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Autore: Loreley    25/04/2007    9 recensioni
"Io piango perchè sono morta." "Anch'io sono morto.." "Allora possiamo piangere insieme, ti pare?" Un pairing un po' particolare per la mia prima fanfic.. Enjoy!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Draco Malfoy  sedeva sul freddo pavimento di pietra  dello squalllido bagno "fuori uso" di Mirtilla Malcontenta. Spalle contro il muro, testa tra le mani. Teneva quella posizione da ore, ormai. Ore che sembravano giorni. Non sentiva più nulla, si chiese se fosse possibile diventare un tuttuno con la parete.

Alzò lentamente la testa e fece vagare i freddi occhi azzurri su ogni sudicio angolo del suo piccolo, triste rifugio. Per un attimo vide la sua immagine riflessa su uno dei tanti specchi impolverati. Era pallido. Non glielo ripeteva Pansy, in continuazione? Non gli chiedeva ogni mattina se aveva dormito male, fissando i suoi occhi cerchiati, la sua espressione infelice. E la McGrannit lo aveva preso da parte qualche giorno prima, chiedendo il perchè dell'evidente perdita di peso. Doveva stare attento.. il suo aspetto sbattuto parlava loquacemente.. ed era capitato spesso che sorprendesse Potter a fissarlo con aria sospetta. L'aveva persino incrociato un paio di volte nei corridoi, quando era di ritorno dalla Stanza delle Necessità. Potter era paranoico di natura, facile che  sopettasse  qualcosa. Non doveva dar troppo nell'occhio. O forse sì? per un secondo, un misero secondo, sperò con tutto il cuore, con ogni centimetro della sua anima dilaniata, di essere scoperto, di essere fermato. Da Potter, da Silente, da chiunque.. era pronto ad accettare la sconfitta anche davanti agli occhi della Mezzosange pur di non dover proseguire nel suo scellerato intento. Ma un secondo dopo vide davanti a se il corpo senza vita della madre e quello di suo padre e vide se stesso indifeso davanti alla terribile bacchetta del suo oscuro padrone.

"Crucio"

Rabbrividiva al sol pensiero.. E non sarebbe forse stata questa la sua punizione se avesse fallito?


 Forse avrebbe fatto meglio a chiedere aiuto a Piton, che tante volte l'aveva offerto. Eppure era così vicino a trovare la soluzione.. così vicino a trovare il modo per permettere ai Mangiamorte di entare nel castello.. No, non aveva bisogno di Piton o di Zabini o di chiunque altro. Avrebbe fatto da solo, come sempre, come l'Oscuro Signore avrebbe fatto al posto suo. 

L'Oscuro Signore... il suo più grande eroe e la sua più grande paura. Quella creatura, perchè di uomo non si poteva più parlare, che incarnava tutto ciò che i Malfoy rispettavano: potere, spietata ambizione, nessuna pietà, il serpeverde per eccellenza. Draco Malfoy aveva sentito storie sul potente mago dalla culla. Alle sue orecchie infantili suonavano come fiabe di magie e coraggio... Allora, chi ha paura dell'uomo nero? 

Negli anni della sua scomparsa in casa Malfoy Voldemort era stato ricordato e riverito come un martire. Come un eroe. Come un santo. Il suo ritono era stato festeggiato come l'avvento del Messia. E per Lui i Malfoy avevano un regalo speciale: il loro unico figlio, messo a Sua disposizione, sacrificato per la causa.

Quello del suo sedicesimo compleanno era stato per Draco Lucius Malfoy il giorno più bello della sua breve vita. Il suo Oscuro battesimo, l'aveva chiamato, ed ora, marchiato a fuoco sulla pelle bianca come la luna, stava il simbolo della sua eterna fedeltà a Lord Voldemort in persona.

Il punto del non ritorno. Quante volte si era pentito di aver accettato a cuor leggero il gravoso compito? E con l'arresto di suo padre e il fallimento dei mangiamorte al Ministero, Draco Malfoy aveva presto visto il lato più pratico ed oscuro della terribile setta. Era una realtà più orrida di quella immaginata dai suoi incubi più reconditi.. Aveva visto cose che avevano scosso la sua anima nel profondo. E per la prima volta dal giorno della sua nascita le sue certezze erano vacillate. Ma non c'era spazio per i ripensamenti ormai.. Nessuno scampo.

Ed ora, schiacciato dal peso della responsabilità verso se stesso, verso la sua famiglia, verso tutto ciò in cui fino a quel momento aveva creduto, Draco Malfoy, orgoglioso, freddo e nobile, abbandonò la testa sul petto e pianse con tutto il cuore.

Mirtilla Malcontenta aveva osservato il bel ragazzo biondo dalla sua prima entata nel suo luogo di eterno non- riposo qualche giorno prima. Era quasi una settimana che il fantasma lo vedeva arrivare, sedersi contro il muro e piangere. Riconosceva lo stemma dei serpeverde e quello di prefetto sul petto ansante e naturalmente riconosceva gli audaci capelli platino. Sapeva chi era: Draco Malfoy. Giravano brutte voci su di lui, e lei stessa l'aveva sentito urlare "Voi sarete i prossimi mezzo-sangue", tanti anni prima quando, fuori dal suo bagno, era stata rinvenuta Ms. Purr, la prima delle vittime del mostro della Camera dei Segreti . Per questo non era mai uscita allo scoperto, nonostante il cuore che non aveva le si spezzasse alla vista di tanta disperazione. Vedendolo singhiozzare per l'ennesima volta si decise a rendere nota la sua presenza e lentamente scivolò verso il piccolo serpeverde. Cercò di fare il meno rumore possibile, per non spaventarlo, ma proprio in quel momento il ragazzo alzò la testa, trovandosi davanti il fantasma di una ragazza grassottella e occhialuta. Balzò in piedi, asciugandosi velocemente le lacrime e fece per correre verso la porta ma qualcosa nel "No, ti prego, aspetta.." dello spirito lo fece fermare. 

"Da quanto tempo sei qui?" chiese lentamente, imponendosi di mantenere la calma.

"Io.. Sono appena arrivata, ho sentito che qualcuno piangeva e sono venuta a controllare." Mirtilla tentò di sembrare convincente.

"Non stavo piangendo" negò in fretta il Serpeverde "vattene". Si girò verso il muro così che il fantasma non vedesse le lacrime che, fuori da ogni controllo, ricominciavano a scorrere copiosamente.

"Non fa nulla se piangi..  Io piango in continuazione.."

Il serpeverde inspirò, imponendo alla sua voce di non tremare "Piangi perchè sei solo una sciocca ragazzina." 

"No, io piango perchè sono morta.. "

Prima che potesse fermarsi il ragazzo aprì la bocca. "Sono morto anch'io" sussurrò, tenendo lo sguardo fisso sul muro davanti a se'.

Mirtilla non era sicura di aver capito cosa intendesse quindi si limitò a rispondere: "allora possiamo piangere insieme, ti pare?" La sua intenzione era di fare una battuta, perchè avrebbe venduto quel poco di anima che le rimaneva per vederlo voltarsi e sorriderle, ma le uscì una voce bassa e  triste. Non era abituata a scherzare, decisamente no.. Attese preoccupata una reazione che però non sembrava arrivare. Poi, quasi all'improvviso vide le magre spalle del ragazzo tremare convulsamente. Draco Malfoy si girò, guardò per un secondo il patetico fantasma e crollò a terra, nuovamente in lacrime. Non gli importava più nulla, neppure di mantenere un'immagine decorosa davanti a quella povera, defunta mezzo-sangue.

"Ti prego.. dimmi che succede, forse posso aiutarti.." Anche Mirtilla sembrava vicina alle lacrime.

"Nessuno può aiutarmi, nessuno.."

Negli istanti che seguirono, l'unica cosa di cui Draco riuscì a rendersi razionalmente conto, fu la perfida ironia di sedere in un bagno femminile a farsi consolare dal fantasma di una mezzo-sangue uccisa anni orsono dal suo stesso padrone
che lui si era dichiarato pronto ad aiutare, già quattro anni prima, a riaprire la Camera dei Segreti , ed uccidere qualcun'altro, magari un'altra ragazza non troppo attraente, con dei brutti capelli e la sola colpa di essere figlia di Babbani. Magari la Granger.

"Forse posso aiutarti.."

E poi quella spietata ironia si trasformò in rabbia.. Ancora una volta non riuscì a fermarsi.

"Vattene! Vattene, non capisci che è come se ti avessi uccisa io? Non capisci che se mi aiuti, aiuterai il mostro che non ti ha permesso di uscire da questa scuola, di crescere, di essere felice? Piangi perchè sei morta e lo fai davanti ad una persona che non avrebbe esitato ad esultare sul tuo corpo esanime. Vuoi aiutare una persona che merita di morire nel modo più orribile, e restare in eterno come fantasma ad errare per questa prigione, senza pace, senza consolazione, esattamente come te."

Mirtillla era scossa ed incredula. Guardava tremante il viso contorto dalla rabbia del ragazzo, indecisa se andarsene, rimanere o chiamare aiuto. Ma la crisi, veloce com'era arrivata, sparì e il serpevrede, senza più lacrime, senza più freni, tornò a sedersi contro il muro tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

La ragazza abbassò il viso a poche spanne da quello di Draco. Sentiva l'impellente bisogno di dire qualcosa. Di parlare sinceramente, come non faceva da anni. 

"Non so cosa credi di aver fatto, per essere responsabile della mia morte.. e non so perchè stai piangendo o cosa devi fare. Ma sappi questo: non ho perdonato il mio assassino ed è per questo che sono ancora qui. Sono morta piangendo e dopo cinqunt'anni continuo a farlo. Non commettere i miei stessi errori. Non morire in lacrime, chiuso in un bagno. Perdona te stesso, per poi perdonare gli altri." Fece una pausa, nel tentativo di trovare le parole giuste e lascinadosi sfuggire un piccolo singhiozzo. "E questo.." riprese lentamente, misurando ogni sillaba "è il mio perdono, per te." Avvicinò il viso ulteriormente a quello del ragazzo e poggiò sulle pallide labbra tirate di Draco il suo primo ed unico bacio. Draco non avvertì nulla, se non un freddo pungente sulla bocca, come un fiocco di neve, ma per qualche strana ragione, fu il bacio più intimo, caldo e rassicurante di tutta la sua vita.

Improvvisamente la porta del bagno si spalancò e Mirtilla si ritrasse spaventata. Un ragazzo moro, con occhi verdi e una sottile cicatrice sulla fronte, guardava la scena a metà tra il sorpreso e l'inorridito. Draco afferrò la sua bacchetta, balzando in piedi, ma l'altro fu più veloce...

"Sectumsempra"

E poi, il buio. 

 

  
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