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Autore: xpayneinmyveins    13/10/2012    2 recensioni
Tanto per dirne una? Sono una sedicenne di nome Destiny. Perché un nome così ricercato? Perché mia madre, a differenza mia, pensava che avrei avuto un destino brillante e felice perciò come ‘portafortuna’, possiamo dire così, mi aveva chiamata Destiny, destino. Come molti, ho un sogno. Come pochi, sono davvero innamorata.
Già, sono innamorata. Follemente innamorata di un ragazzo che mi rende felice e neanche so come ci riesca sempre.
Si, lo so. Sembra una cosa impossibile. Ma sapete, l’amore è complicato.
L’amore è qualcosa di impossibile a volte.
Volete sapere com’è andata?
-un enorme grazie a chi sceglierà di leggere la mia One Shot e un grazie ancora più grande a chi lascerà una recensione-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Quella mattina mi svegliò l’incessante suono dello squillo del cellulare.

Feci scivolare un braccio fuori dalle coperte svogliatamente e afferrai l’apparecchio, me lo portai all’orecchio e con voce fin troppo assonnata dissi: -Chi sei e che cosa vuoi, visto ti prendi la briga di svegliarmi di sabato mattina in questo modo?
-Destiny, sono Harry e.. ma sai che ore sono?- Chiese come l’essersi appena svegliati fosse una cosa indecente.
-Harry..?- Cominciai con voce vaga. –Oh mio dio! Harry! Come stai?- Esclamai improvvisamente pimpante.
-Benissimo, sono tornato ieri sera e non te l’ho detto per farti una sorpresa quindi: ti va di uscire più tardi?- Mi chiese il migliore amico che avessi mai potuto desiderare.
-Certo che mi va.- Sorrisi pur sapendo che non poteva vedermi da oltre la cornetta.
-Bene, allora verso le quattro passo a prenderti.-
-Ma sai che alle sei devo essere a casa per cena. Non puoi un po’ prima?- Chiesi ansiosa.
-Stasera ti porto a cena fuori.- Rispose.
-Scherzi? Dove andiamo?- Chiesi con la voce squillante che avevo quando ero colpita.
-Questa è una sorpresa. Fidati di me.- La sua voce diventava più bassa quando voleva essere misterioso. Più bassa del solito, intendo.
-E va bene.- Dissi arrendevole.
-A dopo.-
Attaccai e riposi il cellulare nella tasca dei miei vecchi jeans abbastanza sgualciti. Mi piaceva l’idea che il mio migliore amico mi facesse delle sorprese. Da quando era diventato famoso, non aveva più avuto molto tempo per me. Da una parte mi stava bene, insomma sapevo quanto amasse tutto ciò che gli stava accadendo. Lo avevo accompagnato quando si era iscritto ad xFactor, avevo assistito mentre cantava e avevo urlato il suo nome tra il pubblico, avevo pianto di gioia quando i giudici avevano deciso di farlo entrare ad xFactor. Quando tornò a casa e mi disse che sarebbe partito con la band però, per quanto lo appoggiassi e fossi totalmente, assolutamente, inequivocabilmente, felice per lui, sentii come un tuffo al cuore. Quando lo accompagnai all’aereoporto e mi salutò con un grande abbraccio e quel sorriso dolce, mentre mi accarezzava la guancia e giocherellava con i miei capelli, capii una verità assolutamente irreale.
 
Erano appena le undici e mezza di mattina, dico ‘appena’ perché per me era l’alba.
Mi misi al computer e controllai per un po’ Twitter: niente di nuovo.
Dopo qualche minuto decisi di farmi una doccia e prepararmi il pranzo.
Mia madre era sempre fuori per lavoro per pranzo, avrei dovuto avvertirla il prima possibile che non avrei cenato a casa quella sera. Decisi di farlo subito dopo la doccia.
Aprii il getto d’acqua tiepida e dopo qualche secondo mi ci misi sotto.
Quando ebbi finito legai i miei capelli biondo ramato in un ciuffo buttato un po’ lì e cominciai a vestirmi.
Scelsi la mia maglietta preferita, la mettevo quando ero davvero di buon umore e sentivo che sarebbe stata una bella giornata.
Era una maglietta abbastanza semplice, bianco- grigia, smanicata e larga con su scritto ‘feeling lucky’ in nero. Accanto alla scritta c’era il disegnino di un piccolo smile. Quindi era perfetta per me perché ‘Smile’ era il mio soprannome fin da bambina perché sorridevo sempre e per qualsiasi stupida battuta cominciavo a ridere come fosse la migliore del mondo.
Tutti mi chiamavano così tranne mia madre, la cui politica era: ‘ti ho dato un nome così bello, lo adoro. Perché dovrei non usarlo?’ , e Harry.
Harry mi chiamava ‘piccola’.  Eravamo cresciuti insieme e diceva che io ero l’unica ragazza che avrebbe mai chiamato così perché sentiva il bisogno di proteggermi e questo soprannome gli suonava perfetto per ricordarmi quanto tenesse a me. Oppure gli piaceva chiamarmi ‘Des’ .
Avevo sempre odiato quando i miei fidanzati lo usavano, ma detto da Harry era quasi speciale. Il tono con cui mi parlava era sempre stato il più dolce che avessi mai sentito. Il modo in cui mi guardava con quei suoi due grandi occhi verdi e brillanti mi faceva sentire unica. Per questi e tanti altri motivi ero innamorata di lui da tempo. Esatto, la verità di cui vi parlavo prima, quella che capii quando partì per la prima volta è: ne sono innamorata.
Ma lui questo non avrebbe mai dovuto saperlo perché ero la sua migliore amica e non sarei mai potuta essere qualcosaltro.
Ma per tornare a noi, mi misi un paio di pantaloncini corti visto che non faceva freddo. Pranzai velocemente con le prime cose che trovai in frigo e cominciai ad asciugare i capelli, quando ebbi finito avvertii mia madre, lavai i denti e misi un ombretto leggero color carne solo per esaltare il marrone chiaro dei miei occhi e un po’ di mascara.
Presto si fecero le quattro e Harry suonò il clacson, stranamente in orario.
Presi una borsa a tracolla piuttosto piccola di finta pelle intrecciata che portavo sempre. Era comoda e ci entrava tutto il necessario.
Ci infilai le chiavi, il cellulare e qualche spicciolo poi uscii.
Entrai in macchina..
-Ciao piccola.- Mi salutò Harry con un bacio sulla guancia.
-Ciao bel riccio.- Adoravo i folti capelli riccissimi di Harry, incorniciavano alla perfezione quel viso d’angelo.
Cominciò a guidare lasciando pian piano la città. Non vivevamo nel centro di Londra, come ci si potrebbe aspettare da una storia così, io e Harry eravamo cresciuti ad Holmes Chapel e lui stava andando completamente fuori dai soliti posti che frequentavamo.
-Dove stai andando?- Chiesi confusa continuando a guardare fuori dal finestrino per trovare un punto di riferimento.
-Ti ho detto che è una sorpresa. Arriveremo intorno alle cinque e mezza quindi mettiti comoda e raccontami qualcosa di divertente.- Sorrise guardandomi con la coda dell’occhio. Spuntarono le sue tenere fossette insieme a quel sorriso.
Tanto per ribadire la perfezione di Harry Edward Styles, il suo sorriso era qualcosa di indescrivibile ed era incorniciato da quelle fossette tenerissime. Sembrava poter illuminare un intero mondo con quel sorriso e, in effetti, per me era davvero così.
-Cosa hai fatto in questo noioso sabato mattina e durante queste settimane in cui sono stato via?- Cercò d’invogliarmi a parlare.
-Niente di che, stamattina mi sono annoiata mentre mi preparavo per uscire con te.
-Hai cantato negli ultimi giorni?- Chiese esitante.
-No.- Risposi secca. Avevo smesso di cantare. Forse per paura, forse perché credevo che fosse arrivato il momento di crescere.
La ragione principale forse era che non volevo commettere lo stesso errore di mia madre.
Lei aveva dedicato la sua vita alla musica, ce l’aveva quasi fatta.. poi aveva avuto me.
Mi aveva ripetuto più volte che avrebbe lasciato tutto un’altra volta, se fosse potuta tornare indietro, pur di essere mia madre, ma sapevo che ci stava male.
Aveva dovuto rinunciare ad un futuro perfetto che si era creata dopo chissà quanti sforzi solo per crescermi. Da sola oltretutto. Mio padre ci aveva abbandonate prima che nascessi neanche so perché.
Insomma, io non volevo che la mia carriera fosse stroncata per chissà quale motivo inaspettato e soprattutto non avrei mai voluto che mia figlia si sentisse in colpa come mi sentivo io. Quindi avevo rinunciato. Harry era l’unico a conoscere questa storia e non approvava la mia scelta.
Pensava che avessi troppo talento per sprecarlo così.  
-Dovresti farlo.- Disse come fosse un ordine, ma con voce delicata. Come uno schiaffo arrestato che arriva lo stesso, ma cercando di non fare male. Come un dolce rimprovero, ecco.
-Non cominciamo, per favore. Godiamoci l’unica giornata che possiamo passare insieme dopo tre settimane, ti prego.- Supplicai senza riuscire a guardarlo negli occhi.
Lo vidi stringere le mani al volante con la coda dell’occhio. Come se quello che avevo detto lo avesse ferito. Sapeva che stavo male quando lui era lontano, ma non pensavo che si potesse arrabbiare per una frase come la mia. O forse si era arrabbiato perché non seguivo il suo consiglio e non tornavo a cantare.
Decisi di non continuare nessuno dei due argomenti e non fare domande, non volevo discutere proprio quel giorno.
Rimanemmo in silenzio per circa mezzora fino a che finalmente il viaggio finì.
A Harry tornò il sorriso.
Feci per scendere ma lui mi fermò.
-No, aspetta.- Sorrise. Fece il giro dell’auto, prese un cestino di legno intrecciato dal bagagliaio e poi mi aprì la portiera.
Ridacchiai un po’ ma feci una faccia lusingata per ringraziarlo.
-Prego madame, la porto verso la nostra meta.- Disse scimmiottando fin troppo goffamente un gentiluomo del novecento.
Ridacchiai ancora e appoggiai il mio avambraccio sul suo. Arrivammo in un prato pieno di fiori estivi che non avevo neanche mai visto. Un  posto così in Inghilterra non credevo esistesse davvero. Mi condusse in una piazzolina dove i fiori non dominavano più di tanto il terreno e vi stese un telo da picnic a quadrettoni rossi, appoggiò il cestino a terra e mi fece cenno di sedermi.
Il sole tiepido e stanco delle cinque e mezza ci sovrastava durante la sua discesa, mentre lasciava spazio alla luna e al buio.
Si sedette accanto a me e tirò fuori qualche sandwich e dei cibi da picnic che divorammo in un attimo tra risate e chiacchiere.
-Ti sono mancato in questi giorni?- Chiese improvvisamente serio mentre entrambi ci stendevamo a terra per ammirare le stelle.
-Veramente.. no.- Scherzai.
Lui mi guardò con uno sguardo tra il supplichevole e l’accigliato e capii che quello non era più il momento di scherzare. Mi accoccolai vicino a lui che abbassò il braccio per circondarmi.
-Certo che mi sei mancato, tu mi manchi sempre se non sei con me.- Risposi sinceramente.
-Anche tu mi sei mancata tanto.
Mi strinsi ancora di più a lui.
-Hai conosciuto qualcuno?-
Quella domanda mi sorprese un po’, cosa intendeva?
-In che senso?
-C’è qualche ragazzo..?
-No, nessuno. Perché?- Aggrottai la fronte.
-Curiosità.- Si limitò a dire. Non riuscivo a vedere la sua faccia dalla mia posizione, avrei voluto spostarmi un po’ ma amavo quel genere di abbracci e volevo soltanto che mi tenesse stretta a sé dopo tutte quelle settimane.
Dopo qualche secondo di silenzio riprese a parlare.
-Destiny, devo dirti una cosa.
-Cosa c’è?
-Devo partire con la band, non so quando tornerò precisamente ma non presto.
Mi alzai di scatto per guardarlo negli occhi e anche lui si appoggiò sui gomiti per guardarmi. Addio momento magico.
-Avevi detto che la band non ci avrebbe divisi.- Dissi con voce triste.
-E infatti non lo farà, solo devo stare via un po’ più del solito, ma credo che saranno su per giù due mesi..-
-Cosa?- Lo interruppi. –Due mesi?
-Si.. lo so che è molto ma dobbiamo promuovere l’album in America e Australia.
-In America? Australia?- Dissi ancora più spaventata e sorpresa.
-So che è lontano ma..-
-Niente ‘ma’ io non voglio ostacolare la tua carriera ma.. due mesi, Harry. Sono così lunghi e l’America e l’Australia sono così lontane..-
-Basta, ti prego fammi parlare.- Mi interruppe lui stavolta. Si alzò a sedere davanti a me.
-Prima di andarmene voglio essere certo di una cosa.- Sussurrò accarezzandomi la guancia.
Il suo sguardo era così assorto e sicuro. Più del solito.
-Ti ho portata qui perché mi sembrava un posto carino per salutarti nel modo giusto.
-Come…?
Mi accarezzò le labbra con il pollice per zittirmi e ci riuscì ovviamente.
Non smettevo di sentire brividi dappertutto.
Si fece più vicino, tanto che riuscivo a sentire il suo respiro confondersi col mio.
-Non capisco come tu non l’abbia capito in tutti questi anni.- Sorrise debolmente continuando a guardarmi.
-C-cosa?- Balbettai.
-Che ti ricambio.-
Lo aveva sempre saputo? Dio, che figura di… Un attimo.
-Mi ricambi?-
-Certo, come potrei non farlo?-
-Da quando? Cioè..-
-Odio la tua ossessiva necessità di fare domande e parlare in continuazione senza prendere neanche fiato tra una frase e l’altra, è irritante.- Scherzò e premette le sue labbra sulle mie.
Fu l’attimo più bello che abbia mai vissuto. Lo avevo sperato, immaginato a volte e di certo batteva ogni immaginazione. Mi feci più vicina a lui e lo strinsi forte mettendogli le braccia al collo.
I nostri corpi inginocchiati l’uno davanti all’altro aderivano alla perfezione mentre le nostre labbra si muovevano in sincronia.
Ci staccammo dopo un po’ per riprendere fiato. Lo guardai e fece un mezzo sorriso.
-Sei arrossita.- Lanciò uno sguardo veloce al terreno e poi tornò a guardarmi.
Portai le mani alla faccia imbarazzata e lo sentii ridere.
-Sono felice che tu ti diverta.- Feci l’offesa voltandogli le spalle.
Lui mi prese tra le sue braccia e mi fece sdraiare sotto di lui cominciando a farmi il solletico.
Iniziai a dimenarmi e a ridere, soffrivo da morire il solletico.
Si fermò improvvisamente e mi baciò di nuovo.
-Ti amo.- Sussurrò sulle mie labbra quando il bacio finì.
-Anch’io.- Risposi con sicurezza.
 
____
 
-Chiedimi di restare e lo farò.- Mi disse mentre mi stringeva forte a sé.
I ragazzi lo aspettavano all’entrata dell’aereoporto, circondati dalle guardie e dai fan.
Noi ci eravamo un po’ nascosti accompagnati da una sola guardia, nessuno doveva scoprire che stessimo insieme. Io ero la sua migliore amica, niente di più. Nessuno avrebbe mai dovuto sapere di me, Harry voleva proteggermi dagli insulti delle ‘fan’ che non capivano che la felicità del loro idolo viene prima di tutto e io non volevo che ci fossero complicazioni a causa mia.
-Ti aspetterò.- Gli risposi trattenendo le lacrime.
Mi sarebbe mancato da impazzire, ma la sua carriera era ciò che contava davvero.
-Non dimenticarti di me.- Mi sussurrò con un sorriso.
-Come potrei? Piuttosto tu non farti prendere troppo da tutte le belle ragazze americane che ti verranno dietro. Ricordati che qui c’è una semplice ragazzina inglese che ti ama da impazzire.- Tentai di sorridere.
-Davvero? E chi è? presentamela.- Rispose ridendo.
Io mi staccai dall’abbraccio che ci teneva uniti e gli tirai uno schiaffo sulla spalla.
-Quanto sei permalosa, Santo Cielo. Vieni qui.- Disse riattirandomi a sé.
-No, lasciami.- Mi divincolai. –Io non sono permalosa solo che non puoi scherzare in un momento così, Harry.
-Scusa.- Disse alzandomi il mento con la mano e guardandomi dritta negli occhi.
-Mi spieghi come faccio ad avercela con te se mi guardi come se fossi la cosa più preziosa che possiedi?- Sorridi.
-Tu lo sei, per questo mi riesce bene guardarti così.-
-Dio quanto ti amo.- Dissi facendo scendere qualche lacrima e gettandogli le braccia al collo.
Mi baciò i capelli e tornai a guardarlo.
-Basta, ci rivedremo tra poco. Non farai neanche in tempo a dire ‘Smile’ che sarò tornato.- Sorrise.
Risi un po’ e lo baciai. In quella settimana avevamo passato insieme ogni giorno ma non mi sarei mai stancata di lui e dei suoi baci.
Il bacio durò molto, ma non sarebbe mai stato abbastanza.
-Scusi, signore ma dobbiamo andare o perderà l’aereo.- Intervenne la guardia.
Harry si staccò da me con riluttanza nei confronti del gesto che doveva fare.
Mi accarezzò la guancia un’ ultima volta e si allontanò mandandomi un bacio voltante che si confuse nel vento.
Entrò in aereoporto e qualche minuto dopo un aereo partì. Sicuramente era il loro.
-Smile.- Sussurrai fissando l’aereo che si allontanava nel cielo con sguardo triste.
 
____
 
Questo fu solo l’inizio di una storia incredibile che durò per sempre. Grazie alla quale riuscii anche a diventare una cantante professionista.
Avemmo dei figli ma di certo non rovinarono le nostre carriere. Eravamo la famiglia più felice sulla terra e amai quel ragazzo per tutta la vita e anche dopo.

  
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