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Autore: Anninsss    14/10/2012    6 recensioni
“Andrà tutto bene Sam..Te lo prometto. Ci sono io adesso.”
Udendo quelle quattro parole, tanto aspettate, tanto cercate, tanto desiderate, altre lacrime mi scendono sulle guancie e sussulto.
Lui se ne accorge, mi stringe di più a se e rimango immobile mentre finalmente avvicina il suo viso al mio.
Le sue labbra sono morbide e calde, è come se fossero un sollievo per le mie così fredde e ruvide.
Sposta le sue mani sui miei fianchi e mi avvicina di più a lui, io ho l’impressione che il mio cuore non batta più, o forse che batta troppo forte per udirlo davvero.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
 

I'll lift you up, I'll never stop
You know I'll take you to another world




"Sam, avanti! Sbrigati a scendere o arriverai per l’ennesima volta in ritardo! Quanto ci vuole ad indossare una divisa, amore? Su avanti!” odo la voce alterata di mia madre al piano di sotto.
Sbuffo e torno a guardarmi allo specchio, cercando di far finta che la gonna della divisa, e la camicia un po’ sgualcita mi donino più di qualunque altro indumento esistente sulla faccia della terra.
“Mio dio, come faccio a portare questa gonna! Cavolo, stai giù, giù!”
Borbotto tra me e me, tirando più giù la gonna blu che per i miei gusti finisce decisamente troppo prima del mio ginocchio.
“Smettila, più giù di così non ci starà mai, non è colpa tua infondo se sei una spilungona!”
Sento una risata e mi giro immediatamente verso la porta, scorgendovi mio fratello che sorride sornione. Lo fulmino con lo sguardo e lui subito alza le mani, in segno di resa. “Cercavo solo di essere carino, sorellina. E ora sbrigati, altrimenti faremo tardi anche il primo giorno di scuola.”  
Lo guardo scettica “E da quando ti interessa così tanto essere puntuale, eh? Non penso che uscirò con questa gonna, Adam! E’ troppo corta! O forse sono io ad essere troppo alta!” Mi lamento  sciogliendo sulle spalle i capelli e specchiandomi nuovamente con una smorfia.
Lui entra a grandi passi nella stanza e mi osserva da capo a piedi, con un’espressione divertita. “Va benissimo così, adesso per favore andiamo!” mi dice, strattonandomi per un braccio.
Pur essendo mio fratello maggiore, io sono sempre stata, anche se di poco, più alta di lui e solo da qualche anno è diventato alto come me.
“Nessuno si metterà a fissare le tue gambe e se qualcuno ci prova dovrà vedersela con me, tranquilla!” mi rassicura ammiccando e mettendosi lo zaino in spalla, ma io non sono per niente convinta. Esce dalla camera e io mi infilo delle calze più pesanti, sperando che mi nascondano almeno un po’, maledicendo mia madre per non avermi comprato una gonna adatta.



“Mi raccomando ragazzi cominciate quest’anno con il piede giusto e..” esordisce mia madre, mentre guida con lo sguardo attento sulla strada. “Datevi manforte l’un con l’altra, sostenetevi e tenetevi fuori dai guai!” le facciamo il verso io e Adam.
“Mamma dannazione, io voglio l’abolizione delle gonne nelle scuole. Mi vuoi dire per quale dannatissimo motivo devo per forza portare questa dannata gonna!? Dannazione, ma se una per caso..”
“Sam, smettila di dire dannazione, è esilarante!” scoppia a ridere mio fratello.
“Avanti tesoro, non ha niente che non vada!” aggiunge mia madre poco convinta.
“Come no” sussurro rivolgendo la testa verso il finestrino e scorgendo alcune gocce di pioggia scendere lentamente sul vetro. Stava ricominciando tutto. Tra pochi minuti sarei arrivata a scuola e tutto sarebbe ricominciato da capo. In poco avrei ripreso la routine e i giorni sarebbero diventati tutti uguali, sempre gli stessi.
Un susseguirsi di eventi senza alcuna rilevanza.
Tutto come sempre, insomma. E poi diciamo anche che avrei volentieri donato un rene piuttosto che mettere piede in quella scuola un’altra volta, per un altro anno per giunta. Ero sempre la ragazza più alta, quella spilungona che noti tra tutte, ma non in senso buono. Quella troppo alta, con le gambe troppo lunghe e forse anche troppo magra. Ero sempre stata presa di mira per la mia statura e fin da piccola avevo convissuto con il complesso di essere troppo alta. Non che fossi un fenomeno da baraccone, ma sicuramente ero molto alta.
“Dai andiamo Spilungona, alza il tuo sedere dalla macchina!” esclama Adam, mamma mi scocca un bacio sulla guancia, mi augura buona giornata e io improvvisamente mi accorgo che siamo davanti all’edificio scolastico. Nel scendere dalla macchina, sbatto la testa contro il tettuccio e gemo portandomi una mano sulla nuca
“Dannazione!”
Loro due ridono divertiti, probabilmente scorgendo la mia faccia esasperata.
Dannazione, mio fratello ha proprio ragione, sono una spilungona.



La scuola è esattamente come l’ho lasciata tre mesi fa. Gente che passeggia per i cortili, ragazzi appoggiati agli armadietti a chiacchierare, qualcuno che si sistema la divisa o si trucca in bagno. Gli armadietti lucidi e gli stemmi della scuola ovunque. Qualche ragazza che ride e tiene stretto al petto un libro mentre cammina affianco alle sue amiche e qualche ragazzo che inevitabilmente sbircia sotto la sua gonna.
Io entro a grandi passi con Adam e ci facciamo strada tra tutti i ragazzi presenti nel corridoio affollato, lui mi stringe la mano incoraggiante. Poi fa un cenno di saluto e raggiunge i suoi amici.
Sento immediatamente lo sguardo di molti addosso e fingo di non accorgermene, confidando nelle mie calze pesanti.Qualcuno bisbiglia qualcosa squadrandomi ma io faccio finta di niente.
Finalmente riesco a scorgere tra tutti la mia migliore amica, Evie. La raggiungo molto sollevata, affrettando il passo e lei mi viene incontro abbracciandomi forte. “Ti prego, dimmi che posso cambiarmi e mettermi un paio di pantaloni, questa gonna è indecente!”
“Adesso non esagerare!” ride lei e mi accarezza il braccio con una mano. “Andiamo dai, manca poco e alla prima ora abbiamo quella carogna della Morris! Sai già dov’è il tuo armadietto Sam?” aggiunge prendendomi sotto braccio.
“E tu cos’hai da guardare eh?!”
Sbraita Evie ad una ragazza del primo anno che mi fissa palesemente, poi mi strattona e cerchiamo i nostri armadietti.
Ovviamente il mio è dall’altra parte della scuola così la lascio davanti al suo e sbuffo incamminandomi verso il mio armadietto. Percorro i corridoi gremiti e finalmente giro l’angolo e trovo il mio. Infilo la chiave ma proprio mentre sto per aprirlo sento una voce familiare chiamarmi e il sangue mi si gela delle vene.
“Ciao McJay, quest’anno abbiamo gli armadietti vicini.”
mi giro e scorgo Cody, un mio compagno di classe dello scorso anno, immancabilmente viscido e subdolo. La mia solita fortuna.
“Gira a largo.” Gli ringhio contro e lui mi si avvicina.
“Ti sta veramente bene questa gonna” sibila lui ammiccando.
“Mio dio che schifo, fammi il piacere eh. Non ho intenzione di sopportarti per un altro anno ancora!”
Lui poggia una mano sul mio armadietto con fare eloquente. La campanella suona, tutti gli studenti entrano lentamente nelle loro classi  e io prendo velocemente i libri dall’armadietto facendo il più in fretta possibile.
“So di piacerti anche io.” mi sussurra in un orecchio e mi accorgo che si sta facendo tardi e la Morris mi mangerà viva se non mi sbrigo. Mi volto e gli sussurro a mia volta “Certo” sperando di sembrare convinta.
Come speravo lui si avvicina e riesco a sbattere lo sportello dell’armadietto proprio sulla sua faccia. Lui geme e si piega in due dal dolore.
“STAMMI LONTANO CODY!”
Gli urlo correndo via. “La prossima volta sarò meno buona!” scappo prima di udire la sua risposta e corro verso l’aula di matematica che ovviamente, per mia fortuna è quella più lontana dal mio armadietto.
Salgo le scale, percorro il secondo corridoio e trovo l’aula: la porta è già chiusa.
Dannazione!
Apro la porta trafelata, e tutti i miei compagni sono già seduti ai loro posti. “Signorina McJay, anche oggi devo notare con piacere che ci sta facendo l’onore di presentarsi in classe!” mi saluta la professoressa, guardandomi da sopra gli occhiali.
“Credo proprio che dovrò assegnarle dei compiti di punizione..” aggiunge poi la carogna.
“Professoressa, è colpa mia”
Sento una voce alle mie spalle e mi giro. Dietro di me è appena comparso un ragazzo dai capelli biondi pettinati all’insu, con gli occhi del colore del mare,  che si sporge per farsi vedere dalla prof, oltre la porta.
“Sono nuovo e mi sono perso, lei ha solo accettato di accompagnarmi qui, sono io che l’ho fatta ritardare, mi perdoni.” Le dice.
La professoressa mi squadra e ci intima di entrare. “Beh se è così.. su avanti, entrate! Che non si ripeta mai più!” Ci intima di sederci nell’unico banco libero e io mi ci fiondo, contenta di poter riposare i piedi.
"Ah e benvenuto nella nostra scuola signor Horan! Mi ricorda il suo nome..?”
“Mi chiamo Niall.” sorride per poi incrociare il suo sguardo con il mio.
Spero che colga qualche segno della gratitudine che provo nei suoi confronti e che non capisca che sono senza fiato per la sua bellezza.

Dannazione.
E' più basso di me.















Eccomi quiiii. Questa è la mia prima ff, e devo dire che sono super emozionata eheh.
Speriamo bene, ancora non so esattamente come funziona e qualcuno probailmente dovrà insegnarmi @.@
Spero più che altro che qualcuno legga questo primo capitolo e mi dica che ne pensa!
Mi sono divertita un sacco a scriverlo, perchè io ho il complesso inverso rispetto a quello di Sam, per me è stato stupendo poter immaginare di essere troppo alta LOL ! 
Comunque grazie, a chiunque stia leggendo, se c'è qualcuno che legge.. se qualcuno mai leggerà ahah.
Fatemi sapere, ci tengo un sacco.
Annins. x






  
  
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