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Autore: Yuna_Orange    13/10/2012    4 recensioni
(Dal capitolo 13)
- Posso sapere almeno che cazzo ci fai qui? – Sputò, acida.
Quello ci pensò su, prima di rispondere con uno scialbo: - Non lo so, Gaho ieri notte mi ha portato qua. –
Cane traditore!
- E ti sembra una spiegazione sensata? –
- Boh, forse: avevo sonno e non sapevo neanche dove mettevo i piedi. –
- Ah, adesso sì che ha senso! –
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – With U
 
 
 
 
Per G-Dragon il viaggio in aereo era stato snervante.
Essere scortato da una parte all’altra del mondo da guardie del corpo delle fattezze di un branco di gorilla, energumeni che facevano concorrenza al suo armadio (considerando anche che consisteva in due stanze belle grandi), non era il massimo della vivacità.
Quindi, seduto sulla sua comoda poltrona in prima classe, i suoi pensieri vagarono, liberi di trasformarsi e quasi di prendere vita, nella sua scatola cranica.
Ripensò al lavoro svolto in Giappone e a quanto fosse stato sfiancante e deleterio; ripensò al fatto che avrebbero rilasciato un album a breve, rifletté anche sul suo album solo, che per ora non era altro che un ammasso di basi musicali ancora da ponderare e scartare…
Una persona normale si sarebbe sentita avvilita dal quantitativo di lavoro che lo aspettava, ma G-Dragon era da sempre una persona stacanovista e ligia al dovere, non si era mai lasciato scoraggiare da niente e da nessuno, e non si sarebbe fatto schiacciare neanche ora. Diamine, lui era pur sempre GD! Mica pizza e fichi!
Ecco, lui era GD, ma c’era ancora chi, in Giappone, uno dei paesi nei quali i Big Bang erano più pubblicizzati, più conosciuti, non avesse idea della sua fama, del suo talento…insomma, c’era ancora chi non conosceva il suo nome!!
E questa cosa gli faceva venire l’orticaria al solo pensarci.
Altro che sconforto dovuto al troppo lavoro! Lo sconforto gli veniva per quella tipa, che avrebbe dovuto svenire nel vederlo in tutto il suo fulgore, lì, sulla soglia di casa sua! E invece quella che aveva fatto? Gli aveva chiuso la porta in faccia!! DUE VOLTE!! Migliaia di fan sognavano di vederselo arrivare a casa loro e lei che faceva? Lo guardava con stizza facendogli cenno di andare a farsi un giro da qualche altra parte, come se la sua presenza non fosse gradita!
Ma, nonostante la sua ignoranza e la sua maleducazione, aveva capito perché la presenza di quella Nives fosse tanto apprezzata dal suo rapper.
Con quella si poteva parlare liberamente, dire ogni cazzata, ogni stupidaggine passasse per la testa; si poteva imbastire una discussione fluida, naturale, nella quale non c’era bisogno di soppesare le parole per paura di rovinare un’immagine costruita in sei anni di carriera. Era un po’ come parlare con un membro della band o un familiare, con la sola differenza che quella era una sconosciuta, un nuovo pianeta da esplorare ed esaminare.
E forse era anche per quello che JiYong ne era stato affascinato.
 
 

Tornato all’appartamento nel quale da mesi oramai i Big Bang avevano nidificato, il leader fu accolto da un Daesung versione casalinga che cercava di riordinare il salotto.
Il sorriso fiorito sul suo volto quando lo vide non lo fece certo distrarre dal macello che c’era in quella stanza: calzini sparsi un po’ ovunque, cartacce sul pavimento come se fossero fiori in un campo, maglie che facevano capolino qua e là, pantaloni appesi al lampadario…lasciare quei tre da soli non era mai una buona idea.
- Ben tornato! Come è andata in Giappone? Hai incontrato lo Hyun alla fine? – Gli disse il povero Dae, che aveva notato l’espressione di puro sbigottimento del leader nell’ammirare quello spettacolo raccapricciante.
- Ma che è successo qui?? La dispensa ha dichiarato guerra al guardaroba? – Sbraitò GD, ignorando il tentativo di distrarlo di quel cretino che le fan chiamavano Smiling Angel.
Così, Dae confessò che la sera prima lì si era svolta una battaglia, nella quale erano volati i vestiti di Tae e Ri, i quali, annoiati, avevano dato inizio dal nulla a quella guerra insensata; le cartacce erano colpa sua, che s’era seduto sul divano per godersi lo spettacolo sgranocchiando snack.
Cose molto normali accadono in questo appartamento…dio, che idioti!
- Io ora vado a disfare i bagagli, se quando torno non trovo tutto pulito saranno guai per te e quegli altri due cretini! A proposito, dove si sono cacciati? – Chiese, stupito dal fatto di non aver ancora sentito gli starnazzi di SeungRi.
- Sono andati ad allenarsi mezz’ora fa –
- Capisco…beh, mi spiace per te, ma dovrai cavartela da solo e sistemare questo casino – Disse, indicando prima i pantaloni sul lampadario e poi il resto della stanza con un movimento circolare delle braccia.
Allontanandosi sentì D-Lite sbuffare e maledire i compagni assenti.
Gli erano mancati, lo ammise. Perché in fondo quella era la normalità: trovare la casa a soqquadro e intimare loro di riordinare, ma poi essere il primo a creare il caos; fare chiasso con loro durante le sere di pura noia…sì, nonostante avesse passato solo due settimane lontano da Seul, quelle gli erano sembrate un’eternità. Perché senza di loro il tempo non passava mai. E, sinceramente, non sapeva come facesse TOP a non sentirsi male vedendosi solo, sperduto in terra straniera…poi riconobbe che anche lui avvertiva la loro mancanza, solo che era distratto da un altro uragano, che non era quello dei Big Bang, no, ma era l’uragano Nives.
Salita la scala di vetro che portava alle camere da letto, entrò nella sua e vi buttò dentro i bagagli, lievitati durante il viaggio, si mise una tuta e ritornò al piano di sotto. Non era capace di tener fede alle proprie minacce quando si trattava di ordine, perché, come s’è detto, lui era il primo fra i casinisti e i disordinati, eccezion fatta per il suo armadio, ovviamente.
- Ti aiuto, ma solo per questa volta! Solo perché gli altri due non ci sono! – Disse, raccattando una maglia infilatasi nella loro collezione di CD.
Daesung rise. Sapevano entrambi che mentiva.
Dopo dieci minuti passati alla ricerca del gemello di un calzino verde fosforescente, Dae spezzò il silenzio, chiedendo: - Allora, raccontami, perché m’hai mandato un’SMS sul mio compleanno ieri? Cosa hai in mente? –
GD sapeva che quello gli avrebbe fatto una domanda del genere.
- Ti andrebbe di conoscere l’amichetta di TOP? –
E fu un piacere vedere il volto di Daesung distendersi, le sopracciglia alzarsi e quasi toccare i capelli ossigenati, la sua bocca spalancata, in un’espressione di pura incredulità. Poi il suo volto si squarciò, aprendosi in un sorriso smagliante.
- Mi stai dicendo che…? – Per l’emozione non riuscì a finire la frase, ma in compenso emetteva gridolini e saltellava sul posto: sembrava una fangirl impazzita.
- Sì, Nives verrà qui e si porterà dietro anche quel deficiente di un TOP; consideralo il mio regalo per il tuo compleanno. –
A quella frase, Dae gli saltò addosso, felice come un bambino a Natale e non smetteva più di ringraziarlo.
- Come hai fatto a convincere lo Hyun? Ha la testa dura come un muro e quando gli chiesi io di tornare per il mio compleanno disse che era troppo presto! – Disse, con gli occhi lucidi.
- Io non ho dovuto convincere Bingu, ho dovuto lottare contro quel mostriciattolo! Senza di lei, lo Hyun non si muove. –
- E com’è lei? È carina? È simpatica? Descrivimela! – Parlava troppo velocemente, segno che s’era agitato.
- Dae, ti vuoi calmare!? Siediti, così ti spiego…- Sì, ‘ti spiego’, ma che ti devo spiegare?  Non sapeva da dove cominciare, anche perché non era stato il suo aspetto fisico a colpirlo, per cui non poteva descrivere bene i suoi lineamenti, lui si era concentrato sul suo carattere, sui suoi modi di fare inconsueti.
- Innanzitutto: non è giapponese, è italiana, ma questo lo sapevi già. Ha i capelli cortissimi e neri, come sono neri anche i suoi occhi. Si veste male, un po’ come Bingu: felpe, pigiami, tute deformi e ancora felpe! Se non avesse i tratti del volto tipici di una donna europea, la si potrebbe scambiare per un maschio tanto che si copre! E poi è stata maleducata, mi ha chiuso la porta in faccia! E poi mi ha preso a cuscinate e mi ha insultato come nessuno mai s’era permesso di fare! Non ha rispetto! Ma nonostante questo è gentile, si vede che vuole bene al nostro TOP. È simpatica, parlare con lei è piacevole, basta non farla incazzare. E poi sa suonare: lei dice di farlo una chiavica, ma non è vero, e sa anche cantare, anche se stona un po’…probabilmente perché non ha mai preso lezioni di canto, boh, che ne so io! – Aveva detto tutto d’un fiato, con conseguente confusione di un Daesung che era fermo al punto ‘sembra un maschio’.
- Fammi capire bene: questa non si sa vestire, è stata maleducata con te, ma nonostante questo a te sta simpatica, giusto? – Riassunse l’amico, che voleva capire appieno le parole sparate a raffica del leader.
GD vagliò le parole di Daesung: - Sì…credo che sia così –
Allora D-Lite gli regalò un altro sorriso gratuito dicendo: - E dimmi, la consideri un’amica? –  Aveva capito tutto: non s’aspettava una mente così arzilla da un Daesung appena uscito da una crisi fangirlosa.
-…Beh…sì, potremmo ipotizzare che sia così…- Disse, restando sul vago.
- L’ultima volta che hai detto così su una ragazza è stato con M—Ma la sua lingua lunga fu stoppata dalla mano di GD, che artigliò la bocca carnosa di Dae, soffiando: - Non dirlo! MAI! Non la dovete nominare! Quante volte ve lo devo ripetere? –
Miku.
Il suo nome e il suo ricordo ormai non facevano più così male, ma la paura legata al suo nome faceva ancora eco nel suo animo. Perché da quando aveva rotto con lei non si fidava più di nessuna donna, eccezion fatta per sua madre e sua sorella.
Aveva imparato a guardarsi da quei demoni profumati, smaltati e truccati, che da lui altro non volevano se non fama e notorietà, inconsapevoli forse del fatto che, seppure l’avessero ottenuta, sarebbero state solo delle stelle cadenti.
False, proprio come lo era stata Miku: era stata la sua ragazza durante il debutto, avevano trascorso due anni assieme, ma poi quella cominciò a fare l’arrampicatrice sociale.
Piano piano, come un lurido verme che si nutre lentamente della linfa vitale di una pianta, quella aveva nutrito se stessa, il suo ego e la sua sete di riflettori con l’amore che li legava, o meglio, con l’amore che JiYong provava per lei, cieco ed incondizionato. E proprio come il verme, ormai pago, cerca un nuovo posto dove cibarsi, così lei era andata via, lasciandolo come quella pianta: vuoto, morto dentro.
E ogni volta che veniva nominata, ricordava quella sensazione, non già quella tipica che lascia una storia d’amore finita, ovvero cuori spezzati e pianti soffocati per puro orgoglio. Bensì, ricordava la rabbia e lo sconforto provati nel momento in cui aveva capito d’essere stato un mero burattino, d’essere stato usato e manipolato dalle mani affusolate e smaltate di un demone con le tette, che alla fine lo aveva buttato.
E ora, a causa di quella fottuta bocca larga di Dae e di quel ricordo, che faceva ancora male dopo tanto tempo, rischiava di gettare nel cesso la prima relazione basata sull’amicizia, e non sul sesso, che aveva creato con una donna. Perché si riscoprì ad avere paura, ad avere paura d’essere usato e poi buttato come una pezza sporca.
Ma si fece coraggio, sperando che quella personcina tanto semplice nei modi di fare e allo stesso tempo dall’animo così complicato, infondo, non fosse come tutte le altre donne fino ad allora conosciute: l’unica Y fra tante X.



                                                                                                                                        ~~~~~
 
 
  
- Ao-san…ma come sono questi vostri amici? –
Ecco, Nives aveva lanciato la bomba.
Sapeva che avrebbe chiesto informazioni, e, nonostante questo, non era pronto. Che le doveva dire?
L’occasione quella l’aveva colta due giorni dopo la partenza di G-Dragon, durante la loro solita cena, che precedeva la maratona di anime settimanale.
- Mmmh…sono…ecco…per certi versi sono simili a me e JiYong. –
- Sono dei mostri come quel tipo? Poveraccio…adesso capisco perché preferisci startene qui! – Disse, con un’espressione di finta afflizione.
- Scema, nessuno può superare JiYong, ognuno ha la sua particolare vena idiota…-
- Ecco, anche tu hai la tua particolare vena idiota –
Ma perché doveva uscirsene con certe frasi?
- La hai anche tu, eh Nives! E sentiamo: quale sarebbe la mia vena idiota? –
- Prima dimmi di più sui vostri compari –
La guardò truce, prima di soddisfare la sua curiosità.
- Sono tre idioti: uno spaccia sorrisi come caramelle, uno è un verginello sotto copertura e l’altro è un pervertito con la patente. –
La vide prendere appunti su un pezzettino di carta: - ‘…e l’altro è un pervertito con la patente’, ok, mi divertirò a riconoscerli –
TOP sgranò gli occhi: che voleva fare quella tizia?
- Brucia quel foglio –
- Sei stato cattivo, ammettilo – Disse lei, maligna.
Colpito e affondato.
Chi se ne frega, tanto ho detto la verità!
- Tu ora dimmi quale è la mia vena idiota! –
Lui non aveva mica vene idiote, era l’unico con un briciolo di cervello nel gruppo!
- Ma come, non lo hai capito da solo? Non ci arrivi? –
- No che non ci arrivo!! –
- Questa ne è la dimostrazione: sei stupido! E sei stronzo, o, almeno, lo sei stato con i tuoi compagni. –
Si poté sentire un tonfo sordo dovuto alla mascella di un TOP incredulo che s’era fracassata sul parquet.
- Sai, JiYong mi ha confessato una cosa la prima volta che è venuto qui…- Disse poi, ingurgitando del sashimi.
TOP drizzò le orecchie: se quel coglione aveva spifferato qualcosa, sarebbe stata di certo una cosa scomoda da gestire. Perché il suo leader quei tiri mancini li faceva, e anche spesso.
Quella s’accorse d’aver catturato la sua attenzione, quindi continuò: - Mi ha detto che tu hai un soprannome, e che non è giusto chiamarti Ao-san, perché il colore dei capelli può sempre cambiare, e che è più ragionevole chiamarti con il tuo soprannome ufficiale…-
Noooo, gli ha detto che mi chiamo TOP! Quel cretino! Non ci vuole molto a fare due più due! Non è mica stupida! Il mio nome d’arte lo avrà pur sentito!
- …mi ha detto che loro ti chiamano Bingu, mi ha detto che ti chiamano stupido! – E l’espressione concitata che aveva sul volto si tramutò in una risata sguaiata, piangeva dal ridere.
TOP divenne viola come una melanzana: non sapeva se essere arrabbiato di più con lei che rideva in quel modo per un nomignolo o con l’altro coglione che non sapeva tenersi certe cose per se.
- La smetti di ridere? – Disse, imbarazzato.
Quella si ricompose, asciugandosi le lacrime: - Giuro che non vedo l’ora di stringere la mano a questi tre idioti! –
- Io spero che non comincerai a chiamarmi anche tu Bingu… -
- Non lo farò, tu per me sei Ao-san, anche senza capelli azzurri, sarai sempre il mio Ao! – Disse, con un sorriso sincero fiorito sulle labbra, mentre gli scompigliava i capelli ormai scoloriti.



                                                                                                                                           ~~~~~
 
 
 
Sentì il proprio telefono squillare.
Ormai c’avevano preso gusto a farla svegliare nel bel mezzo della notte, maledetti cellulari del cazzo!
Afferrò quell’aggeggio infernale e vide che, quella volta, chi rompeva gli zebedei era suo fratello, Andrea.
- Ti rendi conto che qui sono le 2 del mattino? Te l’ho già detto un milione di volte che se mi vuoi chiamare lo devi fare di mattina! – Non aveva la forza per arrabbiarsi sul serio con suo fratello, era da troppo tempo che non lo sentiva.
- Oi, sorellona, indovina un po’ la novità! – Disse, esagitato.
- A quest’ora non so come mi chiamo, figurati se riesco ad indovinare qualcosa! Cretino! –
- Eh ma se fai così non c’è gusto! – disse quello, indispettendosi – Comunque, mamma e papà m’hanno dato il permesso! Hanno detto che posso venire lì per qualche giorno! Non sei contenta? – sprizzava felicità da tutti i pori.
- Tu verrai qui? Di grazia, ma quand’è che io e te abbiamo pattuito questa cosa? –
- Ho deciso io! – Ma che arrogante che è diventato! - Anche se ho raccontato loro che m’hai invitato tu…per favore fammi venire lì! –
- Che è successo, perché vuoi venire qui? –
- Non è meglio parlarne a quattrocchi? Tanto fra dieci giorni sarò a Tokyo! –
- Dieci giorni? DI GIÀ? –
- Grazie eh, e io che credevo ti facesse piacere rivedermi! –
- Oh ma quanto sei scontroso! –
Non era cambiato per niente.
 

 
Appoggiata al bancone della cucina, Nives soppesava le parole con le quali avrebbe detto al suo coinquilino che suo fratello, un sedicenne deficiente, avrebbe sostato da loro per cinque giorni.
Alla fine, durante la chiamata notturna, sua madre aveva scoperto che Andrea era al cellulare con lei, e aveva colto l’occasione per raccomandarglielo. Che santa donna.
L’aveva rassicurata che sarebbe stato da lei per pochissimo a causa della scuola; che quell’idiota non era voluto partire con la sua classe per il viaggio d’istruzione a Parigi per il solo capriccio di andarla  trovare.
Ma Nives conosceva troppo bene suo fratello: era un casinista, non si sarebbe mai perso il viaggio di istruzione, a Parigi poi! C’era qualcosa che non andava…
Scorse un Ao-zombie uscire dalla sua stanza e andarsi a schiantare sul divano.
- Ma dico: se hai sonno, che ti alzi a fare dal futon se poi devi venirti a riaddormentare sul divano? -  Gli si avvicinò, porgendogli una tazza di caffè, o meglio, acqua sporca: al suo Ao-san piaceva quella ciofeca che i Giapponesi, assieme agli Americani, si ostinavano a chiamare ’caffè’.
Quello indicò il tavolino, facendo intendere che l’avrebbe bevuto dopo.
Lei poggiò la tazza sulla superficie liscia e si sedette accanto al coinquilino.
Quel silenzio mattutino, nel quale si impastavano i loro pensieri, quel silenzio leggero che non doveva essere necessariamente riempito, le piaceva.
Sorseggiò il suo caffè, poi poggiò la tazzina accanto a quella dello Hyun.
Sentì il peso della testa azzurra sulla sua spalla.
- Nives…mi prometti che non cambierà niente? –
E ora perché se ne usciva con certe domande senza senso?
- Perché dovrebbe cambiare qualcosa? –
- Per favore, mi sentirei meglio se me lo promettessi…-
Sembrava affranto, tormentato da qualcosa. Bah, chissà che cazzo s’è fumato…
- Te lo prometto: non cambierà niente. A meno che non mi diventi una donna e non ti fai chiamare Hyuna –
Sentì la sua risata bassa accarezzarle il collo: - Non è nei miei programmi diventare una donna…né farmi chiamare Hyuna! –
Nives avvolse le spalle di quel bambino troppo cresciuto con un braccio: - E allora di cosa ti preoccupi? –
Quello scosse la testa.
- E comunque io ho brutte notizie: ci farà visita mio fratello. –



                                                                                      ~~~~~
 
 
  
Ed eccolo lì, all’aereoporto.
Chi l’avrebbe mai detto che lui, il grande TOP, avrebbe aspettato qualcuno al gate: di solito era lui l’atteso.
Il fatidico giorno era arrivato, stava per conoscere il fratello minore di Nives.
Avevano passato gli ultimi giorni a sistemare casa: scoperse che il fratellino della sua coinquilina non amava dormire sui futon, li trovava scomodi, quindi avrebbe occupato il letto della sorella; ora, l’unico futon in casa l’aveva preso lui, quindi dovettero andarne a comprare uno nuovo, che sistemarono nella camera da letto più spaziosa: quella degli ospiti, abitata da TOP.
Avrebbe dormito nella stessa stanza con lei per cinque giorni…se l’avesse scoperto GD o SeungRi, avrebbero cominciato a dire cazzate e a farsi trip mentali molto porno. Certo che erano tristi i suoi compari.
Conciato come il miglior cretino di Tokyo, se ne stava lì seduto al fianco di una Nives scazzata, che ormai non sapeva più come convincerlo a togliersi la mascherina, gli occhiali da sole e il cappello: - Che cazzo hai a fare i capelli particolari se poi li copri sempre quando esci? – gli aveva detto prima di uscire di casa, infuriata. Era in momenti come quello che avrebbe voluto dirle la verità, solo che non aveva fegato. E poi sapeva che JiYong l’avrebbe scorticato vivo se solo avesse accennato al fatto d’essere un idol.
Videro, verso le sette di sera, i primi passeggeri scendere dall’aereo e recuperare i bagagli.
- Eccolo lì! – Disse, esagitata, scattando in piedi e correndo in direzione di un ragazzetto di poco più alto di lei.
Immaginate la migliore scena di un drama: i due che si corrono in contro e alla fine si schiantano, un urto anelastico con i fiocchi.
Ma in loro c’era una dolcezza infinita: TOP sapeva che era da molto tempo che non si incontravano, e che, anche se lei aveva descritto suo fratello come il peggiore fra i rompicoglioni, gli voleva bene.
Smilzo, di un palmo più basso di lui, capelli neri, come quelli della sorella, ma più lunghi. Occhi marroni e tratti decisamente occidentali. Era carino, aveva le labbra simili a quelle della sorella, ma leggermente meno piene di Nives, eppure, nel complesso, le somigliava poco.
- Seung-hyun, questo è Andrea! – Gli disse, dando una pacca sulla schiena al fratello.
Quello, in tutta risposta, si inchinò abbozzando, in un giapponese stentato: “Piacere di conoscerti”
Nives rise e disse qualcosa al fratello, il quale divenne subito rosso, cominciandosi a scusare in inglese.
- Perché si scusa? – Chiese allora alla ragazza.
- Perché gli ho detto che è inutile parlarti in giapponese, tanto capisci poco o niente! Vi farò io da interprete! –



                                                                                      ~~~~~
 
 
  
Era cresciuto tanto in così poco tempo.
Se lo ricordava come un bambino lagnoso, e invece eccolo lì, un ragazzone di sedici anni con il suo trolley e una felpa rossa dei Simpson, che la abbracciava.
“Mi sei mancata” le sussurrò in un orecchio.
“Anche tu mi sei mancato, brutto piagnucolone che non sei altro!” Gli disse, stringendolo ancora più forte “Vieni, ti faccio conoscere un mio amico, nonché coinquilino!”
Lo portò al cospetto di un Ao-san coperto da venti strati di roba. Nives si era anche impuntata, insistendo sull’anormalità di quel comportamento, dicendogli che era un bel ragazzo e che non doveva coprirsi in quel modo: per cosa poi? Ma quello non aveva sentito ragioni, e si era coperto comunque.
“Ma che ha fatto ‘sto tizio? Ha litigato con lo specchio? Non si vede neanche un po’ della sua faccia…” Constatò Andrea, perplesso.
“Bah, è una fissa che ha, non vuole farsi vedere.”
“Certo è che hai sempre frequentato gente strana, e continui a farlo!”
“Ma che ne so, sarò una calamita per certi soggetti. Comunque ora vi presento, ok?” disse, prima di rivolgersi ad Ao-san: - Seung-hyun, questo è Andrea! –
Poi diede una pacca alla schiena del fratello, che, inchinatosi, lo salutò in giapponese.
Ma che bravo, ha capito come ci si presenta, è partito preparato! Peccato che quest’altro deficiente non sia giapponese, ma coreano!
“Ehmm…Andrea…penso che t’abbia capito, ma devi sapere che lui non è giapponese, è coreano”
Quello divenne rosso come la sua felpa, se non peggio “Madonna santissima, che figura di merda! Sorry, sorry, sorry!”
Quanto è idiota!
 
 
 
Arrivati all’appartamento, suo fratello se ne andò dritto dritto a dormire: il fuso orario era difficile da metabolizzare.
- Certo che tu e tuo fratello non vi somigliate proprio! Forse solo un po’ la bocca. – Sentì dire da un Seung-hyun intento a liberarsi dalla mascherina.
- Beh, è normale, dato che abbiamo madri diverse. –
A pensarci bene, non aveva mai toccato questo tasto con Ao, anche perché lei stessa non considerava l’argomento importante.
Ma a quelle parole, Seung-hyun si irrigidì e mormorò delle scuse per essere stato poco delicato.
- Ma non ti preoccupare, io considero mia madre colei che mi ha cresciuta, non quella che m’ha messa al mondo, lei non l’ho mai conosciuta…- Confessò.
- Cosa è successo? Ti va di parlarne? – Disse quello, preoccupato ma al contempo curioso.
- Bah, non è nulla di così eclatante: lei è morta in un incidente d’auto quando io avevo appena un mese, così restammo soli, io e mio padre. Quando avevo 4 anni, papà si risposò con una sua collega, che spesso si prendeva anche cura di me. Da allora siamo stati una famiglia unita e lei mi ha sempre trattata come se fossi stata sua figlia, poi, quattro anni dopo il loro matrimonio, nacque Andrea. Fine –
- E questa cosa che tuo padre s’è risposato non t’ha mai creato problemi? –
- Perché avrebbe dovuto? Io ero felice con quella tipa…e poi non hai idea di quanta felicità provi una bambina piccola nel chiamare per la prima volta una donna ‘mamma’: sembra un gesto automatico, i bambini normalmente utilizzano questo appellativo senza sapere quanto affetto vi è dietro; per me è stato diverso, mio padre capì che la cosa migliore sarebbe stata quella di sposare quella donna quando mi sentì chiamarla ‘mamma’. Non mi aveva chiesto nessuno di farlo: semplicemente io vedevo gli altri bambini chiamare una donna più grande, alla quale volevano un gran bene, ‘mamma’, e li emulai. –
Evidentemente quella confessione, quel discorso che a lei sembrava così normale e leggero, aveva avuto uno strano effetto su Bingu, che la abbracciò, con gli occhi umidi.
- I-io non avevo idea, scusami se te l’ho chiesto…-
- Ti ho detto che non è nulla, io sto bene, quindi…-
Quel ragazzo doveva tenere molto alla famiglia, dato che aveva reagito così.
Era di una tenerezza disarmante, lo ammetteva.
Andarono a dormire anche loro, dato che ormai l’orologio segnava le 11:10 PM: Nives sapeva che suo fratello il giorno seguente avrebbe voluto esplorare la capitale giapponese, e che, di conseguenza, avrebbero dovuto svegliarsi di buon ora.
Costrinse al tour turistico anche Ao-san: non stava bene starsene sempre rintanato in casa, quel ragazzo non usciva quasi mai! Doveva darsi una svegliata!
Prima di andarsene nel suo futon, si mise sulla soglia della propria stanza e sentì il russare di suo fratello. Non era di certo il suono più bello del mondo, lo ammetteva, ma gli era mancato. Gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio sulla fronte, mormorando: “Ti voglio bene”, e, a l suono di quelle semplici tre parole, suo fratello sorrise. L’aveva sentita.
Si ritirò nella stanza di Seung-hyun, trovandolo seduto, a gambe incrociate, sul suo futon.
- Che fai, non vai a dormire? – Gli chiese.
- Ti stavo aspettando, volevo darti la buona notte…- Mormorò.
Quel ragazzo la sorprendeva: aveva una voce così bassa, tale da far accapponare la pelle nel momento in cui usciva fuori dai gangheri, ma che al contempo diventava caramellosa, un soffio caldo che le entrava dentro e riscaldava la sua anima nel momento in cui diceva qualcosa di dolce, o quando se ne usciva con quelle cazzate smielate. Un esempio ne era, appunto, quel suo ‘volevo darti la buona notte’: spiazzante nella sua semplicità, ma così dannatamente piacevole a sentirsi.
Erano quei piccoli gesti d’affetto che non ti saresti mai aspettato da un uomo quale Seung-hyun, così composto e riservato.
Le si imporporarono le guance e sentì l’impulso istintivo di stringerlo forte a se, di sentire quel profumo inconfondibile della pelle di Ao-san, un impulso che appagò.
Lo strinse a se da dietro, cosicché il suo Bingu non potesse vedere quanto fosse diventata rossa.
Gli sussurrò all’orecchio un: - Buona notte – che però, paragonato a quanto aveva detto il suo coinquilino qualche istante prima, le sembrava l’imprecazione di uno scaricatore di porto. Gli diede un bacio sulla guancia sinistra e si ritirò fra le fredde coperte del suo futon.
Si accoccolò, sperando di crogiolarsi presto in un sonno profondo, ma questo non arrivava.
Era agitata.
Piano piano, come un tarlo, si faceva strada nel suo cuore e nella sua testa una sola consapevolezza: lentamente, si stava innamorando di Seung-hyun.
 
 
 
 

 
 
 
   ~ The idiot’s space o(゜∇゜*o)(o*゜∇゜)o〜♪   ~
…si vede che ho scritto questa roba ascoltando “Wedding Dress” di Taeyang a palla? Sì eh? LOL
Che dire…in non so da dove mi sia uscito in così poco tempo, è anche il più lungo…IN 9 FOTTUTI CAPITOLI QUESTO È IL PIÙ LUNGO, CHE VERGOGNA! T^T
Cooomunque, alla fine abbiamo saputo chi cazzo è quella famosa Miku di ventimila capitoli fa (spero la ricordiate xD) e abbiamo scoperto qualche altra cosa su Nives...aaaah mi aspettano tanti pomodori marci per questo coso :°D me lo sento (?) però mi sono divertita a scriverlo, quindi sono contenta (??) vabeh…
Ringrazio come al solito quelle anime pie che leggono/recensiscono/aggiungono la storia alle seguite-preferite-ricordate-qualcosa, vi mando baci, abbracci e biscotti al cioccolato *^* (spero vi piaccia il cioccolato, perché io ne ho una voglia matta èwè *sembro una donna incinta…*).
E ora, vi saluto gente! Spero di leggere commenti positivi sul primo capitolo che scrivo e me piace TwT
Good Bye~




P.S. MI SONO DIMENTICATA DI SCRIVERLO PRIMA!! Vabeh...SUL SERIO PENSAVATE CHE AVREI SALTATO A PIÈ PARI DUE MESI? 8D Ma neanche per sogno! Io devo farvi crescere la barba fino alle ginocchia! *con tanto amore LOL*
   
 
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