risvegliandosi da quell’ondata devastante di ricordi e odio ormai sopito, Harry chinò il capo e vide la piccola bambina che, con la mano allacciata a quella di Malfoy e un brillante sorriso sul viso paffuto, lo fissava in attesa di una risposta.
Un miagolio attirò la sua attenzione, mentre Grattastinchi, il sospettoso gatto da guardia di Hermione, si strusciava sulle caviglie della bambina e poi dedicava un miagolio lieve al mago.
Ancora senza parole, frastornato da ciò che rivedere Malfoy gli aveva suscitato, Harry si fece da parte e li lasciò entrare.
-Hermione!- la chiamò, il tono appena più incerto di quanto volesse –Vieni un attimo.-
Con il rumore di una sedia che strisciava sul pavimento, Hermione entrò nel piccolo ingresso della propria villetta e rimase stupita nel vedere Draco, sul viso la stessa espressione di stupore che leggeva sul viso di Harry, gli occhi verdi che la guardavano smarriti, incerti, vagamente accusatori, forse sospettando che avesse organizzato un modo per farli incontrare e riappacificare dopo tanti anni.
-Draco.-
L’evidente stupore della strega rassicurò immediatamente Harry, rammentandogli che Hermione, l’onesta e leale Hermione che aveva mentito solo per proteggere altre persone, non gli avrebbe mai teso una trappola tanto meschina.
Quando Hermione andò verso Draco, posò un bacio sulla nuca della bambina e abbracciò con affetto l’uomo facendosi abbracciare a sua volta, Harry fu costretto a distogliere lo sguardo. Si sentì ferito.
Nel parlare con Hermione di Malfoy, nel sentire che si era innamorata di lui e che si era affezionata a sua figlia, Harry non aveva pensato che averne la prova tangibile, visiva e così dannatamente reale potesse avere tutto un altro impatto su di lui.
Si sentiva tradito, abbandonato dall’unica donna da cui, davvero, non si era mai separato, da cui si era sempre sentito sostenuto, protetto, amato, anche se di un amore che nulla aveva a che spartire con la fisicità. Hermione era stata, ancor più di Ginny, l’unica costante della sua vita e ora, vedendola così, stretta tra le braccia di Malfoy, con le sue mani posate lievemente sulla schiena e le labbra che bramavano le sue, si sentiva defraudato.
-Che ci fai qui?-
Harry, scostando Neville e Luna dal proprio passaggio e aggirando Ginny, che li avevano raggiunti e lo guardavano senza capire cosa si stesse agitando dentro di lui, decise di non voler sentire altro.
 
La domanda di Hermione non era un’accusa, così come non lo erano le sue mani posate sul petto o le dita che gli avevano accarezzato la mascella. Malfoy si diede dello stupido.
 
-Hermione.-
-Mhm.-
Draco scivolò fuori dal suo corpo, dandole un ultimo bacio sulle labbra, prima di sprofondare con la testa sul cuscino e trascinarla contro il proprio corpo, la sua schiena liscia contro il proprio petto e una mano sul suo ventre morbido.
-Domani- soffocò a stento uno sbadiglio –andiamo fuori a pranzo, ti va?-
Chiuse gli occhi, deliziosamente spossato, mentre Hermione intrecciava le dita con le sue. Udì la sua risposta quando già stava scivolando nel sonno.
-Domani vengono i miei amici a pranzo per festeggiare. Facciamo a cena?-
 
Draco maledisse il suo sonno. Se ne era completamente dimenticato.
-Mi sono dimenticato di quello che mi avevi detto ieri sera. Forse ero già addormentato. Ero stanco morto, chissà perché…- cercò di sdrammatizzare la situazione, sorridendole.
Lunatica, Paciock e la Weasley lo fissavano con malsano interesse, giudicandolo forse un fenomeno da baraccone. Potter si era già dato alla fuga e ora la tensione sembrava spessa come un calderone di feltro.
La sua sola presenza aveva raggelato l’atmosfera festosa. Quasi si dispiacque per Hermione e per averle rovinato il pranzo a cui lei, probabilmente, teneva tantissimo.
-Tranquilla, adesso ce ne andiamo.- le assicurò. Si avvicinò alle scale, dove Altair stava coccolando il suo gattone adorato senza capire molto della conversazione appena sussurrata e degli sguardi degli adulti, e la prese per mano, facendola alzare.
-Altair, andiamo dalla nonna.-
-E Hermione?-
Draco la ignorò.
-Paciock, Lovegood, Weasley.- salutò con educato distacco –Togliamo il disturbo. Buon appetito.- augurò.
Si diresse verso la porta e l’aprì, facendo un cenno di saluto ad Hermione. Quasi sulla soglia, Altair puntò i piedi, decisa a non venire.
-E Hermione?- domandò ancora -Perché non viene con noi?-
-Perché ha degli ospiti.- rispose seccamente, infastidito dagli sguardi che non lo abbandonavano.
-Ma io voglio restare con lei.-
La piccola lanciò uno sguardo ad Hermione, che però non sapeva cosa fare.
Le dispiaceva vedere lo sguardo mortificato di Draco, quel suo tentativo muto di chiederle scusa per l’interruzione, per averle rovinato il pranzo, per essersi dimenticato quello che gli aveva detto la sera prima.
L’avrebbe volentieri invitato a restare per il pranzo, ma non sapeva cosa avrebbe potuto scatenare quella proposta. Harry aveva già abbandonato la stanza e temeva che anche gli altri potessero darsi alla fuga.
Tuttavia, non poteva impedirsi di desiderare ardentemente che rimanesse con lei.
-Non si può, Altair.- ripeté bruscamente Draco –Hermione ha degli ospiti e noi non siamo stati invitati. Vedrai Hermione domani, adesso andiamo.-
-Ma io voglio stare qui ora!- protestò la bambina.
-Altair…-
Draco stava perdendo la pazienza.
Si chinò per prenderla in braccio e portarla via, evitando ulteriori sceneggiate pubbliche che mostrassero ai paladini della giustizia la propria incompetenza come padre, quando vide la Weasley avvicinarsi a lui, a passo deciso.
 
Aveva forse deciso di sbatterlo fuori in malo modo una volta per tutte?
 
La signora Potter, inaspettatamente, si chinò all’altezza di Altair, sorridendole con la stessa gentilezza che aveva visto sul volto di Hermione quando aveva conosciuto sua figlia, a luglio.
-Io sono Ginny, la migliore amica di Hermione.- si presentò facendole una carezza sulla guancia ancora rosea di rabbia –Ti piace la pasta al sugo?-
Altair rivolse uno sguardo incerto ad Hermione, che annuì incoraggiante, il viso, prima preoccupato, ora profondamente trasfigurato dalla gratitudine verso l’amica. Ginny era speciale.
-Sì.- rispose con voce sottile la bambina, intimidita.
-Allora vieni.- Ginny le tese la mano –Hermione fa la pasta al sugo più buona del mondo.-
Definitivamente convinta da quelle parole, Altair lasciò la mano paterna e strinse quella della ragazza dai capelli rossi, seguendola in salotto. Ginny sorrise trionfante, soddisfatta e fiera della propria bravura innata con i bambini
-L’invito vale anche per te, Malfoy.- puntualizzò la rossa senza nemmeno voltarsi verso di lui –Entra e chiudi quella porta, fa un freddo cane.-
Senza ammettere repliche, Ginny sparì in salotto, seguita da Neville e Luna, che, completamente a proprio agio, gli rivolse un sorriso raggiante. La tensione di prima sembrava già evaporata.
Non vedendolo del tutto convinto dalla piega che avevano preso gli eventi, Hermione strinse tra le dita il colletto del cappotto di Draco e lo tirò in casa, chiudendo la porta alle sue spalle e impedendo ad altra aria gelida di entrare.
-Sorridi.- lo incoraggiò –Fallo per me.-
Gli sbottonò gli alamari in avorio del cappotto e lo aiutò a sfilarlo, facendo scorrere i palmi della mani aperte sulle sue braccia, sentendo la forma e la consistenza dei muscoli. Appese il cappotto accanto a quello degli altri ospiti e poi lo sospinse nell’angolo dell’ingresso, in ombra, abbracciandolo forte e premendosi contro di lui. Immediatamente, le braccia di Draco la premettero maggiormente contro di sé, accarezzandole la schiena con la punta della dita.
-Sono contenta che ci sia anche tu.- gli confessò Hermione, baciandolo sul pomo d’Adamo –Non ti ho invitato solo perché non sapevo come l’avrebbe presa Harry.-
-Male, direi.-
La voce di Draco suonò tesa, infastidita. Hermione alzò le spalle, fingendosi indifferente.
-Non mi dai un bacio?-
Draco sbuffò, falsamente contrariato, poi prese un labbro di Hermione tra le labbra, sentendone la corposa morbidezza in bocca, succhiandolo fino a quando Hermione non si lasciò sfuggire un breve ansito soffocato. Solo allora, soddisfatto, le diede un bacio vero, intenso, profondo, che trasudava libidine pura in ogni movimento della lingua nella bocca di Hermione.
 
Si sarebbe ubriacato di lei.
 
-Però tienimi lontano la Lovegood. Non voglio sentir parlare di  Narnilli.-
-Nargilli.-
-Sì, quelli.- sbuffò, prendendola per mano e andando verso il salotto.
 
 
Dopo aver aggiunto un paio di sedie, piatti e bicchieri per Draco e Altair, a tavola un posto era comunque rimasto vuoto. Hermione si sporse un poco dalla sedia, cercando di vedere oltre la testa di Neville che le sedeva di fronte.
Ginny seguì il suo sguardo.
-Forse dovrei andare a parlare con Harry.- propose Hermione, abbandonando la propria tartina nel piatto.
-No.- Ginny le coprì la mano con la propria, fermandola, con risolutezza e decisione, irremovibile –Non è più un bambino, deve imparare a comportarsi da uomo maturo.-
Dopo essersi scambiate un lungo sguardo, Hermione e Ginny tornarono a mangiare.
 
-Mi aiuti?-
Hermione fece un cenno con il capo a Draco, impilando i piatti sporchi con un incantesimo e facendoli Levitare in cucina, seguita da Draco che compì lo stesso incantesimo sui vassoi vuoti.
Dopo aver sistemato tutti i piatti sporchi nella lavastoviglie, Hermione si voltò verso l’uomo che stava in piedi alle sue spalle, appoggiandosi al lavello con le reni, ticchettando lievemente con le unghie sul ripiano in legno.
-Come sta andando?- si informò –Non sono tanto male, vero?- chiese, alludendo agli amici che li attendevano in salotto, il cui chiacchiericcio si estendeva fino a loro, accompagnato di tanto in tanto dalla risatina di Altair, che, pensò Draco, si stava ambientando molto meglio di lui.
-Sono ancora vivo.- considerò, allargando le braccia, storcendo però la bocca in un ghigno di orribile insofferenza. Hermione non poté fare a meno di pensare che ci fosse dell’altro. Gli si avvicinò, premurosa, abbracciandolo forte, più intensamente di quanto non accadesse di solito.
Draco sorrise, chiudendo le braccia intorno a lei.
Lo abbracciava così solo quando facevano l’amore, mentre veniva scossa dall’orgasmo, ma ogni tanto gli piaceva sentire quella forza sul proprio corpo anche in altre situazioni. Era piacevole, avvolgente, soffocante in modo rassicurante.
-Che cosa c’è che non va?- domandò ancora la strega, sentendolo sospirare lievemente sui propri capelli.
-Nulla, solo…- esitò, incerto. Poi continuò, riluttante per la confessione che stava per fare –Mi dispiace di essere arrivato a rovinarti tutto. So quanto tieni a tutte queste smancerie.- la canzonò –Vi stavate divertendo, prima. Poi sono arrivato io e…-
Sospirò ancora, riempiendo con quel sospiro dispiaciuto il vuoto che aveva lasciato ad aleggiare tra loro a fine discorso, senza sapere come esprimere a parole il proprio dispiacere. Era davvero dispiaciuto.
Sapeva che la propria presenza era poco apprezzata nei vari ambienti del mondo magico, ma negli ultimi tempi, con Hermione sempre intorno, con la sua leggerezza nell’affrontare la vita, se ne era quasi dimenticato, almeno fino a quando aveva visto l’espressione di Potter mutare così improvvisamente nel riconoscerlo.
Non che gli importasse dell’umore di Potter, ma gli dispiaceva che questo spiacevole effetto causato dalla sua sola presenza si riversasse anche su Hermione.
-Io sono contenta che tu sia arrivato.-
-Davvero?-
Pur conscio del sentimento che Hermione provava verso di lui, Draco parve piuttosto stupito per quella rivelazione, quasi infantilmente bisognoso di rassicurazioni. Hermione ne rimase intenerita.
-Davvero.-
Si alzò sulle punte, mantenendo l’equilibrio grazie al corpo di Draco contro il proprio, e gli baciò la gola, la linea affilata della mascella, sentendo la sua durezza ammorbidirsi lievemente. Salì fino all’orecchio, scostando i capelli biondi per accarezzare con le labbra il lobo e le complesse curve del padiglione auricolare, prima di scendere e baciare piano la guancia, premendovi le labbra e rimanendo ferma in quella posizione, intima, semplice, genuina come il bacio tra due bambini.
Draco emise un basso sospiro estasiato, strofinando la guancia contro la sua bocca.
Amava quei momenti con Hermione, quei suoi slanci affettuosi, quella sua sensuale dolcezza, la semplicità dei suoi gesti e l’ardore che questi nascondevano.
Amava tutto di lei.
Tranne i suoi amici, pensò amaramente, quando oltre il viso di Hermione scorse la porta aprirsi e l’inconfondibile profilo di Potter stagliarsi sulla soglia illuminata dal lampadario del salotto.
Maledetto Potter, avrebbe dovuto buttarlo giù dalla scopa quando ne aveva l’opportunità.
 
-Oh, scusate.- bofonchiò all’indirizzo di Hermione, che si era staccata da Draco, pur tenendo un braccio intorno alla sua vita, stretta per metà nel suo abbraccio allentato –Che pessimo tempismo.- borbottò a capo chino, voltandosi per uscire.
Con la coda dell’occhio, Draco scorse il lampo di dispiaciuta tristezza che balenò sul viso di Hermione.
–Sai, Potter, per una volta credo che tu possa affermare con orgoglio di aver avuto un tempismo perfetto.-
Harry lo guardò come un malato di mente e anche lo sguardo di Hermione non era tanto differente. Incurante di ciò, Draco mise tra le braccia di Hermione un cesto con del pane affettato e una bottiglia di vino rosso. Poi la sospinse fuori dalla porta. Prima che la strega potesse ribellarsi, forse temendo che la propria cucina diventasse il teatro di un efferato omicidio, Draco estrasse la bacchetta e sigillò la porta, poi si voltò verso Potter.
-Frena, Sfregiato.- lo ammonì, divertito dalla circospezione e dalla cautela, persino eccessiva, con cui Harry aveva già estratto la propria arma, all’erta.
Davvero credeva che avrebbe osato attaccarlo in casa di Hermione?
Salazar, com’era ottuso.
-Vedi, Sfregiato, io non ho una particolare ammirazione per te e tu non ce l’hai per me, il che mi va benissimo. Non sei esattamente il tipo di persona con cui mi piace passare le mie giornate e, credimi- gli assicurò addolorato, portandosi una mano al petto -averti sopportato per sette anni ad Hogwarts è stata una piaga.-
Harry sentì le guance avvampare di indignazione.
Come si permetteva quel… quel…
-Non sei un granché come mago e non hai nemmeno buon gusto nel vestire.-
Harry aggrottò un sopracciglio.
E questo che diavolo aveva a che fare con il resto del discorso?
Draco lanciò un’occhiata di ribrezzo alle scarpe sportivo del mago, chiuse da dozzinali stringhe di tessuto sintetico.
Plebeo, commentò impietosamente con una smorfia.
-Ora che ho espresso il mio modesto parere su di te, apri bene le orecchie. Non lo ripeterò un’altra volta né ammetterò di avertelo mai detto così esplicitamente, ma ci tengo che tu lo sappia. Mi ascolti?- domandò, per accertarsi che il mago dai capelli spettinati e arruffati lo stesse affettivamente ascoltando con tutta l’attenzione –limitata, temette Draco- che possedeva.
-So che avresti preferito vedere la tua amica accanto al tuo rosso amico o ad un altro pezzente che non abbia il mio passato e il mio cognome, ma purtroppo per te lei ha scelto me e mi ama.- Harry storse la bocca, come per dire che sì, sapeva benissimo quale disgrazia fosse in corso –E anche io la amo.-
Sul viso di Harry si dipinse un’espressione frastornata.
-Forse a te non sta bene, forse non sta bene neppure ai miei amici, ma così è. Non sono disposto a chiederti in ginocchio la tua approvazione, perché della tua opinione  non so che farmene. Me ne fotto di quello che pensi.-
-Grazie.- bofonchiò Harry, infastidito da tanta poca considerazione.
-Non ti chiederò scusa per quello che ho fatto né di diventare mio amico né ti proporrò di andare a giocare a Quidditch insieme alla domenica. Però ti propongo una tregua.-
Fece una pausa e Harry gli fece cenno di continuare. La situazione stava assumendo una piega interessante e forse iniziava a capire dove volesse andare a parare il Serpeverde con tutto quel  gentilissimo  discorso nei suoi confronti.
-Tu non rompi le palle a me e io non le rompo a te.-
Harry picchiettò un piede a terra e Draco fu quasi certo che avesse acquisito quel fastidioso ed irritante tic da Hermione. Dentro al grande e famoso Harry Potter era palesemente in corso un’autentica battaglia, una tempesta impetuosa tra due parti della sua anima, tra due opinioni contrastanti.
A suo modesto parere, ponderò Harry, Malfoy era una delle quattro più grandi disgrazie che fossero mai capitate al mondo magico, assieme a Voldemort, le lezioni del professor Ruf e gli abiti da cerimonia tradizionali. Non che Malfoy fosse cattivo, aveva capito che non era così già da quando erano stati condotti a Villa Malfoy durante la guerra. Il vero problema di Malfoy era il fatto che fosse ottuso, vanaglorioso, narcisista, arrogante e maleducato e…
Harry non conosceva sufficienti vocaboli per descriverne il pessimo carattere.
D’altro canto, riconobbe riluttante, Hermione si era innamorata di lui. E, Harry la conosceva abbastanza per poterlo affermare con certezza, Hermione aveva la spiacevole abitudine di volere che le persone a cui teneva maggiormente evitassero di litigare o farsi la guerra in sua presenza. Era stato così quando lui e Ron avevano litigato durante la ricerca degli Horcrux e, ne era certo, sarebbe stato così anche quella volta.
Certo Hermione era abbastanza intelligente da non pretendere che diventassero amici, ma sicuramente avrebbe desiderato che non si verificassero scene di quel tipo, come la fuga silenziosa e rancorosa di Harry dall’ingresso.
Harry sbuffò.
-Potter, quanto ti ci vuole ad elaborare un concetto elementare?- sbottò Draco, sbocconcellando un grissino –Anche se ti ritieni troppo superiore per abbassarti ad accettare una mia proposta, potresti farlo almeno per Hermione.-
-Questo lo so anche io, idiota.- lo apostrofò Harry, prendendo un grissino e spezzandolo rabbiosamente a metà.
Harry ribollì di rabbia. Non avrebbe mai accettato una tregua di quel tipo se non fosse stato in debito con Hermione, un debito che cresceva in modo esponenziale dal primo anno ad Hogwarts. Con gi anni e con la guerra che avevano affrontato insieme, quel debito aveva assunto proporzioni enormi, in confronto alle quali Grop appariva coma un piccolo e docile agnellino.
Harry sbuffò più forte, poi rivolse al giovane mago che gli stava davanti uno sguardo bieco.
-È chiaro che lo faccio per Hermione.-
-Chiaro.-
-Ed è anche ovvio che tu non mi piaci, Malfoy.-
-Ovvio.-
-E vorrei specificare che non ho intenzione di vederti più di quanto non sia strettamente necessario.-
-Lo spero bene.-
-E penso che capisca anche tu che se un giorno Hermione dovesse arrivare a casa mia in lacrime, ti farò rimpiangere i tuoi antenati, dal primo all’ultimo.-
-Non credo sia possibile. Sono troppi, non me li ricordo tutti.-
-Ripeto.- la voce di Harry suonò minacciosa in un modo che Draco non aveva mai nemmeno immaginato che fosse lontanamente possibile -Se un giorno Hermione dovesse arrivare a casa mia in lacrime, ti farò rimpiangere i tuoi antenati, dal primo all’ultimo. Sono stato chiaro, Malfoy?-
Lo sguardo di malcelato odio che intercorse tra in due, gli infiniti significati che quegli occhi racchiudevano, le infinite minacce che erano rimaste impigliate tra i loro denti, la tensione che aveva saturato la stanza, tutto sembrò cristallizzarsi nell’attesa.
-Chiaro.-
Il sibilo di Malfoy fu a stento udibile nella cucina silenziosa, ma fu sufficiente.
Harry gli tese la mano.
-Tregua?-
-Tregua.-
Senza esitazione Draco strinse la mano del mago. Poi, con un colpo di bacchetta, aprì la porta, senza preavviso. Al di là della porta aperta, Ginny, Luna e Neville si raddrizzarono immediatamente, fingendo indifferenza e spiegando in modo concitato e  confusionario di come stessero cercando un bottone di una camicetta caduto casualmente proprio sotto la porta della cucina. Hermione balbettò frasi sconnesse, imbarazzata.
Draco la guardò e scosse il capo con disapprovazione.
-Granger, come sei caduta in basso.- la derise –Sorpresa ad origliare dietro la porta come la serpe più infida.-
-Evidentemente ho imparato dal migliore.-
Draco, sorprendendo tutti, non parve offeso dal commento di Hermione, che l’aveva etichettato, nemmeno tanto nascostamente, come infido. Le mise un braccio intorno alle spalle e l’accompagnò al tavolo.
Il resto del pranzo, fortunatamente per Hermione, proseguì nel migliore dei modi.
Peccato per un piccolo, insignificante intoppo…
 
 
-Quella è una cicatrice?-
La domanda di Altair interruppe la conversazione sul nuovo posto vacante di insegnante di Erbologia ad Hogwarts e fece cadere su tutti il silenzio. Molte paia di occhi corsero in direzione di Harry, che fino ad allora aveva mantenuto un certo distacco da Malfoy e da sua figlia, pur non potendo negare che fosse assolutamente adorabile.
-Ehm… Sì.- annuì, incerto e titubante.
-Il mio papà è un mago bravissimo, te la può togliere subito, visto che è così brutta.-
Draco proruppe in un improvviso latrato di ilarità, gettando la testa indietro e ridendo sguaiatamente, senza alcun contegno, rischiando quasi di ribaltare la sedia.
 
 
 





Ok, lettrici, questo è il penultimo capitolo.
Un confronto con gli amici di Hermione mi sembrava assolutamente doveroso e spero che questa somiglianza tra Jean e Harry vi sia piaciuta.
Che dire, spero che commentiate numerosi!
Bacionissimi,
Giada

 
  
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