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Autore: Le Roux    13/10/2012    0 recensioni
Ci fu un minuto di silenzio, nel quale i due ragazzi si guardarono nei loro occhi e la fitta tenebra si rischiarava man mano, come se stesse sorgendo il sole, un sole argentato, i cui raggi bianchi si diffondevano ovunque, intorno ai due, ma intanto l'inconscio e Newgate continuavano a sostare in una pozza buia, mentre sprofondavano al suo interno lentamente. -Devo libebrami di mio padre...-sussurrò il ragazzo osservando gli occhi dorati del suo inconscio. -Io non sono Newgate, io sono Crocodile...-
((Una mia teoria in cui Crocodile è il figlio di Barbabianca))
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Barba bianca, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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C'era solo oscurità e dolore: oscurità nella sua mente, nel suo futuro, tutta intorno a lui e dolore nel suo corpo, nel suo cuore, nella sua anima. Entrambi lo divoravano, lo straziavano facendolo a brandelli, sminuzzandolo in tanti pezzettini, mentre sentiva mille uncini che entravano nella sua carne, facendolo sanguinare di un sangue nero, tale l'odio che scorreva nelle sue vene.
Era nella sua stanza, davanti al suo specchio ad osservare la sua figura: aveva solo venticinque anni e cosa? Continuava a stare sotto il comando di suo padre, ad esaudire ogni suo desiderio o capriccio e poi? Cosa gli riservava il suo futuro? Si guardò la mano sinistra: c'era un tatuaggio blu, il marchio di suo padre: una croce e un paio di baffi. Gli venne da ridere nel vederlo e quasi gli venne la voglia di toglierselo...conosceva bene quella voglia, era così insaziabile, così impetuosa che lo sopraffaceva all'improvviso, facendolo cadere nel fuoco del tormento, della tribolazione, mentre i dubbi e le paure facevano mercè del suo povero corpo. -Cosa devo fare?- gridò il suo inconscio, il suo io più profondo.
-Vuoi qualcosa di più dalla tua vita?- chiese la sua mente instancabile, che ripeteva in continuazione quella domanda.
-Non ho la forza di cambiare il mio futuro perché non ne ho- rispondeva lui e sentiva la frustazione colpirgli il volto con un violento schiaffo, mentre l'angoscia cadeva sulle sue spalle come un violento e pesante sasso. -Tu, cervello, non sai cosa si prova nel cercare di guardare avanti, di immaginare il proprio futuro e vedere solo buio e oscurità-
Un sospiro si levò dalla sua bocca, mentre appoggiava la testa al vetro dello specchio, sentendosi stanco, molto stanco, chiuse leggermente gli occhi e sprofondò nell'oscurità della sua mente, cadendo in quella pozza priva di ogni luce e sentiva gridare il proprio io, tenuto in catene dal forte senso di devozione verso suo padre, dalla continua abitudine dell'ubbidienza e della sottomissione. -Liberami!- questo gridò con tutta la sua voce. -Liberami e non te ne pentirai-
-Tu sei libero!- rispose lui mentre osservava quell'esile figura del suo inconscio, identico a lui solo pieno di lividi, il sangue gli imbrattava il volto e gli abiti, mentre le catene gli stringevano il collo, i polsi e le caviglia impedendogli di fare qualsiasi cosa.
-Sei cieco?- chiese l'inconscio ironicamente. -Sai chi è stato a ridurmi così?-
Il ragazzo scosse la testa.
-Tu-
-Io? E come?-
L'inconscio scoppiò a ridere divertito dalla sua ingenuità. -Dai sempre retta a quel vecchiaccio...sbarazzatene!-
L'altro spalancò gli occhi impaurito. -Cosa? E come potrei mai? Sono debole...-
-Non hai una famiglia? Dei compagni?-
-Sì, ma non credo che loro mi amino...non sono il preferito di Barbabianca...-
Un sospiro si levò dalle labbra dell'inconscio. -Liberami e ti aiuterò io-
-E come? Non ho nessuna chiave-
L'altro rise. -Semplice tu sei la chiave-
Il ragazzo sussultò a quella rivelazione, come se un ape lo avesse punto. Guardò l'altro ragazzo colpito e maltrattato che sogghignava, sicuro di sè, pieno di ego e colmo di ambizione: era ciò che lui desiderava essere ma solo non aveva il coraggio. Ingoiò rumorosamente, mentre osservava il suo sosia, solo che questo sulla sua mano sinistra non aveva quell'orribile tatuaggio blu. -Dimmi esattamente come posso liberarti-
L'altro si portò una mano alla guancia, asciugandosi una goccia di sangue che brillò come un rubino in quell'oscurità che si stava facendo via via più luminosa, come se un raggio di sole fosse risucito a trapassare quel sudario di velluto nero. -Fammi entrare in te!-
Il ragazzo indietreggiò di un passo imapurito. -Ma cosa dici? E come potrei?-
L'inconscio scoppiò a ridere. -Sono già dentro di te, stupido, ma devi consentirmi di agire, mi devi accettare come parte integrante di te...Io devo diventare te e tu me...chiaro?-
-Dobbiamo fonderci?-
-Esatto- rispose l'altro alzandosi su gambe tremanti e malferme. -Ed ora avvicinati-
Il ragazzo esitante fece alcuni passi e guardò il suo inconscio con i suoi occhi dorati ma colmi di paura. -Eccomi- disse ma sentiva la paura divorarlo, facendolo tremare come un sonaglio. Stava avendo dei ripensamenti, stava per scappare ma l'altro ragazzo allungò la mano e lo fermò. -Sei ghiacciato!- imprecò il ragazzo sentendo quella ferma presa intorno al suo polso ghiacciarlo all'istante.
-Smettila di aver paura, smettila di essere così codardo e smettila di pensare troppo...non vedi che stai già rovinando tutto? Le catene stanno entrando nella mia carne, sono roventi e mi fanno sanguinare ogni giorno sempre di più, mentre tuo padre non fa altro che sputarmi in faccia. Senti Newgate, stammi a sentire: devi liberarti da quello lì che non nota il tuo vero valore, devi liberati del mantello dell'insicurezza che ti ha gettato addosso...tu saresti capace di essere un imperatore migliore di lui e magari un futuro re dei pirati-
Newgate sobbalzò. -Cosa?-
-Shhh- fece l'altro facendolo zittire. -Stammi a sentire: per farlo dobbiamo ricrearti...devi assumere una nuova figura...io so cosa vuoi essere: un freddo calcolatore perché tu sei la mente geniale di questa ciurma, tu sei un abile stratega ma devi essere anche vorace, come una belva...-
-Ho mangiato il frutto suna suna no mi...-
-Certo questo aiuta...-
Ci fu un minuto di silenzio, nel quale i due ragazzi si guardarono nei loro occhi e la fitta tenebra si rischiarava man mano, come se stesse sorgendo il sole, un sole argentato, i cui raggi bianchi si diffondevano ovunque, intorno ai due, ma intanto l'inconscio e Newgate continuavano a sostare in una pozza buia, mentre sprofondavano al suo interno lentamente. -Devo libebrami di mio padre...-sussurrò il ragazzo osservando gli occhi dorati del suo inconscio. -Io non sono Newgate, io sono Crocodile...-
Spalanzò gli occhi e si trovò nella sua camera da letto, dinanzi allo specchio, che scrutava la sua figura, mentre un raggio di sole, che filtrava dall'oblò della Moby Dick, illuminò la superfice del vetro. Crocodile rise interpretandolo come un segno divino. -Io ti combatterò, ti annienterò, farò di te il mio trofeo, Barbabianca!-
  
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