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Autore: LadyPalma    13/10/2012    1 recensioni
Potranno Caterina e Maria trovare la felicità dopo inganni, tradimenti e fughe? Forse, ma questo è ciò che può accadere dopo. All'inizio c'è solo una lettera e un altro piano dei Bolena!
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il quarto e il quinto capitolo, spero vi piacciano :) Fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando, mi farebbe molto piacere! ^^
 


4.        
       

Non c’era un buon profumo e l’ambiente non era dei più confortevoli; d’altronde si trattava di una stanza adibita a cella, poteva davvero Anna Bolena aspettarsi di meglio? Entrò esitante e raggiunse lentamente l’uomo seduto all’interno della stanza con un sorriso che voleva ancora cercare di mascherare. Si sarebbe accertata della realizzazione di una parte del suo piano perlomeno, sarebbe uscita da quella stanza e poi si, finalmente avrebbe sorriso.

“Allora, è morta?” chiese schietta non vedendo la presenza della sua rivale, né come essere vivente né come cadavere.

L’uomo alzò lentamente lo sguardo e fu il suo turno di mascherare un sorriso, immaginando la reazione che la donna avrebbe avuto dopo le parole che lui avrebbe pronunciato.

“Vostra Maestà, Lady Caterina è fuggita” disse mostrandosi il più addolorato possibile, ma entrambi sapevano che era una finzione.

“Fuggita? Fuggita? Siete stato voi, ammettetelo, voi l’avete fatta fuggire!” gridò furiosa cominciando a camminare avanti e dietro per la stanza, per poi tornare a fissare il suo presunto alleato.

“Sapevo di non poter contare su di voi, Mastro Cromwell” disse infine, lanciandogli un’ultima occhiata prima di sparire, sbattendo la porta dietro di sé.

Era assurdo anche solo pensarci, eppure a volte Anna ne aveva avuto il sospetto. Il sospetto che alla fine Thomas Cromwell si sarebbe schierato dalla parte di Caterina d’Aragona.


**


Erano passati già alcuni giorni dall’avvenimento nel Labirinto e nulla presso la Corte, ignara di tutto, sembrava essere cambiato. Il Re e la Regina, nonostante le voci che aveva modo di udire, in pubblico apparivano ancora uniti e banchetti e balli si tenevano tutte le sere. Non era stato troppo difficile per Lucia farsi passare per una nuova dama della Regina e la sua fluidità nel parlare italiano era stata d’aiuto, se non per acquistare la simpatia, almeno per evitare l’antipatia, di Anna Bolena. Purtroppo però nel ruolo di infiltrata, aveva scoperto ben poco su possibili rifugi di Caterina e Maria e non aveva neppure avuto modo di rivedere l’uomo a cavallo a cui aveva chiesto aiuto. Non parlava quasi con nessuno e l’unica faccia amica che aveva trovato era quella di Gregory, il ragazzo che l’aveva trovata il primo giorno e a cui vagamente si era risolta a spiegare ciò che era successo. Lui le aveva creduto subito e si era offerto per quanto poteva di aiutarla.

“Non ho più idea di cosa fare” si lamentò, seduta al banchetto affianco al ragazzo, leggermente in disparte rispetto alla gente.

“Non temete, una soluzione si troverà, non possono essere sparite nel nulla!” rispose il ragazzo a bassa voce, per non farsi udire dagli altri, che comunque non sembravano prestare loro attenzione “Potrei provare ad indagare con mio padre, lui deve saperne per forza qualcosa!” aggiunse poi risoluto.

Lucia si illuminò improvvisamente, annuendo con vigore. Come aveva fatto a non pensarci prima? Il padre di Gregory, Thomas Cromwell doveva per forza sapere, anzi avrebbe potuto essere anche una parte stessa del piano. L’aiuto del ragazzo sarebbe potuto essere allora molto utile, e non tutto era forse perduto. Un pensiero  che in quel momento le attraversò velocemente la mente, la rese però per un attimo triste. Il suo nuovo amico l’avrebbe presto abbandonata, e avrebbe fatto ritorno a casa.

“Balliamo?” fu lei a chiedere d’un tratto per scacciare via quel pensiero. Non aveva mai ballato con un ragazzo, ma avrebbe tanto voluto provare.

“Non so ballare” ammise Gregory un po’ imbarazzato scuotendo il capo.

“Non possiamo provare?” tentò lei nuovamente ricevendo in risposta solo un’altra negazione mentre il suo volto assumeva un’espressione sempre più imbarazzata.

E no, non provarono a ballare per quella sera. Ma la passarono a ridere e scherzare tra loro, forse su quanto lui appariva imbarazzato o su quanto invece lei non lo sembrasse affatto.


**


Era stato amore a prima vista tra Maria e il Palazzo di Charles nel Suffolk, non tanto per la bellezza della dimora, ma per le condizioni in cui si trovava a vivere adesso: improvvisamente sembrava essere trattata come una vera principessa e non pensava di trovare questo benessere nella condizione di fuggitiva. Le era stata riservata la migliore camera e aveva tre dame tutte per sé, non doveva preoccuparsi di nient’altro che leggere, studiare, cucire e suonare il magnifico pianoforte che le era stato messo a disposizione. Anche la compagnia si era rivelata più che piacevole e non si trattava solamente delle sue dame: il duca di Suffolk era rimasto tutto il tempo nel Palazzo e aveva cercato in tutti i modi di rendere Maria a suo agio, eppure lei al suo cospetto non riusciva a reprimere uno strano e inspiegabile senso di disagio. Non aveva mai vissuto così a stretto contatto con un uomo e in particolare quell’uomo, pur avendo circa quindici anni più di lei, non riusciva di certo a vederlo come una figura paterna, conosceva la reputazione dell’uomo a Corte e per quanto si sforzasse, non poteva negare il fascino che aveva anche su di lei. Si ritrovava spesso a lanciargli delle occhiate quando erano nella stessa stanza e quando erano distanti, si ritrovava a pensare a lui più del necessario e in un modo che non le era consentito. Mentre si rimproverava mentalmente, non poteva di certo sapere che quando abbassava lo sguardo, era lui a fissarla.

“E’ tua nipote! Cosa diavolo stai pensando?” urlava nella sua testa, ma una parte di lui sembrava non ascoltare neppure. La verità era che lei lo aveva colpito, sembrava avergli mandato quasi un incantesimo ed era stato quella sera nel labirinto, prima ancora di sapere che era la principessa. Certo, sapeva che non avrebbe potuto comportasi con lei come si comportava con le altre dame, e sapeva che l’unica via era non pensare più a lei, non in quel modo perlomeno. Eppure più cercava di evitarla, più si ritrovava a cercarla.

Come quella sera.

“Principessa!” la chiamò entrando nella sua stanza, dopo essere stato introdotto da una delle dame che le aveva messo a disposizione.
“Vostra Grazia, a cosa devo la visita?” chiese Maria alzando appena lo sguardo, prima di chiudere lentamente il libro che aveva tra le mani.
“Chiamatemi Charles, vi prego” la interruppe, muovendo un passo verso di lei.

“Va bene, Charles, ma solo se voi mi chiamerete Maria” acconsentì lei alzando lo sguardo su di lui.

“Allora Maria” disse con un sorriso nel chiamarla per nome, sentendo in quel semplice dettaglio uno strano avvicinamento con lei “Come mai non vi siete presentate a cena? Vi sentite forse poco bene?” chiese poi leggermente preoccupato, conoscendo la cagionevole salute che aveva mostrato in passato.

Maria accennò un sorriso per la preoccupazione che il duca sembrava mostrare, affrettandosi a scuotere la testa per rassicurarlo. Stava bene, se così si poteva dire, perlomeno fisicamente. La verità era che, nonostante le attenzioni di cui stava godendo durante quel soggiorno, si sentiva sciocca e ingenua, per aver creduto ancora una volta a suo padre. Non si sarebbe mai sposata, non avrebbe mai trovato l’amore, non sarebbe mai diventata Regina né di Inghilterra né di nessun’altro Paese, non sarebbe stata nessuno, non sarebbe stata felice.
“Sono sicuro che vostro padre vi ami, Maria” disse dopo attimi di silenzio Charles, quasi intuendo il filo dei suoi pensieri.

La Principessa alzò di nuovo lo sguardo su di lui, stavolta stupita e annuì semplicemente tentando di trattenere le lacrime come, nonostante la giovane età, si era sempre imposta di fare.

“Posso baciarvi la mano?” le chiese avvicinandosi ancora un po’ prendendole la mano e quando gli fu accordato il permesso, posò un lieve bacio sul dorso della sua mano.

Un bacio veloce e casto naturalmente, ma c’era qualcosa nello sguardo che tradiva le sue emozioni. Non era esattamente lo sguardo di uno zio alla nipote. Ma c’era qualcosa che Charles aveva capito in quel momento e intenda far sapere anche a lei: non importava se ancora riusciva a capire cosa provava per lei e come avrebbe dovuto agire, di una cosa era assolutamente certo.

Per lei ci sarebbe stato sempre. A prescindere da tutto.
 

   
 
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