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Autore: Le Roux    14/10/2012    1 recensioni
C’era un forte sole all’orizzonte e una grossa nave rossa che avanzava verso di me a grossa velocità, ma poi ci fu all’improvviso un forte schianto, la mia piccola imbarcazione affondava nel mare, il turbinio dell’acqua e poi il nulla, il silenzio e l’oscurità.
Genere: Avventura, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shanks il rosso, Un po' tutti, Yonkou
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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C’era un forte sole all’orizzonte e una grossa nave rossa che avanzava verso di me a grossa velocità, ma poi ci fu all’improvviso un forte schianto, la mia piccola imbarcazione affondava nel mare, il turbinio dell’acqua e poi il nulla, il silenzio e l’oscurità.
A poco a poco ripresi conoscenza, e mi sbalordii di trovarmi stesa su un morbido letto. Infatti, stavo annegando in mezzo al mare, il piede impigliato nella corda della vela, fissata all’albero di prua, mi trascinava velocemente nelle profondità marine, verso l’abisso oscuro della morte. Quindi, per trovarmi lì, in quel morbido letto tra lenzuola cremisi, significava che forse ero arrivata su un’isola,  o un marinaio aveva avuto pietà di me, traendomi in salvo da una fine certa.
Ero davvero molto stanca, esausta ma dovevo andarmene al più presto. Non potevo restare lì, dovevo raggiungere mio padre il prima possibile ma la morbidezza di quel letto mi sussurrava dolcemente di restare e, intanto, indugiavo sul da farsi osservando il soffitto bianco della stanza.
Sentii dei rumori di passi fuori dalla porta e, non so perché, ma trattenni il fiato quando vidi che questa si spalancava ed un uomo dai corti capelli grigi e una cicatrice a forma di X sulla faccia pallida entrava nella stanza. Stringeva una sigaretta nell’angolo della bocca ed una scia di fumo azzurrognolo saliva al soffitto.
“Capitano la nostra ospite si è svegliata” disse questo facendosi di lato e permettendo ad un uomo dai corti capelli rossi di entrare nella camera.
Sbiancai nel vederlo, mentre sentivo il mio cuore perdere un battito e un brivido gelido mi percorreva la spina dorsale, facendomi accapponare la pelle. E, come un lampo che attraversa il cielo, mi ricordai della nave rossa che avevo visto prima di affondare e capii che si trattava della Red Force ed io ci stavo dentro, mentre l’imperatore Rosso mi stava dinanzi, sorridendomi dolcemente.
Ora sì che si trattava di un bel problema: ora non dovevo semplicemente andarmene, ma dovevo svignarmela il prima possibile e senza farmi vedere, quindi appena sarebbe calata la notte. Ma, ancora prima di tutto, Shanks non doveva riconoscermi, anche se dubitavo che lo avrebbe fatto perché dal nostro primo incontro erano passati otto anni ed io nel frattempo ero diventata una donna, quindi, cosa ancora più importante, dovevo evitare che lui vedesse il mio tatuaggio, perché grazie ad esso avrebbe capito a che ciurma appartenevo.
Appoggiando le mani sul materasso e facendo leva, mi misi a sedere al centro del letto, in modo tale potevo meglio osservare i due uomini.
“Come stai?” chiese Shanks che continuava a sorrdermi. Era davvero felice di vedere che stavo bene.
“Bene grazie” dissi con un filo di voce. La gola mi bruciava, era troppo secca. “Grazie di avermi salvata”.
Lui rise dolcemente. “Dovere! Non potevo permettere che una bella ragazza come te morisse! Io sono Shanks e lui è Beckman. Intanto tu chi sei?”
“Mi chiamo Violet…”
“Piacere di conoscerti Violet”. Alzò la sua unica mano e mi arruffò i capelli. “Cosa ci facevi in mezzo al mare?”
La sua espressione divenne seria e preoccupata mentre sedeva sul bodo del letto, vicino a me, senza distogliere i suoi occhi dorati dai miei. Shanks sembrava davvero molto preoccupato, infatti un’ombra oscura aveva velato la sua felicità e ciò mi faceva sentire lusingata. Anche se lui e mio padre erano rivali, entrambi si rispettavano e, poi, mica era una cosa da tutti i giorni riceve attenzioni di un imperatore? Di un uomo affascinante come Shanks?
Le tre cicatrici sul suo occhio sinistro lo rendevano incredibilmente sexy e, intanto dalla sua camicia in parte sbottonata, si vedeno i suoi guizzanti addominali. Dovetti soppriremere la voglia di allungare la mano e toccarli e, con una certa forza di volontà, dovetti riportare i miei occhi sui suoi.
“Ero lì perché devo raggiungere mio padre…vede…lui è molto malato e ha bisogno di me” gli dissi la prima balla che mi venne in mente, di certo dirgli la verità era una cosa piuttosto assurda.
Lui annuì. “La tua imbarcazione è andata distrutta da una palla di cannone della Marina che era diretta a noi. Purtroppo ti sei trovata in un conflitto a fuoco e non sei stata indenne ai nostri attacchi” disse e prese una pausa. “Sei salva per miracolo”.
Ma che bello! Senza una barca non potevo andare da nessuna parte, neanche allontanarmi da quell’uomo così affascinante a meno che non avrei potuto rubare una sua scialuppa…e poi? Se gli altri membri della sua ciurma mi avessero visto?
Sveglia Violet, sono gli uomini più forti al mondo!
Sospirai, rassegnandomi. “Quindi non ho nessun mezzo per raggiungere il mio povero padre.”
“Non proprio” disse lui portando lo sguardo su Beckman, che era appoggiato ad un armadio, gli occhi semichiusi mentre fumava la sua sigaretta. “Potremo accompagnarti noi, basta che ci dici dove si trova tuo padre.”
Valutai le sue parole: avrei potuto approfittare della sua ospitalità e di quel passaggio per arrivare ad un’isola vicino a dove si trovava mio padre e, poi, rubata una barca avrei potuto raggiungerlo facilmente. Come piano non era niente male, dovevo solo preoccuparmi di farlo filare liscio come l’olio.
“Mio padre si trova nella Grand Line, oltre la Red Line” dissi mentre osservavo il volto dell’uomo impallidirsi mentre pronunciavo quelle parole. Infatti quelle non erano zone sicure per nessuno, specialmente per una ragazza come me, anche se ero armata.
Ma dov’è la mia spada?
Dovevo averla persa mentre annegavo ed ora? Dovevo anche rubare un’arma?
Le armi da fuoco non sono la tua specialità…tu sei un’abile spadaccina…
Intanto il bruciore alla gola mi stava tormentando. “Posso avere dell’acqua? Ed anche qualche abito?” chiesi mentre vedevo ciò che restava dei miei vestiti.
“Certamente” rispose Shanks cercando di sorridere, ma evidentemente le mie parole lo avevano ghiacciato. “Beckman prendi dell’acqua, io intanto vedo cosa potrei darle per coprirsi”.
Beckman uscì dalla stanza, lasciandoci da soli. Shanks non la smetteva di osservarmi, di scrutarmi l’anima. Evidentemente la situazione non gli stava piacendo e neanche a me.
Si alzò in un rapido movimento e il suo mantello nero svolazzò per un attimo, mentre si avvicinava all’armadio di legno di noce e lo apriva. Prese una camicia di seta bianca che poi mi porse. “Indossa questo nel frattempo, qui siamo solo uomini e di abiti femminili non ne abbiamo.”
“Sei davvero molto gentile, capitano” dissi cortesemente mentre prendevo la camicia che lui mi stava porgendo.
La porta si riaprì e Beckman entrò nella stanza con un vassoio e sopra c’era un bicchiere ed una brocca colma di acqua e ghiaccio. Appoggiò il vassoio su uno dei comodini accanto al letto, prese la brocca e versò l’acqua nel bicchiere che poi mi passò.
La bevvi tutta in un fiato chiedendone poi dell’altra, finquano non sentii un certo benessere pervadere la mia bocca e la mia gola. Sospirai, sentendomi finalmente bene e abbastanza rinfrescata.
“Ora se mi lasciasse un po’ di privacy mi vestirei”.
Shanks annuì. “Lì c’è un bagno se vuoi farti anche una doccia” disse indicandomi una porta sul fondo della stanza, prima di uscire insieme a Beckman, lasciandomi da sola.
Seguii il suo consiglio, mi alzai dal letto e mi avviai in bagno. Mi guardai per un lungo momento nello specchio: i corti capelli viola si posavano sulle mie orecchie per poi scendere lungo le guance, gli occhi rossi erano stanchi e la pelle pallida e bianca era illividita, nascondendo le poche lentiggini che avevo sulle guance e sul naso. Aprì la cabina della doccia e, mentre mi spogliavo dei brandelli dei miei abiti, aspettavo che l’acqua raggiungesse la giusta temperatura. Una volta entrata mi lavai accuratamente, togliendomi di dosso la stanchezza dell’annegamento.
Una volta asciugatami, indossai la camicia di Shanks che era pervasa dal suo dolce profumo e mi calzava come una sorte di vestitino, solo che era molto corto e lasciava poco spazio all’immaginazione. Presi la mia fusciacca rossa decorata con motivi dorati, l’unica cosa non ad essersi rotta dei miei precedenti abiti, e l’annodai alla vita in modo da abbellire e dare colore ai miei nuovi indumenti.
Indossai i sandali…eh? Ho perso anche la campanella?
Alzai lo sguardo e la trovai sul comodino. Era una cavigliera d’argento e come ciondolo aveva una campanella, che produceva un dolce suono ogni volta che mi muovevo. Mio padre me la regalò quando avevo cinque anni, era un suo modo per dirmi quanto mi volesse bene.
“Portala sempre con te così, quando lei suonerà, io saprà dove ti trovi.”
La presi tra le mani e la indossai alla caviglia sinistra. Mi alzai e mi diressi sul ponte della nave. Il forte vento mi sferzò il volto come un violento schiaffo, mentre con lo sguardo cercavo il capitano, quando lo vidi, lo raggiunsi.
Shanks si voltò e mi sorrise. “Devo avvisarti, mia cara, che prima di arrivare nella Grand Line ci fermereno all’isola Jameel, è solo due ore distante da qui. Dobbiamo dirigerci lì perché stiamo finendo le scorte…spero per te che non ci siano problemi” disse e mi guardò con i suoi incantevoli occhi d’oro.
“Nessun problema” dissi velocemente.
Lui sorrise. “Noi siamo davvero molto felici di aiutarti, ma vedi Violet, molti di noi ci stiamo chiedendo perché una ragazza come te si trovava in mezzo al mare per raggiungere suo padre. Perché tuo padre è nella Grand Line quando tu stai venendo dall’altra parte del mondo? Tutto questo ci sembra strano…è un pirata per caso?”
Sussultai a quelle parole. Che avesse capito tutto? Lo guardai negli occhi, i suoi si muovevano freneticamente…cosa c’era che non andava? Non potevo dirgli la verità ma svelargli qualche piccolo particolare era la cosa migliore da fare al momento.
“Sì…”
Lui sorrise. “Potevi dirmelo…in fin dei conti è come se fosse un collega di lavoro” rise. “Dahahaha! Non preoccuparti, non ti porto dalla Marina se è di questo che hai paura e scommetto che non è neanche ammalato.”
Scossi la testa in segno di diniego. “Devo parlargli di una cosa importante.”
Ora Violet stai esagerando troppo. Non farti incantare da quei meravigliosi occhi.
“Cosa?”.
“Mi spiace capitano, non posso aggiungere altro.”
Sospirò. “Ve bene, non preoccuparti” disse e mi arruffò nuovamente i capelli. “Noi ti aiuteremo ma ad una sola condizione: che tu poi ci dica cosa ti preoccupa coì tanto”.
Eh? Certo che sono preoccupata, cretino!
Perché continuava a ripetermi quelle parole? Cosa voleva da me? Non potevo dirgli tutto, non potevo fidarmi perché erano dei fottutissimi pirati e, si sa, i pirati sono dei grandissimi bugiardi e traditori. Come facevo a sapere questo? Beh, sono la figlia di un pirata e questo è già una prova e, poi, avevo avuto a che fare con loro già da bambina.
Guardai l’uomo che si aspettava una risposta, un cenno di assenso e cercai di sorridere. “Certamente, capitano” dissi mentendo. “Non voglio disturbarla ulteriormente dai suoi compiti, capitano”.
Lui annuì e si allontanò sul ponte. Mi affacciai dal parapetto ed osservai il mare blu, le cui onde si infrangevano contro la carena, mentre la nave lasciava una scia bianca ricca di spuma, mentre avanzava verso la sua direzione. Il sole caldo, alla mia destra, mi riscaldava il volto e la schiena, mentre il vento mi avvolgeva e stirava i miei corti capelli.
Dopo due ore di viaggio, proprio come Shanks aveva detto, l’isola di Jameel spuntò all’orizzonte, mentre un uomo dall’albero maestro gridava terra. Da quanto tempo quegli uomini stavano viaggiando per mare?
  
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